L’inverno 2025 è stato tra i più miti della storia recente. Se si escludono alcuni giorni freddi a dicembre, la stagione fredda non si è praticamente mai manifestata. Nonostante le abbondanti nevicate registrate la scorsa settimana sulle Alpi e in alcune zone del Centro Italia, le temperature alte hanno dominato tutto l’inverno, con valori eccezionali come i 15°C registrati a gennaio lungo le regioni adriatiche per effetto del Garbino, un vento caldo e secco.
Il primo mese dell’anno è stato il più caldo di sempre a livello globale, con una temperatura media di 13,23°C, secondo i dati dell’osservatorio europeo Copernicus. Questo valore rappresenta un incremento di 1,75°C rispetto all’epoca preindustriale (1850-1900). Anche l’Italia ha registrato anomalie climatiche significative: l’inverno 2025 è il quarto più caldo degli ultimi 220 anni.
Temperature in aumento: il riscaldamento è una tendenza consolidata
Secondo il climatologo Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana, il trend è ormai chiaro: gli inverni più caldi si sono verificati tutti negli ultimi anni. L’anomalia termica di questo inverno è stata particolarmente evidente in regioni come Piemonte e Toscana, con scarti di 8°C sopra la media.
Ora, con l’arrivo di marzo, i meteorologi prevedono un’ondata di caldo anomalo con temperature che potrebbero toccare i 22°C in molte città italiane. Un vero e proprio anticipo di primavera, accompagnato da un’assenza quasi totale di precipitazioni e temperature superiori alla media stagionale di 7-8°C.
L’impatto del cambiamento climatico sull’Italia
“Abbiamo avuto spesso giornate calde in pieno inverno a causa del Föhn, il vento caldo di caduta, ma ciò che conta è la media stagionale“, sottolinea Mercalli. Le temperature invernali miti stanno diventando la norma, e gli effetti del riscaldamento globale si manifestano in maniera sempre più evidente. Se il trend attuale continuerà, l’estate 2025 potrebbe essere tra le più calde di sempre.
Le previsioni a lungo termine, tuttavia, rimangono difficili da formulare: “Le previsioni meteo dettagliate coprono al massimo 15 giorni, mentre quelle stagionali (di tre mesi) sono sperimentali e spesso inaffidabili”, spiega il climatologo. Tuttavia, la tendenza al riscaldamento è ormai consolidata, e nel mondo si stanno registrando temperature record mai viste prima.
I rischi del riscaldamento: meno giorni di gelo, più eventi estremi
Un effetto diretto del cambiamento climatico è il crollo delle temperature invernali e la riduzione dei giorni di gelo. A Torino, la media dei giorni con temperatura minima sottozero tra il 1991 e il 2020 era di 27 giorni tra ottobre e febbraio, mentre quest’anno sono stati solo 6. A Piacenza si è passati da 53 giorni di gelo a 35.
L’altra faccia del riscaldamento climatico è l’aumento dei fenomeni meteorologici estremi. Negli ultimi anni l’Italia ha vissuto grandinate, nubifragi e alluvioni lampo sempre più frequenti e intense. Il caso più evidente è quello della Romagna, colpita da quattro alluvioni gravi in un anno e mezzo.
Nonostante questi segnali evidenti, il clima e l’ambiente sono sempre più trascurati nell’agenda politica, denuncia Mercalli. “Mi sembra di essere tornato indietro di 40 anni, quando si cominciava timidamente a parlare di crisi climatica. Oggi, invece di agire, continuiamo a ignorare il problema“.