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Economia

Ue, Pil dell’Italia sopra le attese ma nel 2023 crollerà

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Un exploit superiore alle attese per il 2022. Ma senza illudersi: il futuro prossimo si preannuncia molto difficile. E nel 2023 la crescita dell’Italia e’ destinata a crollare. Se non ad azzerarsi, nel caso in cui Vladimir Putin nei prossimi mesi chiuda i rubinetti del gas trascinando l’intera Eurozona in recessione. Le previsioni economiche d’estate della Commissione europea riservano prima una sorpresa positiva per il nostro Paese per quest’anno, con il Pil che – sull’onda lunga della forza della ripresa registrata nel 2021 e nel primo trimestre del 2022, del Pnrr e del turismo estivo – dovrebbe salire al 2,9%, superando le proiezioni del 2,4% elaborate a maggio. Subito dopo, pero’, la cattiva notizia: la perdita del potere d’acquisto delle famiglie con l’inflazione alle stelle, il calo della fiducia di imprese e consumatori, le strozzature nell’offerta e i costi di finanziamento oscurano le prospettive per l’anno venturo. Rispedendo Roma all’ultimo posto per crescita nell’area euro con lo 0,9%. Uno scenario avverso davanti al quale Bruxelles assiste “con preoccupato stupore” alla crisi di governo, auspicando una “stabilita’” che, ha ammonito il commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, “in queste acque agitate e’ un valore in se'”. La guerra in Ucraina non lascia scampo all’economia del Vecchio Continente che cerca di resistere in territorio positivo ma vede “molti dei rischi negativi” materializzarsi via via. Costringendo Palazzo Berlaymont a rivedere al ribasso le sue attese di crescita e in netto rialzo quelle sull’inflazione. Nei numeri, il Pil dell’Eurozona dovrebbe attestarsi al 2,6% nel 2022 e all’1,4% nel 2023, certificando il passaggio da un’economia “che rallenta” a una “che frena”, ha sintetizzato Gentiloni. E lo fa anche e soprattutto per la Germania locomotiva d’Europa che, stretta tra la ‘Monster-Inflation’ e il taglio del gas dalla Russia, arranca gia’ quest’anno (all’1,4%) e l’anno prossimo dovrebbe crescere solo dell’1,3%. Una parabola discendente del Pil inversamente proporzionale alla corsa sempre piu’ forte dell’inflazione che, guidata dal caro energia e delle materie prime (ma non solo), nell’aerea euro quest’anno tocchera’ i livelli record del 7,6%, con l’Italia a ruota al 7,4%. Poi, e’ la proiezione Ue, dovrebbe attenuarsi intorno a livelli – pur sempre elevati – del 4% nel 2023, con la Bce chiamata al compito di tamponarla avviando la prossima settimana un percorso di rialzo dei tassi di interesse che, ha osservato Gentiloni, “e’ necessario” ancor di piu’ davanti ai primi segnali di incrementi nell’inflazione core che vanno al di la’ della componente energetica e delle commodity alimentari. Con il nuovo scudo anti-spread da disegnare in un contesto di debito sempre piu’ complicato. I riflettori sono tutti puntati sulle due grandi incognite del corso della guerra e delle forniture di gas che, dopo gli ultimi avvertimenti di Mosca sul Nord Stream, si mostrano sempre meno affidabili. E rendono sempre piu’ difficile fare previsioni. Tanto che, rispetto al solito, i dati diffusi da Bruxelles non includono l’andamento del debito e del deficit pubblico. E, precisa l’ex premier italiano, sono “soggetti a forti rischi al ribasso”. Soprattutto per chi, come l’Italia, e’ ancora dipendente “in modo consistente” dai combustibili fossili della Russia. Va da se’ che il rischio di recessione gia’ nel 2022 “e’ diventato piu’ di un semplice scenario ipotetico”, per il quale “l’Europa deve prepararsi”. A partire dal piano d’emergenza sul gas che l’Ue presentera’ martedi’ 20 luglio. Al suo interno non ci sara’ il tetto al prezzo del gas richiesto a gran voce dall’Italia, a cui Bruxelles pensa solo nel caso di un ulteriore deterioramento della situazione. Mentre sulle politiche di bilancio, ha indicato il vicepresidente Ue, Valdis Dombrovskis, resta l’avvertenza di essere “piu’ prudenti”, cercando di “trovare il giusto equilibrio” negli aiuti da stanziare a “protezione dei vulnerabili”. Sperando che basti.

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Economia

Parte l’ops su Bpm, Unicredit cerca dialogo col governo

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Da lunedì i soci di Banco Bpm potranno aderire all’offerta di Unicredit ma in questo momento tutti si chiedono se conviene, gli azionisti di Piazza Meda, la Borsa e lo stesso Andrea Orcel, il ceo di Piazza Gae Aulenti. Agli azionisti converrebbe vendere sul mercato. Per ciascuna azione di Bpm consegnata, che nell’ultima seduta di Borsa valeva 9,74 euro consegnata, si ricevono 0,175 azioni UniCredit (che venerdì valevano 50,87 euro), uno sconto che va oltre l’8 per cento. Improbabile un rialzo di prezzo ora che Unicredit deve fare i conti con i paletti imposti dal governo e con l’acquisizione di Anima che senza il Danish Compromise – una normativa europea che consente alle banche di acquisire assicurazioni con un minor assorbimento di capitale – pesa sull’indice patrimoniale di Banco Bpm e la rende meno attraente. L’offerta però resterà aperta fino al 23 giugno e nel frattempo Unicredit cerca un dialogo con il governo.

Le prescrizioni, tra cui il mantenimento del rapporto prestiti/depositi in Italia, le filiali di Banco Bpm in Lombardia e l’uscita dalla Russia entro il gennaio 2026, hanno un impatto che gli analisti di Jp Morgan hanno provato a calcolare: cento milioni di minori sinergie sui ricavi derivanti dalla stabilità del rapporto prestiti/depositi; 47 punti base di impatto CET1 derivante dall’uscita dalla Russia equivalente a 1,4 miliardi di capitale; 300 milioni di minori sinergie sui costi su un totale di 0,9 miliardi di euro. E in caso di inadempimento o violazione delle prescrizioni, secondo indiscrezioni, rischierebbe una multa compresa tra 300 milioni e 20 miliardi di euro. La normativa stabilisce infatti che la sanzione amministrativa possa arrivare fino al doppio del valore dell’operazione, e non sia inferiore all’1% del fatturato cumulato dell’ultimo esercizio approvato. Mentre Orcel si interroga se ne valga la pena, le tecnicalità vengono portate avanti e dopo una lunga istruttoria il 24 aprile è stato notificato alla DG Competition l’operazione di fusione e una risposta è attesa entro il 4 giugno.

“Data la forte complementarietà, presumiamo che non vi sia alcun piano di riduzione degli sportelli di in Lombardia”, sottolineano gli analisti di Jp Morgan, ricordando che Banco Bpm ha una quota di mercato del 13% contro il 6% di Unicredit. Resta in ogni caso sotto la soglia del 25% richiesta dall’Antitrust europeo. Il gruppo combinato avrebbe quote di mercato in eccesso solo in Sicilia (27%); raggiungerebbe il 24% in Val d’Aosta e Molise, il 23% in Piemonte, il 21% in Veneto e Lazio. La via del dialogo va percorsa, anche se il ministro Giancarlo Giorgetti tiene il punto e, a margine dei lavori del Fmi, non mostra segni di ammorbidimento. “Il governo deve valutare l’interesse nazionale, che non sono le competenze della Bce o della dg competition, è l’interesse nazionale. Qui (negli Usa ndr) ho capito che l’interesse nazionale risponde ad un concetto abbastanza virile anche in materia economica. In Italia abbiamo un concetto di interesse nazionale un po’ più lasco. Io li invidio gli americani”, ha chiosato.

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Economia

Generali, vince la lista Mediobanca: Donnet e Sironi confermati alla guida

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Con il 52,38% dei voti, l’assemblea dei soci di Generali ha scelto la lista di Mediobanca, confermando per il prossimo triennio Philippe Donnet (foto Imagoeconomica in evidenza) nel ruolo di amministratore delegato e Andrea Sironi come presidente. Una decisione che riafferma la linea della continuità e della stabilità nella governance della storica compagnia assicurativa triestina.

Affluenza e composizione del voto

L’assemblea, che ha registrato un’affluenza del 68,7%, è tornata in presenza per la prima volta dal 2019, riunendo oltre 450 azionisti presso il Generali Convention Center. A pesare sul risultato finale sono stati in particolare i voti degli istituzionali (circa il 17,5%) e un sorprendente apporto del retail (5%), mai così attivo. Anche la Cassa forense, con il suo 1,2%, ha votato a favore della lista Mediobanca.

Risultato del gruppo Caltagirone e confronto con il 2022

La lista Caltagirone ha ottenuto il 36,8% del capitale votante, confermando il ruolo di minoranza forte, ma non sufficiente a ribaltare gli equilibri. I fondi Assogestioni, con il 3,67%, non superano la soglia del 5% e quindi restano fuori dal consiglio. Il confronto con il 2022 mostra un equilibrio sostanzialmente stabile: allora Mediobanca aveva ottenuto il 56%, Caltagirone il 41%.

Il nuovo consiglio d’amministrazione

Il nuovo board sarà composto da 13 membri, con una struttura molto simile a quella uscente. Oltre a Donnet e Sironi, confermati nomi come Clemente Rebecchini, Luisa Torchia, Lorenzo Pellicioli, Antonella Mei-Pochtler, Alessia Falsarone. Tra le novità, Patricia Estany Puig e Fabrizio Palermo, ex ceo di Cdp e attuale ad di Acea.

Il ruolo di Unicredit, Delfin e gli altri azionisti

A sostenere Caltagirone si è aggiunta Unicredit, con il 6,5% su un portafoglio totale del 6,7%. Al suo fianco anche Delfin(9,9%) e probabilmente la Fondazione Crt (quasi 2%). Assente invece dai voti sulle liste Edizione della famiglia Benetton (4,83%), che ha scelto di astenersi, pur votando su altri punti all’ordine del giorno.

Donnet: «Ha vinto Generali»

«Oggi ha vinto Generali», ha dichiarato Donnet. «Il mercato si è espresso chiaramente: questa era la scelta per il futuro della compagnia come public company indipendente». Il presidente Sironi ha parlato di un consiglio «che ha lavorato con rispetto e responsabilità» e che continuerà a farlo anche nel prossimo mandato.

 

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Economia

Google oltre le attese con cloud, sale a Wall Street

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Alphabet archivia il primo trimestre sopra le attese degli analisti e avanza a Wall Street dove, nelle contrattazioni after hours, arriva a guadagnare oltre il 5%. L’utile netto è balzato del 46% a 34,5 miliardi di dollari rispetto ai 23,7 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno. I ricavi sono saliti del 12% a 90,23 miliardi.

A spingere le attività core di ricerca e pubblicità di Google, i cui ricavi sono saliti del 10% a 50,7 miliardi, sopra le previsioni del mercato che scommetteva su un aumento più contento dell’8%. La divisione di cloud computing ha sperimentato un aumento dei ricavi del 28% a 12,3 miliardi, confermando la sostenuta domanda per i suoi data center e i servizi di network per il boom dell’IA. “La ricerca ha proseguito una crescita forte”, ha detto l’amministratore delegato Sundar Pichai, mettendo in evidenza la “rapida” crescita del cloud.

Le spese di capitale nei primi tre mesi sono balzate a 17,2 miliardi, leggermente sopra le previsioni di 17,1 miliardi. I risultati trimestrali sono stati accompagnati dall’annuncio di un piano di buyback da 70 miliardi di dollari e un aumento del dividendo trimestrale del 5% a 21 centesimi per azione. Google è il secondo colosso di Big Tech ad annunciare la trimestrale da quando è iniziata la guerra commerciale avviata da Donald Trump. Tesla nei giorni scorsi ha messo in guardia sull’impatto dei dazi sulle sue attività di batterie, che dipendono dai componenti dalla Cina.

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