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Esteri

Ucraina, Zelensky apre a un congelamento del conflitto: “Buon compromesso”, ma Putin dice no e la guerra continua

Volodymyr Zelensky accetta l’idea di un congelamento del conflitto come proposto da Trump, ma Putin respinge il compromesso. Nuovi bombardamenti su Kharkiv, con vittime civili e tensioni diplomatiche.

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A meno di un anno da quando definiva “inaccettabile” l’ipotesi di un congelamento del conflitto, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky cambia linea e si dice ora pronto ad accettarlo come “un buon compromesso”.
Una posizione che lo avvicina all’idea di Donald Trump, ma lo allontana da Vladimir Putin, che continua a rifiutare qualsiasi soluzione che non includa il controllo del Donbass.

Trump ha proposto: rimanete dove siete e iniziate le trattative. Penso che sia un buon compromesso”, ha dichiarato Zelensky durante la prima tappa del suo tour europeo a Oslo, sottolineando però di non essere certo che Mosca accetterà l’accordo.


Bombe su Kharkiv: la guerra continua nonostante i colloqui

Mentre la diplomazia cerca spiragli di pace, l’Ucraina subisce nuovi attacchi massicci.
In una sola notte, 405 droni e 28 missili russi sono caduti sulle regioni ucraine, compresa Kiev, causando sette morti, tra cui due bambini, e decine di feriti.

A Kharkiv, un asilo è stato colpito mentre all’interno si trovavano 48 bambini, salvati in tempo dai vigili del fuoco.
Le immagini dei piccoli infagottati nei giacconi, portati in braccio tra macerie e vetri infranti, hanno fatto il giro del mondo.
Un dipendente comunale è rimasto ucciso e altri civili sono feriti.

Non c’è e non può esserci alcuna giustificazione per un attacco a un asilo”, ha denunciato Zelensky.
È uno schiaffo in faccia della Russia a chiunque insista su una soluzione pacifica. Mosca non sente abbastanza pressione e prolunga la guerra”.


Diplomazia ferma: vertice di Budapest rinviato

Il vertice di Budapest tra Putin e Trump resta sospeso.
Il presidente americano ha dichiarato: “Non voglio perdere tempo”, lasciando intendere che un incontro, per ora, non è in programma.

Il premier ungherese Viktor Orban ha cercato di mantenere ottimismo: “I preparativi per il vertice di pace continuano, ma la data è incerta”.
Da Mosca, il viceministro degli Esteri Sergey Ryabkov ha confermato che la Russia non pone ostacoli, ma ammette che “il processo di definizione dei parametri è complesso”.

Il nodo resta quello di sempre: Kiev e Washington chiedono un cessate il fuoco immediato sulle linee attuali del fronte per avviare i negoziati, mentre Mosca rifiuta di congelare la guerra senza ottenere il riconoscimento del Donbass.


Zelensky in tour europeo per rafforzare la pressione su Mosca

Il presidente ucraino ha intrapreso un tour europeo per ottenere maggiore sostegno militare e diplomatico.
Dopo Oslo, Zelensky è atteso in Svezia, che si prepara a fornire 150 cacciabombardieri Gripen, e successivamente a Bruxelles, dove parteciperà al Consiglio Europeo per discutere un piano di pace euro-ucraino in 12 punti.

Il viaggio si concluderà a Londra, dove prenderà parte a una riunione della Coalizione dei Volenterosi.
La Russia può essere fermata solo con la forza”, ha ribadito Zelensky, chiedendo un rafforzamento delle forniture militari.


Putin mostra i muscoli: esercitazioni nucleari e messaggi di forza

Mentre Kiev cerca alleati, Vladimir Putin continua a esibire la potenza militare russa.
Il Cremlino ha confermato che il presidente ha guidato personalmente un’esercitazione delle forze nucleari strategiche, coinvolgendo missili intercontinentali, sottomarini e aviazione militare.

Secondo Mosca, si tratta di manovre programmate da tempo, ma per molti osservatori rappresentano un chiaro segnale di deterrenza rivolto all’Occidente e un monito diretto a Kiev.


Una pace ancora lontana

La guerra in Ucraina resta intrappolata nello stallo:
Zelensky apre alla diplomazia, Trump propone un congelamento, ma Putin non arretra.
Intanto, il Paese continua a contare vittime civili, distruzioni e blackout in una guerra che sembra ormai destinata a durare ancora a lungo, anche se sotto una fragile coltre di trattative.

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Esteri

Louvre preso d’assalto alla riapertura dopo il furto dei gioielli reali: “Telecamere obsolete e sicurezza insufficiente”

Dopo il furto dei gioielli della Corona francese da 88 milioni di euro, il Louvre riapre tra folla e polemiche. La direttrice Laurence des Cars ammette: “Telecamere obsolete, sicurezza da rafforzare”. Macron accelera sul nuovo piano “Grand Louvre”.

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Dopo tre giorni di chiusura forzata, il Louvre ha riaperto le sue porte e la risposta del pubblico è stata travolgente.
Sin dalle prime ore del mattino, centinaia di visitatori si sono accalcati all’ingresso del museo parigino, alcuni in fila già due ore prima dell’apertura.

L’afflusso è stato tale da mettere in difficoltà il servizio d’ordine, costringendo molti ad abbandonare la fila nonostante avessero prenotato il biglietto.
Solo un’ora dopo l’apertura, la coda per la sala 711, quella che custodisce la Gioconda, era il doppio del solito.
Restano invece chiuse le porte della sala di Apollo, teatro del clamoroso furto dei gioielli della Corona francese, dal valore stimato di 88 milioni di euro.


Il furto e la caccia ai ladri: ancora nessuna traccia

Gli autori del furto, quattro uomini fuggiti su due scooter di grossa cilindrata, sono ancora introvabili.
Il ministro dell’Interno Laurent Nuñez ha dichiarato a CNews che le indagini “fanno passi avanti”, con oltre cento inquirenti impegnati nella caccia ai responsabili.

Il presidente Emmanuel Macron, informato costantemente sull’inchiesta, ha chiesto una “accelerazione immediata”nell’installazione di nuove misure di sicurezza per proteggere il museo più visitato del mondo.


La direttrice del Louvre ammette le falle: “Telecamere obsolete e videosorveglianza incompleta”

Davanti a una commissione del Senato francese, la direttrice del museo Laurence des Cars ha parlato apertamente delle criticità del sistema di sicurezza.
Ha ammesso che le telecamere esterne sono “obsolete” e che “non coprono tutte le facciate” dell’edificio.

“Tutti gli allarmi hanno funzionato, così come la videosorveglianza interna. Ma le nostre debolezze nella protezione perimetrale erano note e identificate”, ha spiegato.

La des Cars ha inoltre rivelato di aver presentato le proprie dimissioni poche ore dopo il furto, respinte però dalla ministra della Cultura Rachida Dati, alla quale Macron ha affidato la supervisione del nuovo “Grand Louvre”, un ambizioso piano di ristrutturazione e messa in sicurezza del complesso museale.

Durante l’audizione, la direttrice ha chiesto che “un commissariato venga insediato all’interno del museo” per garantire un presidio permanente delle forze dell’ordine.


Il progetto “Grand Louvre”: sicurezza e rinnovamento

Il piano “Grand Louvre” prevede una revisione completa dei sistemi di sorveglianza e accesso, con l’obiettivo di dotare il museo di tecnologie di ultima generazione e di una copertura video totale dell’intero perimetro.

Il progetto, che dovrebbe partire nei prossimi mesi, punta a rendere il Louvre un modello mondiale di sicurezza e innovazione museale, senza compromettere l’accessibilità e l’esperienza dei visitatori.


Un museo ferito ma ancora amato

Nonostante lo choc per il furto e le polemiche sulla sicurezza, il Louvre resta il cuore culturale di Parigi.
La folla che ha atteso ore per entrare testimonia che, anche dopo uno dei colpi più audaci della storia dell’arte, l’amore per il museo più celebre del mondo non si è incrinato.

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Esteri

Vertice Ue ad alta tensione: scontro su Green Deal e beni russi congelati, Meloni guida il fronte dei “pragmatici”

Vertice Ue ad alta tensione a Bruxelles: i leader europei divisi su Green Deal e beni russi congelati. Meloni guida il fronte dei “pragmatici”, mentre Zelensky chiede nuovi aiuti per Kiev.

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Il vertice del Consiglio europeo che si apre oggi a Bruxelles si preannuncia tra i più tesi degli ultimi mesi.
Quello che il presidente del Consiglio europeo aveva definito “il vertice delle decisioni” potrebbe davvero esserlo — ma solo dopo un duro scontro politico tra i 27 leader dell’Unione.
Sul tavolo due questioni esplosive: l’uso dei beni russi congelati per sostenere Kiev e la riforma del Green Deal.

L’incontro si aprirà con l’intervento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, mentre il capitolo su competitività e clima sarà affrontato nel pomeriggio, con la possibilità di negoziati notturni.


Il nodo dei beni russi: Roma e Bruxelles frenano

La Commissione europea punta a ottenere il via libera dei Ventisette per presentare una proposta sull’utilizzo dei beni russi congelati, stimati in centinaia di miliardi di euro, per finanziare l’assistenza a Kiev nel 2026.
Ma l’accordo è tutt’altro che scontato.

L’Italia mantiene una posizione prudente, mentre il Belgio resta fermo sul proprio veto, preoccupato per l’impatto sulle sue casse e sul sistema Euroclear, dove si trovano molti degli asset russi.
Mosca, dal canto suo, minaccia ritorsioni economiche e legali.

Zelensky ribadirà che l’Ucraina è a corto di risorse per difendersi e chiederà un impegno concreto, che probabilmente si tradurrà solo in una dichiarazione d’intenti e nel sì al 19° pacchetto di sanzioni, focalizzato sul gas russo.


Green Deal, il fronte dei “pragmatici” contro gli “oltranzisti”

La parte più tesa del vertice riguarda però il Green Deal europeo, dove i 27 sono ormai divisi in tre blocchi:

  • gli ultras sovranisti (Slovacchia e Ungheria),

  • i pragmatici, guidati da Giorgia Meloni,

  • e i fedeli alla transizione verde, come Spagna, Danimarca e Irlanda.

Al centro dello scontro, l’obiettivo della riduzione del 90% delle emissioni entro il 2040.
Per l’Italia, “pragmatismo” significa chiedere uno sconto del 5%, considerato eccessivo da diversi partner.
La presidente della Commissione Ursula von der Leyen non vuole che si superi la soglia del 3-5%, ma per evitare rotture nelle conclusioni finali non comparirà alcun numero: la decisione sarà rinviata a un vertice straordinario dei ministri dell’Ambiente il 4 novembre.


La lettera dei 19 Paesi: “Semplificare, non distruggere”

La tensione è stata alimentata anche dalla lettera di 19 Stati membri, tra cui Italia, Francia, Germania e Polonia, che chiedono di “rivedere, ridurre e limitare” le norme europee, a partire da quelle verdi.
Semplificazione è competitività”, si legge nel documento, che cita le parole di Mario Draghi.

Meloni, da parte sua, ha dichiarato: “L’Ue deve cambiare approccio. Non voteremo leggi sul clima che penalizzano le nostre imprese. Dire dei no serve a salvare l’Europa dai diktat che ne hanno indebolito la forza”.
Posizioni che però non trovano consenso in Paesi come Spagna e Danimarca, secondo cui “semplificare non deve diventare sinonimo di deregolamentare”.


Bruxelles sotto la tempesta

Mentre la tempesta Benjamin sferza l’Europa nord-occidentale, anche all’interno del Consiglio europeo il clima politico è tutt’altro che sereno.
La maggioranza al Parlamento europeo, già indebolita dal fallimento dell’accordo sulla due diligence per la sostenibilità aziendale, appare in difficoltà.
Nel frattempo, Usa e Qatar hanno messo in guardia Bruxelles: “Cambiate le regole o l’export di gas sarà a rischio”.


L’Europa tra equilibrio e divisioni

Il vertice di Bruxelles si chiude così con un’Unione divisa tra la necessità di sostenere Kiev e il timore di frenare la propria competitività industriale.
La premier Meloni guida il fronte dei “pragmatici”, ma la ricomposizione politica dei Ventisette resta complessa.
Tra beni russi congelati, emissioni da tagliare e pressioni internazionali, l’Europa cerca ancora la difficile via di mezzo tra realismo e ambizione.

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Esteri

Russia, esercitazione nucleare sotto la guida di Putin: lanci di missili intercontinentali e manovre aeree nel Mar Baltico

Sotto la guida di Vladimir Putin, la Russia ha condotto un’esercitazione nucleare con missili intercontinentali e bombardieri strategici. Cresce la tensione diplomatica con Washington.

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Il Cremlino ha annunciato oggi una grande esercitazione delle forze nucleari strategiche russe condotta sotto la direzione del presidente Vladimir Putin, “comandante supremo” delle forze armate.
L’operazione, definita dallo stesso Putin “programmata”, ha coinvolto le componenti terrestri, navali e aereedell’arsenale nucleare russo, in un momento di forte tensione con l’Occidente.


Missili intercontinentali e bombardieri in azione

Durante le manovre, è stato lanciato un missile balistico intercontinentale Yars dal cosmodromo di Plesetsk, nella regione di Arcangelo, verso un poligono nella Kamchatka, nell’Estremo Oriente russo.
Un secondo test ha riguardato un missile balistico Sineva, lanciato dal sottomarino nucleare Bryansk in navigazione nel Mare di Barents.

In contemporanea, i bombardieri strategici Tu-95MS hanno effettuato lanci di missili da crociera aerei, mentre altri velivoli a lungo raggio Tu-22M3 hanno compiuto un volo di oltre cinque ore sopra il Mar Baltico, scortati da caccia Su-35s e Su-27.

Secondo il ministero della Difesa russo, i voli si sono svolti nelle acque internazionali e “in rigorosa conformità con le regole internazionali sull’uso dello spazio aereo”.


Putin: “Esercitazione programmata, mettiamoci al lavoro”

Nel corso del collegamento video dal Cremlino con i comandi militari, Putin ha dichiarato:
Oggi abbiamo un’esercitazione programmata sulla gestione delle forze nucleari strategiche. Mettiamoci al lavoro”.
Il presidente ha quindi ribadito che l’operazione rientra nel piano annuale di addestramento, escludendo che si tratti di una risposta immediata alle recenti tensioni con gli Stati Uniti.


Tensioni con Washington e incertezze sul vertice con Trump

L’esercitazione arriva mentre fonti occidentali mettono in dubbio la possibilità di un nuovo incontro tra Putin e il presidente americano Donald Trump, di cui si era discusso in una recente conversazione telefonica.
Trump, commentando la notizia, ha dichiarato:
Non voglio perdere tempo, non voglio sprecare un incontro, ma non ho ancora preso una decisione”.

L’incertezza sul vertice alimenta ulteriormente il clima di diffidenza reciproca tra Mosca e Washington, già teso sul piano militare e diplomatico.


Lavrov: “Solidarietà al Venezuela contro le minacce esterne”

Parallelamente, il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha espresso “piena solidarietà con il governo e il popolo del Venezuela” di fronte alle “crescenti minacce esterne”, in chiaro riferimento alle pressioni dell’amministrazione statunitense di Donald Trump sul presidente Nicolás Maduro.
Lavrov ha assicurato a Caracas “il completo sostegno della Russia nella difesa della sovranità nazionale”, consolidando l’asse diplomatico tra Mosca e il regime venezuelano.


Potenza militare e messaggio politico

Le esercitazioni di oggi rappresentano un test tecnico e politico di forza, volto a mostrare la capacità di risposta e deterrenza nucleare della Russia.
Con i missili Yars e Sineva e i bombardieri strategici Tu-95MS tornati in azione, Mosca ribadisce il suo ruolo di potenza globale e invia un chiaro messaggio ai rivali occidentali:
la dottrina nucleare russa resta pienamente operativa e sotto il controllo diretto del Cremlino.

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