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Tumori, in Italia malati con la sopravvivenza più alta al mondo ma la ricerca ha meno risorse

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In Italia la sopravvivenza per patologie tumorali è la più alta d’Europa anche se si investono meno risorse in questo ambito rispetto a Germania e Francia. È questa la fotografia che arriva dall’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) in occasione del Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), che riunisce i più importanti esperti mondiali per fare il punto sullo stato dell’arte delle cure in oncologia e che quest’anno si svolgerà dal 29 al 31 maggio in forma virtuale a causa della pandemia da coronavirus. La preoccupazione per il probabile incremento dei casi di cancro in stadio avanzato interessa tutto il mondo ed e’ uno dei temi del Congresso ASCO. In dieci anni, in tutto il pianeta, i nuovi casi di cancro sono aumentati del 42%. Erano 12,7 mln nel 2008, sono saliti fino a 18,1 mln nel 2018. In crescita anche i decessi, da 7,6 mln a 9,6 mln. L’Europa spicca, perchè al Vecchio Continente sono riconducibili il 23,4% dei casi di tumore globali e il 20,3% dei decessi oncologici, sebbene abbia solo il 9% della popolazione mondiale.

E questa patologia è in costante crescita per la diffusione di stili di vita scorretti, a cui si aggiungono anche fattori ambientali. Alla cura di tumori in stadio piu’ avanzato “corrispondono uscite sempre maggiori per i farmaci oncologici, che in Europa sono passate da 12,9 mld di euro nel 2008 a 32 mld nel 2018 – spiega il presidente Aiom Giordano Beretta – l’Italia e’ al terzo posto, in Europa, per la spesa per terapie anticancro, dopo Germania e Francia. Le uscite per i farmaci antineoplastici, nel 2018, hanno raggiunto i 5 mld e 659 mln. Ma anche se spendiamo meno rispetto ad altri Paesi, la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi presenta tassi piu’ alti rispetto alla media europea nei tumori piu’ frequenti, a testimoniare la qualita’ del nostro sistema di cura: 86% nella mammella (83% UE), 64% nel colon (60% UE), 16% polmone (15% UE) e 90% prostata (87% UE)”. Dunque, “otteniamo risultati migliori spendendo meno. Proprio la prevenzione secondaria – sottolinea – e’ in tal senso decisiva, tuttavia l’adesione e’ sotto la media”.

Aiom. Il neo presidente Saverio Cinieri

Infatti, l’Italia non raggiunge livelli adeguati nell’adesione agli screening: rispetto a una media Ue del 60%, nel nostro Paese solo il 55% delle donne esegue la mammografia per individuare in fase iniziale il cancro al seno, la neoplasia piu’ frequente (53.500 nuovi casi stimati in Italia nel 2019). E soltanto il 45,7% dei cittadini (49,5% Europa) effettua il test per la ricerca del sangue occulto fecale per la diagnosi precoce del cancro del colon-retto (49.000 casi nel 2019). Solo il 41% delle donne si sottopone al Pap-test per il cancro alla cervice uterina. Proprio per favorire una maggiore adesione agli screening, parte la piu’ grande campagna dell’Aiom mai realizzata e rivolta a tutti i cittadini. Per tre mesi la pandemia causata dal Covid ha determinato il blocco dei programmi di prevenzione secondaria e, se la situazione si prolungasse, affermano gli oncologi, “si avrebbe il rischio concreto di un maggior numero di diagnosi in fase avanzata, con un peggioramento della prognosi ed un aumento delle spese per le cure”. Con questa campagna “vogliamo sensibilizzare tutti i cittadini, dagli anziani ai giovani. L’iniziativa infatti avra’ una forte ricaduta sui social”, afferma Saverio Cinieri, presidente eletto Aiom. Dopo il blocco degli esami per l’emergenza Covid, e’ quindi necessario “riprendere quanto prima la prevenzione secondaria per la diagnosi iniziale. Sappiamo infatti che le possibilita’ di guarigione sono molto alte quando le neoplasie sono scoperte in fase precoce, ad esempio – conclude Beretta – sono superiori al 90% nel carcinoma mammario. Inoltre, gli screening impattano molto sulla sostenibilita’ del sistema, perche’ consentono di risparmiare risorse che altrimenti sarebbero destinate alla cura di neoplasie in fase avanzata”.

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Mika torna in Italia: concerti, cinema e un amore infinito per l’arte

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Artista eclettico e cittadino del mondo, Mika (foto Imagoeconomica in evidenza) si prepara a tornare in Italia per quattro concerti estivi (Umbria Jazz, No Borders, Este Music Festival e Anfiteatro del Vittoriale). Ma prima, il cantante sarà protagonista su Rai1: condurrà la serata di premiazione dei David di Donatello mercoledì 7 maggio. In una lunga intervista al Corriere della Sera, Mika racconta il suo amore per l’Italia e per il cinema.

«Sono un grande fan del cinema che sa essere leggero, poetico, politico», racconta, ricordando come non servisse conoscere la lingua italiana per capire i grandi maestri del nostro cinema: «È un dialogo universale». La sua conduzione ai David sarà pensata per celebrare tutto il mondo del cinema, non solo le star ma anche gli artigiani che rendono possibile la magia del grande schermo.

Accanto a lui sul palco ci sarà Elena Sofia Ricci, che definisce «una donna forte, intellettuale, emozionale, favolosamente diva». Mika, con la sua naturalezza, respinge l’etichetta di «divo» per sé stesso: «Nella vita sono normale, ma sul palco mi trasformo: è un rito spirituale».

L’arte come salvezza e la doppia vita degli artisti

Mika si racconta senza filtri, ammettendo quanto la cultura della fama sia tossica e di quanto sia importante per lui rifugiarsi nella parte artigianale e creativa del suo lavoro: «L’artigianato mi salva dagli aspetti superficiali, è una cura». La differenza tra il sé pubblico e il sé privato è marcata: sul palco energia pura, a casa, davanti a un pianoforte, la paura del foglio bianco.

Ripercorrendo la sua infanzia, Mika spiega di aver avuto «l’infanzia più bella del mondo» nonostante le difficoltà scolastiche: «La musica mi ha salvato la vita». E racconta come ogni sua identità culturale abbia lasciato un segno profondo: dalla praticità americana, alla disciplina inglese, al gioco delle parole francese, fino all’anima colorata e malinconica libanese.

Da X Factor ai David: un percorso sorprendente

Indimenticabile il suo primo impatto con X Factor Italia: «Non capivo nulla di quello che dicevano Simona Ventura, Morgan ed Elio… mi chiesi perché avessi accettato», confessa sorridendo. Ma proprio da quel momento è iniziato un rapporto d’amore con il nostro Paese che dura ancora oggi.

E ora, ai David di Donatello, Mika porterà poesia, eleganza e un tributo profondo al cinema italiano, nel rispetto della sua grande tradizione e della sua capacità unica di emozionare il mondo.

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Economia

Cambio ai vertici di Engineering: Aldo Bisio nuovo amministratore delegato

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Cambio della guardia al vertice di Engineering, multinazionale specializzata nella trasformazione digitale. Maximo Ibarra (foto Imagoeconomica sotto) ha rassegnato le dimissioni da amministratore delegato con effetto immediato. Al suo posto, il consiglio di amministrazione della società – controllata dai fondi Bain e Renaissance – ha nominato Aldo Bisio (foto Imagoeconomica in evidenza), ex numero uno di Vodafone Italia dal 2014 al 2024.

MAXIMO IBARRA EX AD ENGINEERING

Prima della sua lunga esperienza in Vodafone, Bisio ha ricoperto incarichi di rilievo in Ariston Thermo e in McKinsey. Attualmente siede anche nel board di Coesia, produttore globale di soluzioni industriali per l’imballaggio.

Il bilancio della gestione Ibarra

Maximo Ibarra lascia Engineering dopo quasi quattro anni di gestione che hanno visto la società crescere significativamente: circa 14.000 dipendenti, oltre 80 sedi tra Europa, Stati Uniti e Sud America, con un fatturato che ha raggiunto quasi 1,8 miliardi di euro, generato da oltre 70 società controllate in 21 Paesi.

«Negli ultimi mesi ho maturato la volontà di prendermi del tempo per valutare nuovi progetti professionali», ha dichiarato Ibarra, aggiungendo che resterà disponibile fino al prossimo 1° settembre per garantire un efficace passaggio di consegne e che continuerà a essere investitore nella società.

La sfida per Bisio: crescita e nuove operazioni strategiche

Il presidente di Engineering, Gaetano Micciché, ha ringraziato Ibarra per il lavoro svolto ed espresso fiducia nella capacità di Bisio di guidare l’azienda verso una nuova fase di sviluppo e innovazione.

Tra i primi dossier sul tavolo del nuovo amministratore delegato c’è la valutazione sulla vendita di Municipia, società del gruppo attiva nei servizi ai Comuni. Engineering ha incaricato Klecha di esplorare il mercato alla ricerca di investitori interessati, con una valutazione che si aggira intorno ai 250 milioni di euro.

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Bersani e politica che si fa con l’orecchio a terra: dallo sciopero delle prostitute ai rimpianti sullo ius soli

Pier Luigi Bersani, in un’intervista al Corriere della Sera, ripercorre episodi della sua vita politica e personale: dalle liberalizzazioni allo sciopero delle prostitute, passando per il rimpianto sullo ius soli.

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Pier Luigi Bersani (foto Imagoeconomica in evidenza), ex segretario del Pd, si racconta in un’ampia intervista rilasciata al Corriere della Sera, ripercorrendo episodi personali e politici che hanno segnato la sua vita e l’Italia contemporanea.

Nel suo nuovo libro “Chiedimi chi erano i Beatles” (Rizzoli), Bersani intreccia la politica, le battaglie sociali e i ricordi personali, come l’episodio curioso dello sciopero delle prostitute a Piacenza negli anni Settanta e la protesta dei commercianti sotto casa dei suoi genitori a Bettola, quando da ministro avviò le famose liberalizzazioni.

L’episodio delle prostitute e la lezione sulla politica

Durante la pedonalizzazione di un tratto della via Emilia, le prostitute protestarono. Il giovane Bersani, allora responsabile cultura del Pci locale, seguì l’episodio da vicino: «Un amministratore deve avere a cuore i problemi di tutti, anche quelli più difficili», ricorda.

Le liberalizzazioni e il pullman a Bettola

Nel 1996, da ministro, la sua “lenzuolata” per liberalizzare il commercio suscitò la rabbia dei commercianti. Una delegazione arrivò addirittura sotto casa dei suoi genitori. Ma l’accoglienza calorosa dei suoi — ciambelle e vino bianco — trasformò la protesta in una festa, segnando un inatteso boomerang per i contestatori.

La sfida canora con Umberto Eco

Bersani racconta anche della famosa sfida canora al convegno di Gargonza nel 1997, quando sconfisse Umberto Ecointonando canti religiosi: «Da noi era obbligatorio fare i chierichetti, non iscriversi subito alla Fgci».

Il rimpianto dello ius soli

Se fosse diventato premier nel 2013, Bersani avrebbe voluto introdurre lo ius soli con un decreto legge già alla prima seduta del Consiglio dei Ministri. Un rimpianto che ancora oggi pesa: «Se parti dagli ultimi, migliori la società per tutti».

I 101 e la caduta di Prodi

Bersani ammette di conoscere l’identità di circa «71-72» dei famosi 101 franchi tiratori che affossarono Romano Prodinella corsa al Quirinale. «C’erano renziani e non solo. Alcuni mi confessarono la verità piangendo».

Il rapporto con la morte

Dopo un grave problema di salute nel 2014, Bersani parla della morte con una serenità disarmante: «È più semplice di quanto pensassi. È la vita che si riassume in quell’istante». La sua fede è ora una ricerca continua: «Chi ha già trovato dovrebbe continuare a cercare».

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