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Salute

Tumore malattia più temuta da 2 italiani su 3

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Nei due anni di pandemia molto si e’ perso in termini di prevenzione delle malattie e risultati raggiunti con screening salva vita, vaccini e campagne di sensibilizzazione. Le patologie diverse dal Covid non hanno infatti smesso di colpire e tutt’ora il tumore e’ la malattia piu’ temuta da 2 italiani su 3. Sentimento descritto nel rapporto Censis ‘Papillomavirus: lotta ai tumori. Per una cultura della prevenzione’ per la Giornata internazionale contro l’Hpv, che ricorre oggi. Pur incentrata sul Papillomavirus infatti l’analisi offre anche una fotografia dei timori della popolazione nei confronti del cancro e delle malattie in generale. E ad affrontare il tema dei tumori e’ anche papa Francesco che ha ricevuto in udienza i membri della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (Lilt) in occasione del 100/o di fondazione: “La pandemia ha rallentato anche la prevenzione e i processi diagnostici, con conseguenze evidenti prima di tutto sul trattamento della malattia, ma anche sulla serenita’ delle famiglie e dell’intera societa’. Anche questo chiede, sin da ora, ulteriore prevenzione e attenzione”. Dal sondaggio Censis, emerge in particolare che i tumori sono le malattie piu’ temute in assoluto sia dai genitori (69,6%) che dalle donne (67,7%). Piu’ in basso si collocano i timori per le demenze (42,7% dei genitori e 47,7% delle donne), delle malattie che causano la non autosufficienza fisica (temuta dal 28,9% sia tra i genitori che tra le donne), delle malattie cardiovascolari (temuta rispettivamente dal 18% e dall’11,9%). Gli italiani hanno comunque fiducia nella prevenzione come arma per contrastare il cancro. In particolare il 69,1% dei genitori e il 65% delle donne sono del parere che le neoplasie si possano prevenire. Il documento del Censis mette poi in evidenza che ogni anno in Italia piu’ di 3.000 donne si ammalano e circa mille muoiono (1.011 nel 2020) a causa dei tumori della cervice uterina causati dal Papillomavirus (Hpv). Esistono efficaci strategie di prevenzione per le malattie Hpv correlate, ma la pandemia ha ridotto sia il numero di screening che le coperture vaccinali. La ricerca evidenzia, in particolare, come la copertura dello screening cervicale nelle donne tra i 25 e i 64 anni sia passata dall’81% del 2019 al 77,3% del 2020. La copertura vaccinale per il ciclo completo e’ passata dal 41,6% del 2019 al 30,3% del 2020 tra le bambine undicenni e dal 32,2% al 24,2% tra i maschi. Cresce, comunque, la quota di genitori che si dice decisa a vaccinare contro il Papillomavirus almeno un figlio: sono saliti dal 33,3% nel 2017 al 43,3% nel 2019 fino al 46,1% di oggi (il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2017-2019 ha allargato l’indicazione gratuita ai maschi). “Durante questi due anni di pandemia abbiamo perso molto in termini di coperture vaccinali cosiddette di routine, soprattutto per quelle rivolte agli adulti, come l’Hpv”. Se e’ “giusto porre l’accento su cio’ che non va”, tuttavia “e’ anche giusto dire che in Italia abbiamo un piano vaccinale che e’ forse il piu’ ampio d’Europa e forse del mondo”, ha commentato Giovanni Rezza, dg Prevenzione ministero della Salute, intervenendo alla presentazione del Rapporto. Punta l’accento sulla prevenzione il sottosegretario alla Salute Andrea Costa ricordando che “in Italia 8 donne su dieci, ma anche 7 uomini su 10, entrano a contatto con il Papilloma Virus nel corso dell’eta’ fertile”.

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Carente in Italia un farmaco chemioterapico molto usato

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Si chiama fluorouracile ed è un farmaco chemioterapico molto utilizzato dai pazienti oncologici. Al momento, è però “carente o disponibile in quantità ridotta” in Italia. A dare notizia dell’ultima carenza registrata sul nostro territorio è l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) insieme all’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), che rassicura tuttavia i pazienti che si stanno mettendo in atto tutte le procedure necessarie per ripristinarne la disponibilità e fornisce indicazioni precise ai medici oncologi su come gestire la situazione. “Le confezioni disponibili non saranno in grado di soddisfare le richieste del mercato per i prossimi mesi”, afferma l’Aifa sul proprio sito. L’Agenzia assicura però di essere “in costante contatto con i titolari delle Autorizzazioni alle Immissioni in Commercio dei medicinali a base di Fluorouracile per avere aggiornamenti su eventuali prossime forniture aggiuntive”.

L’Aifa si è inoltre detta disponibili a rilasciare alle strutture sanitarie che ne faranno richiesta l’autorizzazione a importare il farmaco dall’estero. A preoccupare è però proprio il largo utilizzo di questo chemioterapico. Il fluorouracile, spiegano gli oncologi, è un farmaco che rientra in numerosi schemi di trattamento per neoplasie dell’apparato gastroenterico, della mammella e del distretto testa-collo e la sua carenza, sia pur transitoria, “rappresenta un reale problema per la pratica clinica oncologica anche a causa della impossibilità di sostituirlo con altri farmaci per uso parenterale”. “Stimiamo – sottolinea il presidente Aiom, Francesco Perrone – che circa il 20% dei nuovi pazienti oncologici ogni anno potrebbe avere potenzialmente bisogno del fluorouracile, si tratta di 70-75mila pazienti l’anno”.

Proprio per contribuire al superamento della carenza, spiega, “daremo indicazioni ai clinici affinchè considerino schemi terapeutici alternativi con farmaci orali, come la capecitabina, per i pazienti che inizieranno un nuovo trattamento nelle prossime settimane, se previsti nelle linee guida disponibili e clinicamente indicati. Cercheremo di dare la priorità ai pazienti già in trattamento e ci auguriamo che questa allerta possa presto rientrare”. Ribadendo che Aifa “sta già mettendo in moto anche tutte le procedure inerenti l’import del farmaco per superare il momento di criticità”, il presidente degli oncologi sottolinea anche “l’importanza di questa rinnovata collaborazione con l’Agenzia: questo metodo di collaborazione, e la condivisione dei contenuti, tra società scientifiche ed un ente regolatorio come Aifa – afferma – è fondamentale ed è a tutto vantaggio dei pazienti”.

Il problema della periodica carenza di farmaci non è una novità in Italia, ma si è da qualche anno acuito a seguito del conflitto in Ucraina e della difficoltà di produzione di alcuni principi attivi in vari paesi. Un problema che il nuovo presidente Aifa, Robert Nisticò, ha indicato come una priorità nel suo discorso di insediamento all’Agenzia, lo scorso 22 aprile: “Sarà nostro compito fondamentale assicurare che non ci siano carenze nel mercato di farmaci indispensabili. In questo particolare momento in cui purtroppo ci sono conflitti alle nostre porte che pesano sulla filiera del farmaco anche in Italia, l’Agenzia insieme con le industrie, dovrà assicurare la massima disponibilità per un approvvigionamento continuo dei farmaci essenziali sia nel nostro Paese che nei paesi più in difficoltà”. Presso il ministero della Salute è inoltre attualmente attivo un Tavolo tecnico di lavoro nel settore dell’approvvigionamento dei farmaci sul territorio italiano.

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Cronache

Non era lombalgia, ma un tumore: denunciati tre medici

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È morta a 61 anni per un tumore ai polmoni ormai in metastasi ma che è stato scoperto troppo tardi perché inizialmente scambiato per una lombalgia. Ora i figli di Stella Alaimo Franco, scomparsa a Treviglio (Bergamo) lo scorso 30 marzo, hanno presentato denuncia, assistiti dall’avvocato Massimo Trabattoni, nei confronti di tre medici dell’ospedale di Treviglio e anche dell’intera Asst Bergamo Ovest. Ipotizzano il reato di omicidio colposo, ma ora dovrà essere la Procura a stabilire se avviare delle indagini. Quello che i due figli della donna, Monica e Andrea, contestano ai medici bergamaschi è di non aver fatto luce fin da subito sul reale – e grave – male che aveva colpito la madre, “che era sempre stata bene e non aveva mai avuto neppure un colpo di tosse”, hanno raccontato. Il primo accesso della loro mamma in ospedale a Treviglio risale al 17 dicembre scorso, quando Stella si presenta al pronto soccorso lamentando un forte dolore alla gamba.

La donna viene dimessa con una diagnosi di lombalgia dopo essere stata sottoposta ai raggi nella zona lombosacrale. Ma i dolori alla gamba non passano, anzi aumentano, e il 4 gennaio viene riportata dal figlio allo stesso pronto soccorso. Stando alla denuncia dei familiari, la donna viene rimandata a casa senza ulteriori indagini. In entrambi i casi la prognosi è di zero giorni e nel secondo accesso un infermiere le avrebbe suggerito di prendere in autonomia un antidolorifico. Nei giorni successivi, grazie a un conoscente personale della famiglia, Stella Alaimo viene sottoposta a una risonanza magnetica, che rivela delle metastasi. La situazione precipita rapidamente. Il 23 gennaio una Tac evidenzia un tumore di 5 centimetri per 4 al torace, con dei noduli diffusi. Il 29 gennaio la prima visita oncologica all’Istituto dei Tumori di Milano. La diagnosi stavolta parla di ‘adeno carcinoma polmonare al quarto stadio plurimetastatico con carcinosi peritoneale’.

A febbraio la donna già non riesce più ad alzarsi dal letto. Il 30 marzo muore, cento giorni dopo il primo accesso al pronto soccorso. Una morte di fronte alla quale i due figli non si rassegnano: “Ci era stato detto dall’équipe che l’aveva in cura a Milano che se quel tipo di tumore fosse stato diagnosticato per tempo, avrebbe potuto essere curato, e che il ritardo della diagnosi errata dei medici di Treviglio ha causato gravi conseguenze, dal momento che la malattia era avanzata in modo irreversibile”. L’Asst Bergamo Ovest non ha voluto rilasciare dichiarazioni sull’episodio.

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In Evidenza

Neonata con rara malformazione nata a Salerno e gestita con competenza dai medici

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Parto eccezionale all’ospedale di Salerno. Una donna di 38 anni è stata dimessa dal Reparto di Gravidanza a Rischio dell’Aou San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, diretto dal dottor Mario Polichetti, dopo aver dato alla luce una neonata con una rarissima malformazione. La paziente era stata trasferita dall’ospedale di Polla al Ruggi dove ha partorito sua figlia che sta bene anche se è tuttora ricoverata nel reparto di Neonatologia, diretto dalla dottoressa Graziella Corbo, per ulteriori controlli. La neonata, di quasi 3 chili, è portatrice di una condizione genetica molto rara, denominata ‘Situs Inversus’, ovvero un collocamento anomalo degli organi del torace e dell’addome con inversione di posizione, rispetto alla loro sede usuale.

La piccola paziente, ha infatti il cuore, lo stomaco e la colecisti a destra ed una malformazione della vena cava, vicariata dalla vena emiazygos. “Il parto in questione – spiega Polichetti – è un evento davvero straordinario e deve essere gestito con estrema competenza, per evitare eventuali complicazioni, ma siamo fieri ed orgogliosi che si sia concluso nel migliore dei modi”.

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