Un resort di lusso, grattacieli scintillanti, spiagge bianche e statue dorate di Donald Trump: è questa la visione dell’ex presidente americano per Gaza, mostrata in un video di 30 secondi pubblicato sulla sua piattaforma Truth Social. L’idea, più che un piano politico, sembra una provocazione a mezzo social, che trasforma la Striscia di Gaza in un parco divertimenti in stile Dubai o Las Vegas, con tanto di yacht, Tesla fiammanti e palme al vento.
Reazioni: entusiasmo per Netanyahu, critiche da tutto il mondo
La proposta è stata immediatamente bollata come surreale dai principali media internazionali. Il New York Times l’ha definita “la proposta più incomprensibile mai sentita da un presidente americano”, mentre la scrittrice americana Laura Dodsworth ha parlato di “una visione di conquista e dominio, avvolta in oro e assurdità”.
L’unico a mostrare entusiasmo è stato il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che ha commentato positivamente il progetto, sostenendo che “può cambiare la storia”. Di tutt’altro avviso il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, che ha definito il piano una “bomba a orologeria”. L’Italia, attraverso il ministro Antonio Tajani, ha evitato polemiche, limitandosi a dire che nel video “non c’è niente di nuovo”.
Critiche dalla comunità palestinese e dai Repubblicani dissidenti
I palestinesi hanno liquidato il video come una “pagliacciata”, mentre nei paesi arabi il filmato è stato ampiamente ignorato. I media di Egitto, Giordania, Arabia Saudita, Emirati e Qatar non hanno dato spazio alla proposta di Trump, considerandola irricevibile, soprattutto dopo che questi paesi hanno già bocciato l’idea di sloggiare due milioni di gazawi per la ricostruzione della Striscia.
Anche all’interno del Partito Repubblicano non sono mancate critiche: l’ala dissidente ha attaccato l’ex presidente, sottolineando che “Trump Gaza è piena di enormi statue dorate di Trump stesso”, e avvertendo che “la storia insegna che statue come queste, prima o poi, vengono abbattute”.
Satira o provocazione? Il dettaglio delle danzatrici “transgender”
Tra le immagini più discusse del video, una in particolare ha suscitato indignazione: due ballerini barbuti con la fascia di Hamas, che si muovono con le movenze tipiche delle danzatrici del ventre gazawi. Un’ironica caricatura del terrorismo islamico, che molti hanno trovato di pessimo gusto, soprattutto considerando il momento in cui è stato diffuso il filmato, mentre Israele piange ancora i bambini Bibas, rapiti e poi uccisi dai miliziani di Hamas.
Jeff Bezos e la svolta conservatrice del Washington Post
A margine della polemica su Trump, un altro cambiamento significativo si registra nel mondo dell’informazione americana. Jeff Bezos, proprietario del Washington Post, ha annunciato una nuova linea editoriale per la sezione delle opinioni, che dovrà impegnarsi nella difesa delle libertà personali e del libero mercato. La decisione ha portato alle dimissioni di David Shipley, direttore della sezione, che già a ottobre si era scontrato con Bezos per l’assenza dell’endorsement del giornale a uno dei due candidati alle elezioni presidenziali.