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Esteri

Tre morti nei bombardamenti russi in Ucraina orientale

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Tre persone sono state uccise e altre due ferite nei bombardamenti russi contro due villaggi vicino a Lyman, nell’Ucraina orientale. Lo ha annunciato il capo dell’amministrazione militare della regione di Donetsk, Pavlo Kyrylenko. Le forze russe “hanno colpito i villaggi della comunità di Lyman: tre persone sono state uccise e una ferita a Torske, un altro civile è rimasto ferito a Zakitne”, ha scritto Kyrylenko su Telegram. Secondo le prime informazioni – scrive l’ufficio del procuratore regionale di Donetsk sulla sua pagina Facebook – gli invasori hanno attaccato i villaggi con l’artiglieria”.

Il primo attacco è avvenuto contro Torske alle 18:50 (15:50 GMT) e quello contro il villaggio di Zakitne mezz’ora dopo. Le vittime a Torske sono due donne e un uomo, di età compresa tra 63 e 88 anni, che erano seduti su una panchina al momento della deflagrazione, mentre una persona nello stesso villaggio ha riportato ferite al torace, alla spalla e all’anca. Secondo la stessa fonte, un uomo di 26 anni ha riportato una frattura del cranio e una commozione cerebrale nel villaggio di Zakitne. In un altro attacco, riferisce su Facebook l’amministrazione militare regionale, quattro civili sono stati feriti da colpi di mortaio e un edificio residenziale è stato danneggiato da due droni esplosivi a Seredyno-Buda, nella regione di Sumy, nel nord-est dell’Ucraina.

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Brasile, Zelensky rifiuta la proposta di un colloquio con Lula

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Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha rifiutato una richiesta del governo brasiliano per una conversazione telefonica con il suo omologo Luiz Inacio Lula da Silva alla vigilia del suo viaggio a Mosca, dove Lula ha confermato che il 9 maggio parteciperà col presidente russo Vladimir Putin alle celebrazioni per l’80mo anniversario della vittoria contro la Germania nazista nella Seconda guerra mondiale.

“È un peccato che il governo Lula abbia scelto questa strada strana, ignorando completamente l’Ucraina, disprezzando apertamente Zelensky e poi, all’improvviso, cercando di ottenere da Kiev un alibi e una scusa per andare a Mosca a sostenere apertamente Putin in una terribile parata militare, mascherando questa intenzione sotto il pretesto di ‘mediazione di pace'”, ha detto un’alta fonte del governo ucraino al sito di Cnn Brasil.

Una fonte del governo brasiliano ha dichiarato che la postura ostile di Zelensky nei confronti di Lula non dovrebbe cambiare la posizione verdeoro a favore di una soluzione diplomatica per il conflitto tra Russia e Ucraina, aggiungendo di essere sorpreso che il governo ucraino abbia una posizione più aggressiva con il Brasile.

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Rubio a Lavrov: è ora di mettere fine a guerra senza senso

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Il segretario di Stato Marco Rubio ha detto al ministro degli esteri russo Serghei Lavrov che è il momento di mettere fine alla “guerra senza senso” in Ucraina. Rubio, in una recente intervista, ha definito la settimana in corso “cruciale” per capire le intenzioni di Russia e Ucraina, e per gli Stati Uniti per decidere se continuare o meno lo sforzo per la pace.

Nel corso del colloquio telefonico con Lavrov, Rubio ha messo in evidenza che “gli Stati Uniti sono seriamente intenzionati a porre fine a questa guerra insensata”, riferisce il Dipartimento di stato. Il segretario di stato ha quindi discusso con il ministro degli esteri russo dei “prossimi passi nelle trattative di pace e della necessità di porre fine alla guerra ora”.

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La squadra di Merz, il paladino di Kiev agli Esteri

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L’era Merkel è lontana e anche la politica, per molti troppo prudente, di Olaf Scholz è alle spalle. Friedrich Merz ufficializza la squadra dei futuri ministri conservatori e punta, per tirare la Germania fuori dalla crisi, su nomi nuovi: due top manager per l’economia e la digitalizzazione del Paese, un mastino bavarese agli Interni per la svolta sull’immigrazione, e un esperto di Difesa versato in diplomazia, fautore del massimo sostegno a Kiev, al ministero degli Esteri. Con queste scelte il cancelliere in pectore, che dovrebbe essere eletto al Bundestag il 6 maggio, si è detto pronto ad affrontare le sfide dei prossimi anni e le molte incognite che assillano un’Europa “minacciata” e incerta del futuro.

“Il supporto all’Ucraina è necessario per preservare la pace e la libertà in Germania”, ha scandito prendendo la parola al piccolo congresso di partito dei democristiani, che hanno approvato a Berlino il contratto di coalizione firmato coi socialdemocratici di Lars Klingbeil. “Consideriamo il nostro aiuto all’Ucraina come uno sforzo congiunto di europei e americani dalla parte dell’Ucraina. Non siamo parte in causa in questa guerra e non vogliamo diventarlo, ma non siamo neanche terzi estranei o mediatori tra i fronti. Non ci devono essere dubbi sulla nostra posizione: senza se e senza ma, dalla parte di questo paese attaccato”, ha incalzato ribadendo il rifiuto di una pace imposta. Merz ha anche ribadito di non volere alcuna guerra commerciale con gli Usa, e di esser pronto a spendersi “con ogni forza per un mercato aperto”. Sul fronte migranti, ha assicurato la svolta, che dovrà strappare la Germania alla seduzione dell’ultradestra: “Dal giorno numero uno proteggeremo al meglio le nostre frontiere, con respingimenti massicci”.

Per realizzare questi piani, Merz ha scelto Johann Wadephul, 62 anni, come ministro degli Esteri. L’uomo della Cdu che in passato ha spinto per un sostegno pieno a Kiev, contestando le remore di Scholz e spingendo ad esempio per la consegna dei Taurus, che il Kanzler uscente ha sempre negato a Zelensky. Ex riservista dell’esercito, giurista e poi deputato dal 2009, è un fidatissimo di Merz, e viene ritenuto un grosso esperto di difesa: avrebbe potuto essere anche ministro del settore che andrà invece all’SPD e resterà a Boris Pistorius. Agli Interni sarà nominato il noto volto della Csu bavarese Alexander Dobrindt, “il nostro uomo di punta a Berlino per la questione centrale della svolta sui migranti”, nelle parole di Markus Soeder che ha presentato i tre ministri in quota del suo partito.

La stampa tedesca ha accolto con interesse anche le nomine della brandeburghese Katherina Reiche, 51 anni, all’Economia – top manager del settore energetico, e proveniente dall’est – e quella di Karsten Wildberger, 55 anni, ceo di Mediamarkt e Saturn, colossi dell’elettronica, designato alla Digitalizzazione all’Ammodernamento dello Stato. All’Istruzione andrà Karen Prien, dello Schleswig-Holstein, prima ebrea a ricoprire un incarico da ministra, secondo quanto ha scritto Stern. In squadra ci sono poi Patrick Schnieder ai Trasporti, Nina Warken alla Salute, Thorsten Frei come ministro per la Cancelleria e l’editore conservatore Wolfram Weimer come ministro di Stato alla Cultura. Mentre è stato ancora Soeder a ostentare la scelta del suo partito per la ministra alla Ricerca e all’Aerospazio, Dorothea Baer, e il ministero dell’Alimentazione Agricoltura e Patria: “Dopo un vegano verde arriva un macellaio nero”. Basta col tofu, ha ironizzato il populista bavarese. Il governo di Merz sarà completo soltanto quando i socialdemocratici ufficializzeranno i loro nomi, il 5 maggio. Il partito di Klingbeil attende il referendum della base, che dovrà pronunciarsi sul patto con Merz: il risultato è atteso il 30 aprile. E solo se sarà positivo Merz sarà eletto cancelliere al Bundestag, il 6 maggio. Ma all’Eliseo non hanno dubbi: è stata già annunciata una sua visita a Parigi il 7.

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