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Traffico di cuccioli di cane dai paesi dell’Est, 8 arresti della procura di Udine

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https://youtu.be/BTzcN92ESh4

La Polizia di Stato ha eseguito 8 misure cautelari personali nei confronti di sei cittadini italiani, una cittadina polacca e un cittadino slovacco. L’indagine della Polizia Stradale di Udine – Sottosezione di Amaro – coordinata dalla Repubblica di Udine, che ha permesso di smantellare un sodalizio criminale dedito al traffico internazionale di cuccioli di cane. L’associazione, che operava nelle province di Reggio Emilia, Bergamo e Como, importava gli animali dall’Ungheria, dalla Polonia e dalla Slovacchia, utilizzando i valichi confinari presenti nella nostra provincia.
L’attività di indagine è stata attivata nel mese di dicembre 2017, a seguito di un controllo effettuato da una pattuglia di vigilanza stradale della Sottosezione Polstrada di Amaro, che ha intercettato un automezzo a bordo del quale erano presenti 65 cuccioli.

Gli animali, di un mese di vita al massimo, condizione che rende illegale il trasporto in Italia, erano sprovvisti della necessaria vaccinazione antirabbica e viaggiavano in condizioni di sovrannumero, in gabbie sottodimensionate (scatole di cartone o ceste di materiale plastico solitamente utilizzato per il trasporto di avicoli) poste all’interno del bagagliaio con insufficiente ventilazione e privi di sistemi di abbeveraggio. La normativa impone che i cani possano essere tolti alla madre dopo aver effettuato il periodo di svezzamento e comunque non prima di avere raggiunto il terzo mese di vita. Condizioni necessarie per poter importare un cucciolo di cane dall’estero ed effettuarne il trasporto sono il possesso di idonea documentazione sanitaria, l’animale deve già essere vaccinato, e con il microchip di identificazione inoculato oltre che essere dotato di un passaporto canino. Ovviamente il trasporto può essere effettuato solo con veicoli idonei che garantiscano la salute dell’animale.


Grazie agli innumerevoli pedinamenti, all’utilizzo di apparecchiature satellitari e alle intercettazioni telefoniche attivate, gli investigatori hanno potuto fin da subito ipotizzare l’esistenza di un vasto e fiorente traffico illecito di animali da compagnia, operato da un´associazione a delinquere, che non solo importava illegalmente dall´estero i cuccioli, ma provvedeva anche a “regolarizzarli” e alla loro successiva commercializzazione.
Dopo il trasporto effettuato in condizioni indicibili, pregiudizievoli per la salute degli animali, l’organizzazione produceva falsamente la necessaria documentazione identificativa provvedendo anche all’illecita microchippatura, grazie al coinvolgimento di un veterinario compiacente, della provincia di Milano, e di due allevamenti che simulavano la nascita dei cuccioli nelle proprie strutture. La commercializzazione poi avveniva oltre che per i normali canali di vendita anche attraverso inserzioni su siti web dedicati al commercio on-line. Il cliente finale acquistava pertanto un cane nella convinzione che questo fosse venuto alla luce in Italia.
Elevati gli utili dell’attività illecita, basti considerare che un cucciolo acquistato in Repubblica di Slovacchia al costo di 50/100 euro poteva essere venduto in Italia al prezzo di 750/850 euro.
Non era raro che dopo l’acquisto, il cliente subiva la perdita dell’animaletto in quanto, l’assenza di una opportuna profilassi post nascita, ne causava la malattia e successivamente la morte di alcuni cuccioli e ciò era dovuto ovviamente anche al forte stress al quale erano stati sottoposti durante il viaggio di ingresso sul territorio nazionale, effettuato nella mancanza assoluta di condizioni igieniche adeguate. Un danno non solo economico, acquisto e successive cure mediche, ma anche affettivo per la prematura perdita del cucciolo.
Le indagini attivate hanno confermato le tesi ipotizzate dagli inquirenti, associazione a delinquere finalizzata all´introduzione nel territorio dello Stato, trasporto e cessione di animali da compagnia, corroborate anche da successivi sequestri di centinaia di cuccioli non solo in provincia di Udine ma anche in altre varie zone d´Italia.
Si è così conclusa l´operazione con l´esecuzione delle misure cautelari dell´obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria e il divieto di espatrio a carico di tutti i sodali, emesse da parte del G.I.P. di Udine. Le perquisizioni condotte nelle residenze private e nei luoghi di attività, allevamenti, negozi di animali, cliniche veterinarie, hanno permesso di consolidare il castello probatorio contro gli indagati, visto anche l´ulteriore sequestro di 6 cuccioli, documentazione cartacea, computer e telefoni, tutto materiale che risulterà sicuramente utile al completamento dell´attività di indagine.

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Elezioni comunali con 23 liste a Bisegna: il trucco della vacanza retribuita dietro una farsa elettorale

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Incredibile ma vero: 23 liste si sono presentate per le elezioni amministrative di Bisegna, minuscolo comune abruzzese in provincia dell’Aquila, con appena 212 abitanti. Un numero spropositato che nasconde una realtà scandalosa: 21 liste su 23 sono composte da agenti della polizia penitenziaria che si sono candidati non per partecipare davvero al processo democratico, ma per usufruire di un mese di aspettativa retribuita, garantita dalla legge, con la scusa della campagna elettorale.

Il vero scopo: un mese di ferie pagate

Delle 23 liste, solo due rappresentano candidati locali che hanno a cuore il futuro del paese. Le altre sono state messe in piedi esclusivamente per consentire ai candidati di prendere ferie retribuite: un abuso normativo che trasforma le elezioni, fondamento della democrazia, in una comoda vacanza a spese dei contribuenti. Una beffa clamorosa, soprattutto se si pensa che alle ultime elezioni hanno votato solo 150 persone.

Un meccanismo che tradisce la fiducia nelle istituzioni

Questa vicenda getta un’ombra pesante sulla credibilità del sistema elettorale locale. Organizzare liste fittizie per ottenere privilegi economici senza alcuna intenzione di governare o migliorare la vita di una comunità tradisce lo spirito delle elezioni, nate per consentire ai cittadini di scegliere chi li rappresenterà davvero.

Un caso che chiede risposte immediate

La situazione di Bisegna impone una riflessione urgente: è inaccettabile che le regole, pensate per garantire la partecipazione democratica, vengano piegate a interessi personali. Serve un intervento normativo che blocchi questi abusi e ristabilisca il rispetto per un diritto fondamentale come quello del voto.

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Un 19enne muore in un incidente in bicicletta

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Un giovane di 19 anni, di origine nigeriana, è morto questa sera in un incidente stradale avvenuto lungo via Roma, a Roscigno, nel Salernitano. Secondo una prima ricostruzione, il ragazzo, ospite del centro di accoglienza Sai del comune degli Alburni, stava rientrando dopo aver fatto la spesa quando ha perso il controllo della bicicletta ed è finito contro un albero sul lato opposto della carreggiata. Restano da chiarire le cause dell’impatto: al momento non si esclude alcuna ipotesi, dal coinvolgimento di altri veicoli a una manovra improvvisa per evitare un ostacolo. Possibile anche che il giovane abbia avuto difficoltà a gestire le buste della spesa durante la pedalata. Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118, ma per il 19enne non c’era più nulla da fare. Per risalire all’esatta dinamica dell’incidente indagano i carabinieri della compagnia di Sala Consilina.

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Identikit del nuovo Papa, chi raccoglie eredità Francesco

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Il principale, grande nodo che i cardinali che si riuniranno nella Sistina dovranno sciogliere nell’individuare la figura del nuovo Pontefice sarà su chi potrà raccogliere la grande eredità di papa Francesco. I tanti cantieri aperti lasciati dal Pontefice scomparso, i “processi avviati” come li chiamava lui, sono altrettanti capitoli di cui scrivere un futuro e su cui, se possibile, non fermarsi, né tanto meno tornare indietro. Quando dodici anni fa si dimise Benedetto XVI, la Chiesa attraversava una grave crisi, provata dagli scandali come il primo Vatileaks, le ondate di rivelazioni sugli abusi sessuali – peraltro favorite proprio da Ratzinger, il primo a promuovere la ‘tolleranza zero’ -, e la stessa rinuncia del Papa per l’età avanzata e le difficoltà nel fare fronte alle resistenze interne, che avevano fatto fortemente ondeggiare la ‘barca di Pietro’.

E il mandato dei cardinali a chi sarebbe diventato il nuovo Papa era stato di rifondare la Chiesa su una nuova base di rinascita cristiana e di rilanciata missione evangelizzatrice. Proprio quello che ha perseguito, non senza pesanti ostacoli, Jorge Mario Bergoglio in questi dodici anni di pontificato, con le riforme in primo luogo finanziarie, poi della Curia con l’inedito mandato ‘di governo’ anche ai laici e alle donne, sulla protezione dei minori, e col proprio atteggiamento personale di radicalità cristiana, di vicinanza ai più poveri, ai migranti, agli ‘scartati’, di indefessa abnegazione in favore della pace, della fratellanza umana e del dialogo con le altre religioni. Un insieme di spinte in avanti che rimettono in primo piano molti dei propositi ancora inattuati del Concilio Vaticano II, finora gravati da contrarietà e passività all’interno della Chiesa.

Senza contare l’ultimo grande cantiere aperto da Francesco, quello della Chiesa ‘sinodale’, su cui a parte i due Sinodi già svolti il Papa defunto ha indetto un ulteriore triennio per l’attuazione, con una grande e finale “assemblea ecclesiale” già programmata per l’ottobre del 2028. Un’eredità, quindi, in buona parte già scritta quella che dovrà raccogliere il prossimo, e 266/o, successore di Pietro. Che dovrà riprendere in mano tutte le riforme e portarle avanti secondo le proprie sensibilità e priorità. Oltre che con la necessaria autorevolezza e capacità di governo, qualità indispensabili per il pastore universale di un organismo della complessità e vastità della Chiesa cattolica.

Questo, insomma, sarà l’identikit del nuovo Papa, almeno per chi pensa che sulla rivoluzione imposta da Bergoglio in tanti settori ecclesiali “non si può tornare indietro”. E, a parte gli elenchi dei papabili e i possibili fronti contrapposti, nelle congregazioni generali pre-Conclave, come accadde proprio nel 2013 con la successiva elezione di Francesco, avrà la meglio chi nei propri interventi riuscirà a trasmettere carisma e a catalizzare maggiormente i convincimenti dei confratelli. Non mancherà certo l’assalto dei restauratori, di chi nel Collegio cardinalizio vorrebbe riportare indietro l’orologio della storia e fare piazza pulita di molte delle innovazioni di Francesco, in particolare in campi come la pastorale della famiglia (c’è chi non nasconde di non aver ancora digerito la comunione ai divorziati risposati) o peggio ancora le benedizioni alle coppie gay, o anche i rapporti con le altre religioni, oppure certe fughe in avanti tuttora mal sopportate.

Il fatto che ben 108 dei 135 cardinali elettori, cioè l’80 per cento, siano stati nominati da Francesco non garantisce sul risultato finale: si tratta di un gruppo molto composito, tra cui molti non si conoscono fra loro, e che comprende anche fieri oppositori della linea di Bergoglio. Un nome per tutti, l’ex prefetto per la Dottrina della fede, Gerhard Ludwig Mueller, fiero oppositore della linea bergogliana. L’esito del Conclave è dunque molto incerto. E a parte i favoriti elencati finora dai media, è possibile che alla fine prevalga un nome del tutto a sorpresa.

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