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Politica

Terzo Polo agita le acque, è battaglia sul voto utile

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Il voto utile e’ quello al Terzo Polo. A due settimane dalle elezioni Azione e Iv – forti degli ultimi sondaggi pubblicati (dal 9 e’ scattato il divieto) che li danno in crescita – cercano di ribaltare uno dei leit motiv della campagna elettorale. Quello della logica bipolarista legata, soprattutto, all’attribuzione dei seggi nei collegi uninominali. Lo dice chiaro e tondo un parlamentare di lungo corso come Osvaldo Napoli approdato nelle file dell’alleanza centrista: “”Nessun voto e’ piu’ inutile di quelli dati al Pd o a Fratelli d’Italia”. “Il paradosso – ragiona – e’ presto spiegato: se il Pd dovesse recuperare uno o due punti percentuali non cambierebbe nulla, la destra sarebbe sempre avanti. Se invece uno o due punti in piu’ arrivano, ma credo che ne arriveranno molti di piu’, ad Azione e Italia Viva la destra sarebbe nell’impossibilita’ di avere la maggioranza al Senato”. Di qui la prospettiva indicata, piu’ o meno esplicitamente, da Azione e Iv di un ritorno in sella di Mario Draghi alla guida di un governo di salute pubblica. “La sinistra ha l’ossessione della deriva fascista. Certamente c’e’ il rischio di deriva sovranista, e per questo non bisogna votare la destra, ma invece dare il voto ad un partito che spiega che bisogna andare avanti con Mario Draghi. Questa e’ la logica” insiste ancora oggi Calenda. Una logica che Enrico Letta ha piu’ volte rimandato al mittente. “Quelli che dicono che votando per loro torna Draghi raccontano una storia non vera”, ha avvertito nei giorni scorsi parlando al popolo Pd a Piazza Santi Apostoli. I Dem non mancano di rimarcare, infatti, come l’attuale situazione sia diversa da quella del 2018 che vide l’exploit di M5s a sparigliare le carte. Ma tant’e’. Del resto l’incognita Terzo polo non fa dormire sonni tranquilli nemmeno a destra in particolare in chi, come Forza Italia, negli ultimi sondaggi veniva dato come appaiato alla coppia Calenda-Renzi. Silvio Berlusconi e’ convinto: “ci sara’ una straordinaria vittoria del centrodestra”. E esorta gli italiani: “non votare, o sprecare il proprio voto, dandolo a piccoli partiti o a candidati incompetenti, significhera’ lasciare che le cose vadano avanti come e’ avvenuto finora”, dice in collegamento con il Friuli. “E’ impossibile – rincara la dose il coordinatore azzurro Antonio Tajani – che il Terzo Polo possa avere un ruolo politico in Italia e in Sicilia perche’ ha numeri marginali. In realta’ e’ il quarto polo, perche’ l’opposizione sara’ guidata da Pd e M5s. Loro faranno la ruota di scorta”. Dal centro del centrodestra, nel frattempo, e’ Luigi Brugnaro a sferzare: “Calenda? E’ del Pd e tornera’ con loro ed M5s”. ” Intanto i diretti interessati continuano ad accarezzare l’idea di un rientro in campo dell’attuale premier se, dopo l’attribuzione dei seggi, si dovesse creare una situazione di ingovernabilita’. E Matteo Renzi avverte la leader di FdI. “Se c’e’ un governo Meloni – esplicita l’ex premier – io voto contro, se c’e’ Draghi voto a favore. Intanto – fa sapere – io ho mandato un messaggio alla Meloni: guarda Giorgia, non so se vinci ma sappi che ogni due anni faccio cadere un governo”. “Attaccano Calenda da destra e da sinistra, vuol dire che siamo sulla strada giusta”, chiosa a sera Mariastella Gelmini. Intanto, naufragata l’ipotesi del campo largo, a impensierire, soprattutto a sinistra, e’ il recupero che – sempre stando agli ultimi dati pubblicati – starebbe segnando M5s. “Il Movimento e’ piu’ vivo che mai”, dice Michela Montevecchi coordinatrice della campagna pentastellata in Emilia, storico fortino di voti delcentrosinistra. I pentastellati continuano la propria corsa solitaria e Giuseppe Conte lancia un altola’ anche sul dopo voto. “Laddove governiamo le citta’ insieme al Pd – dice il leader M5s da Coltano – manterremo l’impegno preso con gli elettori, ma per il futuro ci penseremo bene, non una ma tante volte, e soprattutto mai con questi vertici nazionali”.

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Politica

San Giacomo Vercellese, nove liste per meno di trecento abitanti: un paradosso vergognoso

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San Giacomo Vercellese, minuscolo paese piemontese incastonato tra le risaie della provincia di Vercelli, finirà suo malgrado sotto i riflettori nazionali. Il motivo? Alle prossime elezioni del 25 e 26 maggio, si presenteranno addirittura nove liste per scegliere il nuovo sindaco, nonostante i residenti siano meno di trecento.

Un numero che sfida ogni logica democratica e che solleva più di una perplessità sulla serietà e sulla trasparenza del voto in piccoli centri come questo.

Dopo la scomparsa del sindaco Massimo Camandona, morto a febbraio e ricordato come un amministratore radicato nel territorio, si sarebbero potute immaginare elezioni sobrie, nel rispetto della comunità. Invece, alla fine della fase di presentazione delle liste, si sono contati candidati provenienti da Napoli, Roma, Siracusa e Salerno.

Solo due liste fanno riferimento ad esponenti locali, già attivi nell’attuale Consiglio comunale. Tutte le altre sette sono spuntate in extremis, registrate da persone senza alcun legame con il territorio.

La presenza di un numero così spropositato di liste in un comune minuscolo non è un segnale di vitalità democratica, ma l’ennesima prova di come meccanismi elettorali poco vigilati possano essere strumentalizzati.

Dietro queste candidature improvvisate spesso si celano interessi diversi: tentativi di ottenere visibilità, raccolta firme utile per future candidature, o peggio, accesso a rimborsi elettorali.

È un fenomeno che mortifica i cittadini di San Giacomo Vercellese, riducendo la politica a un teatrino grottesco e offendendo chi, invece, si batte quotidianamente per rappresentare davvero il proprio territorio.

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Politica

Folla commossa a Santa Maria Maggiore per salutare Papa Francesco

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All’alba, una lunga coda si era già formata davanti alla Porta Santa della basilica di Santa Maria Maggiore, dove è sepolto Papa Francesco. Ad aprire i cancelli, alle 7 in punto, è stato il rettore della basilica, il cardinale Rolandas Makrickas, che con emozione e un sorriso ha accolto i primi fedeli. Un’affluenza straordinaria che testimonia l’enorme affetto verso il Pontefice che ha scelto come ultima dimora il cuore multietnico dell’Esquilino.

Trentamila fedeli in poche ore

Alle 14, i visitatori erano già 30mila, e si prevede che a fine giornata possano raddoppiare. Famiglie, religiosi, scout e cittadini da ogni parte del mondo hanno reso omaggio a Francesco, il Papa dei poveri e della semplicità. La gente dell’Esquilino si è stretta attorno alla basilica, orgogliosa di avere come “vicino di casa” un Pontefice amato universalmente.

Le testimonianze di una devozione senza confini

Tra i tanti fedeli, Maria arrivata da Agrigento ha sottolineato la semplicità della tomba, specchio dello stile di Francesco. Florentine, da Grenoble ma originaria del Benin, ha parlato di una “grande emozione”. Roberto, romano e ateo, ha ricordato una frase che lo aveva colpito: «È meglio vivere da ateo che vivere da cristiano e parlare male degli altri». Dalla Finlandia, Sinika ha definito Francesco “il miglior Papa che i poveri possano avere”, fiera di indossare una maglietta con il suo ritratto.

Il ricordo che si fa simbolo

Nel quartiere, il volto di Francesco campeggia tra le vetrine, mentre striscioni di ringraziamento spuntano sui palazzi. Nella basilica, intanto, le celebrazioni liturgiche si alternano alla lunga processione dei fedeli: messe solenni, canti e l’omaggio di oltre cento cardinali. I tempi di attesa sono lunghi, ma il desiderio di sostare anche solo pochi secondi davanti alla lapide di “Franciscus” è fortissimo.

Roma prepara un afflusso senza precedenti

La fila continuerà oggi fino alle 22 e riprenderà domani mattina. Il sindaco Roberto Gualtieri ha annunciato una pianificazione straordinaria per gestire l’enorme afflusso di pellegrini: «Mercoledì ci sarà una riunione in Prefettura per organizzare al meglio l’accoglienza». Intanto, la rosa bianca – fiore caro a Francesco per la sua devozione a Santa Teresina – è diventata il simbolo silenzioso di questo tributo d’amore.

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Politica

Referendum e regionali, la sfida delle opposizioni

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Per le opposizioni, le regionali saranno il “test prima delle politiche”. La definizione è del presidente Pd Stefano Bonaccini. La tornata d’autunno, quindi, come un esame di compattezza, come una prova di forza per vedere se nel 2027 il centrosinistra potrà evitare il Meloni bis. Al voto andranno: Marche, Veneto, Campania, Puglia, Toscana e Valle d’Aosta. Le prime due sono governate dal centrodestra, le altre dal centrosinistra. Qualche mese prima, l’8 e 9 giugno, ci sarà un altro esame: i cinque referendum su lavoro e cittadinanza. Le opposizioni si stanno spendendo anche per quelli, specie Pd, M5s e Avs, mentre i centristi sono meno partecipi. Già raggiungere il quorum del 50% dei votanti farebbe ben sperare il fronte dei sostenitori dei “sì”.

In vista delle regionali, per il momento il lavoro dei partiti d’opposizione è orientato soprattutto alla definizione delle coalizioni. L’obiettivo della segretaria Pd Elly Schlein è rodare lo schieramento, nell’auspicio che sia il più largo possibile e che si presenti nel maggior numero possibile di Regioni. Sui nomi dei candidati i giochi sono fatti solo nelle Marche, dove per la carica di governatore corre l’eurodeputato Pd ed ex sindaco di Pesaro Matteo Ricci: l’alleanza è in via di costruzione, ma c’è la speranza che alla fine possa comprendere sia il M5s sia i centristi. In Puglia dovrebbe essere in campo l’altro eurodeputato Pd ed ex sindaco di Bari Antonio Decaro. L’accoppiata Pd-M5s parte in discesa, visto che ha già fatto le prove con la giunta ora guidata da Michele Emiliano.

In Toscana, il trascorrere del tempo fa crescere le quotazioni di una ricandidatura del governatore uscente Eugenio Giani, del Pd, già alleato a Iv, che auspica di imbarcare anche M5s e Avs. Mentre Azione ha già dato il suo placet. Giochi aperti in Campania, dove Pd e M5s stanno lavorando al candidato, che potrebbe essere l’ex presidente della Camera Roberto Fico. In ballo c’è anche l’attuale vicepresidente di Montecitorio Sergio Costa.

Entrambi sono del M5s. Fico sembra favorito, anche se per adesso è “bloccato” dal limite dei due mandati: la Costituente del Movimento ha dato indicazione di togliere il vincolo, ma ancora devono essere definiti i criteri, che dovranno passare la vaglio del voto degli iscritti. Sembrava che la chiusura dell’iter potesse arrivare prima di Pasqua. I tempi, comunque, dovrebbero essere maturi. Resta in ogni caso da capire quali saranno le indicazioni del governatore uscente Vincenzo De Luca. Partita aperta in Veneto, dove il centrosinistra è alla ricerca del candidato, che potrebbe essere sostenuto sia da Pd sia dal M5s.

Dinamica a sé in Valle D’Aosta, dove il voto è sostanzialmente proporzionale: spetta poi agli eletti formare una maggioranza in consiglio regionale e individuare il governatore. La prima prova generale delle opposizioni, però, ci sarà fra un mese e mezzo, con i referendum sul lavoro promossi dalla Cgil, che sostanzialmente aboliscono il jobs act, e quello per rendere più facile l’acquisizione della cittadinanza promosso da un comitato con Più Europa. Pd e Avs hanno dato indicazione per cinque sì. Quattro sì per il M5s, che lascerà libertà di coscienza sulla cittadinanza. Per una volta, indicazioni analoghe da Azione e Iv: “sì” solo alla cittadinanza, “no” agli altri.

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