Una forte scossa di terremoto di magnitudo 7 della scala Richter ha scosso la regione di Marrakech. I sismografi hanno registrato la scossa alle 23.11 di venerdì 8 settembre. L’epicentro individuato ai piedi dell’Atlante, nella provincia di Al Haouz, probabilmente nel centro di Ighil, ad una profondità di 8 chilometri, a poco più di 70 chilometri da Marrakech. La scossa però è stata sentita lungo tutta la dorsale dell’Atlante, a Merzouga, una delle porte del deserto, Taroudant, Essaouira e Agadir e dall’altro versante della catena montuosa a Casablanca, fino a Rabat. Il movimento ondulatorio è durato circa 30 secondi, che sono però sembrati molti di più.
Paura soprattutto nella medina di Marrakech, dove le parti più fragili delle mura che circondano il centro storico sono crollate. Hanno ceduto alcune abitazioni, nella piazza Jamaa el Fna è crollato il minareto di una piccola moschea vicino allo storico ‘Café de France’. Si segnalano danni nella kasbah di Marrakech e crolli di abitazioni nella zona a nord est. In città nuova ci sono crepe nel campanile della chiesa cattolica di Gueliz. Crolli di facciate a Essaouira, sull’Oceano atlantico e a Ouarzazate, nel centro Sud.
Sono oltre 630 le vittime del terremoto che ha colpito venerdì sera il Marocco. I feriti accertati 400. Il bilancio del sisma è stato comunicato dal Ministro dell’Interno. Si tratta di un bilancio di sangue terribile ma purtroppo ancora provvisorio. Il conto si aggiorna di minuto in minuto, man mano che arrivano i dati dalle città e soprattutto dalle località di montagna vicine all’epicentro del sisma. I paesi che punteggiano l’Atlante sono paesi poveri, molto spesso non hanno collegamento internet e le case sono costruite con il caratteristico muro a pisé, realizzato in paglia, fango e sassi.
– Il primo bilancio arriva poco dopo le 2 del mattino. È il ministro dell’Interno che aggiorna il bollettino ufficiale delle vittime del terremoto di magnitudo 7 che ha colpito il Marocco: sono 296 i morti nella regione di Al Haouz, di Marrakech, Ouarzazate, Azilal, Chichaoua e Taroudant. Oltre 153 i feriti trasferiti negli ospedali per ricevere le prime cure. La scossa è stata avvertita in molte regioni del Marocco. L’epicentro è stato localizzato al centro del paese a 16 chilometri del villaggio Tata N’Yaaqoub, nel municipio di Ighil, a 72 chilometri a sud-ovest di Marrakech. Una serie di scosse di assestamento sono state avvertite a Casablanca (magnitudo 4,8), 20 minuti dopo la scossa principale, e una seconda a 43 chilometri a sud di Marrakech (magnitudo 3,3 ). La terza di magnitudo 2,6 è stata avvertita verso mezzanotte a 32 chilometri da Marrakech. Ingenti i danni materiali. Sono mobilitate le forze dell’ordine, la protezione civile e il personale medico e paramedico per predisporre un eventuale piano di emergenza.
Numerosi i feriti. In migliaia si sono riversati per le strade della città nuova di Marrakech e nei vicoli della medina, in preda al panico. Elettricità e collegamento internet sono mancati a lungo. Il centralino dell’ambasciata italiana a Rabat ha ricevuto numerose chiamate soprattutto da parte di turisti che chiedono di rientrare a casa. Al momento gli aeroporti sono chiusi e riapriranno sabato mattina.
Al momento gli uffici consolari italiani a Marrakech, l’ambasciata di Rabat e l’unità di crisi della Farnesina non segnalano vittime italiane nell’immane sciagura che ha colpito il Marocco.
Il dolore dell’Italia e del popolo italiano è stato espresso dalla premier Giorgia Meloni e dal ministro degli Esteri Antonio Tajani. Il Governo italiano è pronto ad andare in soccorso del Marocco se, come e quando le autorità di Rabat lo chiederanno. La protezione civile italiana, l’esercito e tutte le strutture di primo soccorso italiane sono mobilitate per rispondere all’eventuale appello del Marocco che al momento è alle prese con una analisi della devastazione e per capire dove intervenire per poter salvare vite umane ancora sotto le macerie.
Donald Trump torna a parlare della guerra in Ucraina e lo fa con dichiarazioni destinate a far discutere. In un’intervista rilasciata a Time, il presidente degli Stati Uniti ha affermato che “la Crimea resterà con la Russia”, aggiungendo che anche il presidente ucraino Zelensky ne sarebbe consapevole.
“La Crimea è andata ai russi, fu colpa di Obama”
«La Crimea è stata consegnata alla Russia da Barack Hussein Obama, non da me», ha ribadito Trump, sottolineando come la penisola fosse “con i russi” ben prima del suo arrivo alla Casa Bianca. «Lì ci sono sempre stati i russi, ci sono stati i loro sottomarini per molti anni, la popolazione parla in gran parte russo», ha aggiunto. Secondo l’ex presidente, se lui fosse stato alla guida del Paese, “la Crimea non sarebbe mai stata presa”.
“Questa guerra non doveva accadere”
Trump ha definito il conflitto in Ucraina “la guerra che non sarebbe mai dovuta accadere”, lanciando un messaggio implicito al presidente Joe Biden e alla gestione democratica della politica estera. A suo avviso, con lui alla presidenza, la situazione in Ucraina si sarebbe sviluppata in modo del tutto diverso, senza l’invasione da parte delle truppe russe.
Le dichiarazioni si inseriscono in un contesto internazionale già molto teso, mentre si continua a discutere del futuro della Crimea e dei territori occupati.
La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha condannato come “un attacco terroristico” l’attentato in cui è morto oggi vicino a Mosca il generale Yaroslav Moskalik, ucciso dall’esplosione di un ordigno posto sulla sua auto. “La questione principale – ha detto Zakharova, citata dall’agenzia Tass – è come fermare la guerra nel cuore dell’Europa e del mondo. Vediamo così tante vittime ogni giorno. Anche oggi, un militare russo è stato ucciso in un attacco terroristico a Mosca”. (
Gli Stati Uniti sono pronti a offrire all’Arabia Saudita un pacchetto di armi del valore di ben oltre 100 miliardi di dollari: lo riferisce la Reuters sul proprio sito citando sei fonti a conoscenza diretta della questione e aggiungendo che la proposta dovrebbe essere annunciata durante la visita di Donald Trump nel regno a maggio. Il pacchetto offerto arriva dopo che l’amministrazione dell’ex presidente Joe Biden ha tentato senza successo di finalizzare un patto di difesa con Riad nell’ambito di un accordo più ampio che prevedeva la normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele.
La proposta di Biden offriva l’accesso ad armamenti statunitensi più avanzati in cambio del blocco degli acquisti di armi cinesi e della limitazione degli investimenti di Pechino nel Paese. La Reuters non è riuscita a stabilire se la proposta dell’amministrazione Trump includa requisiti simili.