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Tensioni sulla manovra, l’ok finale slitta a dopo Natale

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Si ingolfa all’ultimo miglio la manovra. Il via libera definitivo da parte del Parlamento è destinato infatti ad arrivare dopo Natale. Non basta la maratona notturna in commissione Bilancio alla Camera per licenziare il testo e le sue centinaia di emendamenti, che continuano a cambiare e ad arrivare ai deputati sotto forma di riformulazioni che, protestano le opposizioni, sono troppe, complesse e confusionarie per essere valutate nel poco tempo concesso. Uno fra tutti è l’emendamento sugli stipendi dei ministri, cambiato almeno due volte nell’arco di 24 ore.

Una delle modifiche che vede il via libera definitivo è invece l’emendamento della Lega sulla flessibilità in uscita: per la prima volta si potrà cumulare previdenza obbligatoria e complementare per raggiungere un assegno pensionistico pari a tre volte il minimo, riuscendo ad anticipare la pensione a 64 anni. Dopo aver mancato l’obiettivo della mattina, cioè chiudere l’esame affidando il mandato al relatore, la commissione Bilancio si prende mezza giornata di pausa anche per assistere alle comunicazioni della premier in Aula. Nel caos il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti dà la sua disponibilità a presentarsi in commissione. Ma la richiesta ufficiale alla fine non arriva.

La seduta si riapre nel primo pomeriggio, ma i lavori procedono subito a rilento. Ma sui tavoli della commissione, per tutto il giorno, sono continuati ad arrivare nuovi fascicoli di emendamenti riformulati. La maggior parte riguarda temi di primo piano, come l’Ires premiale che aggiunge un nuovo requisito anti-elusione, oppure quello che riduce da 40 a 20 anni la proroga delle concessioni elettriche. E solo in serata, dopo un’interlocuzione durata tutto il giorno, arriva quello che modifica l’introduzione dei revisori del Mef nelle società che percepiscono fondi pubblici. Dopo la maratona notturna fallita, anche il nuovo obiettivo di chiudere in poche ore e assicurare l’approdo del testo in Aula mercoledì pomeriggio sembra lontano. La capigruppo slitta di ora in ora: licenziare la legge di bilancio 2025 entro Natale sembra sempre più improbabile, tanto che il Senato si prepara a lavorare il 27 e 28 dicembre.

Nel frattempo, le opposizioni protestano per il caos dei lavori. Contestano il metodo con cui viene condotto il voto sugli emendamenti alla manovra. “Ci apprestiamo all’approvazione per parti separate di un maxiemendamento, con un solo voto su materie assolutamente eterogenee e lontanissime tra di loro”, fa notare la deputata del Pd Cecilia Guerra. “Ciascuno di noi è obbligato ad esprimersi con un solo voto. Una prassi che non si deve ripetere e non può costituire un precedente. Prendiamoci un impegno collettivo affinché non diventi prassi, sarebbe una violenza nei confronti di parlamento e democrazia”, ha aggiunto. Ma non è solo il metodo che viene contestato, nel merito solleva parecchie critiche anche la norma sugli stipendi dei ministri che viene riscritta più volte.

Le critiche sono talmente forti che anche la premier Giorgia Meloni ne parla in Aula, appoggiando il passo indietro per evitare inutili polemiche. Nel pomeriggio, un’ulteriore riformulazione dell’emendamento dei relatori specifica che i rimborsi delle spese di trasferta per ministri e sottosegretari non eletti e non residenti a Roma riguardano il tragitto “da e per il domicilio o la residenza”. La riformulazione conferma lo stop all’equiparazione dei compensi dei ministri e sottosegretari non parlamentari a quelli dei colleghi eletti, prevedendo solo il “diritto al rimborso delle spese di trasferta per l’espletamento delle proprie funzioni”. E anche la cosiddetta norma anti-Renzi viene ritoccata: il divieto ai compensi extra Ue vale anche per “i titolari di cariche di governo”.

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Politica

Elezioni comunali Napoli: sfida di Paolo Russo a Marigliano e ritorno degli ex sindaci

Paolo Russo in corsa a Marigliano, ex sindaci in campo e centrodestra solido: ecco come cambiano le elezioni comunali nella provincia di Napoli tra sorprese e conferme.

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Tornano tanti ex sindaci nella città metropolitana di Napoli, mentre il campo largo annaspa e crolla l’asse Pd-Cinque Stelle. Il Movimento fondato da Conte praticamente scompare, mentre il centrodestra, pur con qualche difficoltà, regge. Proliferano le liste civiche e resta alta l’attenzione sulle liste pulite e sull’eventuale presenza di “impresentabili”.

Marigliano: la sfida di Paolo Russo

A Marigliano la novità è Paolo Russo (nella foto Imagoeconomica in evidenza assieme a Mara Carfagna), ex deputato di lungo corso, che scende in campo nella sua città d’origine. La sua coalizione “Cuore civico” raccoglie pezzi di centrodestra, società civile ed esponenti progressisti. Il Pd ha invece scelto un altro candidato: Gaetano Bocchino, sostenuto anche da Azione, Verdi e Sinistra. Terzo candidato è Ciro Panariello, appoggiato da una lista civica.

Giugliano: centrodestra contro un centrosinistra diviso

A Giugliano, la città più popolosa della provincia, si sfidano Giovanni Pianese con il centrodestra, Diego D’Alterio con il centrosinistra senza il Movimento 5 Stelle, e Salvatore Pezzella, ex esponente grillino, ora sostenuto da una civica. Resta la spada di Damocle della commissione d’accesso prefettizia che potrebbe portare allo scioglimento per infiltrazioni.

Nola: il Pd rinuncia e resta fuori dalla corsa

A Nola il Pd si sfila a sorpresa e lascia il campo a quattro candidati: Maurizio Barbato (Fratelli d’Italia), Andrea Ruggiero (Per e civiche), Agostino Ruggiero (sostenuto dai socialisti) e Antonio Ciniglio (civiche territoriali). Il ritiro del candidato Pd Giuseppe Tudisco ha lasciato spazio a una corsa senza bandiere ufficiali del centrosinistra.

Volla: sei candidati e la conferma dell’instabilità politica

A Volla si conferma il record di instabilità politica: sei i candidati a sindaco. Tra loro due ex primi cittadini: Giuliano Di Costanzo (sostenuto dal Pd) e Pasquale Di Marzo (civiche). In corsa anche Lino Di Donato (centrodestra), Roberto Barbato (civica), Gennaro Burriello (Potere al Popolo) e Gianluca Pipolo (civiche).

Casavatore: sfida tra ex sindaci

A Casavatore la sfida è tra Vito Marino (appoggiato da cinque civiche), Fabrizio Celaj (Pd e civiche) e Mauro Muto (Fratelli d’Italia). Marino e Muto hanno entrambi già guidato il Comune in passato.

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Zelensky: da Meloni una posizione chiara, la apprezzo

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“Oggi a Roma ho incontrato la Presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni. Abbiamo discusso dell’importanza delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina e degli sforzi per ripristinare la pace e proteggere le vite umane”. Lo ha scritto su X Volodymyr Zelensky. “46 giorni fa l’Ucraina – scrive – ha accettato un cessate il fuoco completo e incondizionato e per 46 giorni la Russia ha continuato a uccidere il nostro popolo. Pertanto, è stata prestata particolare attenzione all’importanza di esercitare pressioni sulla Russia”. Ed ha aggiunto: “Apprezzo la posizione chiara e di principio di Giorgia Meloni”.

Il leader ucraino ha aggiunto di aver “informato” la premier italiana “degli incontri costruttivi tenuti dalla delegazione ucraina con i rappresentanti di Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Germania a Parigi e Londra. C’è una posizione comune: un cessate il fuoco incondizionato deve essere il primo passo verso il raggiungimento di una pace sostenibile in Ucraina”.

(la foto in evidenzaè di Imagoeconomica)

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Fratelli d’Italia risale nei sondaggi: cala il Pd, stabile il M5S

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Ad aprile, la politica internazionale ha fortemente influenzato l’opinione pubblica italiana. Gli avvenimenti chiave sono stati l’avvio dei dazi da parte degli Stati Uniti, gli incontri della premier Giorgia Meloni con Donald Trump e il vicepresidente americano Vance, la guerra in Ucraina e la crisi a Gaza, oltre alla scomparsa di papa Francesco. Questi eventi hanno oscurato le vicende della politica interna, come il congresso della Lega, il decreto Sicurezza e il dibattito sul terzo mandato per i governatori.

Ripresa di Fratelli d’Italia e consolidamento del centrodestra

Secondo il sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera, Fratelli d’Italia torna a crescere, attestandosi al 27,7%, oltre un punto in più rispetto al mese precedente. Il recupero è legato all’eco positiva degli incontri internazionali della premier e alla riduzione delle tensioni interne alla maggioranza. Forza Italia si mantiene stabile all’8,2%, mentre la Lega scende all’8,2% (-0,8%).

Nel complesso, il centrodestra si rafforza leggermente, mentre le coalizioni di centrosinistra e il Campo largo registrano piccoli cali.

Opposizione in difficoltà: Pd in calo, M5S stabile

Il Partito Democratico cala ancora, arrivando al 21,1%, il punto più basso dell’ultimo anno, penalizzato da divisioni interne soprattutto sulla politica estera. Il Movimento 5 Stelle, invece, resta stabile al 13,9%, grazie al chiaro posizionamento pacifista.

Le altre forze di opposizione non mostrano variazioni rilevanti rispetto al mese precedente.

Governo e premier in lieve ripresa

Anche il gradimento per l’esecutivo cresce di un punto, raggiungendo il 41%, mentre Giorgia Meloni si attesta al 42%. Sono segnali deboli ma indicativi di un possibile arresto dell’erosione di consensi degli ultimi mesi.

I leader politici: lieve crescita per Conte e Renzi

Tra i leader, Antonio Tajani registra il peggior risultato di sempre (indice di 28), mentre Giuseppe Conte cresce di un punto, raggiungendolo. Piccoli cali si registrano anche per Elly Schlein e Riccardo Magi. In lieve risalita di un punto anche Matteo Renzi, che resta comunque in fondo alla classifica.

Più partecipazione elettorale

Un dato interessante riguarda la crescita della partecipazione: l’area grigia degli astensionisti e indecisi si riduce di tre punti. Resta da vedere se sarà un fenomeno duraturo o temporaneo.

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