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Economia

Tagli in arrivo per il Fondo cinema e audiovisivo: -190 milioni nel 2026 e -240 dal 2027

La bozza della nuova manovra prevede un taglio significativo al Fondo per il cinema e l’audiovisivo: 190 milioni in meno nel 2026 e 240 dal 2027, con una soglia minima ridotta a 460 milioni di euro.

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Arriva una sforbiciata significativa ai fondi destinati al cinema e all’audiovisivo.
Secondo la bozza preliminare della legge di bilancio, il Fondo per il cinema e l’audiovisivo subirà un taglio di 190 milioni di euro nel 2026 e di 240 milioni a partire dal 2027, riducendo in modo netto il livello di finanziamento pubblico per il settore.


La nuova soglia minima scende a 460 milioni

Attualmente il fondo è stabilito in misura pari all’11% delle entrate effettivamente incassate dal bilancio dello Statonell’anno precedente, con un minimo garantito di 700 milioni di euro annui.

La nuova norma riduce la soglia minima a 510 milioni di euro per il 2026 e a 460 milioni di euro annui dal 2027 in poi, segnando una contrazione del 34% rispetto agli stanziamenti attuali.


Un colpo al settore culturale e produttivo

Il taglio, se confermato nella versione definitiva della manovra, rappresenta un duro colpo per l’intera filiera del cinema e dell’audiovisivo italiano — dalla produzione indipendente alle sale, fino alle piattaforme e ai festival — che negli ultimi anni aveva beneficiato di un sostegno stabile e crescente da parte dello Stato.

Le associazioni di categoria, in attesa del testo definitivo, si preparano a chiedere una revisione delle cifre, temendo ricadute su occupazione, competitività internazionale e valorizzazione del patrimonio culturale nazionale.


Il dossier sarà discusso nelle prossime settimane in Parlamento, ma il segnale della bozza è chiaro: la stagione dei grandi investimenti pubblici nel cinema italiano sembra destinata a una brusca frenata.

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Economia

Manovra 2026, Landini attacca: “È contro il Paese e i lavoratori. Sabato 25 ottobre la Cgil in piazza”

Maurizio Landini boccia la legge di bilancio: “Una manovra contro i lavoratori e il Paese”. Sabato 25 ottobre la Cgil scende in piazza contro tagli, precarietà e mancati investimenti.

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Una manovra contro il Paese e i lavoratori”.
Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, definisce la nuova legge di bilancio, che secondo il sindacato “fa pagare ancora una volta il conto a dipendenti e pensionati”.

La Cgil si prepara a scendere in piazza sabato 25 ottobre per protestare contro una manovra giudicata “iniqua e recessiva”, che — sostiene Landini — “non prevede crescita, non investe e peggiora le condizioni del mondo del lavoro”.


“Non si prendono i soldi dove ci sono, e i salari continuano a calare”

Per Landini, il cuore del problema resta l’assenza di una politica di redistribuzione:
Non si vanno a prendere i soldi dove ci sono, e non si inverte la rotta su un tema cruciale: l’abbassamento dei salari e l’aumento della precarietà”.

Il segretario denuncia un sistema fiscale che penalizza i lavoratori dipendenti e i pensionati, mentre i redditi da capitale e gli utili delle imprese “continuano a essere tassati meno del lavoro”.


Salari, Irpef e contratti: “Misure insufficienti e inique”

La riduzione dell’aliquota mediana Irpef dal 35% al 33% viene giudicata “insufficiente” anche dagli altri sindacati.
Cisl e Uil mantengono un atteggiamento più dialogante col governo, ma le critiche sui salari e sui contratti sono condivise da tutti.

Secondo la Cgil, la detassazione dei rinnovi contrattuali prevista dalla manovra “taglia fuori interi settori, come i metalmeccanici”, a causa dei limiti di reddito imposti dal provvedimento.


“Siamo in una fase di propaganda. Il boom economico non esiste”

Landini accusa il governo di raccontare un Paese che non c’è:
Siamo in una fase di grande propaganda: ci parlano di un boom inesistente, mentre la produzione industriale è in calo da 26 mesi. Ad agosto l’Italia produceva quanto nel 2020, in piena pandemia”.

Dal 2000 al 2025, ricorda Landini, la produzione italiana è scesa del 23%, la peggiore performance dell’Unione Europea a 27, mentre l’Irlanda nello stesso periodo ha registrato un +447%.
“Oggi — aggiunge — le aziende in crisi sono 96 e i lavoratori a rischio oltre 121mila”.


“Le imprese non reinvestono, distribuiscono utili agli azionisti”

Per la Cgil, la crisi industriale italiana è aggravata dalla mancanza di una politica pubblica per il rilancio produttivo e da un modello economico “drogato dalla finanza”.
Le imprese non reinvestono gli utili, li distribuiscono agli azionisti. E le peggiori sono le partecipate dallo Stato, che lasciano agli azionisti il 91% degli utili, contro l’80% delle società private”, denuncia Landini.

Quegli utili — spiega — vengono spesso dirottati in attività immobiliari o finanziarie, invece che in innovazione, ricerca e occupazione.
È assurdo che gli utili siano tassati meno del reddito da lavoro. Anche per questo — conclude — sabato 25 ottobre saremo in piazza”.


La protesta Cgil: salari, giustizia fiscale e politica industriale

La mobilitazione annunciata dalla Cgil punta a rimettere al centro il lavoro, con richieste precise:

  • aumenti salariali reali,

  • lotta alla precarietà,

  • una riforma fiscale più equa,

  • e una politica industriale pubblica capace di rilanciare la produzione.

Per Landini, “non è più tempo di bonus e propaganda. Serve un progetto per il Paese, che parta dal lavoro e non dai dividendi”.

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Economia

Legge di bilancio 2026: taglio Irpef, aumento pensioni minime, nuove tasse su affitti brevi e tabacco

La legge di bilancio 2026 porta il taglio dell’Irpef per 13 milioni di italiani, un piccolo aumento delle pensioni minime e nuove imposte su affitti brevi e tabacco. Confermate misure per banche e lavoratori.

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Con il nuovo taglio dell’Irpef, oltre 13 milioni di contribuenti riceveranno un beneficio medio di 210 euro.
La riduzione della seconda aliquota dal 35% al 33% interesserà i redditi tra 28mila e 50mila euro, con un vantaggio maggiore per gli 8,2 milioni di lavoratori dipendenti inclusi nella misura.
Il beneficio non sarà applicato ai redditi superiori ai 200mila euro.


Pensioni minime e Ape sociale prorogata

Le pensioni minime aumenteranno di 12 euro al mese rispetto al 2025, con un incremento complessivo di 20 euro dal 2026.
L’aumento sarà destinato ai pensionati in condizioni di disagio economico, non solo agli over 70, e riguarderà circa 1,1 milioni di persone.
Confermata la proroga dell’Ape sociale, che potrebbe interessare 24mila beneficiari nel 2026, mentre Opzione Donna e Quota 103 non saranno rinnovate.


Affitti brevi, aliquota più alta solo per chi usa le piattaforme

Il Governo ha scelto una via intermedia sulla tassazione degli affitti brevi: la cedolare secca sale al 26% solo per gli immobili affittati tramite piattaforme telematiche.
Resta al 21% per chi gestisce direttamente la locazione.
Secondo le stime, il 90% dei proprietari continuerà a utilizzare le piattaforme digitali, garantendo un get­tito di circa 102 milioni di euro l’anno dal 2028.


Rottamazione delle cartelle: attesi 9 miliardi in dieci anni

La nuova definizione agevolata consente di sanare le cartelle relative al periodo 2020–2023 con pagamento in un’unica soluzione o in 54 rate bimestrali (minimo 100 euro a rata) e interessi al 4% annuo.
L’impatto stimato per l’erario è di 9 miliardi tra il 2026 e il 2036.


Banche e assicurazioni, contributo straordinario da 10 miliardi

Per gli istituti finanziari è previsto un contributo complessivo da 10 miliardi in tre anni, con:

  • aumento di due punti dell’Irap;

  • slittamento delle Dta;

  • accesso agevolato alle riserve nei primi due anni;

  • adeguamento graduale sugli interessi passivi (dal 96% al 99%).

La misura include anche modifiche alle svalutazioni sui crediti.


Lavoratori, detassazione e bonus produttività

Arriva una tassazione ridotta al 5% sugli aumenti contrattuali del 2025 e 2026 per i lavoratori con redditi inferiori ai 28mila euro, pari a 3,3 milioni di persone.
Confermata la detassazione di straordinari, festivi e notturni per redditi fino a 40mila euro.
I premi di risultato saranno tassati all’1%, con il tetto che passa da 3mila a 5mila euro.
Sale inoltre a 10 euro l’importo esentasse dei buoni pasto elettronici.


Aumenti in arrivo: sigarette e tassa di soggiorno

Previsti aumenti sui pacchetti di sigarette: +15 centesimi nel 2026, +25 nel 2027 e fino a +40 dal 2028.
Prorogata anche per il 2026 la facoltà per i Comuni di aumentare la tassa di soggiorno fino a 2 euro per notte.


Cinema e cultura: tagli ridotti rispetto alle stime iniziali

Ridotti i tagli al Fondo per il cinema e l’audiovisivo: la riduzione per il 2026 sarà di 150 milioni (invece dei 190 previsti), e di 200 milioni nel 2027 al posto dei 240 inizialmente programmati.


Flat tax per i “Paperoni”

La tassa piatta per i super-ricchi che trasferiscono la residenza fiscale in Italia sale da 200mila a 300mila euro, mentre per i familiari l’imposta raddoppia da 25mila a 50mila euro.


Risorse per i Comuni, la sanità e la ricerca

Previsto un fondo di 50 milioni nel 2027 e 100 milioni dal 2028 per migliorare il trattamento accessorio dei dipendenti comunali non dirigenti.
La sanità viene rifinanziata con 2,4 miliardi nel 2026 e 2,65 miliardi dal 2027, con fondi aggiuntivi destinati alla prevenzione.
Nasce infine il Fondo per la programmazione della ricerca, con oltre 400 milioni di euro per il 2026, destinati a garantire stabilità e continuità ai bandi scientifici nazionali.


Una manovra orientata al ceto medio e alla stabilità

La legge di bilancio 2026, presentata come una manovra di equilibrio, punta a sostenere i redditi medi, mantenere la pressione fiscale sotto controllo e garantire risorse mirate alla sanità, alla ricerca e agli enti locali, con l’obiettivo di favorire una crescita ordinata e sostenibile nel medio periodo.

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Economia

Rottamazione quinquies, attesi 9 miliardi di gettito ma con una perdita di 9,7 per la riscossione ordinaria

La relazione tecnica alla legge di bilancio stima un impatto positivo di 9 miliardi per la rottamazione quinquies, ma anche una perdita di 9,7 miliardi per la riscossione ordinaria.

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Secondo la relazione tecnica alla legge di bilancio, la nuova rottamazione quinquies dovrebbe generare un gettito complessivo stimato in 9 miliardi di euro nel periodo 2026-2036. Il calcolo tiene conto dell’adesione massima dei contribuenti prevista per il piano di pagamento, che si articola in 54 rate bimestrali distribuite su nove anni.


Entrate graduali dal 2026 al 2036

Il flusso delle entrate sarà progressivo: si partirà con 500 milioni di euro nel 2026, per poi salire a 1 miliardo di euro annui nei successivi otto anni.
La relazione prevede inoltre ulteriori 500 milioni di incasso nel 2033, chiudendo così il ciclo stimato della misura.


Una misura vantaggiosa per i contribuenti

La rottamazione quinquies consente ai contribuenti di sanare i debiti fiscali in modo agevolato, pagando solo l’importo dovuto senza sanzioni o interessi di mora. È la quinta edizione di una misura già sperimentata più volte dal governo per alleggerire il carico fiscale arretrato e incrementare il recupero dei crediti dello Stato.


Effetti negativi sulla riscossione ordinaria

La stessa relazione tecnica evidenzia, tuttavia, anche un effetto negativo sulla riscossione ordinaria, quantificato in 9,7 miliardi di euro di perdite.
Come spiegano i tecnici del Ministero dell’Economia, una parte dei crediti che rientreranno nella rottamazione “sarebbero stati prevedibilmente riscossi attraverso le procedure ordinarie di recupero o mediante rateizzazioni di pagamento”.

In sostanza, il vantaggio per i contribuenti comporterà per lo Stato un mancato incasso netto, dovuto agli sconti e agli abbuoni concessi per favorire l’adesione alla misura.


Bilancio tra gettito e perdita

Il saldo complessivo tra gettito atteso e perdita di riscossione mostra un effetto quasi neutro per le casse pubbliche, ma con un potenziale beneficio per la liquidità dei cittadini e delle imprese.
La misura, osservano gli esperti, potrà contribuire a ridurre il contenzioso tributario e a riattivare flussi economici oggi bloccati, anche se resta da verificare l’effettivo grado di adesione da parte dei contribuenti.

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