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Swiatek squalificata per un mese per doping, ma non c’è nessuna relazione con vicenda Sinner

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Una pasticca di melatonina è costata una squalifica di un mese a Iga Swiatek, fuoriclasse del tennis e vincitrice di cinque titoli Slam. La decisione è stata comunicata ieri dall’International Tennis Integrity Unit (ITIA) a conclusione del processo, portando alla luce un caso complesso legato alla contaminazione di un integratore.

Il caso della melatonina contaminata

Alla vigilia del Cincinnati Open del 12 agosto, Swiatek aveva assunto melatonina per attenuare gli effetti del jet lag. Tuttavia, il prodotto era contaminato con trimetazidina, un farmaco proibito utilizzato per trattare ischemie e migliorare il metabolismo dei grassi negli atleti.

A differenza della melatonina, che non è vietata, la presenza della trimetazidina ha attivato i controlli dell’antidoping. I legali della tennista polacca hanno dimostrato la contaminazione, recuperando prescrizioni, scontrini e confezioni sigillate dello stesso lotto, certificando che Swiatek non aveva intenzione di assumere sostanze dopanti.

Perché la squalifica?

Nonostante la prova della contaminazione, Swiatek ha ricevuto una squalifica di un mese, in contrasto con il caso di Jannik Sinner, che era stato assolto in una situazione simile. La differenza risiede, secondo la sentenza, nel fatto che l’altoatesino aveva dimostrato di non avere alcun ruolo nell’assunzione involontaria del Clostebol durante un massaggio. Swiatek, invece, secondo l’ITIA, avrebbe dovuto prestare maggiore attenzione, scegliendo un prodotto certificato doping-free o sottoponendolo a test.

La melatonina, venduta in Polonia solo come farmaco e non come integratore, ha comunque spostato parte della responsabilità sul produttore. Swiatek perderà quindi i risultati e i premi del Cincinnati Open, dove fu battuta in semifinale da Aryna Sabalenka, che le tolse anche il primo posto nel ranking WTA.

Possibili sviluppi futuri

Resta da capire se la WADA (World Anti-Doping Agency) deciderà di fare ricorso contro la sentenza, come avvenuto in passato con altri casi analoghi, incluso quello di Sinner.

Questo episodio evidenzia ancora una volta la complessità dei controlli antidoping, soprattutto quando si tratta di contaminazioni involontarie, e solleva interrogativi sull’equilibrio tra la responsabilità degli atleti e quella dei produttori.

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Andrea Vianello lascia la Rai dopo 35 anni: “Una magnifica cavalcata, grazie a tutti”

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Dopo 35 anni di giornalismo, programmi, dirette e incarichi di vertice, Andrea Vianello (foto Imagoeconomica in evidenza) ha annunciato il suo addio alla Rai. L’annuncio è arrivato con un messaggio pubblicato su X, nel quale il giornalista ha comunicato di aver lasciato l’azienda con un «accordo consensuale».

Una lunga carriera tra radio, tv e direzioni

Nato a Roma il 25 aprile 1961, Vianello entra in Rai nel 1990 tramite concorso, dopo anni di collaborazione con quotidiani e riviste. Inizia al Gr1 con Livio Zanetti, poi al Giornale Radio Unificato, raccontando da inviato alcuni dei momenti più drammatici della cronaca italiana: dalle stragi di Capaci e via D’Amelio al caso del piccolo Faruk Kassam.

Nel 1998 approda a Radio anch’io, e successivamente a Tele anch’io su Rai2. Tra il 2001 e il 2003 è autore e conduttore di Enigma su Rai3, per poi guidare Mi manda Rai3 fino al 2010. Dopo l’esperienza ad Agorà, nel 2012 diventa direttore di Rai3.

Nel 2020 pubblica “Ogni parola che sapevo”, un racconto toccante della sua battaglia contro un’ischemia cerebrale che gli aveva tolto temporaneamente la parola, poi recuperata con grande determinazione.

Negli ultimi anni ha diretto Rai News 24, Rai Radio 1, Radio1 Sport, il Giornale Radio Rai e Rai Gr Parlamento. Nel 2023 viene nominato direttore generale di San Marino RTV, ma si dimette dopo dieci mesi. Di recente si parlava di un suo possibile approdo alla guida di Radio Tre.

Le parole d’addio: “Sempre con me il senso del servizio pubblico”

«Dopo 35 anni di vita, notizie, dirette, programmi, emozioni e esperienze incredibili, ho deciso di lasciare la ‘mia Rai’», scrive Vianello. «Ringrazio amici e colleghi, è stato un onore e una magnifica cavalcata. Porterò sempre con me ovunque vada il senso del servizio pubblico».

Il Cdr del Tg3: “Un altro addio che pesa”

Dura la reazione del Comitato di redazione del Tg3: «Anche Andrea Vianello è stato messo nelle condizioni di dover lasciare la Rai», scrivono i rappresentanti sindacali, parlando apertamente di “motivi politici”. «È l’ennesimo collega di grande livello messo ai margini in un progressivo svuotamento di identità e professionalità». E concludono con un appello: «Auspichiamo che questa emorragia si arresti, e che la Rai possa recuperare la sua centralità informativa e culturale».

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Esteri

Mosca: generale ucciso in attacco terroristico

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La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha condannato come “un attacco terroristico” l’attentato in cui è morto oggi vicino a Mosca il generale Yaroslav Moskalik, ucciso dall’esplosione di un ordigno posto sulla sua auto. “La questione principale – ha detto Zakharova, citata dall’agenzia Tass – è come fermare la guerra nel cuore dell’Europa e del mondo. Vediamo così tante vittime ogni giorno. Anche oggi, un militare russo è stato ucciso in un attacco terroristico a Mosca”. (

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Esteri

‘Usa offriranno pacchetto di armi da 100 miliardi a Riad’

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Gli Stati Uniti sono pronti a offrire all’Arabia Saudita un pacchetto di armi del valore di ben oltre 100 miliardi di dollari: lo riferisce la Reuters sul proprio sito citando sei fonti a conoscenza diretta della questione e aggiungendo che la proposta dovrebbe essere annunciata durante la visita di Donald Trump nel regno a maggio. Il pacchetto offerto arriva dopo che l’amministrazione dell’ex presidente Joe Biden ha tentato senza successo di finalizzare un patto di difesa con Riad nell’ambito di un accordo più ampio che prevedeva la normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele.

La proposta di Biden offriva l’accesso ad armamenti statunitensi più avanzati in cambio del blocco degli acquisti di armi cinesi e della limitazione degli investimenti di Pechino nel Paese. La Reuters non è riuscita a stabilire se la proposta dell’amministrazione Trump includa requisiti simili.

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