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Politica

Su riforma Csm piombano referendum, centrodestra diviso

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I referendum sulla giustizia piombano sulla riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario. Il si’ della Corte Costituzionale a cinque dei sei quesiti promossi da Lega e Partito Radicale, apre una concorrenza tra Parlamento e voto popolare, una concorrenza che qualcuno giudica positivamente a altri no: infatti tre dei cinque referendum ammessi riugardano norme su cui interviene la riforma del Csm, sulla quale si attendono “ad horas” gli emendamenti del governo licenziati venerdi’ dal Consiglio dei ministri. Matteo Salvini esulta, e plaudono anche Forza Italia, Coraggio Italia, Italia Viva e Azione, mentre Fdi annuncia che non sosterra’ i due non assorbiti dalla riforma e che sono i piu’ complessi (custodia cautelare e legge Severino), sui quali il Pd esprime dubbi. La riforma del Csm e’ ferma in Commissione Giustizia della Camera da novembre, in attesa degli emendamenti del governo. Dopo il passaggio in Consiglio dei ministri, e la decisiva spinta di Mario Draghi, Palazzo Chigi li ha oggi inviati alla Ragioneria generale dello Stato per la “bollinatura” (la valutazione del loro costo). Momenti di attesa, dunque, a Montecitorio. Come ha spiegato il presidente della commissione Giustizia Mario Perantoni (M5s), quando verranno depositati ci sara’ un breve ciclo di audizioni e verra’ fissato il termine per presentare il sub-emendamenti dei gruppi. Il voto iniziera’ quindi ai primi di marzo, obbligando a una corsa contro il tempo Camera e Senato, visto che le nuove regole dovrebbero valere per il rinnovo del Csm a luglio. Proprio l’obbligo per il Parlamento di approvare la riforma entro maggio rende meno dirompenti tre dei cinque referendum targati Lega e Partito Radicale, perche’ riguardano norme che verrebebro assorbite dalla riforma stessa. I tre quesiti riguardano le firme per presentare le candidature all’elezione del Csm, la presenza degli avvocati nei Consigli giudiziari che valutano i magistrati e la separazione delle funzioni dei magistrati. Ma al di la’ di questo aspetto Salvini puo’ esultare, tanto che parla di “vittoria”. Sulla stessa linea Forza Italia, con PierAntonio Zanettini, Renato Schifani e il sottosegretaro Francesco Saverio Sisto che sottolinea che “la democrazia diretta non e’ mai ‘contro’ quella rappresentativa”. Anche Coraggio Italia, Italia Viva e Azione, con Enrico Costa, insistono sul pungolo al Parlamento dei referendum. Piu’ complesso il dibattito sugli altri due quesiti non assorbibili dalla riforma del Csm: l’abrogazione della Legge Severino e nuovi limiti alla custodia cautelare. Qui si presenta gia’ un problema al centrodestra dato che Fdi, ha annunciato che non li sosterra’. Un elemento in piu’ di divisione nella coalizione gia’ in forte tensione. Paradossalmente questa contrapposizione si risolverebbe con la ricetta proposta dal Pd, per bocca di Stefano Ceccanti: quella che il Parlamento modifichi queste due leggi, cambiandole ma evitando dei “buchi normativi” pericolosi per il contrasto alla corruzione. Vuoti che il Pd, ha detto Alfredo Bazoli, giudica “sbagliati”. Lo stesso motivo, spiega Perantoni, induce M5s a non sostenere i due referendum. Se dunque alla fine i due referendum verranno celebrati sara’ onere di Salvini evitare scossoni sia nella maggioranza che nel centrodestra. Tanto da strappare un commento a Vittorio Ferraresi (M5s), ex sottosegretario alla giustizia: “voglio vedere come fara’ Salvini a gestire questi referendum”.

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Economia

Bilanci di previsione, virtuoso 86% dei Comuni ma non al Sud

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Comuni diventati virtuosi nella presentazione dei bilanci di previsione. Quest’anno sette su dieci già a metà febbraio avevano approvato e trasmesso il documento e alla data del 15 marzo la percentuale di comuni in linea era salita all’84%. Il dato risulta da un’elaborazione dei dati del Mef fatta dal Centro studi enti locali. Il dato, si spiega, è di netta rottura rispetto al passato e testimonia l’efficacia delle misure adottate lo scorso anno dal Ministero dell’Economia per interrompere il circolo vizioso dei posticipi infiniti che aveva caratterizzato gli ultimi decenni.

Ciò che emerge è però, ancora una volta, è “l’esistenza di divari siderali tra varie aree del Paese che vede contrapposti casi come quello siciliano, dove solo 30 comuni su 100 risultano aver approvato e trasmesso il bilancio, e la Valle d’Aosta e l’Emilia Romagna, dove questa percentuale sale al 96%”. Dopo anni di slittamenti nel 2023 un decreto ministeriale, ha riscritto il calendario delle scadenze contabili e anche se è comunque stata necessaria una proroga al 15 marzo quest’anno ben 4.695 comuni, il 59% del totale, hanno iniziato l’anno corrente con un bilancio di previsione già approvato e non si sono avvalsi del tempo aggiuntivo concesso dal Viminale.

Stando a quanto emerso da un’elaborazione di Centro Studi Enti Locali, basata sui dati della Banca dati delle Amministrazioni Pubbliche (Bdap-Mef), sono stati approvati entro il 15 marzo scorso i bilanci dell’84% dei comuni italiani. All’appello mancano quelli di 1.268 comuni. Questi enti hanno un profilo abbastanza preciso: la stragrande maggioranza è di piccole dimensioni. Nove di questi comuni su dieci hanno infatti meno di 10mila abitanti e il 64% è localizzato al sud e nelle isole. Nel nord Italia, nel suo complesso, risulta essere stato già trasmesso al Mef il 92% dei preventivi. In particolare, spiccano per efficienza: Emilia Romagna e Valle d’Aosta (entrambe a quota 96%) e Trentino Alto Adige e Veneto (95%). Ottimi anche i risultati registrati in: Lombardia (93%), Friuli Venezia Giulia (90%) e Piemonte (89%). Chiude il cerchio la Liguria, con l’85% di comuni adempienti.

Scendendo verso sud la percentuale decresce gradualmente, restando comunque buona al centro, dove mediamente sono stati già approvati e trasmessi 89 bilanci su 100. A trainare verso l’alto questo gruppo sono soprattutto Toscana (95%), Marche e Umbria (93%). Più indietro i comuni laziali, fermi a quota 81%. Meno rosea, ma comunque in netto miglioramento rispetto al passato, la situazione del Mezzogiorno dove i comuni più tempestivi sono stati 6 su 10. In particolare, le 3 regioni in assoluto più distanti dalla media nazionale sono – nell’ordine – la Sicilia, la Calabria e la Campania.

Nella banca dati gestita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, alla data del 24 aprile, risultano essere stati acquisiti soltanto 117 bilanci di previsione di comuni siciliani su 391, meno di uno su tre. Al di là dello Stretto ne sono stati trasmessi 236 su 404 (58% del totale), in Campania il 67% dei preventivi sono stati approvati nei tempi. Prima della classe, per quanto riguarda il meridione, è la Basilicata (92% di bilanci approvati), seguita a breve distanza dalla Sardegna (885) e dalla Puglia (86%). Chiudono il cerchio l’Abruzzo e il Molise, rispettivamente con l’80% e il 77% di comuni che hanno già inviato al Ministero il proprio preventivo.

Secondo il Centro Studi Enti Locali questi dati, nel loro insieme, testimoniano un effetto tangibile prodotto dalla nuova programmazione ma preoccupa la distanza abissale che continua a caratterizzare i risultati ottenuti da enti di territori diversi. Il processo di riforma della contabilità e dell’ordinamento degli enti locali, i cui cantieri sono aperti, dovrà necessariamente tenere conto anche delle criticità finanziarie e organizzative, ormai strutturali ed endemiche, di alcuni territori e individuare delle soluzioni efficaci per far sì che queste distanze siano colmate.

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Politica

Europee: Vannacci presenta il suo libro giovedì a Napoli

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Roberto Vannacci, candidato della Lega alle elezioni europee, presenterà il suo libro “Il mondo al contrario” giovedì 2 maggio a Napoli. Lo annuncia Luigi Mercogliano, presidente per la Campania del comitato “Il mondo al contrario” che trae il suo nome dal titolo del libro scritto da Vannacci. La presentazione del libro si terrà giovedì 2 maggio alle ore 17 nel teatro del centro culturale “In arte Vesuvio”. Interverranno alla presentazione con l’autore il presidente campano di “Mondo al contrario” Luigi Mercogliano, il giornalista Sergio Angrisano e lo scrittore Massimo Scalfati.

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Politica

Emiliano all’Antimafia: inopportuno io venga in audizione

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Il presidente della Puglia, Michele Emiliano, ha inviato una lettera alla Commissione parlamentare antimafia in cui spiega di non ritenere opportuna in questo momento una sua audizione, come richiesto già una settimana fa dall’ufficio di presidenza della stessa commissione. La motivazione del governatore sarebbe dovuta ad una serie di delicati impegni legati alla recente fase politica in Consiglio regionale, come la votazione della mozione di sfiducia nei suoi confronti. L’audizione avrebbe riguardato le vicende e le inchieste sui rischi di infiltrazioni mafiose nel territorio pugliese e in particolare a Bari.

“Quello di Emiliano è un evidente gesto di debolezza. Se lui adombra eventuali gesti di strumentalizzazione politica si sbaglia. Noi conosciamo bene i limiti e i poteri dell’Antimafia e confermo da parte mia la richiesta di audizione del presidente della Puglia, affinché venga fatta chiarezza su alcune vicende”. Così la senatrice di Italia Viva e componente della commissione antimafia, Raffaella Paita, in merito alla lettera inviata dal governatore della Puglia, in cui Emiliano ha spiegato alla commissione di non ritenere opportuna una sua convocazione in questo momento.

La commissione Antimafia ha ufficialmente convocato il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano per il 2 maggio. Lo si apprende da fonti della commissione secondo le quali l’audizione è fissata per le 10.30.

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