Una lunga, articolata, meticolosa requisitoria. Tutta tesa a mostrare omissioni, dimostrare responsabilità di Autostrade per l’Italia nella sciagura del viadotto dell’Acqualonga del 28 luglio del 2013, quando morirono 40 persone (di Pozzuoli) che si trovavano nel bus dei pellegrini che tornavano da Pietrelcina, il paese di Padre Pio. Precipitarono da 30 metri di altezza. Dal viadotto dell’Acqualonga.
I Guard Rail, i blocchi di New Jersey non riuscirono a fermare la folle corsa del bus fuori controllo con 40 persone a bordo. Alla fine della requisitoria, condotta dal Procuratore di Avellino, Rosario Cantelmo, per i reati di omicidio colposo plurimo e disastro colposo, sono stati chiesti dieci anni di reclusione per Giovanni Castellucci, attuale amministratore delegato di Autostrade per l’Italia e altri undici dirigenti e dipendenti della società, imputati nel processo.
La replica dell’avvocato difensore di Autostrade, Giorgio Perroni, è stata dura quanto la requisitoria. Perroni ha definito “le richieste di condanna a dir poco sconcertanti, perché non fondate su alcun dato scientifico oggettivo e in contrasto con quanto emerso in dibattimento. Si contesta ad esempio alle strutture tecniche della società di aver mantenuto sul ponte Acqualonga barriere che pure rispondono ai più elevati standard di contenimento a livello internazionale, verificati non più tardi del 2015 e confermati dagli stessi periti dell’accusa, sulla base di vizi solo di tipo amministrativo. La decisione contestata si inserisce peraltro all’interno di un progetto di riqualifica delle barriere stesse, deciso su base volontaria da Autostrade per l’Italia, per il quale la società aveva messo a disposizione dei progettisti ben 150 milioni di euro”. Progetti però mai avviati. L’altra requisitoria è stata quella portata a termine, dopo una giornata pesante, dall’avvocato Sergio Pisani, legale di Gennaro Lametta, proprietario del bus precipitato dal viadotto. Nel disastro Lametta ha perso un fratello, l’autista del bus. Un bus vecchio, usurato, senza revisione o peggio con una revisione fasulla. Erano alcune delle contestazioni mosse al titolare della società proprietaria del bus diventato una bara di lamiere per 4o persone. Per Lametta l’accusa aveva chiesto 12 anni di reclusione.
Sergio Pisani. Legale di fiducia di Gennaro Giametta
Il legale di Lametta, prima di cominciare ha chiesto al giudice, che gliel’ha accordato, la possibilità di osservare un minuto di silenzio per le 40 vittime. Perchè spesso ci si dimentica che si giudicano le responsabilità dei vivi, ma si discute di persone che non ci sono più, sono morte per queste responsabilità. L’avvocato Pisani in punta di fatto e di diritto ha analizzato e contestato ogni accusa, chiedendo alla fine l’assoluzione del suo assistito perchè il fatto non costituisce reato o per non aver commesso il fatto. Perchè, ha spiegato Pisani,
“aldilà del mio ruolo di legale di Giametta, in scienza e coscienza sono intimamente convinto che non ha alcuna colpa, è innocente, è estraneo ai fatti”.
Perchè sarebbe estraneo ai fatti? L’avvocato Pisani l’ha spiegato nel corso della requisitoria. L’accusa di far viaggiare un bus non sicuro, senza manutenzione, “è una circostanza smentita da testimonianze chiare ed univoche” spiega Pisani. “Il bus era stato controllato il giorno prima del disastro in autostrada da un meccanico. Cosa che questo meccanico è venuto a confermare in aula” ha spiegato Pisani, che sulla vicenda della revisione fasulla è stato netto: “Il mio assistito ha portato il bus a fare la revisione, se gli uffici della Motorizzazione civile non la fanno, non è certo colpa del proprietario del bus. Peraltro – conclude Pisani su questo versante – come risulta anche da testimonianza del responsabile della Motorizzazione di Napoli la cella di ispezione per camion e bus è inutilizzata da tempo”. Il che significa che a Napoli si certificherebbe da tempo la revisione di bus e altri mezzi pesanti senza averli mai controllati. “Ecco perchè, in piena coscienza, ho chiesto l’assoluzione del mio assistito” ha concluso l’avvocato Pisani. A fine arringa, l’avvocato spesso contestato dai familiari delle vittime perché assiste uno degli imputati, questa volta ha riscosso consensi. Un giovane si è avvicinato a lui ed ha detto, con sorriso amaro, “avvocato, autostragi per l’Italia dovreste chiamarli”.
E sulla strage di Avellino, dopo le richieste della Procura, il vicepremier Luigi Di Maio, è intervenuto con una dichiarazione sul suo profilo Instagram, spiegando che “in attesa che si faccia chiarezza sulla tragedia del Ponte di Genova e alla luce della richiesta del procuratore di Avellino, l’Ad Castellucci dovrebbe fare un passo indietro e dimettersi”. Di Maio ha poi aggiunto che “è evidente che il sistema delle concessioni così come è ora non funziona più e va cambiato. È necessario puntare i riflettori sulle cose che non vanno”. “I giornali che nascondono queste notizie – ha aggiunto – fanno un pessimo servizio di informazione al Paese. Se avessero fatto coraggiose inchieste sullo stato delle autostrade italiane anziché limitarsi a prendere i soldi per le pubblicità dai Benetton, oggi forse la situazione sarebbe migliore”.
Spara alla compagna e poi si toglie la vita: dramma a Volla, gravissima una 31enne
Ilaria Capezzuto, 34 anni, ha sparato a Daniela Strazzullo e poi si è suicidata con la stessa pistola. Indagini in corso su un contesto segnato da precedenti penali e legami familiari con ambienti criminali.
Un tentato omicidio seguito da suicidio è avvenuto nella notte tra lunedì e martedì tra il quartiere Ponticelli di Napoli e il vicino comune di Volla. A sparare, con l’intento di uccidere la compagna, è stata Ilaria Capezzuto, 34 anni, che si è poi tolta la vita con la stessa arma, una pistola calibro 9 illegalmente detenuta.
La vittima del tentato omicidio è Daniela Strazzullo, 31 anni, attualmente ricoverata in condizioni critiche all’Ospedale del Mare. La donna è stata trovata dai carabinieri seduta alla guida di una Renault Captur, ferma sul ciglio della strada, gravemente ferita alla testa ma ancora viva.
L’allarme, i rilievi, le indagini
I militari della Compagnia di Torre del Greco e del Nucleo investigativo di Torre Annunziata sono intervenuti sul posto dopo una telefonata al 112. A poca distanza dall’auto, già nel territorio del comune di Napoli, giaceva Ilaria Capezzuto, morta, con accanto la pistola.
Dopo un primo esame investigativo, è stato escluso il coinvolgimento di terzi: gli elementi raccolti indicano con chiarezza una tragedia a sfondo passionale, culminata in un gesto estremo.
Il contesto: precedenti, tensioni e legami familiari
Secondo quanto emerge dalle prime informazioni, Ilaria Capezzuto, già nota alle forze dell’ordine per piccoli precedenti, avrebbe agito per motivi sentimentali. Daniela Strazzullo, la donna ferita, è legata da vincoli familiari a un presunto appartenente alla malavita della zona della Torretta. In passato, alcuni familiari avrebbero gestito un lido abusivo sul lungomare di Napoli.
Nel 2022, la stessa Strazzullo fu protagonista di un’aggressione contro le forze dell’ordine che tentavano di impedirle la vendita illegale di bevande in spiaggia.
Le indagini e i prossimi accertamenti
L’inchiesta è ora nelle mani di due procure: quella di Nola per il tentato omicidio e quella di Napoli per il suicidio. Sono stati disposti:
il sequestro della salma di Ilaria Capezzuto per l’autopsia;
il sequestro dell’auto a bordo della quale è avvenuto il ferimento;
accertamenti balistici sull’arma da fuoco calibro 9.
Una coppia omogenitoriale di Pesaro potrà adottare un secondo figlio nato tramite gestazione per altri (Gpa) all’estero, nonostante l’approvazione della legge che ha reso la Gpa un reato universale, perseguibile anche se compiuta fuori dai confini italiani. Lo ha stabilito con una sentenza storica il Tribunale per i minorenni di Ancona, che ha accolto l’istanza presentata dalla coppia, composta da due liberi professionisti di 30 e 40 anni.
Il caso e il contesto giuridico
La coppia aveva già ottenuto l’adozione del primo figlio nel 2023, nato con la stessa procedura negli Stati Uniti. Il nuovo procedimento si è svolto in un contesto giuridico più delicato, poiché la nuova legge – approvata il 16 ottobre 2023 – considera la Gpa reato anche se realizzata all’estero. Tuttavia, i giudici hanno ribadito un principio chiaro:
«Il minore deve essere tutelato al di là della modalità con cui è venuto al mondo».
L’adozione e la tutela del minore
La sentenza sottolinea che una discriminazione del bambino in ragione delle scelte degli adulti si tradurrebbe in una violazione del principio di uguaglianza. La motivazione richiama una recente pronuncia della Corte di Cassazione:
«Il minore, parte debole e priva di responsabilità, deve essere tutelato… e l’interpretazione deve essere improntata a un senso di umanità».
Il secondo figlio della coppia è nato negli Stati Uniti prima dell’entrata in vigore della legge, quindi – come spiegato dalla legale Claudia Fabiani, che ha assistito la coppia – i genitori non sono penalmente perseguibili. L’adozione è stata avviata a dicembre 2023 ed è ora pienamente riconosciuta.
Una decisione che guarda al futuro
«Il tribunale ha scelto di riconoscere, da un punto di vista civile, il diritto del minore alla bigenitorialità, anche se i genitori sono due papà», spiega l’avvocatessa Fabiani.
La sentenza è definita «acuta» e fondata su «una mentalità aperta» che mette al centro il superiore interesse del bambino:
«Un neonato non può mai essere considerato un disvalore… il diritto del minore ad avere una famiglia e due genitori che lo riconoscano sotto ogni punto di vista è fondamentale».
(Le persone presenti nell’immagine in evidenza sono generate artificialmente e non esistono nella realtà. Si tratta di volti sintetici creati dall’intelligenza artificiale esclusivamente per illustrare l’articolo. Non raffigurano individui reali o identificabili).
Scioglimento dei Comuni per mafia: 401 casi dal 1991, la Campania tra le regioni più colpite
Il rapporto di Avviso Pubblico presentato a Napoli: il 96% dei provvedimenti concentrato in Calabria, Campania, Sicilia e Puglia. Elezioni e lavoro le leve del potere criminale.
In Italia, dal 1991 al 19 aprile 2025, sono stati 401 i Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose. In media, uno al mese per oltre trent’anni. È quanto emerge dal nuovo rapporto di Avviso Pubblico, presentato oggi a Napoli, che traccia un quadro preciso e allarmante della penetrazione delle organizzazioni criminali nelle amministrazioni locali.
Quattro regioni nel mirino: il 96% degli scioglimenti
Il fenomeno si concentra quasi interamente in quattro regioni: Calabria, Campania, Sicilia e Puglia, dove si registra il 96% degli scioglimenti totali. La maggior parte dei Comuni colpiti ha meno di 20.000 abitanti: il 72% dei casi, a dimostrazione di come le mafie puntino alle realtà più piccole e vulnerabili per costruire consenso e controllo del territorio.
Campagne elettorali sotto scacco
In quasi tutte le relazioni analizzate, si evidenzia il coinvolgimento diretto dei clan nelle campagne elettorali. Le modalità sono molteplici:
Intimidazioni contro altri candidati
Liste sottoscritte da soggetti contigui alle mafie
Richieste di appoggio ai clan da parte di candidati stessi
Scambi di favori legati ad assunzioni e occasioni lavorative
L’obiettivo delle organizzazioni è chiaro: assicurarsi rapporti privilegiati con chi andrà ad amministrare, per ottenere vantaggi economici e controllo sociale.
La Campania: 124 scioglimenti, 6 solo negli ultimi due anni
La Campania è la seconda regione per numero di scioglimenti, con 124 Comuni commissariati dal 1991 a oggi. Solo nel 2025 sono già due i casi registrati: Poggiomarino e Caserta. Nel 2024 furono quattro:
Quindici e Monteforte Irpino (provincia di Avellino)
Calvi Risorta (Caserta)
Melito (Napoli)
Particolarmente significativo è il caso del Comune di Quindici, sciolto quattro volte per infiltrazioni camorristiche dal 1983 a oggi: un record che evidenzia la fragilità istituzionale e il radicamento del potere criminale.