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Cronache

Sorelle sfregiate con l’acido, tre settimane fa a fuoco la Smart

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Il primo avvertimento tre settimane fa, quando le fiamme hanno avvolto la Smart delle due sorelle di 24 e 17 anni, ustionate con l’acido la notte tra domenica e lunedi’ da un gruppo di persone – sei, tra cui tre ragazze – entrate in azione in sella a tre scooter all’una di notte in corso Amedeo di Savoia, nel rione Sanita’, a Napoli. La circostanza, ritenuta il campanello d’allarme di una querelle che aveva preso una brutta piega, e’ emersa dalle indagini della Squadra Mobile che stanno cercando di fare luce su un episodio che avrebbe potuto avere conseguenze ancora piu’ gravi. Dalle indagini e’ emerso che i social hanno avuto un ruolo determinante nell’esacerbare gli animi e alcune ipotesi formulate poco dopo l’aggressione hanno ceduto il passo alla convinzione che tutto abbia avuto origine nell’ambito di una vicenda sentimentale, ma non inquadrata in un tradimento. Le attivita’ della Procura, indaga la sezione “Fasce Deboli” coordinata dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone, affiancata dagli investigatori della Squadra Mobile diretta da Alfredo Fabbrocini, avrebbero consentito di delineare l’accaduto e il contesto in cui il terribile gesto e’ maturato. E, quindi, non si esclude che l’attivita’ investigativa possa giungere a delle conclusioni anche a breve termine. Particolarmente grave il reato ipotizzato dal sostituto procuratore Giulia D’Alessandro (“deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso”) che prevede pene tra 8 e 14 anni di reclusione. Gli inquirenti hanno passato al setaccio i profili social delle persone coinvolte nell’aggressione che ha costretto le due giovani, una delle quali madre di una bimba, a ricorrere all’intervento dei sanitari del reparto “Grandi ustioni” dell’ospedale Cardarelli. Ascoltate anche parecchie persone (molte delle quali familiari e parenti delle vittime) ritenute dagli investigatori a conoscenza dei fatti e che hanno risposto alle domande del pm negli uffici della Questura. L’attivita’ sui social di una delle due ragazze si sono interrotte domenica scorsa, intorno alla mezzanotte e circa un’ora prima dell’aggressione: l’ultimo post, delle 23.58, e’ stato pubblicato per commentare di una sorta di proverbio – “Peggio della bugia che ha le gambe corte, c’e’ l’invidia che ha la lingua lunga” – con una frase costellata da emoticon che lascia trapelare la sussistenza di una querelle: “lingua lunga ma di bugie… precisiamo”. Un’ora dopo, intorno all’una di notte, e’ scattata l’aggressione. Altro post dello stesso tenore dell’ultimo, la giovane l’ha pubblicato nel tardo pomeriggio di domenica (“quello che odiano di te e’ perche’ manca a loro”) e anche questo sembrerebbe riconducibile a una querelle di tipo sentimentale. Fa riferimento a presunte “malelingue”, invece, quello pubblicato, sempre domenica scorsa, per commentare un altro detto (“La gente vive di cattiveria, soffre di invidia e sputa veleno”): “Sputano veleno perke c’e’ tanta m… nella loro vita”, ha scritto la ragazza sul suo profilo social.

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Marigliano, donna perde controllo della moto e si schianta contro un palo perdendo la vita

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Un tragico incidente si è verificato questo pomeriggio in via Ponte dei Cani, nel comune di  Marigliano, dove una donna di 46 anni, residente a Scisciano, ha perso la vita.

Secondo le prime ricostruzioni fornite dai Carabinieri della sezione radiomobile di Castello di Cisterna e della stazione di Marigliano, intervenuti prontamente sul luogo dell’incidente, la vittima avrebbe perso il controllo della sua motocicletta per cause ancora da accertare. La moto è finita la sua corsa contro un palo della luce, provocando il decesso immediato della conducente.

Il tratto di strada su cui si è verificato l’incidente è stato temporaneamente chiuso al traffico per permettere i rilievi del caso. La salma della donna è stata trasferita all’istituto di medicina legale per l’esame autoptico, mentre la motocicletta è stata sequestrata per gli ulteriori accertamenti tecnici che saranno fondamentali per chiarire la dinamica e le cause esatte del sinistro.

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Gip su ultrà Milan arrestati: gruppo aggressivo e violento

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Si tratta di persone che “frequentano abitualmente lo stadio” e “che sfruttano proprio la peculiare carica intimidatoria derivante dall’appartenenza ad un gruppo organizzato” per agire con una condotta “aggressiva, che rappresenta la cifra distintiva del loro modo di seguire il calcio e la squadra di cui sono supporter”. Così la gip di Milano Teresa De Pascale descrive i tre ultrà, che fanno parte della curva sud milanista, arrestati due giorni fa per aver aggredito, a colpi di sedie e tavolini ma anche a coltellate, un 25enne romeno dopo la partita Milan-Cagliari di sabato sera.

La giudice ha convalidato gli arresti e disposto come misura cautelare i domiciliari per tutti e tre, tra cui Alessandro Sticco, 42 anni, che è nel direttivo della curva milanista così come Luca Lucci, noto capo ultrà, e Christian Rosiello, il cosiddetto “bodyguard” di Fedez, coinvolto come il rapper nel caso del pestaggio al personal trainer Cristiano Iovino dello scorso aprile. Ai domiciliari anche Islam Hagag, 35 anni, e Luigi Magrini, 43 anni, che avrebbe sferrato le coltellato (la Procura chiedeva per lui il carcere). Tutti e tre difesi dal legale Jacopo Cappetta. I tre, spiega la gip nell’ordinanza, hanno fatto “leva sulla peculiare forza intimidatoria derivante dall’appartenenza ad un gruppo numeroso di tifosi” e “non hanno esitato ad aggredire congiuntamente un ragazzo da solo, anche con l’uso di bottiglie e di un coltello, sino a lasciarlo sanguinante riverso in terra, proprio dopo una partita di calcio, quale luogo ed occasione in cui manifestare e sprigionare la propria indole aggressiva e violenta”.

Il 25enne ha messo a verbale che dopo aver visto la partita, “mentre si stava recando al bar” vicino “al punto di ritrovo degli ultras per consumare delle bevande, veniva aggredito senza motivo, inizialmente da due tifosi, che lo spogliavano della maglietta che indossava”, una maglia della curva sud rossonera. E ha aggiunto: “non so dare spiegazioni dell’aggressione. Senza nessun motivo mi hanno tolto la maglietta e mi hanno colpito”. Gli ultrà interrogati oggi dalla gip, invece, hanno raccontato di aver reagito, ammettendo in sostanza i fatti, perché un loro amico della curva era stato colpito in precedenza dal 25enne ed “era a terra sanguinante”.

Per il gip ad aggredire il romeno è stato un “gruppo di 8-9” ultrà, alcuni già identificati e indagati, oltre ai tre arrestati. Il “dettaglio della maglietta del Milan strappata – scrive la giudice – ovvero mai indossata e tolta autonomamente dalla vittima (come riferito dagli indagati), allo stato, non è riscontrato dalla visione delle telecamere, in quanto esse riprendono il soggetto già a torso nudo all’esterno del locale”. Allo stesso modo, “la asserita precedente aggressione posta in essere” dal 25enne, chiarisce la giudice, “allo stato, non risulta riscontrata, non emergendo neppure alcun certificato medico”. Fatti questi che andranno verificati ancora nelle indagini.

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Inchiesta clinica Messina, ai 9 indagati sequestrati 11 milioni

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Nell’inchiesta sulla clinica NeMo Sud e il Policlinico di Messina sono indagati, a vario titolo per peculato e corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, Alberto Fontana, 52 anni, ex presidente della fondazione Aurora onlus (che gestiva il centro clinico Nemo Sud a Messina), Giuseppe Laganga Senzio, 47 anni, ex direttore amministrativo del Policlinico messinese, Mario Giovanni Melazzini, 65 anni, anche lui ex presidente della fondazione Aurora onlus, Giuseppe Pecoraro, 75 anni, commissario straordinario del Policlinico, Paolina Reitano, 64 anni, ex direttrice sanitaria del Policlinico, Marco Restuccia, 60 anni, direttore generale del Policlinico, Giuseppe Vita, 72 anni, medico dirigente dell’unità operativa di Neurologia del Policlinico, l’attuale assessore regionale alla Sanità Giovanna Volo, 68 anni, ex direttore sanitario dell’ospedale universitario, Michele Vullo, 68 anni, ex direttore amministrativo del Policlinico. Giuseppe Vita, Mario Giovanni Melazzini, Alberto Fontana, Giuseppe Laganga Senzio hanno la misura cautelare del divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione e di esercitare impresa in ambito sanitario.

Per tutti e nove gli indagati ciascuno pro quota, è stato disposto il sequestro preventivo di denaro, beni mobili e immobili, per l’importo complessivo di 11 milioni di euro, pari ai fondi pubblici distratti. L’ordinanza delle misure cautelari è stata firmata dal gip Claudia Misale.

Tutti gli indagati sono da considerare innocenti fino al terzo grado di giudizio.

 

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