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Ecco perché il carceriere ergastolano del bimbo squagliato nell’acido è stato liberato: poteva contagiarsi e rischiava di morire in carcere

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È un vecchio di 84 anni. È un vecchio “affetto da plurime patologie specie tumorali”. Dovrebbe essere in una  cella singola perchè è questa la  “condizione che permetterebbe una sua maggiore tutela”. Siccome questa cella non c’è per il “numero di ristretti nella sezione di appartenenza” che cosa si fa? Si manda a casa l’ergastolano Franco Cataldo ovvero il carceriere del piccolo Giuseppe Di Matteo, a 13 anni sequestrato, strangolato e poi squagliato nell’acido dopo due anni di prigionia. La colpa di questo bambino quale fu? Era figlio di un padrino di mafia che decise di passare dalla parte dello Stato diventando un prezioso collaboratore di giustizia.

L’immagine è tratta dall’archivio del piccolo Giuseppe di Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santo, strangolato e dissolto nell’acido dopo 779 giorni di prigionia

Il padre era un pentito e la mafia voleva che smettesse di collaborare con la giustizia. La giustizia con cui il pentito collaborò, la giustizia nella persona del magistrato di sorveglianza di Milano ha scarcerato Cataldo Franco ovvero il mafioso condannato all’ergastolo per concorso nel sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo.
Quest’uomo è ai domiciliari a Geraci Siculo, nella stessa casa colonica in cui tra il 1995 e il 1996 tenne sono sequestro per ordine di Giovanni Brusca il bambino che fu poi giustiziato. Franco Cataldo è uno dei 376 mafiosi che con la scusa dell’emergenza Covid-19 hanno ottenuto la scarcerazione per motivi di salute. Lo Stato ha temuto che il povero ergastolano potesse contagiarsi e data l’età, date le patologie l’ha mandato a casa col meccanismo del differimento della pena. Sarà uno di quei boss che in ossequio alle nuove norme che il ministro Guardasigilli vuol fare approvare tornerà di nuovo in carcere a Opera, dov’era detenuto prima di andare a casa?

La cosa più ridicola della scarcerazione di questo criminale ergastolano è il fatto che era detenuto ad Opera, a Milano. Ed era lì perchè secondo l’ordinamento penitenziaria c’erano maggior garanzie per la sua salute. E poi, scrive il giudice di sorveglianza che ha firmato la grazia, il detenuto “ha sempre mantenuto una condotta regolare, ma non ha mai prestato attività lavorativa a causa delle sue condizioni di salute”. Inoltre “ha beneficiato di ben 2115 giorni di liberazione anticipata”, ossia circa cinque anni e mezzo.
Nel dispositivo si fa quindi riferimento alla relazione sanitaria dei medici: “L’équipe – scrive il giudice – ritiene, alla luce dell’ emergenza sanitaria in atto, e valutata la situazione complessiva del Franco, con particolare riferimento alla situazione clinica che impone particolari cautele (), al fine di preservare la sua salute e che l’ eventuale contagio possa raggiungere altri detenuti allocati nella stessa sezione, che nei confronti dello stesso la pena sia differita nelle forme della detenzione domiciliare”.

Insomma, per una “sua maggiore tutela”, bisognerebbe trasferirlo in una cella singola, ma ciò non è possibile “in relazione al numero di ristretti nella sezione di appartenenza”. Franco, si sottolinea nel dispositivo, “è affetto da plurime patologie specie tumorali, seppur trattate, ma sempre in follow up e necessita di continui contatti con le strutture sanitarie del territorio dell’ urgenza-emergenza”. Sulla base di queste considerazioni, sulla scorta delle relazioni dei medici e considerate le condizioni comatose delle strutture sanitarie penitenziarie il giudici di sorveglianza non si è assunto il rischio di tenere in carcere un uomo (benché abbia concorso ad un crimine che definire efferato non rende la bestialità del gesto) che poteva rischiare il contagio.

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Sgarbi è grave al Gemelli, l’appello di Veneziani: “Rialzati e cammina, capra!”

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È un invito affettuoso e provocatorio quello lanciato dal giornalista e scrittore Marcello Veneziani (foto Imagoeconomica in evidenza) a Vittorio Sgarbi, ricoverato da giorni al Policlinico Gemelli di Roma per problemi di salute aggravati da uno stato di profonda depressione. “Vorrei gridare al mio amico Sgarbi ‘Rialzati e cammina, capra!’”, ha scritto Veneziani in una lettera pubblicata in prima pagina su La Verità, il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro.

Il rapporto tra Veneziani e Sgarbi

«Ci conosciamo da moltissimi anni», racconta Veneziani. «Ci siamo incrociati in mille convegni e dibattiti, e Vittorio ha collaborato con il mio “L’Italia settimanale” curando una rubrica di polemiche». Un’amicizia solida ma “a distanza”, ironizza lo scrittore, che ammette di non aver mai seguito i ritmi notturni sfrenati di Sgarbi.

Dietro il personaggio controverso, Veneziani ha sempre colto qualcosa di diverso: «La sua aggressività è quasi puerile, mai cattiva. In lui ho visto sempre un talento puro, una capacità rara di spiegare l’arte e i suoi autori come pochi altri».

La crisi di Sgarbi e il “narcisismo ferito”

Oggi, però, il critico d’arte si confronta con un momento difficile: «La depressione che lo colpisce – spiega Veneziani – è figlia del suo narcisismo ferito. Si rende conto che molte delle sue libertà non potrà più praticarle e sente che il suo universo si restringe. È un trauma per uno come lui, convinto di poter cavalcare il mondo».

Ma c’è anche una speranza, un futuro possibile: «Lo conosco – dice Veneziani – e non escludo affatto un risorgimento personale. Ma dovrà attraversare una “piccola morte”, lasciarsi alle spalle il “Vittorio Uno” per diventare il “Vittorio Due”. Un uomo meno egocentrico, più legato al mondo reale».

Ritrovare sé stesso attraverso i Maestri

Per Veneziani, la chiave potrebbe trovarsi proprio nel mondo dell’arte: «Deve tornare ai suoi Maestri. A Longhi, Zeri, ma soprattutto a Caravaggio e Raffaello. È da loro che Vittorio può trarre la forza per rialzarsi. Le nostre vite sono fragili e passano, ma le opere dei grandi restano. E lui deve continuare a parlarci di loro finché potrà».

Un’ondata di affetto

Tanti, in questi giorni, hanno manifestato affetto e preoccupazione per Sgarbi: la compagna Sabrina, la sorella Elisabetta, Alba Parietti, David Parenzo. Anche un fedele collaboratore come Santino, ex carabiniere, continua a stargli accanto con dedizione assoluta.

«Ho esitato prima di scrivere questa lettera», confessa Veneziani. «Ma era giusto dimostrargli che c’è chi gli vuole bene e lo sostiene, anche nel dolore. Sgarbi sa suscitare sentimenti forti, che possono trasformarsi in affetto autentico».

In attesa del risveglio

Il giorno stesso in cui papa Francesco è stato dimesso dal Gemelli, Sgarbi resta ricoverato nello stesso ospedale. «Una coincidenza singolare – conclude Veneziani – Abbiamo già visto un happy end. Speriamo ora nel bis, per Vittorio».

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Ricerca sui Campi Flegrei: gli aumenti di temperatura precedono i terremoti

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Significativi aumenti di temperatura a livello del suolo precedono di alcuni giorni i terremoti più intensi che si verificano nei Campi Flegrei: lo ha scoperto lo studio dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, analizzando i dati raccolti da uno strumento installato a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Il 17 maggio 2024, ad esempio, un aumento di temperatura di 5 gradi ha anticipato di tre giorni il sisma di magnitudo 4.4, mentre la variazione di 7 gradi registrata il 21 settembre 2023 ha preceduto l’evento di magnitudo 4.2 avvenuto il 27 dello stesso mese.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Remote Sensing Letters, indica che l’utilizzo di questi dati potrebbe fornire un aiuto importante nel sistema di allerta alla popolazione. Gli autori dello studio, Alessandro Piscini e Cristiano Fidani, hanno esaminato i dati ottenuti tra 2021 e 2024 da Ecostress, un sensore della Nasa posizionato sulla Iss che raccoglie immagini termiche con un’elevata risoluzione spaziale di 70 metri e che consente un monitoraggio costante, poiché passa sulla stessa area ogni 3 giorni circa.

I due ricercatori si sono concentrati su due aree della Solfatara, uno dei quaranta vulcani che costituiscono i Campi Flegrei: “Abbiamo rilevato variazioni anomale di temperatura nella zona della Solfatara che hanno preceduto alcuni terremoti di maggiore intensità – dice Piscini – con un anticipo che va da pochi giorni a poche settimane”.

I risultati mostrano che la differenza di temperatura tra le due aree è aumentata negli ultimi anni: ciò è coerente con l’aumento osservato per altri segnali, come l’innalzamento del suolo e l’emissione di anidride carbonica. I dati, inoltre, sono stati analizzati con due metodi differenti, che permettono una maggiore sicurezza nell’interpretazione dei risultati. “Le anomalie evidenziate attraverso due analisi statistiche differenti – afferma Fidani – ci rendono più fiduciosi riguardo il possibile legame tra la fluttuazione di temperatura superficiale e l’attività sismica dell’area”.

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Ossigeno, terapia e agenda ridotta, la nuova routine di Papa Francesco

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La nuova routine del Papa interroga anche il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, uno dei più stretti collaboratori di Francesco, tra i pochi che hanno mantenuto i contatti e gli incontri con lui anche durante la degenza al policlinico Agostino Gemelli. “Penso che per il momento si sottoporranno al Papa soltanto i dossier più importanti, le cose più rilevanti che richiedono una decisione da parte sua anche per non affaticarlo troppo, poi a mano a mano che riprenderà, si tornerà, diciamo al ritmo normale”, afferma nel pomeriggio a margine di un convegno. Parolin sarà senz’altro uno dei primi a varcare la soglia di Santa Marta per discutere degli affari correnti con Francesco.

Per ora, però, dopo che già ieri Bergoglio ha di fatto subito “disobbedito” alle raccomandazioni dei medici di osservare uno stretto riposo e di non eccedere negli incontri, forzando la mano alla scorta per deviare verso Santa Maria Maggiore prima del rientro definitivo in Vaticano, il Papa è rimasto tranquillo, accudito dal suo entourage. Con lui a Santa Marta, pensionato vaticano trasformato in sua residenza, ci sono i due segretari, l’infermiere di fiducia Massimiliano Strappetti, l’altro infermiere personale, Andrea Rinaldi, e poi infermieri specializzati del Gemelli di rinforzo oltre al personale che generalmente si occupa della domus. Farà avanti e indietro Luigi Carbone, il suo medico curante e vice-Direttore della Direzione, medici, infermieri, e operatori socio-sanitari del Vaticano.

Non molte persone, tutte abbastanza familiari con il Papa e le sue abitudini. Al piano terreno c’è la reception con i vari salottini dove prima del ricovero era solito incontrare persone. Al secondo piano le stanze, tra cui la sua che già da tempo si ha cura di lasciare abbastanza isolata per non disturbare la privacy del Pontefice. Una suite con una stanza da letto, uno studio, più il bagno. Naturalmente Santa Marta è stata rifornita adeguatamente di bombole di ossigeno ma senza allestimenti particolari, aveva specificato già sabato scorso Carbone. Difficile che dentro Santa Marta il Papa possa effettuare la fisioterapia motoria, oltre a quella respiratoria, di cui ha bisogno. Durante la degenza al Gemelli ha accumulato molti liquidi. Si studia quindi un luogo adatto dove possa fare un po’ di esercizio senza essere troppo disturbato.

Domani l’agenda è di fatto vuota, come ogni martedì. Da mercoledì, solo in via teorica, riprenderebbero invece gli appuntamenti da calendario ma per l’udienza generale e l’Angelus di domenica si profila di nuovo la soluzione del testo scritto, magari per quest’ultimo giusto un affaccio come ieri dal Gemelli. Non parteciperà invece il Papa al Giubileo dei Missionari della Misericordia dal 28 al 30 marzo, né al Giubileo degli ammalati il 5 e 6 aprile. Uno spiraglio rimane aperto invece, per un incontro con il re Carlo in visita in Italia con la consorte Camilla dall’8 al 10 aprile.

A Santa Marta, potrebbero avere con il Pontefice un incontro riservato e protetto, magari con l’ausilio di mascherine anche se in diversi hanno notato che nessuno dei collaboratori di Bergoglio, dall’infermiere Strappetti passando per i segretari fino ai vari gendarmi, la porta. Possibile poi che a breve verranno sospesi i rosari per la guarigione del Papa a San Pietro, gestiti ora dall’arciprete della Basilica, il cardinale Mauro Gambetti dopo che l’organizzazione iniziale era stata lanciata dal Decano, il cardinale Giovanni Battista Re. Da vedere, comunque, quanto il Papa, obbedirà ai medici tanto che la domanda in merito posta dai giornalisti ha fatto sorridere lo stesso Segretario di stato, Parolin. In vista ci sono la Pasqua e la canonizzazione, il 27 aprile, di Carlo Acutis con già 100mila iscritti. Il Papa potrebbe riservare sorprese.

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