L’assemblea sinodale della Chiesa italiana ha rinviato l’approvazione del documento finale: troppe critiche e proposte di modifica, soprattutto su temi sensibili come omosessualità e ruolo delle donne. L’arcivescovo Castellucci: “Una certa delusione c’è, ma la Chiesa è viva perché discute”.
Il documento finale dell’assemblea sinodale della Chiesa italiana non è stato votato. I 1.008 delegati riuniti in Vaticano — cardinali, vescovi, preti, religiosi e religiose, laici e laiche — hanno deciso di rinviare tutto a ottobre, in vista di una riscrittura completa del testo. Troppe le critiche ricevute e le proposte di modifica presentate da ben 28 gruppi di lavoro, al punto che il presidente del Comitato nazionale del Cammino sinodale, monsignor Erio Castellucci, ha parlato della necessità di un “ripensamento globale”.
Le critiche: “Testo vago, non riflette la base”
Il testo, composto da 50 proposizioni, è stato giudicato da molti troppo vago e reticente, specie su questioni sensibili come il ruolo delle donne nella Chiesa, la gestione dei beni ecclesiastici e l’inclusione delle persone LGBTQ+. In particolare, la proposizione 5, che riguarda l’“accompagnamento delle persone in situazioni affettive particolari”, ha sollevato perplessità: i riferimenti a divorziati, conviventi e persone con orientamento sessuale non conforme non sono stati ritenuti sufficienti.
Mancava la sigla “lgbtq”, osservano alcuni partecipanti, nonostante anni di discussioni aperte e partecipate. Similmente, la proposizione 43 sulla responsabilità delle donne si limitava a raccomandare incarichi diocesani, senza toccare i nodi più profondi della partecipazione femminile alla guida della Chiesa.
Castellucci: “Abbiamo sbagliato il metodo”
Monsignor Castellucci ha ammesso che il testo, lungo poco più di trenta pagine, non ha reso giustizia alle 1.064 paginedei rapporti sinodali arrivati da tutte le diocesi. «Abbiamo supposto, sbagliando, che fosse chiaro che le proposizioni fossero solo un testo di passaggio», ha dichiarato.
Una spiegazione che però non ha evitato la pioggia di emendamenti e una bocciatura di fatto. La mozione finale dell’assemblea parla infatti esplicitamente di “criticità”.
Zuppi: “Tutti devono sentirsi a casa”
A margine dei lavori, il presidente della CEI, cardinale Matteo Zuppi, ha precisato: «Non ci si è divisi sugli omosessuali. Per me la scelta è che tutti si sentano parte di questa casa, a prescindere dalle situazioni affettive». Ha poi aggiunto: «Una certa delusione c’è, ma solo rispetto al calendario. La Chiesa è viva perché discute. Questa è la sua bellezza».
Ora tutto è rinviato al prossimo 25 ottobre, quando si tenterà un nuovo voto sul testo riscritto. Di conseguenza slitta anche l’assemblea generale della CEI, inizialmente prevista a maggio, che si terrà a novembre.
Castellucci ironico: “Sembravano condoglianze”
Il clima non è stato privo di tensioni, ma monsignor Castellucci ha scelto l’ironia: «In questi giorni ho ricevuto attestati di vicinanza da parte di alcuni di voi che, incontrandomi, sorridevano a labbra strette e mi davano una pacca sulla spalla, come si fa quando si porgono le condoglianze». Un modo per sdrammatizzare un passaggio che resta comunque cruciale nella storia recente della Chiesa italiana.