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Scure dei socialisti, Cozzolino e Tarabella fuori

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Agire presto e in profondità. E dimostrare che i socialisti “non sono un gruppo di corrotti”: i vertici del gruppo S&D, a oltre un mese dallo scoppio dello scandalo Qatargate, sono passati al contrattacco. Con un duplice obiettivo: scovare altre falle nella trasparenza delle attività degli eurodeputati e dei loro staff e fare in modo che l’inchiesta che ha travolto l’Eurocamera non sia la principale arma delle destre alle Europee 2024. Così, nel giorno in cui, non senza patemi, sono riusciti a riprendersi la vicepresidenza del Parlamento Ue con Marc Angel come successore di Eva Kaili, i socialisti hanno aperto un’inchiesta interna sul Qatargate ed espulso Marc Tarabella. Andrea Cozzolino ha anticipato la decisione del suo gruppo autosospendendosi qualche ora prima. Tarabella e Cozzolino, a febbraio, potrebbero perdere la loro immunità. Il 23 gennaio la commissione Juri terrà una prima riunione sulla richiesta di revoca giunta dagli inquirenti belgi. E sempre la settimana prossima è attesa l’audizione, a porte chiuse, dell’eurodeputato italiano. La posizione di Tarabella, dopo le prime confessioni di Antonio Panzeri, si è complicata. Lui si è detto “sereno” e pronto a parlare. Alla capogruppo Iratxe Garcia Perez che invitava lui e Cozzolino a fare un passo indietro l’eurodeputato belga si è opposto con vigore, affermando il principio della presunzione di innocenza. Non è bastato. A margine della Plenaria si è riunito nel pomeriggio il gruppo S&D.

Tarabella è stato espulso con decisione unanime. L’inchiesta interna è stata affidata a due tecnici: la docente di diritto criminale Silvina Bacigalupo e l’ex eurodeputato ed esperto di regolamenti parlamentari Richard Corbett. Nel frattempo i socialisti hanno constatato che l’asse con Ppe e Renew per ora regge. Il lussemburghese Angel è stato eletto vice presidente del Pe, anche se, alla prima chiama, non ha raggiunto il quorum. E se al dato si aggiunge il buon risultato di Annalisa Tardino, la candidata leghista che ha preso più voti della somma dei gruppi Id e Ecr che avevano annunciato di sostenerla, il segnale è duplice. Nei Popolari cresce infatti il fronte di chi vuole il rompete le righe per aprire ufficialmente un canale con la destra europea. E nella partita vuole entrare anche la Lega.

“Lavoriamo ad un centrodestra unito anche in Europa, il Ppe scelga con chi stare”, ha sottolineato, non a caso, il capogruppo di Id Marco Zanni. L’eurodeputato ha svelato che, nel Ppe, Fi ha votato Tardino e non Angel. “Ho parlato con Tajani e con il capodelegazione, quello che è mancato è il sostegno delle delegazioni nordiche”, ha spiegato Zanni. Certo l’appoggio azzurro è arrivato con l’elezione del candidato socialista di fatto blindata: i vertici del Ppe hanno infatti escluso, anche da un punto di vista tattico, la scelta di voltare le spalle ai loro alleati. Ma la partita a scacchi delle destre europee è già iniziata. E per la Lega e Fdi, in caso di ingresso nel Ppe, sarà impossibile mantenere l’attuale assetto di alleanze in Ue.

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Venezuela, liberato l’italiano Oreste Alfredo Schiavo: era detenuto da quattro anni per presunto golpe

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È tornato finalmente libero Oreste Alfredo Schiavo, imprenditore italo-venezuelano di 67 anni, condannato in Venezuela a 30 anni di carcere con l’accusa di tradimento, finanziamento del terrorismo e associazione a delinquere. Una vicenda che si trascinava dal giugno 2020 e che ha trovato un esito positivo nelle scorse ore, grazie alla mediazione riservata della Comunità di Sant’Egidio, con il supporto della Farnesina e dei rappresentanti diplomatici italiani in loco.

Arrestato per l’operazione “Gedeone”

Schiavo era stato arrestato dagli agenti del Sebin, il servizio di intelligence venezuelano, l’8 giugno 2020. Il suo nome era stato collegato all’operazione “Gedeone”, un presunto tentativo di colpo di Stato ai danni del presidente Nicolás Maduro, che avrebbe previsto lo sbarco di mercenari sulle coste del Paese per prendere in ostaggio funzionari del governo. Insieme a Schiavo furono fermate circa 90 persone. In primo grado, nel maggio 2024, Schiavo era stato condannato a 30 anni di carcere, nonostante le sue gravi condizioni di salute.

L’intervento di Sant’Egidio e il viaggio verso Roma

La svolta è arrivata nella giornata di ieri, grazie a un’operazione diplomatica silenziosa, portata avanti dal docente e dirigente di Sant’Egidio Gianni La Bella, dai funzionari dell’ambasciata e del consolato d’Italia, e con il determinante contributo di Rafael La Cava, ex ambasciatore venezuelano a Roma e attuale governatore dello Stato di Carabobo.
Schiavo è stato scarcerato dal penitenziario di El Helicoide, noto per la presenza di prigionieri politici e denunciato da organizzazioni per i diritti umani per le sue condizioni carcerarie, e successivamente condotto in una clinica per accertamenti sanitari.

“Liberato per motivi umanitari”

In serata, il rilascio si è trasformato in un rimpatrio in Italia, con un volo di linea diretto a Fiumicino partito alle 17 (ora locale). Sant’Egidio ha voluto ringraziare pubblicamente il presidente Maduro, specificando che il rilascio è stato concesso “per ragioni umanitarie, con un atto di liberalità personale”.

Un gesto che apre nuove possibilità

La liberazione di Schiavo potrebbe rappresentare il primo spiraglio per sbloccare anche altre detenzioni italiane in Venezuela, come quella del cooperante Alberto Trentini, arrestato nel 2024, e di due italo-venezuelani: Juan Carlos Marrufo Capozzi, ex militare arrestato nel 2019, e Hugo Marino, investigatore aeronautico che aveva indagato su due misteriosi incidenti aerei accaduti attorno all’arcipelago di Los Roques, nei quali morirono, tra gli altri, Vittorio Missonie sua moglie.

Il carcere e le denunce di tortura

Nel carcere di El Helicoide, dove era rinchiuso Schiavo, numerosi attivisti per i diritti umani hanno documentato casi di maltrattamenti e detenzioni arbitrarie. Anche l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani si era occupato del suo caso, definito emblematico per le gravi violazioni del diritto alla difesa e per l’assenza di prove concrete nel processo.

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Media Houthi, 2 morti e 42 feriti nell’attacco israeliano

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E’ di almeno due morti e 42 feriti l’ultimo bilancio dell’attacco israeliano lanciato oggi alla fabbrica Ajal nella provincia di Hodeida, nello Yemen. Lo riporta il canale al Masirah, affiliato agli Houthi, citato da Ynet e dall’agenzia russa Tass. E’ la prima reazione di ISraele all’attacco degli Houthi all’aeroporto Ben Gurion dei giorni scorsi.

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Perù, coprifuoco a Pataz dopo la strage dei 13 minatori rapiti

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La presidente del Perù, Dina Boluarte, ha dichiarato il coprifuoco nella distretto di Pataz, nella regione settentrionale di La Libertad dopo che ieri la polizia ha ritrovato in un tunnel i corpi dei 13 lavoratori rapiti il 26 aprile scorso da minatori di oro illegali. Lo rendono noto i principali media peruviani.

Oltre al coprifuoco a Pataz, dalle 18 di sera alle 6 del mattino, Boluarte ha annunciato anche la sospensione dell’attività mineraria per 30 giorni in tutta la provincia oltre ad accogliere la richiesta delle autorità locali di aprire una base militare a Pataz, vista l’assenza della Polizia peruviana nella regione. La decisione segue di poche ore la diffusione di un video sui social media, registrato dai sequestratori, in cui si mostra come ciascuno dei minatori sia stato giustiziato a bruciapelo. Le 13 vittime erano lavoratori assunti dall’azienda R&R, di proprietà di un minatore artigianale che svolge attività di sicurezza per la miniera Poderosa, una delle principali compagnie aurifere della provincia, sempre più sovente bersaglio di attacchi da parte di minatori illegali e gruppi criminali. (

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