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Sardine fuori e squali dentro: Conte liscia il pelo ai “pesciolini” bolognesi che in piazza sbranano Di Maio

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C’erano più zanzare che Sardine a piazza Santi Apostoli a Roma. Chi si aspettava una fiumana di persone come a San Giovanni sará rimasto deluso.  La stessa piazza dei grillini contro il ritorno dei vitalizi con poche Sardine non é stato un bello spettacolo. Ma se i numeri dicevano qualcosa, quel che si é visto sul palco era anche peggio. Sul palco non c’erano i 4 leader del movimento. Sono rimasti a Bologna. I quattro bolognesi pensano, preparano l’incontro col premier Conte. Un premier che in un impeto di generosità, fa parte del suo carattere democristiano, appena ha visto qualche piazza piena, ha subito messo in agenda l’incontro con le “Sardine” di Bologna. Quanto alla data, sarà fissata. Quel che Mattia Santoro e gli altri tre moschettieri della sinistra sardinista vogliono? Poche cose. A dire il vero non c’è manco bisogno di andare a palazzo Chigi a dirle, Conte le ha lette sui giornali, ascoltate in Tv e viste assai dibattute a sinistra sui social. Le Sardine vogliono la cancellazione dei decreti sicurezza ed un cambio di passo sulla politica dei migranti. Chiedono a Conte di rimangiarsi norme di cui andava orgoglioso e che non ha voluto che fossero oggetto di negoziato nella formazione del nuovo Governo, quello col Pd dopo l’abbandono dei Leghisti salvinisti. Non é affatto scontato che Conte possa rimangiarsi i decreti sicurezza. Forse registrarli, sistemarli un poco, ma non cassarli. Il M5S non lo consentirebbe. Sarà forse per questo motivo che l’ala purista sardinista non perde occasione per attaccare a testa bassa non tanto e non sólo il M5S quanto Luigi Di Maio. Perché le Sardine hanno capito (o gliel’hanno spiegato) che pur essendo il M5S in difficoltá, Di Maio é sí un leader dimissionario ma anche quello che riprenderà in mano il MoVimento appena ci sarà la conta e si deciderà la linea politica. Tenere Di Maio nel mirino significa rafforzare l’ala del M5S appiattita sulla sinistra e non quella “indipendentista” e “identitaria” che fa capo al ministro degli Esteri che ha fatto momentaneamente un passo a lato per favorire la discussione interna ai 5S.

 

C’è chi é stato nelle Sardine e ne é stato espulso che sostiene che Mattia Santoro e soci bolognesi altro non sono che vettori della sinistra per traghettare il consenso dal M5S verso il Pd. Chi le dice queste cose? Il regista e scrittore lucano, Vincenzo Petrone, in arte Klaus Mondrian, leader espulso delle sardine lucane. Per lui le sardine altro non sarebbero che squali pronti a sbranare ogni persona che osi pensarla diversamente da loro. Petrone è stato cacciato per aver criticato le sardine di Bologna che andarono ad un incontro con i ministri Boccia e Provenzano senza includere  nella delegazione anche una sardina lucana.


È questa la nuova fase del movimento. Vertice forte. Poche persone al comando. E regole ferree di cui i capi si servono per espellere chi fa perdere tempo e vuole ridurre il movimento sardinista ad una sorta di assemblea permanente. Si prepara l’incontro nazionale di Scampia. Ieri a Roma ufficialmente non c’erano Mattia Santori e gli altri bolognesi perché impegnati a preparare la manifestazione di oggi a sostegno di Patrick Zaki, lo studente egiziano detenuto nel suo Paese. In assenza dei quattro moschettieri bolognesi il palcoscenico a Roma se lo sono preso Jasmine Corallo (la portavoce delle sardine di Calabria), Lorenzo Donnoli e Massimiliano Perna ovvero gli esponenti di Emilia-Romagna e Sicilia. Sulla questione Zaki Donnoli ha subito indicato il nemico: il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Se Zaki é nelle galere egiziane, secondo la sardina Emiliana, la colpa è di Di Maio e dunque del M5S. Perché mentre Di Maio “si fa i selfie Patrick è in mano ai torturatori” ragiona il neo ministro ombra delle Sardine. Che poi definisce Di Maio ”indecente anche come leader di un partito”. Argomentazioni per questi insulti? Nulla. Lo dice una sardina e dunque bisogna crederci. Ma le Sardine, sebbene con toni più soft, qualche mazzata la rifilano anche al Pd.  “Possono anche ringraziarci per avergli dato una mano in Emilia e invitarci alle assemblee, ma bisogna cambiare strada”, ha ordinato Perna.

Con il M5s la polemica è stata comunque più dura. “Le nostre piazze non sono riempite con i pullman, sono spontanee”, ha attaccato la Jasmine Cristallo, in risposta al viceministro Stefano Buffagni che già in mattinata si era chiesto, beffardo, chi avesse pagato alle Sardine un palco “come quello degli U2”. Risposta: “Non abbiamo nessuno dietro, il M5s è un partitino che fa buffonate”, ancora Donnoli, “ma una parte del loro elettorato non lo condivide”. Obiettivo politico delle Sardine, d’ora in poi, sarà “parlare con le realtà sociali” e smentire chi li considera, denigrandoli, creatura del Pd o piccolo movimento giovanile espressione dei dem.

 

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Ue: nuovo colloquio telefonico von der Leyen-Meloni

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La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e la premier Giorgia Meloni hanno avuto un colloquio telefonico ieri in serata. Lo riferisce una portavoce dell’esecutivo Ue. La conversazione si è concentrata su “tutte le questioni di interesse comune attuale”, compreso il sostegno all’Ucraina e il dossier dei dazi nel quadro della trattativa tra l’Ue e l’amministrazione Trump.

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Elezioni comunali Napoli: sfida di Paolo Russo a Marigliano e ritorno degli ex sindaci

Paolo Russo in corsa a Marigliano, ex sindaci in campo e centrodestra solido: ecco come cambiano le elezioni comunali nella provincia di Napoli tra sorprese e conferme.

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Tornano tanti ex sindaci nella città metropolitana di Napoli, mentre il campo largo annaspa e crolla l’asse Pd-Cinque Stelle. Il Movimento fondato da Conte praticamente scompare, mentre il centrodestra, pur con qualche difficoltà, regge. Proliferano le liste civiche e resta alta l’attenzione sulle liste pulite e sull’eventuale presenza di “impresentabili”.

Marigliano: la sfida di Paolo Russo

A Marigliano la novità è Paolo Russo (nella foto Imagoeconomica in evidenza assieme a Mara Carfagna), ex deputato di lungo corso, che scende in campo nella sua città d’origine. La sua coalizione “Cuore civico” raccoglie pezzi di centrodestra, società civile ed esponenti progressisti. Il Pd ha invece scelto un altro candidato: Gaetano Bocchino, sostenuto anche da Azione, Verdi e Sinistra. Terzo candidato è Ciro Panariello, appoggiato da una lista civica.

Giugliano: centrodestra contro un centrosinistra diviso

A Giugliano, la città più popolosa della provincia, si sfidano Giovanni Pianese con il centrodestra, Diego D’Alterio con il centrosinistra senza il Movimento 5 Stelle, e Salvatore Pezzella, ex esponente grillino, ora sostenuto da una civica. Resta la spada di Damocle della commissione d’accesso prefettizia che potrebbe portare allo scioglimento per infiltrazioni.

Nola: il Pd rinuncia e resta fuori dalla corsa

A Nola il Pd si sfila a sorpresa e lascia il campo a quattro candidati: Maurizio Barbato (Fratelli d’Italia), Andrea Ruggiero (Per e civiche), Agostino Ruggiero (sostenuto dai socialisti) e Antonio Ciniglio (civiche territoriali). Il ritiro del candidato Pd Giuseppe Tudisco ha lasciato spazio a una corsa senza bandiere ufficiali del centrosinistra.

Volla: sei candidati e la conferma dell’instabilità politica

A Volla si conferma il record di instabilità politica: sei i candidati a sindaco. Tra loro due ex primi cittadini: Giuliano Di Costanzo (sostenuto dal Pd) e Pasquale Di Marzo (civiche). In corsa anche Lino Di Donato (centrodestra), Roberto Barbato (civica), Gennaro Burriello (Potere al Popolo) e Gianluca Pipolo (civiche).

Casavatore: sfida tra ex sindaci

A Casavatore la sfida è tra Vito Marino (appoggiato da cinque civiche), Fabrizio Celaj (Pd e civiche) e Mauro Muto (Fratelli d’Italia). Marino e Muto hanno entrambi già guidato il Comune in passato.

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Zelensky: da Meloni una posizione chiara, la apprezzo

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“Oggi a Roma ho incontrato la Presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni. Abbiamo discusso dell’importanza delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina e degli sforzi per ripristinare la pace e proteggere le vite umane”. Lo ha scritto su X Volodymyr Zelensky. “46 giorni fa l’Ucraina – scrive – ha accettato un cessate il fuoco completo e incondizionato e per 46 giorni la Russia ha continuato a uccidere il nostro popolo. Pertanto, è stata prestata particolare attenzione all’importanza di esercitare pressioni sulla Russia”. Ed ha aggiunto: “Apprezzo la posizione chiara e di principio di Giorgia Meloni”.

Il leader ucraino ha aggiunto di aver “informato” la premier italiana “degli incontri costruttivi tenuti dalla delegazione ucraina con i rappresentanti di Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Germania a Parigi e Londra. C’è una posizione comune: un cessate il fuoco incondizionato deve essere il primo passo verso il raggiungimento di una pace sostenibile in Ucraina”.

(la foto in evidenzaè di Imagoeconomica)

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