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Spettacoli

Sanremo, Amadeus riparte da Fiorello e chiama Berrettini

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La sorpresa della vigilia e’ Matteo Berrettini: il tennista romano, unico italiano ad aver disputato la finale di Wimbledon, reduce da Melbourne, dove si e’ ‘inchinato’ a Rafael Nadal alla semifinale degli Australian Open, sara’ all’Ariston domani sera, ospite della prima serata del festival. E a tenere alta la bandiera dello sport, cara al direttore artistico e conduttore Amadeus, anche uno spazio dedicato alle Olimpiadi invernali di Milano Cortina 2026: durante il festival, probabilmente mercoledi’, dal palco sara’ lanciato il concorso per la scelta dell’inno dei Giochi, con la complicita’ – a quanto si apprende – di due voci d’eccezione, Arisa a Malika Ayane. A decidere sara’ il pubblico, votando online, come accadde l’anno scorso con il logo della manifestazione. Per il resto a Sanremo e’ tempo di ultime prove, un occhio ai ritocchi in scaletta, l’altro al protocollo di sicurezza e allo slalom tra i timori di contagio. E un po’ di scaramanzia non guasta: “Non c’e’ un piano B: se mi prendo il Covid restate qua con me finche’ non guarisco”, sorride Amadeus in sala stampa. Evitati anche i rischi di sovrapposizione con il voto per il Quirinale: “Ero abbastanza sicuro che entro il weekend il Parlamento avrebbe deciso – dice il direttore artistico -. Sono convinto che la rielezione di Mattarella sia stata la scelta migliore”. “Un bel segnale mandato all’intero Paese”, gli fa eco il direttore di Rai1, Stefano Coletta. Il “festival della gioia” ripartira’ dal sodalizio con Fiorello: Ama e Ciuri ancora insieme sul palco, con il primo a fare da spalla al secondo, forse anche al ritmo di musica. “Ero quasi convinto che non sarebbe venuto – confessa Amadeus – ma come un martello pneumatico l’ho stressato dall’estate. Fino alla settimana scorsa, quando gli ho spiegato che avevo fatto preparare la sua sagoma con cui avrei camminato sul palco. ‘Cornutazzo, secondo te potevo lasciare il mio amico da solo?’, mi ha detto, arrivando a sorpresa. E’ una persona generosa, lo ringraziero’ per sempre”. Due, forse tre i momenti in cui lo showman tornera’ sul palco per lasciare il segno – tra allegria, spontaneita’, imprevedibilita’ – su un festival che si confronta ancora con l’emergenza sanitaria, ma puo’ contare sull’Ariston pieno: e chissa’ che proprio il calore del pubblico in sala, grande assente l’anno scorso, non convinca Fiore a regalare incursioni anche nelle altre serate. Non ci saranno gli ospiti internazionali (“Servono accordi mesi prima, per conciliare la presenza con le loro tourne’e e con le notizie sulla pandemia: e’ difficile per non dire impossibile averli in questa fase”), ma in compenso domani arriveranno i Maneskin, ormai la band piu’ ricercata al mondo, e i Meduza. Co-conduttrice Ornella Muti, “donna iconica del cinema con i suoi 90 film e anni di carriera: volevo partire con una donna che potesse raccontare qualcosa di se’, ma che rappresentasse anche il cinema italiano”, sottolinea Amadeus. Mercoledi’ tocca a Checco Zalone: molto attesa – e top secret – la performance dell’attore e regista pugliese, campione dell’irriverenza, che sicuramente cantera’ e proporra’ un monologo, prendendo spunto alla sua maniera dall’attualita’ e anche dalle ansie da pandemia. Intanto a precederlo uno “scherzo da prete” lanciato dalla parrocchia del suo paese Capurso, che promuoveva un finto casting tra fedeli per l’Ariston. Nel “festival di tutti”, promette il direttore di Rai1 Stefano Coletta, accanto all’evasione “ci sara’ spazio anche per momenti di riflessione”. Ma non si parlera’ in senso stretto di Covid: “Ho sempre detto cosa penso dei vaccini, ho fatto la terza dose. Ma penso che la gente abbia bisogno di altro”, dice Amadeus. Quanto ai cantanti, “la Rai segue le leggi nazionali: sotto i 50 anni non c’e’ un obbligo di vaccino. La selezione degli artisti sul palco non puo’ essere dirimente distinguendo vaccinati e no vax: si tratta di dati sensibili, che la Rai non puo’ chiedere”, precisa il direttore di rete. A sorridere e’ Rai Pubblicita’: i conti si fanno alla fine, ma l’ad Gian Paolo Tagliavia puo’ gia’ annunciare “il superamento della raccolta record” dell’anno scorso, 38 milioni. Dal modello delle sponsorizzazioni si e’ passati a quello delle partnership, con Plenitude – Eni Gas e Luce, Costa Crociere, Suzuki, Lavazza e Ferrero in prima fila e la “sostenibilita’” come filo rosso. Contro Eni si schierano pero’ Greenpeace e i Verdi, puntando il dito contro il tentativo di “greenwashing”: “si usa il palco del festival – e’ l’accusa – per nascondere le responsabilita’ nella crisi climatica”.

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Cinema

Cristina Comencini: il cinema delle donne è una nuova ricchezza. Io dalla parte delle donne sempre

Cristina Comencini racconta al Corriere della Sera il successo de “Il treno dei bambini”, la sua visione sul cinema delle donne, la politica e il suo nuovo amore.

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Cristina Comencini (le foto sono di Imagoeconomica), con il suo ultimo film “Il treno dei bambini” tratto dal romanzo di Viola Ardone e disponibile su Netflix, ha raggiunto quasi trenta milioni di visualizzazioni. «Mi sembra incredibile», racconta, «ma credo che il tema profondo del dopoguerra, del trauma che la guerra lascia sui sentimenti, abbia colpito il pubblico di tutto il mondo».

Il cinema tra piattaforme e sale

«Portare la gente in sala è bellissimo, ma difficile. Le piattaforme e il cinema possono coesistere. L’importante è, come diceva mio padre Luigi Comencini, mantenere sempre la massima verità e bellezza in quello che si crea», afferma Cristina, riflettendo sulla trasformazione del mondo cinematografico.

Il successo e la nuova generazione di registe

Comencini riconosce l’importanza del successo ma non lo vive come un punto di arrivo: «È un mestiere da montagne russe». È felice dell’affermazione di tante donne nel cinema italiano, come Paola Cortellesi, sottolineando: «Il cinema si è finalmente aperto alle storie delle donne, arricchendosi di nuove prospettive».

Il rapporto con la famiglia e il film di Francesca Comencini

Cristina racconta il forte legame con le sorelle e commenta il film di Francesca Comencini su loro padre Luigi: «Una scelta giusta. Ognuno vive un padre a modo suo». Nessuna gelosia, ma un affetto profondo che ha sempre unito la famiglia.

CRISTINA COMENCINI REGISTA

Politica, femminismo e il ruolo di Giorgia Meloni

Comencini ribadisce la sua radice di sinistra e il suo impegno per il femminismo: «Il sostegno reciproco tra donne non deve mai venir meno». Sul premier Giorgia Meloni, pur nella distanza politica, riconosce: «Per la sua parte politica sta facendo bene».

I cambiamenti nell’estetica e il coraggio delle attrici

Parlando di Giovanna Mezzogiorno, Cristina denuncia il problema della discriminazione estetica nel cinema: «Finalmente si inizia a dare meno peso all’apparenza e più al talento».

La maternità precoce e l’amore ritrovato

Diventata madre a 18 anni, Cristina confida di non aver rimpianti: «Mi ha dato la ricchezza di tutto ciò che ho scritto». Oggi vive una nuova fase felice della sua vita con il documentarista francese François Caillat, tra Roma e Parigi.

Il futuro: un nuovo romanzo in arrivo

Cristina annuncia anche il suo prossimo romanzo, “L’epoca felice”, che uscirà a ottobre per Feltrinelli: «Parlerà dell’adolescenza e della capacità della vita di sorprenderci anche quando meno ce lo aspettiamo».

 

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Spettacoli

Gwyneth Paltrow è stanca della dieta, ‘ora mangio pane e pasta’

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Gwyneth Paltrow ha affermato di essere tornata a mangiare cibi che in precedenza aveva eliminato dalla sua rigidissima dieta, tra cui pane, pasta e formaggio. Lo riporta la Bbc. L’attrice premio Oscar, diventata negli anni una guru del salutismo ha seguito e promosso diversi regimi alimentari negli anni. “Ho seguito per un certo periodo una dieta macrobiotica ferrea e così sono diventata ossessionata da un’alimentazione molto, molto sana”, ha detto nell’ultima puntata del suo podcast spiegando di essersi dedicata al “benessere e al cibo” a causa del cancro alla gola che ha ucciso il padre. Poi lei e il secondo marito, Brad Falchuk, hanno iniziato a seguire la dieta paleo, basata sul principio che ci si debba nutrire “come i nostri antenati”. Di recente però, Paltrow ha ricominciato a mangiare “pane a lievitazione naturale e un po’ di formaggio e un po’ di pasta”.

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Musica

Rocco Hunt, il ragazzo di giù diventa grande: “Ho 30 anni e ancora la rabbia del Sud”

Esce l’album Ragazzo di giù: tra neomelodico, rap e introspezione, la maturità artistica di un figlio del Sud.

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A 30 anni, Rocco Hunt ha già alle spalle 15 anni di carriera, una vittoria a Sanremo, hit estive, strofe militanti e un’identità artistica sempre più nitida. Ma oggi, con il nuovo album Ragazzo di giù, in uscita venerdì, Rocco — per molti ancora affettuosamente “Rocchino” — completa un percorso che lo conferma maturo, consapevole e profondamente legato alle sue radici.

“Sono fortunato, canto chi non lo è stato”

Il brano che dà il titolo al disco è un manifesto identitario.
“Io sono il ragazzo di giù fortunato”, spiega Rocco, “quelli che canto sono stati meno fortunati, magari non hanno dovuto lasciare casa, ma hanno pagato altri prezzi”. La nostalgia per la sua terra non è solo geografica, è memoria viva di un mondo che spesso si perde tra le distanze culturali.

Tra disagio e riscatto: “A Nord si perdono i valori”

“Oggi Napoli fa figo, ma vivere al Nord è diverso”, dice. Il successo, per lui, ha un prezzo. “Contano i numeri, non i valori”, afferma, parlando anche del figlio Giovanni, 8 anni, cresciuto tra Milano e Napoli: “Ha un accento diverso, ma deve sapere da dove viene, imparare l’inglese e la cazzimma partenopea”.

Il dialetto come identità: “È mamma, papà e biberòn”

Per Rocco il dialetto non è solo stile, ma lingua del cuore:
“È la strada dove sei cresciuto, la voce dei tuoi nonni, il suono dell’anima”. E anche se ha girato l’Italia e il mondo, resta anima di Scampia, del Sud e dei suoi contrasti.

Il rap, il neomelò, e il coraggio delle parole

Ragazzo di giù è un album eterogeneo, che passa da Gigi D’Alessio a Massimo Pericolo, da Irama a Baby Gang, mischiando il rap con la melodia napoletana e l’attualità più bruciante. In Demone santo, per esempio, denuncia con rabbia il crollo del ballatoio della Vela di Scampia:
“Quelle creature sono vittime dello Stato. A che serve il tricolore sulle bare bianche, se Cristo in quelle case non ci entra?”

Sanremo, De Filippo e il mare della costiera

Nel disco anche introspezione e memoria, con brani come ‘A notte, ispirato a Eduardo De Filippo, e Domani chissà, dove Rocco rievoca lo scugnizzo che si tuffava a bomba nel mare della costiera. E non manca un pensiero al futuro:
“Vorrei un secondo figlio”, dice, ma con il timore delle malattie, dei sacrifici, della fragilità.

Il tour: dal Molise a Milano, passando per la Reggia

Il tour estivo partirà il 20 giugno da Campobasso, con gran finale l’11 settembre alla Reggia di Caserta e il 6 ottobre all’Unipol Forum di Milano.
“Senza le mie radici non sarei quello che sono”, conclude Rocco.
E quando gli chiedono se oggi è ancora “‘nu juorno buono”, risponde senza esitazioni:
“Sì. Ma è sempre più difficile non vedere le nuvole all’orizzonte”.

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