Per rimuovere dalla buca scavata nella terra il corpo trovato a Novellara e verificare, con le analisi genetiche, che si tratti effettivamente di Saman Abbas bisognerà procedere con una perizia tecnica, avvisando tutte le parti coinvolte nel processo. Per questo motivo non sarà questione di ore, ma più probabilmente di giorni. La Procura di Reggio Emilia, come anticipato già sabato dal procuratore Gaetano Calogero Paci, questa mattina ha depositato alla Corte di assise la richiesta di incidente probatorio urgente. La presidente della Corte, Cristina Beretti, a breve notificherà il provvedimento. Ma è facile che i tempi per l’avvio delle operazioni si allunghino: è molto probabile, infatti, che gli atti debbano formalmente essere inviati anche in Pakistan, dove si trova il padre di Saman e poi ritornare indietro. Sono formalità, ma necessarie perché tutto avvenga secondo le regole così da evitare contestazioni in futuro e sistemare dal punto di vista processuale una vicenda che la settimana scorsa ha vissuto due svolte. La prima è stata l’arresto di Shabbar Abbas, dopo oltre un anno e mezzo. Il padre di Saman si troverà giovedì davanti al giudice pachistano, dove si discuterà anche della richiesta di estradizione firmata dall’allora ministra della Giustizia Marta Cartabia, per lui e per la moglie Nazia Shaheen, unica rimasta ancora latitante. La seconda è stato il ritrovamento di un corpo che si ha ottimi motivi per pensare sia quello della pachistana 18enne, punita dai familiari per aver rifiutato un matrimonio combinato. A portare i carabinieri nel punto dove la giovane è stata sepolta sarebbe stato infatti uno degli indagati, lo zio Danish Hasnain, attualmente in carcere a Reggio Emilia dove si trovano anche i cugini di Saman, Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz. Un cambio di atteggiamento, da parte del presunto esecutore materiale del delitto, che potrebbe preludere a un’attenuazione della sua posizione, viste le informazioni fornite. Ma è ancora presto per sapere se ci sarà una riduzione di pena e di che entità. Ma mentre lo zio starebbe collaborando e il padre si prepara a difendersi nel suo Paese, c’è chi si concentra sulla figura della madre: “Per noi rimane importante la mamma di Saman, lei ne ha decretato la fine. Lei scherzava con la figlia poco prima di accompagnarla dai carnefici. Lei l’ha fatta ritornare a casa”, dice l’avvocato Barbara Iannuccelli, che assiste l’associazione Penelope a tutela degli amici e dei familiari delle persone scomparse e che è costituita parte civile nel processo sull’omicidio della 18enne pachistana. “Saman – prosegue Iannuccelli – aveva fatto denuncia di smarrimento dei suoi documenti, per cui non aveva alcun motivo per rientrare a casa. Lo ha fatto per la mamma. E lei, parlando con l’altro figlio, voleva convincerlo a desistere da ogni collaborazione. Noi vogliamo Nazia!”, aggiunge. Intanto a Novellara cala un altro giorno sul luogo dove, se tutto sarà confermato, dalla sera del 30 aprile 2021, giace il corpo della ragazza. Da venerdì sera l’edificio è presidiato dai carabinieri, 24 ore su 24.