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Sale tensione maggioranza,nuovo scontro Letta-Salvini

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Chi vuol sabotare Draghi? Matteo Salvini dal Papeete accusa Giuseppe Conte: vuole terremotare il governo, con Letta a far da “palo”. Conte non ribatte ma Enrico Letta si indigna, risponde che finora e’ stata la Lega a mettersi di traverso e che Salvini farebbe bene a non usare un linguaggio degno di certi consiglieri della Lega “dalla pistola facile”. Il Pd diserta la festa della Lega a Milano Marittima. I toni si infiammano. Ripercussioni dirette sulla tenuta della maggioranza ad ora dal governo non ne temono. Ma che l’ennesimo scontro preannunci mesi turbolenti, nessuno ha dubbi: il percorso delle riforme si fa piu’ accidentato. L’escalation tra Salvini e Letta sembra solo l’antipasto dei mesi che verranno. Il 3 agosto si apre infatti il semestre bianco, nel quale il presidente della Repubblica, giunto alla fine del suo mandato, non potra’ sciogliere le Camere. Ed e’ proprio per mettere al riparo una riforma delicata come quella della giustizia, che Draghi ha accelerato la travagliata approvazione. La prossima settimana, prima della pausa agostana, sono in programma inoltre due Consigli dei ministri, uno per il nuovo decreto legge Covid, per intervenire sui trasporti e la ripresa della scuola, e uno per affrontare altri dossier di governo aperti, come la nomina della segreteria tecnica che dovra’ coordinare l’attuazione del Recovery plan, un passaggio importante in vista dell’arrivo dei primi fondi, che dovrebbe essere accompagnato da una circolare ai ministeri per accelerare gli interventi. Ma a settembre il premier dovra’ chiudere riforme delicate, e per ora rinviate, come quella della concorrenza e del fisco, che insieme alla riforma degli ammortizzatori sociali segnera’ la prossima legge di bilancio. Ecco perche’ l’innalzarsi della temperatura politica desta qualche preoccupazione tra i ministri. Le scene viste in Cdm sulla giustizia, con una trattativa finale lunga nove ore e un continuo alzare la posta da parte di Conte, potrebbero presto ripetersi, a partire dal nuovo decreto Covid, visto che Salvini frena su nuovi pesanti interventi. Il Movimento 5 stelle ora tace. Nessuno risponde agli attacchi del leghista, ne’ quando accusa il M5s di aver “minacciato il governo di farlo cadere tre volte”, ne’ quando – d’accordo con Matteo Renzi che ha anche proposto un referendum – dice che a settembre andra’ “rivisto” il reddito di cittadinanza, la misura bandiera del Movimento. Il Pd invece non solo a Salvini replica, ma avanza anche il sospetto che leghista sia tornato in “versione Papeete”, nei panni dello sfasciatore che terremoto’ il primo governo Conte. “Per me il governo non rischia”, afferma Salvini, “Draghi e’ una garanzia. Certo lui si irrita quando si perde tempo”. La deputata Alessia Morani, che avrebbe dovuto rappresentare il Pd alla festa leghista di Milano Marittina, annuncia che non ci sara’. “Non vorremmo che Letta passasse dal fare il palo a Conte a uomo in fuga”, ribatte la Lega dal Papeete. Questo, commenta Letta, e’ “il linguaggio con cui Salvini” parla ai suoi “consiglieri facili di pistola, Adriatici a Voghera o Aronica a Licata”. Nel governo c’e’ chi mostra di gradire poco il gioco di sponda degli alleati di centrosinistra, ma dal Nazareno dicono che mentre “Salvini piu’ volte ha sabotato Draghi”, i Dem lavorano per le riforme. Il leghista attacca – e’ la tesi – perche’ in difficolta’ con Giorgetti e Zaia. Una seduta domenicale della Camera apre intanto una infuocata settimana parlamentare, con anche l’annunciata richiesta di Iv di riportare in Aula il ddl Zan. Ci si mette anche la vicenda Mps, che si incrocia con le elezioni suppletive di ottobre a Siena. Enrico Letta corre li’ e ha detto che in caso di sconfitta si dimettera’. Anche per questo il centrodestra attacca: circola addirittura l’ipotesi che possa cambiare candidato, per contrapporre a Letta un nome forte. Il segretario Pd rassicura: “Sapevo dei rischi” legati a Mps ma “rifiutare avrebbe voluto dire disertare, in un momento complesso. Ho fiducia in Draghi e nel governo”, aggiunge ai suoi, dicendo no all’ipotesi spezzatino che sarebbe “punitiva verso il territorio”. Quanto alle polemiche su Padoan, gia’ deputato di Siena e ora presidente Unicredit, commenta: “La sua candidatura e’ figlia di un’altra storia del Pd, quella terminata nel 2018. E le sue scelte successive sono individuali”

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Emiliano all’Antimafia: inopportuno io venga in audizione

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Il presidente della Puglia, Michele Emiliano, ha inviato una lettera alla Commissione parlamentare antimafia in cui spiega di non ritenere opportuna in questo momento una sua audizione, come richiesto già una settimana fa dall’ufficio di presidenza della stessa commissione. La motivazione del governatore sarebbe dovuta ad una serie di delicati impegni legati alla recente fase politica in Consiglio regionale, come la votazione della mozione di sfiducia nei suoi confronti. L’audizione avrebbe riguardato le vicende e le inchieste sui rischi di infiltrazioni mafiose nel territorio pugliese e in particolare a Bari.

“Quello di Emiliano è un evidente gesto di debolezza. Se lui adombra eventuali gesti di strumentalizzazione politica si sbaglia. Noi conosciamo bene i limiti e i poteri dell’Antimafia e confermo da parte mia la richiesta di audizione del presidente della Puglia, affinché venga fatta chiarezza su alcune vicende”. Così la senatrice di Italia Viva e componente della commissione antimafia, Raffaella Paita, in merito alla lettera inviata dal governatore della Puglia, in cui Emiliano ha spiegato alla commissione di non ritenere opportuna una sua convocazione in questo momento.

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Da popolo di FdI standing ovation per Berlinguer

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Standing ovation del popolo di Fratelli d’Italia per Enrico Berlinguer. “Questa è la coerente continuazione dell’omaggio che il capo della destra rese a Enrico Berlinguer nel giorno della sua scomparsa”, chiama l’applauso Ignazio La Russa, Presidente del Senato intervistato dalla figlia di Berlinguer, Bianca. Tra la folla di un milione e mezzo di persone ai funerali di Enrico Berlinguer (ripresi dai più famosi registi italiani in un celebre documentario) c’era infatti Giorgio Almirante, storico leader della destra italiana venuto a rendere un commosso omaggio al segretario del Pci, accasciatosi sul palco di un comizio dopo un ictus. E’ un passaggio commosso, quello dei Fratelli d’Italia.

Un applauso lungo e sentito nella mattinata conclusiva della kermesse che per tre giorni li ha riuniti nel ‘villaggio’ sulla spiaggia dove Giorgia Meloni annuncerà la sua discesa in campo per le Europee. Anche se Bianca Berlinguer tiene a precisare di essere lì a titolo personale;: “mio padre non tiriamolo in ballo, parliamo di quello che mio padre ha fatto ma non di quello che avrebbe detto oggi”. E anche se poco dopo Maurizio Gasparri, capogruppo di Fi al Senato, vorrà sottolineare che “sono prive di fondamento” le lodi al segretario di un partito “oggi travolto dagli scandali” e allora beneficiario di “tre forme di finanziamento illegale”.”Non basta un’intervista sulla questione morale – affonda Gasparri citando la storica intervista di Berlinguer ad Eugenio Scalfari – per cancellare i plurimi finanziamenti illeciti che hanno costellato la storia del Partito comunista. E non si tratta solo dell’oro di Mosca ma anche dell’oro delle Coop e di quello proveniente da affari italiani”.

Ma Gasparri è fuori dal coro, perchè La Russa – che incassa la solidarietà di Sergio Mattarella per la foto sui social che ritrae a testa in giù il Presidente del Senato – oggi è qui per sostenere che la destra italiana ha rispetto dei miti politici avversari e non cerca neppure egemonie culturali.

“Nessuno vuole cacciare nessuno, neanche Scurati. Che anzi mi aspetto ora scriva di Stalin e di cui io avrei trasmesso il monologo. Senza dargli una lira però, perchè già fa un sacco di soldi parlando di Mussolini….” “Mettiamo finalmente una parola di pacificazione su tanti giovani che persero la vita”, negli anni di piombo, si prende un pezzetto di scena La Russa nella giornata di Giorgia. “Perchè vedo oggi qualche segnale brutto, di intolleranza nelle università, con la ‘caccia all’ebreo’. Vedo chi ci prova a far tornare quel clima”. Ma a differenza “degli anni ’70”, “da molte forze politiche c’è un alt a questo modo di concepire il contrasto, soprattutto dal presidente della Repubblica. Anche se c’è nelle università un piccolo focolaio che potrebbe diventare un incendio. Fermiamolo finché siamo in tempo”. Poche chiare parole di condanna anche sul generale leghista Vannacci: “Buon per lui che non ha un bambino portatore di handicap, altrimenti capirebbe di aver detto una sciocchezza”.

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Il giorno dopo di Vannacci, Salvini lo blinda

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Roberto Vannacci continua a far parlare di sé. Il segretario leghista Matteo Salvini lo blinda, annunciando che lo avrà al suo fianco a Roma, all’uscita ufficiale del libro ‘Controvento’. Da quando è stata ufficializzata la sua candidatura, il generale è rimasto nell’agone politico. Prima la bagarre sulla giornata scelta per l’annuncio, il 25 aprile, seguita dalla diatriba interna al partito, ancora in corso. Poi le frasi infelici di Vannacci a La Stampa, sulle classi separate per i disabili e quel Benito Mussolini “statista”, che hanno scatenato anche la ferma presa di distanza dei ministri leghisti. Dal canto suo Vannacci ha derubricato tutto a ‘beghe’ nella Lega. “Giorgetti? Diatribe interne al partito che reputo più che legittime ma che non mi interessano. Lasciamo che si esprimano i cittadini, quello conta”, la risposta ad Affari Italiani. Il generale, ormai incensato come candidato indipendente dal Capitano, si aspetta la vera legittimazione alle urne.

“E’ normale che chi ha militato per tanti anni in un partito veda con scetticismo una persona che, dall’oggi al domani, entra a farne parte anche con tanti consensi e ‘viene vista come usurpatrice’, ha affermato sul canale Youtube di Hoara Borselli, ribadendo che alla fine saranno “gli elettori a scrivere il nome sulla scheda a stabilire chi aveva ragione”. Così Vannacci tira dritto attraverso la bufera che ha scosso la Lega e il centrodestra. Tra gli alleati ci sono stati momenti di imbarazzo. Ed è dal palco di Pescara – alla kermesse di FdI ‘snobbata’ da Salvini – che è arrivata una stoccata dalla seconda carica dello Stato, Ignazio La Russa: “Buon per lui che non ha un bambino portatore di handicap, altrimenti capirebbe di aver detto una sciocchezza”. Forti applausi del pubblico.

Il forzista e vice presidente della Camera Giorgio Mulè ha rincarato la dose: “Il generale Vannacci ha detto una solenne fesseria, per giunta gravemente offensiva”, ha detto Mulè, paragonando le frasi a quelle del partito di estrema destra tedesco Afd sui disabili a scuola, “del tutto sovrapponibili a quelle di Vannacci”. Vannacci non viene risparmiato nemmeno dall’uscente eurodeputata – compagna di lista – Susanna Ceccardi, in totale disaccordo con lui. O dalla Lega del Friuli Venezia Giulia e da quella del Veneto, che si uniscono al coro di chi non “voterà” il candidato scelto da Salvini. Vannacci, così come il segretario, non si curano delle critiche. E guardano a martedì, quando saranno a Roma, l’uno accanto all’altro, per l’uscita del libro di Salvini, “Controvento”. Intanto il generale traccia la linea della sua corsa, contro l’imposizione di “un pensiero unico” e promuovendo il “sogno italiano invece che quello americano”.

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