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Cinema

Rossy De Palma, la musa di Almodovar e la sua connessione fisica e mentale con la gente dei Quartieri Spagnoli

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La prima sera, arrivata a Napoli, stava al centro della tavola della risotteria dei Quartieri Spagnoli come se gli estranei intorno a lei fossero suoi familiari, matrona a cui tutta la famiglia le chiedeva e si rivolgeva. Quella stessa sera, si era affacciata poi dalla balconata del primo piano di FOQUS (facendo scattare un applauso spontaneo delle duecento persone che avevano visto il suo film) come lo avesse conosciuto da sempre e non fosse entrata lì per la prima volta. Giorni dopo, per i vicoli dei Quartieri Spagnoli, riceveva saluti e sorrisi come quelli che si fanno a chi dopo tanti anni torna e viene riconosciuto di nuovo. Eppure Rossy De Palma non era mai stata a Napoli e non conosceva i Quartieri. Evidentemente esiste una energia particolare in alcune persone: una presenza autentica, anomala, imprevista, che catalizza. L’attrice, l’artista, la donna che il pubblico ha scoperto grazie a Pedro Almodovar esiste oltre e a prescindere dai suoi personaggi. E in questi giorni passati a Napoli, ad accompagnare il Festival del cine espanol e battezzare la prima sala cinematografica dei Quartieri Spagnoli, ha mostrato che il cinema non è il suo unico destino. Abbiamo parlato, in questi giorni napoletani, di arte contemporanea, di immigrazione e di Europa, di un progetto che a Dakar, nella capitale senegalese, alcuni artisti conducono a favore di bambini con disabilità. Del resto aveva dialogato con alcuni dei giovani disabili cognitivi ospiti di ARGO (il centro non medicalizzato promosso da FOQUS) incontrati mentre visitava FOQUS. Si è fatta fotografare con spettatori del festival, bambini in costume da bagno del centro estivo del nido delle Pleiadi, artisti che stavano provando uno spettacolo nelle sale di Project Ahead, dai professionisti di Kontrolab e nei selfie a Pompei, in antiche pizzerie napoletane e storici ristoranti a Positano. Con il suo smartphone ha mandato in Spagna (e a Pedro Almodovar) fotografie e filmati di questo nuovo mondo, di FOQUS e dei Quartieri, postando sui social, per il suo pubblico, quegli incontri e quelle scoperte. Rossy De Palma sarà la prima Ambasciatrice di FOQUS. E la prossima estate porterà a Napoli, da Dakar, la sua passione per l’arte contemporanea e il sociale. Probabilmente anche il cinema potrà essere al centro del suo prossimo appuntamento con Napoli (c’è chi l’ha cercata per questo, chiedendo riservatezza). La Spagna, tornata dopo secoli ai Quartieri Spagnoli, sta portando nel cuore dei suoi vicoli cinema, arte, artisti contemporanei: un volto nuovo, contemporaneo, vivace di quel paese, una volta dominatore, oggi partecipe della nostra emancipazione.

(Per questo racconto/contributo che svela nella sua parte più bella l’essenza della permanenza di Rossy De Palma a Napoli ringraziamo di cuore Renato Quaglia)

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Cinema

Cristina Comencini: il cinema delle donne è una nuova ricchezza. Io dalla parte delle donne sempre

Cristina Comencini racconta al Corriere della Sera il successo de “Il treno dei bambini”, la sua visione sul cinema delle donne, la politica e il suo nuovo amore.

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Cristina Comencini (le foto sono di Imagoeconomica), con il suo ultimo film “Il treno dei bambini” tratto dal romanzo di Viola Ardone e disponibile su Netflix, ha raggiunto quasi trenta milioni di visualizzazioni. «Mi sembra incredibile», racconta, «ma credo che il tema profondo del dopoguerra, del trauma che la guerra lascia sui sentimenti, abbia colpito il pubblico di tutto il mondo».

Il cinema tra piattaforme e sale

«Portare la gente in sala è bellissimo, ma difficile. Le piattaforme e il cinema possono coesistere. L’importante è, come diceva mio padre Luigi Comencini, mantenere sempre la massima verità e bellezza in quello che si crea», afferma Cristina, riflettendo sulla trasformazione del mondo cinematografico.

Il successo e la nuova generazione di registe

Comencini riconosce l’importanza del successo ma non lo vive come un punto di arrivo: «È un mestiere da montagne russe». È felice dell’affermazione di tante donne nel cinema italiano, come Paola Cortellesi, sottolineando: «Il cinema si è finalmente aperto alle storie delle donne, arricchendosi di nuove prospettive».

Il rapporto con la famiglia e il film di Francesca Comencini

Cristina racconta il forte legame con le sorelle e commenta il film di Francesca Comencini su loro padre Luigi: «Una scelta giusta. Ognuno vive un padre a modo suo». Nessuna gelosia, ma un affetto profondo che ha sempre unito la famiglia.

CRISTINA COMENCINI REGISTA

Politica, femminismo e il ruolo di Giorgia Meloni

Comencini ribadisce la sua radice di sinistra e il suo impegno per il femminismo: «Il sostegno reciproco tra donne non deve mai venir meno». Sul premier Giorgia Meloni, pur nella distanza politica, riconosce: «Per la sua parte politica sta facendo bene».

I cambiamenti nell’estetica e il coraggio delle attrici

Parlando di Giovanna Mezzogiorno, Cristina denuncia il problema della discriminazione estetica nel cinema: «Finalmente si inizia a dare meno peso all’apparenza e più al talento».

La maternità precoce e l’amore ritrovato

Diventata madre a 18 anni, Cristina confida di non aver rimpianti: «Mi ha dato la ricchezza di tutto ciò che ho scritto». Oggi vive una nuova fase felice della sua vita con il documentarista francese François Caillat, tra Roma e Parigi.

Il futuro: un nuovo romanzo in arrivo

Cristina annuncia anche il suo prossimo romanzo, “L’epoca felice”, che uscirà a ottobre per Feltrinelli: «Parlerà dell’adolescenza e della capacità della vita di sorprenderci anche quando meno ce lo aspettiamo».

 

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Cinema

Morto a 65 anni l’attore americano Val Kilmer

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È morto all’età di 65 anni l’attore americano Val Kilmer. Lo rende noto la famiglia, citata dal New York Times. Il decesso è avvenuto a Los Angeles a causa delle complicazioni di una polmonite, ha spiegato la figlia Mercedes Kilmer. All’attore era stato diagnosticato un cancro alla gola nel 2014, da cui era riuscito a guarire. Tra le sue tante interpretazioni si ricordano in particolare quella Jim Morrison in ‘The Doors’ del 1991 di Oliver Stone, quella di Iceman in ‘Top Gun’ del 1986 di Tony Scott e quella di Bruce Wayne in ‘Batman forever’ del 1995 di Joel Schumacher.

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Cinema

Giovanni Bagnasco e “il mostro”: “Ho imparato a non essere vittima. La felicità è una responsabilità”

Nella serie L’arte della gioia è Ippolito, il “mostro” che conquista il cuore dello spettatore. Nella vita, Giovanni Bagnasco è un ragazzo di 25 anni con il volto segnato dalla sindrome di Treacher Collins e un’anima limpida che illumina ogni sua parola. In un’intervista al Corriere della Sera racconta la sua storia fatta di sfide, consapevolezza e rinascita.

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«Potrei scrivere un libro sugli sguardi. Da piccolo anche il non detto faceva male», racconta Giovanni Bagnasco. Il suo volto racconta una storia rara, segnata dalla sindrome di Treacher Collins, una malattia congenita che colpisce ossa e cartilagini del volto. Eppure, Giovanni ha imparato presto a distinguere tra due tipi di persone: «i cuori buoni e i cuori ciechi».

Cresciuto nella quiete di Chianciano Terme, tra campagna e spazi aperti, ha coltivato sogni artistici tra un lavoro da casellante e un corso di lingua dei segni mai concluso a causa del Covid. Fino all’improvviso incontro con il mondo del cinema, che lo ha accolto attraverso due provini superati: uno per Finalmente l’alba, l’altro con Valeria Golino per il ruolo di Ippolito.

“Il mostro” che racconta la forza interiore

«Il personaggio non è stupido, è solo stato isolato», gli dice Golino. E lui in quel ruolo riversa tutto: «la parte docile e quella vulcanica». Nessuna scuola di recitazione, ma la forza di una vita vissuta senza filtri. «Sul set, mentre giravo le scene più violente, pensavo ai momenti difficili vissuti», confessa.

E quando si parla d’aspetto, Giovanni è disarmante: «La parola ‘mostro’ non mi ferisce più, è solo una componente della mia vita». Da piccolo piangeva, si chiedeva “perché a me?”, ma oggi si è dato una risposta che lo guida: «Dovevo nascere così e basta. Fare la vittima non ti renderà felice».

L’amore, la musica, il futuro

Oggi è un attore emergente, ma anche un ragazzo che ha vissuto l’amore, che ha scritto testi rap, che ha lottato contro il dolore. «Ho ricevuto tanto e ho dato tanto», racconta. Sui social ci sta poco: solo per progetti artistici o per sostenere la onlus del suo chirurgo, la Smile House. «Da ragazzino, i social mi facevano male. Era una vita parallela».

La sua forza più grande è quella di saper vedere oltre: «Sembrerei più brutto se stessi sempre a disperarmi. Siamo tutti belli, se troviamo la nostra bellezza interiore».

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