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Ronaldo butta fuori dalla Champions l’Atletico Madrid con una partita perfetta e una tripletta

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Impresa della Juventus: i bianconeri hanno battuto 3-0 l’Atletico di Madrid nel ritorno degli ottavi di finale di Champions, ribaltando lo 0-2 dell’andata e qualificandosi per i quarti. Grande protagonista della serata Cristiano Ronaldo, autore di tutte e tre le reti bianconere, due di testa e una su rigore. Serata da numero uno, da fenomeno quella di CR7. Serata da numero uno anche quella di Massimiliano Allegri che ha messo in campo una  squadra costruita in maniera perfetta intorno a Ronaldo sperando evidentemente nella sua serata di grazia. E Ronaldo ha davvero fatto una partita perfetta. Mai persa una palla. Mai sprecato un pallone. Mai sbagliato un passaggio. Due gol di testa da campione. Un rigore perfetto. La squadra ha risposto alla grande alla sfida. Difficile scegliere chi ha giocato meglio dopo il mostruoso portoghese. Forse una citazione solo per Federico Bernardeschi. Ha fatto una partita da fuoriclasse.

Ronaldo si porta via il pallone della serata: tre gol all’Atletico, e fanno 25 in tutta la carriera agli ex ‘cugini’ di Madrid. E sogna di portarsi via tra nemmeno tre mesi anche la Champions. CR7 si riconferma il piu’ grande nella serata della rimonta perfetta dei bianconeri: 3-0 all’Atletico, annichilito ed eliminato dopo le illusioni dell’andata. Doppietta di testa, terza rete, quella decisiva, su rigore, ma attorno al re portoghese, c’e’ tanto Bernardeschi, decisivo con le sue giocate nel primo e nel terzo gol. E c’e’, soprattutto, tanta Juve, quadratissima, capace ad adattarsi ai cambi di assetto di Allegri, prima con il 3-5-2 e poi, quando c’era da spingere per tentare il terzo gol prima del rischio supplementari, quasi spregiudicata con 4 attaccanti. Per la rimonta sull’Atletico Allegri ha optato all’inizio per una difesa a 3, con Chiellini, alla 500a partita in bianconero e Bonucci, affiancati da Spinazzola, debuttante in Champions. Sulla destra con Cancelo piu’ avanzato, Emre Can pronto a coprire, completando un centrocampo con Pjanic, Matuidi e senza Bentancur. In attacco spazio all’estro di Bernardeschi, arma in piu’ per tutto il primo tempo, e di Cristiano Ronaldo con Manduzkic piu’ avanti. Atletico con il 4-4-2, Morata e Griezmann all’attacco, Gimenez e Godin centrali, Juanfran sulla sinistra al posto dello squalificato Filipe Luis, Aria sulla corsia destra, Rodrigo e Koke centrali in mezzo al campo, Lemar, un po’ leggerino nello scontro con sa stazza dei bianconeri, e Saul a completare il reparto. Pronti, via in uno stadio di nuovo tutto unito nel tifo per la Juve, dopo gli scioperi e le frasi contro la societa’ vergate sui muri dello stadio da gruppi ultra’. La ‘sorpresa’ Spinazzola ha subito aperto varchi nella difesa dei Colchoneros: dai suoi piedi sono partiti i passaggi che hanno costretto prima Gimenez a un affannoso anticipo su Manduzkic e poi Godin a salvare la porta. Juve aggressiva, sempre piu’ pronta sulle palle sporche e attenta a concedere pochi centimetri alle azioni dell’Atletico. Bianconeri in gol con Chiellini, annullato per un fallo di Ronaldo sul portiere Oblak.

 

Gli spagnoli hanno provato a spezzare il ritmo bianconero con il palleggio: tiro alto di Koke (22)’. Cinque minuti dopo la Juventus e’ passata in vantaggio: palla lavorata da Bernardeschi e assist per Ronaldo: stacco imperioso di CR7 su Juanfran, per il la’ alla remtunada. Bernadeschi ci ha provato poi in tutti i modi a fare il bis, esibendosi anche in una spettacolare rovesciata di sinistro: se il pallone fosse entrato avrebbe persino oscurato il gol in acrobazia di Ronaldo, un anno fa, quando era ancora al Real. Emozioni negli sgoccioli del primo tempo: colpo di testa di Chiellkni, smanacciato in angolo da Oblak, e sull’altro fronte colpo di testa di Morata, alto. Stadium in visibilio al 4’st per il raddoppio di Ronaldo: ancora di testa, su cross di Cancelo gol assegnato grazie alla line technology: Oblak ha respinto qualche centimetro oltre la linea. Handicap del Wanda Metropolitano annullato. Al 22’st Dybala in campo al posto di Spinazzola. Con questa mossa, la difesa torna a 4, con l’arretramento di Cancelo e una squadra 4 attaccanti. E anche negli ultimi 10′ la Juve resta molto offensiva, con Mandzukic sostituito da Kean. L’attaccante millennial ha sul piede il gol del 3-0 ma il suo diagonale va fuori di una spanna. Ma uno spunto imperioso di Bernardeschi assegna il match-ball ai bianconeri. Correa lo ferma solo con uno spintone in area: e’ rigore che Rinaldo realizza da par suo. I 40 mila dell’Allianz saltano e urlano ebbri di gioia, quasi fosse davvero una finale di Champions. La strada per Madrid sembra di nuovo in discesa.

 

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Cronache

Roberto Saviano: “Vivo come in un ergastolo. Ho pensato anche al suicidio, ma scrivere è la mia unica salvezza”

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Roberto Saviano (le foto sono di Imagoeconomica) torna a parlare. Lo fa in una lunga e intensa intervista rilasciata al Corriere della Sera, in occasione dell’uscita del suo nuovo libro L’amore mio non muore (Einaudi). Dall’esperienza ai funerali di Papa Francesco alla memoria dolorosa della sua zia scomparsa, dal prezzo pagato per la scrittura alla condanna della solitudine, Saviano racconta senza filtri la sua vita da recluso, il senso di colpa, il peso degli attacchi e l’ossessione per la verità.

“Ho partecipato ai funerali di Francesco, come a quelli di Wojtyla. Ma lì c’era la camorra a vendere i panini”

La sua presenza in Vaticano ha destato curiosità. Ma Saviano spiega: «Ero stato anche ai funerali di Wojtyla, da cronista. Seguivo la vendita dei panini, organizzata dal clan». E sottolinea quanto la figura di Francesco, a differenza delle autorità presenti, abbia voluto essere toccata dagli ultimi.

“Mi sento in colpa. La mia famiglia ha pagato tutto. Io ho scelto, loro hanno solo perso”

Saviano ammette il dolore più intimo: la scomparsa recente della zia, vissuta in solitudine. «Ho la sensazione di aver sbagliato tutto», confessa. «I miei genitori si sono sradicati da Caserta per proteggermi. Io ho fatto carriera, loro hanno solo pagato».

E ancora: «Pensavo di cambiare la realtà con i libri, di accendere una luce. Ma ho solo generato isolamento».

“Il simbolo è di pietra. Non puoi sbagliare, non puoi contraddirti. Non sei più uomo, ma solo rappresentazione”

La condizione di scrittore-simbolo lo opprime: «Esisto per quello che rappresento, non per quello che sono». E il suo ruolo pubblico – protetto, attaccato, giudicato – ha inciso su tutto: amicizie, amore, libertà. «Quando vuoi bene a qualcuno, quella persona deve restare fuori dalla gabbia in cui tu sei chiuso. Nessun amore sopravvive così».

“Ho pensato di farla finita. Ma il corpo ha reagito. E ho capito che la fine non era quella”

Parla anche di pensieri estremi: «Ho pensato al suicidio. Volevo mettere il punto. Poi, guardandomi allo specchio, ho capito che non era quella la soluzione». E oggi convive con crisi di panico, insonnia, ansia. «Alle 5 del mattino non respiro. E mi chiedo: dove vado adesso?».

“Rushdie è vivo solo perché l’attentatore non sapeva usare il coltello. Ma almeno ora nessuno può dire che la minaccia era inventata”

L’amicizia con Salman Rushdie è per Saviano un nodo emotivo forte. L’attacco subito dallo scrittore anglo-indiano ha svelato la verità del pericolo: «È vivo per miracolo, e ora nessuno può più dire che la fatwa era un’esagerazione. Lui almeno ha avuto una liberazione. Io no: sono ancora dentro».

“Vorrei sparire. Cambiare nome. Prendere un camion e guidare lontano. Ma so che non posso”

L’idea della fuga è ricorrente: «Vorrei una nuova identità, un’altra vita. Ho preso la patente per il camion. Sogno di fare come Erri De Luca, partire per una missione umanitaria». Ma aggiunge con amarezza: «Non ne uscirò mai. Sono un bersaglio».

ROBERTO SAVIANO

“In Italia, se non muori, ti dicono che il pericolo non era reale. La scorta diventa uno stigma, non una protezione”

Saviano riflette sull’ossessione per la scorta: «In Italia, se non ti uccidono, allora vuol dire che hai esagerato». Racconta l’episodio surreale di una signora che lo accusa in aeroporto di aver mentito sul pericolo perché era da solo.

“Con Gomorra ho illuminato l’ombra. Ora racconto Rossella, uccisa dall’amore e dalla ’ndrangheta”

Il suo nuovo libro ricostruisce la storia di Rossella Casini, ragazza fiorentina scomparsa nel 1981 perché si era innamorata del figlio di un boss. Una tragedia sommersa, raccontata con sguardo letterario e civile. «Una Giovanna d’Arco ingenua e lucida. Il suo corpo non è mai stato trovato. La sua colpa: amare dissidenti».

“Michela Murgia mi ha insegnato la libertà nei legami. E mi ha donato vita. Ora mi manca anche l’amore”

Commuove il ricordo dell’amicizia con Michela Murgia: «Mi ha insegnato a tagliare i lacci ai sentimenti». E confessa: «Mi manca l’amore. Ma come si ama, se vivi da prigioniero? L’amore ha bisogno di leggerezza. Io sono pesante, ormai».

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Esteri

Trump avverte: forse la pace in Ucraina è impossibile, troppo odio tra Putin e Zelensky

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E’ l’odio ad alimentare la guerra che ormai devasta da oltre tre anni l’Ucraina. Un “odio tremendo” tra due uomini, Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin. Tanto che “forse, la pace non è possibile”. E’ l’amara constatazione di Donald Trump che però non rinuncia alla speranza di arrivare alla fine della guerra, e nella stessa intervista evoca “ottime possibilità di farcela”. E di certo non vanno in questa direzione le parole e le azioni di Vladimir Putin, che continua a rifiutare il cessate il fuoco di 30 giorni promosso da Washington. In un documentario della tv russa, lo zar ha sottolineato come Mosca “abbia abbastanza forza e risorse” per una vittoria nell’invasione, anche senza ricorrere alle armi nucleari. Da tempo ormai il presidente Usa minaccia di sfilarsi dalla mediazione avviata sin dall’inizio del suo mandato, in mancanza di passi avanti concreti di Mosca e Kiev verso un cessate il fuoco.

La strada del negoziato ha raggiunto un punto morto da settimane, con la Russia che continua a insistere per una tregua di tre giorni, in occasione del Giorno della Vittoria del 9 maggio. Una proposta che fa gioco al Cremlino, che per gli 80 anni della vittoria sovietica nella Seconda Guerra Mondiale ha invitato a Mosca diversi leader mondiali, tra cui il cinese Xi Jinping, in visita ufficiale in Russia dal 7 al 10 maggio. Zelensky ha già messo in chiaro che per l’Ucraina non sarà possibile “garantire la sicurezza” dei partecipanti alla parata del 9 maggio. E ha sottolineato che Kiev non si fida delle proposte di Putin: “Queste non sono le prime promesse di cessate il fuoco fatte dalla Russia. Sappiamo con chi abbiamo a che fare, non ci crediamo”, ha detto nel corso di una visita a Praga, in un chiaro riferimento alla fallimentare tregua di Pasqua che ha registrato centinaia di violazioni in entrambi i lati del fronte.

La proposta di Ucraina e Usa resta quella di una tregua di almeno 30 giorni, ma finora nessun segnale in questo senso è giunto da Vladimir Putin, che nel frattempo pensa a un futuro remoto in cui, assicura, “la riconciliazione con il popolo ucraino sarà inevitabile, è solo questione di tempo”. Difficile immaginarlo ora, mentre Mosca insiste a diffondere morte e distruzione bombardando le città ucraine, compresa la capitale Kiev dove nella notte tra sabato e domenica, un raid ha provocato 11 feriti – tra cui due minori – insieme a danni e incendi in tre distretti. “I russi chiedono una tregua per il 9 maggio, mentre attaccano l’Ucraina ogni giorno: questo è cinismo di altissimo livello”, ha commentato Zelensky sostenendo che “solo questa settimana la Russia ha utilizzato contro l’Ucraina più di 1.180 droni da attacco, 1.360 bombe aeree guidate e 10 missili di vario tipo”.

Le forze russe martellano anche la regione di Sumy, dove da tempo Kiev denuncia l’obiettivo di Mosca di creare una zona cuscinetto: “I russi hanno colpito le strade residenziali del villaggio di Velyka Pysarivka con bombe aeree teleguidate. Un civile è stato ucciso”, ha denunciato il governatore Oleh Grigorov, dando l’ennesimo bilancio di morte nella sua regione. Con queste premesse, la priorità dell’Ucraina resta quella di ricevere sostegno militare, soprattutto dagli Stati Uniti che negli ultimi giorni si sono mostrati maggiormente disposti a rispondere alle esigenze della difesa ucraina: secondo il New York Times, che cita quattro funzionari statunitensi, un sistema di difesa aerea Patriot precedentemente basato in Israele verrà inviato in Ucraina dopo essere stato ricondizionato. E gli alleati occidentali stanno discutendo la logistica di un eventuale trasferimento anche di un’altra batteria da parte di Germania o Grecia.

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Scorta, lounge e hotel di lusso: Sinner blindato

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Il soggiorno romano di Jannik Sinner è iniziato e il piano per ‘contenere’ l’amore dei tifosi anche. Perché da numero uno la popolarità del tennista azzurro è cresciuta in maniera esponenziale, e il rientro in campo dopo la sospensione forzata di tre mesi per il caso clostebol, ha anche aumentato l’attesa e l’euforia dei carota boys. E di conseguenza una sicurezza studiata per l’altoatesino, che – come era stato detto già dai vertici della federazione – deve poter affrontare gli Internazionali senza un eccesso di pressioni. Arrivato nel primo pomeriggio a Ciampino da Nizza, la sua avventura all’ombra del Colosseo partirà ufficialmente domani con il media day, quando raggiungerà la sala stampa attraversando il ponte sospeso che porta dall’area giocatori – situata nella zona delle piscine – allo stadio.

Mentre per la celebrazione del doppio successo dello scorso novembre a Malaga delle nazionali di Billie Jean King Cup e della Coppa Davis al Centrale del Foro Italico utilizzerà il tunnel sotterraneo. Infine, sempre sul Centrale, l’allenamento con Jiri Lehecka, fissato alle ore 19, al quale assisteranno circa 10mila spettatori in possesso del biglietto ground. Un ‘Sinner day’ che lo vedrà assoluto protagonista e che sarà anche l’occasione per il primo vero bagno di folla. Ma sarà solo il primo dei giorni che l’azzurro vivrà nella Capitale tra misure di sicurezza al top per garantire la sua privacy e consentire comunque l’affetto del pubblico.

L’azzurro soggiornerà in un noto hotel di lusso romano, non distante dal Foro Italico per evitare lo stress del traffico romano, dove avrà la possibilità di usufruire, qualora servisse, di un campo da tennis e di una piscina con palestra per allenarsi, oltre a un servizio di sicurezza studiato ad hoc per lui. Tutti i tennisti, infatti, hanno una security quando escono dai percorsi prestabiliti per i giocatori, ma nel caso suo sarà implementata, permettendogli così di muoversi in tranquillità mentre, dentro l’area del torneo la sicurezza ha già studiato mappe e strade che l’azzurro percorrerà.

Sinner, inoltre, avrà a disposizione un autista per gli spostamenti (durante i tornei però evita le uscite, potrebbe concedersi una cena solo in questi primissimi giorni, poi solo relax tra carte e playstation) e potrà beneficiare anche di una lounge riservata all’interno degli Internazionali; una misura prevista in passato anche per Novak Djokovic e ora riservata al campione italiano per permettergli di concentrarsi solo sul campo senza avere distrazioni esterne. Perché l’obiettivo, per Sinner, rimane sempre e solo il risultato del campo dove, nonostante il periodo di inattività, si presenta da numero 1 al mondo. Una prima assoluta per il Masters romano. Serviva Sinner, con la speranza di riuscire a conquistare quel titolo in singolare maschile che l’Italia non ha più raggiunto dal 1976, firmato allora da Adriano Panatta.

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