Indossa una giacca mimetica e parla da una città a quaranta chilometri dalla linea del fronte. Dmitry Rogozin, ex presidente dell’agenzia spaziale russa Roscosmos e oggi rappresentante della Russia nella regione occupata e annessa di Zaporizhzhia, è il volto militare e politico della cosiddetta Novorossia. Un simbolo del nuovo corso russo nei territori ucraini occupati. E lo dice senza mezzi termini: «Nessuna tregua con Kiev, non ci fidiamo. Se si tratta di una finta pace, non ci serve».
Rogozin è tra i fedelissimi di Vladimir Putin, già vicepremier, parlamentare e ambasciatore russo presso la NATO. Oggi gestisce una delle aree più delicate del conflitto e ribadisce la sua linea dura: «Io sono cresciuto qui. Qui si parla russo. Zaporizhzhia e Kherson devono restare alla Russia. Kiev è la madre delle città russe. Qui ci sono le nostre radici».
“Non mi fido di Zelensky”
La possibilità di una pace tra Russia e Ucraina è, secondo Rogozin, pura illusione. «Non mi fido – afferma – perché Zelensky vuole restare al potere e non rendere conto di come sono stati spesi i soldi occidentali. Se davvero si volesse la pace, lui non sarebbe più al suo posto».
Nonostante i toni ufficiali, Rogozin lascia intendere che dietro ogni trattativa potrebbero nascondersi trappole. «Temo – aggiunge – che la guerra venga congelata e poi riaccesa, se le cause non vengono eliminate. Dovremmo parlare con l’Unione Europea, non con l’Ucraina».
Il nodo centrale nucleare
Sulla centrale di Zaporizhzhia, attualmente controllata dai russi, Rogozin lancia accuse precise ai servizi ucraini: «Budanov ha parlato di minare tutte le centrali. I bombardamenti sulla nostra continuano. L’unica opzione potrebbe essere l’intervento dell’Aiea o degli Stati Uniti, se garantiscono la sicurezza fisica di tutti».
La delusione verso l’Europa
«Bruxelles – dice Rogozin – ha scelto Kiev in modo cieco, non ha mai voluto ascoltare le ragioni della Russia. Noi ci sentivamo parte dell’Europa, ma ora c’è una delusione profonda. Non siamo più comunisti, non abbiamo ideologie pericolose. Siamo parte di una cultura comune».
Su Trump e la NATO
Duro anche nei confronti degli Stati Uniti e del presidente Donald Trump: «L’America vuole trasformare l’Ucraina in una colonia. Hanno pagato per sparare sui nostri soldati e ora pretendono pure un risarcimento. Trump vuole solo riprendersi i dollari investiti».
E aggiunge: «Quando ero a Bruxelles, chiedevo alla NATO di scegliere: o ci fate entrare o vi fermate. Non hanno fatto né l’una né l’altra cosa».
Nessun passo indietro sui territori
Infine, nessuna apertura sul possibile ritorno dei territori annessi all’Ucraina: «È impossibile. La gente qui parla russo. Non rinunceremo a Zaporizhzhia né a Kherson. La vita qui continua, nonostante i bombardamenti. Il problema più grande? Il traffico a Berdiansk».