A tre anni dal “Patto per Napoli”, bilancio positivo secondo Baretta e Manfredi: scongiurato il dissesto, ma restano forti distonie. La riscossione fiscale a Napoli ha fatto importanti passi avanti, ma permangono distonie clamorose che emergono dai dati diffusi dall’Osservatorio del Comune, presentati ieri a Palazzo San Giacomo. A tre anni dalla firma del “Patto per Napoli”, lo strumento ideato per salvare i conti pubblici della città, le cifre mostrano un miglioramento, ma anche contraddizioni difficili da spiegare.
Nel dettaglio, per l’Irpef comunale con aliquota all’1%, si registra nel 2024 un aumento medio del gettito pari a 123 euro per contribuente a Posillipo, contro appena 43 euro a Forcella-Borgo Sant’Antonio Abate. Eppure, a Posillipo – quartiere con reddito medio di 150mila euro – il 29% risulta esente dal pagamento Irpef. A Forcella la percentuale sale al 52%, ma lì i livelli di reddito sono notoriamente bassi.
La riscossione coatta sostiene la città
165 milioni di euro incassati nel 2024 grazie alla riscossione coatta da parte di NOV – Napoli Obiettivo Valorepermetteranno, come spiega l’assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta, di mitigare l’aumento della Tari nella prossima manovra di assestamento. «Il bilancio è positivo: ridotto il disavanzo di oltre un miliardo, pagamenti ai fornitori ora a 30 giorni, avviati investimenti con Invimit e riscossione in miglioramento».
La tassa di soggiorno da 20 milioni l’anno e la tassa di imbarco aeroportuale da 10 milioni contribuiranno al decoro urbano e ai servizi per i turisti, senza gravare sui cittadini.
Il “Patto” come leva per la rinascita
Firmato il 29 marzo 2022 dall’allora premier Mario Draghi e dal sindaco Gaetano Manfredi, il “Patto per Napoli” prevede 1,23 miliardi di euro a fondo perduto fino al 2042, a patto che Palazzo San Giacomo si autofinanzi attraverso tre canali: riscossione, valorizzazione del patrimonio e aumento delle aliquote.
Tra le innovazioni, il cosiddetto “switch”: tutto ciò che viene incassato tramite riscossione coatta resta al Comune e non va restituito allo Stato. Un meccanismo che ha evitato il dissesto, scongiurato il blocco delle partecipate e permesso l’assunzione di oltre 2mila persone tra Comune e partecipate.
Manfredi: “Abbiamo evitato il dissesto”
«Dopo tre anni possiamo essere soddisfatti. La strada è tracciata – ha commentato Manfredi – e oggi possiamo guardare al futuro con serenità». Il Comune ha ripagato tutti i fornitori, ridotto il debito e avviato investimenti strutturali in città. Degli 800 milioni da recuperare per il riequilibrio finanziario, 730 milioni (90%) arriveranno dalla riscossione, e solo 73 milioni (10%) dalla gestione del patrimonio, attraverso aumento dei canoni e riduzione dei fitti passivi.