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Cronache

Ris, ‘Rossi si suicido”, ma Commissione ha nuovi dubbi

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David Rossi non e’ stato narcotizzato, si e’ aggrappato con le mani alla barra di protezione della finestra del suo ufficio e si e’ lasciato cadere nel vuoto, nel vicolo di Monte Pio dietro Rocca Salimbeni. Per i carabinieri del Ris la sera del 6 marzo 2013, l’ex capo area comunicazione di banca Mps si suicido’. Ed era cosciente hanno spiegato i medici legali. E’ questa la conclusione, illustrata in conferenza stampa oggi, a cui sono arrivati i consulenti chiamati a rispondere ai 49 quesiti della super perizia (938 pagine) sulla morte dell’ex manager senese deceduto il 6 marzo 2013 voluta dalla Commissione parlamentare d’inchiesta. Per la commissione questi risultati pero’ non chiudono la vicenda. Alla luce delle relazioni dei periti, ha spiegato il presidente Pierluigi Zanettin, “sono maturati delle ulteriori ipotesi di investigazione interessanti che contengono, a nostro giudizio, altri sviluppi investigativi che invieremo sia alla procura di Genova che a quella di Siena”. Nel corso dell’audizione odierna i medici hanno anche spiegato, a precisa domanda, che Rossi, se soccorso per tempo e non fosse rimasto agonizzante per venti minuti sul selciato, avrebbe avuto “chance di sopravvivenza”. Riguardo all’ipotesi dell’omicidio a sgombrare il campo e’ stato il colonnello Sergio Schiavone del Ris dei carabinieri: “Altre ipotesi con la presenza di terzi che lo lasciano cadere riproducono ipotesi non compatibili” ha detto, aggiungendo poi che il bagliore che si vede nel video dopo la caduta di Rossi “verosimilmente e’ una goccia di pioggia e non l’orologio del dottor Rossi”. Quanto alla famosa mail di Rossi con scritto ‘help’ il colonello Massimo Giannetti del Racis ha detto che “non ha nulla di strano perche’ e’ stata scritta e spedita prima della morte”. Il colonnello Rubino Tomassetti del Ros ha poi confermato che la sera della morte nessuno rispose alla chiamata dell’onorevole Daniela Santanche’ arrivata sul telefono di Rossi. Si e’ tratto’ di un “errore del tabulato”, quella fu “una chiamata non risposta” e che dietro il numero ‘409909’ non c’era alcun conto corrente cifrato quanto piuttosto “un servizio di ‘sos ricarica telefonica”. Ma dalle relazioni emergono appunto anche alcuni nuovi elementi investigativi definiti dai commissari “interessanti” e per questo saranno “trasmessi alla procura di Genova e a quella di Siena” ha detto Zanettin: “C’e’ la possibilita’ dell’istigazione al suicidio” ha spiegato. E se la lesione al fegato di Rossi per i periti medico legali e’ compatibile con la caduta a terra, ad alimentari i dubbi della commissione e’ la presenza, di altre nove lesioni che, secondo i medici, non sono invece compatibili. “Non possono andare oltre le 12, 24 ore precedenti la caduta, escludendo che siano auto inferte”. “Serve un ulteriore approfondimento” il commento del deputato di Fdi Walter Rizzetto, mentre per l’on.Cosimo Ferri (Iv) le perizie “portano circostanze nuove e inquietanti”. E poi c’e’ un video, inedito e tenuto segreto, di una seconda telecamera della sorveglianza che ha ripreso due dipendenti di Mps uscire dall’ufficio, nelle vicinanze del vicolo, alle 20.01. Immagini acquisite e poi cancellate, su cui sono gia’ stati fatti accertamenti e che sono state trasmesse alla procura di Genova perche’, per Zanettin, “in contrasto con tutti gli atti processuali” in cui era stato detto che c’era un unico video relativo alla caduta di Rossi. “David poteva essere salvato ma nessuno ha fatto niente” ha detto la vedova di Rossi, Antonella Tognazzi dicendosi “sconcertata” dai risultati della super perizia. “C’e’ una nostra relazione che evidenzia come nella lacerazione al fegato c’e’ un livido esterno a forma di pugno. Il nostro legale fara’ le sue mosse e chiedera’ che i nostri periti vengano sentiti in commissione”.

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Cronache

David Knezevich morto in carcere: era accusato dell’omicidio di Ana Maria Henao

David Knezevich, accusato della sparizione della ex moglie Ana Maria Henao, si è tolto la vita nel carcere di Miami. Resta il mistero sul corpo della donna scomparsa.

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David Knezevich, 37 anni, accusato del sequestro e dell’omicidio della ex moglie Ana Maria Henao, è stato trovato morto nella sua cella a Miami, in Florida. A confermare il decesso, avvenuto per suicidio secondo i media americani, è stato il suo avvocato. Knezevich era detenuto in attesa di giudizio, dopo essere stato arrestato a maggio 2024 per il presunto coinvolgimento nella misteriosa sparizione della milionaria, avvenuta a Madrid.

Il giallo internazionale e le ricerche nel Vicentino

La vicenda aveva assunto da subito i contorni di un intrigo internazionale, coinvolgendo Stati Uniti, Spagna, Serbia e Italia. L’Fbi aveva seguito le tracce del sospettato fino a Cogollo del Cengio, in provincia di Vicenza, dove si erano concentrate le ricerche del corpo di Ana Maria Henao. Gli inquirenti avevano individuato la zona grazie ai tracciamenti di un’auto noleggiata da Knezevich a Belgrado. Nonostante gli sforzi, le operazioni di perlustrazione non avevano portato al ritrovamento del cadavere.

La ricostruzione delle accuse

Secondo gli investigatori, il 29 gennaio 2024 Knezevich aveva noleggiato un’auto senza GPS a Belgrado, recandosi poi a Madrid. Dopo aver rubato una targa per camuffare il veicolo, sarebbe stato ripreso dalle telecamere mentre metteva fuori uso i sistemi di sorveglianza dell’appartamento di Ana Maria. In seguito sarebbe entrato nell’abitazione con una valigia per uscirne nove minuti dopo: l’ipotesi è che avesse nascosto il corpo della donna, minuta e dal fisico esile, nella stessa valigia.

Durante il rientro verso la Serbia, una sosta prolungata nei boschi vicentini aveva insospettito gli investigatori, che avevano concentrato lì le ricerche senza tuttavia trovare alcun risultato.

Le accuse e i procedimenti legali

Nonostante l’assenza del cadavere, nei confronti di Knezevich era stata formalizzata l’accusa federale di omicidio. Parallelamente, la famiglia di Ana Maria aveva intentato una causa civile per «morte ingiusta», trasferimenti fraudolenti e sofferenza estrema, coinvolgendo anche il fratello, la madre e un cugino dell’imprenditore serbo. Gli accusati erano sospettati di aver aiutato Knezevich nella copertura del delitto o nell’occultamento delle prove.

Con la morte di David Knezevich, il procedimento penale a suo carico si chiude definitivamente, ma restano aperte le indagini sugli eventuali complici. Il mistero della scomparsa di Ana Maria Henao, intanto, rimane senza una soluzione definitiva.

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Medvedev: Zelensky farà una triste fine, abbattere regime Kiev

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Il numero due del Consiglio di sicurezza russo, Dmitri Medvedev, ha dichiarato che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky “finirà nel modo più triste” e che le truppe russe devono concludere “con una vittoria” l’invasione dell’Ucraina e “distruggere” quello che lui, seguendo la definizione della propaganda del Cremlino, definisce “il regime neonazista di Kiev”. Lo riporta l’agenzia di stampa ufficiale russa Ria Novosti.

“Quando il capo di uno Stato, anche uno così particolare come l’Ucraina, e un tipo così patologico come questo personaggio, si vanta di queste cose, significa solo una cosa: che alla fine anche lui finirà nel modo più triste”, ha detto Medvedev, commentando la notizia, ripresa anche dalla Reuters, secondo cui Zelensky avrebbe elogiato l’intelligence ucraina per l’uccisione di alcuni alti ufficiali russi ma senza riferimenti a casi specifici.

“Innanzitutto, dobbiamo completare l’operazione militare speciale in Ucraina con una vittoria e dobbiamo distruggere il regime neonazista di Kiev, ma il regime, non lo Stato, il cui destino è una questione del futuro”, ha detto poi l’ex presidente russo usando la dicitura “operazione militare speciale” con cui il Cremlino indica l’aggressione militare contro l’Ucraina. La Russia di Putin ha invaso l’Ucraina sostenendo di volerla “denazificare”, ma la tesi di Mosca secondo cui il governo di Kiev sarebbe “neonazista” è considerata del tutto infondata dalla stragrande maggioranza degli analisti politici.

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Ischia ritrova la sua giustizia: il Tribunale torna operativo con le udienze del giovedì

Il Tribunale di Ischia riapre le udienze del giovedì grazie al decreto del presidente vicario Scoppa. Una vittoria per avvocati, cittadini e istituzioni locali dopo mesi di proteste.

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Una notizia attesa con speranza dai più ottimisti e insperata da altri, ma che segna un passaggio decisivo nella lunga battaglia per la tutela del presidio giudiziario dell’isola verde. Il presidente vicario del Tribunale di Napoli, Gianpiero Scoppa, ha disposto il ripristino delle udienze a Ischia, restituendo piena funzionalità alla sezione distaccata locale.

Una decisione che accoglie le istanze dell’Associazione Forense dell’isola di Ischia e del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli, protagonisti di una mobilitazione decisa culminata nello sciopero del 5 aprile scorso e nel ricorso al TAR presentato con il sostegno dei sei Comuni isolani.

Il decreto del giudice Scoppa: ritorno alla normalità

Il provvedimento firmato da Scoppa prevede l’assegnazione provvisoria del giudice onorario Ciro Ravenna al settore civile della Sezione distaccata di Ischia, in qualità di Giudice dell’Esecuzione, con il compito di gestire le udienze precedentemente seguite dalla giudice Criscuolo.

Nel decreto si evidenzia che Ravenna, rientrato in servizio nel 2025 dopo un incarico all’Ufficio del Giudice di Pace, aveva espressamente chiesto di essere destinato a una sezione civile in virtù della propria formazione professionale. La sua collocazione a Ischia rappresenta dunque una soluzione funzionale per sopperire alle gravi carenze d’organico che affliggono il Tribunale isolano.

Il decreto ha effetto immediato, garantendo il ripristino delle udienze del giovedì e segnando una svolta dopo mesi di polemiche, disservizi e disagi per professionisti, cittadini, testimoni e imputati costretti agli spostamenti sulla terraferma.

La soddisfazione dell’Assoforense e dell’avvocatura

«Quello ottenuto è un risultato importante», ha commentato Alberto Morelli, presidente dell’Assoforense Ischia. «Scoppa aveva già dimostrato attenzione e sensibilità alla nostra situazione. Ora arriva un passo concreto che ridà dignità alla nostra professione e servizio alla cittadinanza».

Anche il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli esprime soddisfazione per l’esito di un lavoro di sinergia tra istituzioni e avvocati, premiato da un risultato tangibile dopo mesi di diplomazia e pressione istituzionale.

La battaglia continua: si attende la stabilizzazione definitiva

Sebbene l’assegnazione di Ravenna rappresenti una boccata d’ossigeno, resta ancora aperta la questione della stabilizzazione definitiva del Tribunale di Ischia, promessa più volte dal Governo centrale ma mai concretamente attuata.

Il clima ora è più disteso, ma solo un atto definitivo potrà chiudere quella che gli avvocati dell’isola definiscono «una lunga parentesi di giustizia precaria».

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