In una intervista rilasciata al Corriere della Sera, Riccardo Cocciante (foto Imagoeconomica in evidenza) ripercorre la genesi della sua celebre canzone “Margherita”, rivelando dettagli inediti sulla sua carriera, sul rapporto con la musica e sulla sua visione dell’arte.
La storia di “Margherita”
«Marco Luberti, che ha scritto con me la canzone, mi disse di essersi sognato il testo»
Era il 1976 quando Riccardo Cocciante pubblicò “Margherita”, una delle canzoni più amate della musica italiana. Il brano nacque in modo del tutto inaspettato, con il testo che arrivò prima della melodia, un processo atipico per il cantautore:
«In genere componevo prima la musica, ma in questo caso il testo arrivò per primo e andammo a cercare tra le idee musicali dei giorni precedenti. Quando trovammo quella giusta, fu magia».
L’iniziale perplessità sul nome della canzone venne superata grazie alla forza del testo e della melodia, che conquistarono il pubblico nonostante il clima politico dell’epoca:
«Era il periodo della contestazione e pensavo che una canzone d’amore non avrebbe avuto chances. Invece, il contrasto con il tema politico la fece esplodere».
La collaborazione con Vangelis e l’assenza di un ritornello
Durante la registrazione del disco, Cocciante portò “Margherita” a Londra, dove chiese un parere al leggendario compositore Vangelis. La risposta lo lasciò senza parole:
«Si girò e mi disse: “Leviamola dal disco”. Ma per noi era un pezzo maestro e lo convinsi a lavorarci».
La canzone si distingue anche per l’assenza di un ritornello, una scelta consapevole ispirata dagli chansonnier francesi:
«Non ho mai creduto che sia l’inciso a dare importanza alla canzone, ma quello che dici dentro».
Un canto potente per superare l’insicurezza
Nato a Saigon, Cocciante lasciò il Vietnam a 11 anni per trasferirsi in Italia. Un’esperienza che, unita alle sue insicurezze fisiche, lo spinse a trovare nella musica la sua voce:
«Mi ha fatto male, ma mi ha anche fatto cantare. Avevo un complesso di inferiorità per la statura e parlavo poco. Non mi sono mai sentito un personaggio adatto alla TV. Ma la musica è stata la mia rivalsa».
Il suo stile vocale potente e graffiante fu inizialmente osteggiato dai produttori, che volevano farlo cambiare. Ma la sua ispirazione era chiara:
«Mi ero ispirato alle voci nere: Ray Charles, Otis Redding, Tina Turner. Esprimevano il sentimento gridando. Ho unito quel modo di cantare alla melodia italiana».
Da “Bella senz’anima” alla censura della RCA
Il primo vero successo arrivò nel 1974 con “Bella senz’anima”, una canzone carica di rabbia che, curiosamente, non parlava di una donna in particolare.
«Era l’espressione della mia rabbia».
Il brano fu censurato dalla RAI, che impose la modifica di un verso considerato troppo esplicito:
«E quando a letto lui/ ti chiederà di più» diventò «E quando un giorno lui».
Nonostante le difficoltà iniziali, la canzone divenne un grande successo anche in Spagna, dove fu vista come un simbolo di libertà contro la censura franchista.
«Temevamo la censura, invece la frase “ahora desnùdate…” la fece esplodere a livello sociale».
La politica e il rifiuto delle etichette
Negli anni ’70, la musica era fortemente legata alla politica, ma Cocciante si tenne sempre distante da ogni schieramento:
«Se non andavi alla Festa dell’Unità eri escluso. Ma io non volevo entrare in quel giro».
Ha sempre rifiutato offerte politiche, mantenendo la sua carriera autonoma:
«Non ho mai voluto dare un colore a quello che facevo».
Notre-Dame de Paris: un’opera senza tempo
Il suo più grande successo teatrale, “Notre-Dame de Paris”, è un’opera che continua a emozionare:
«Non è solo un’opera politica, ma sociale. Racconta la difficoltà di chi è diverso ed escluso».
Nel 2025, lo spettacolo tornerà in scena con un nuovo cast, a dimostrazione della sua attualità eterna.
«È un’opera che cresce ma non invecchia, perché racconta i pregi e i difetti dell’uomo».
Sanremo? Mai più dopo la vittoria del 1991
Dopo aver vinto il Festival di Sanremo nel 1991 con “Se stiamo insieme”, Cocciante ha scelto di non partecipare mai più:
«Ho detto subito dopo la vittoria che non ci sarei tornato perché non mi piace ripetere le esperienze».
Lo stesso vale per la TV:
«Le partecipazioni televisive ti usano e ti macellano. Oggi l’apparire conta più della musica».
“Margherita” e “Bella senz’anima”: canzoni che non invecchiano
Nonostante siano passati decenni, Cocciante non si è mai stancato di cantare i suoi brani più iconici:
«Ogni volta che salgo sul palco riscopro queste canzoni. La mia voce cambia, e anche l’arrangiamento evolve».
Nel 2024, l’artista tornerà con il tour “Io… Riccardo Cocciante”, che farà tappa a Milano, Verona e Roma.
«Per “Margherita”, oggi levo tutto e lascio l’essenziale».
Un ritorno atteso dai fan, che dimostra come la musica di Cocciante sia ancora viva e capace di emozionare.