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Retata contro il contro il clan Marino, tra gli indagati anche la vedova di camorra Tina Rispoli: Borrelli aveva ragione

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“Gli arresti e le indagini di oggi confermano che le nostre battaglie erano giuste. Da anni sosteniamo il legame tra la vedova di camorra Tina Rispoli, risposatasi con il neo melodico Tony Colombo, e il clan. Fermare mitizzazione della criminalità”. Con queste parole Francesco Emilio Borrelli Camorra, consigliere regionale di Europa Verde interviene su una operazione anticamorra della procura di Napoli.

Pentimenti e intercettazioni hanno dato il via alla retata nella periferia nord di Napoli. 32 gli indagati, 10 gli arresti disposti e 9 eseguiti. Il terribile e sanguinario clan Marino è finito così nel mirino degli inquirenti. Le accuse principali, stando a quanto emerge dal provvedimento firmato dal gip Anna Tirone, sono quelle di associazione mafiosa e traffico di droga. Della prima accusa rispondono Roberto Manganiello, Maddalena Imperatore, Lorenzo Celentano, Mariano Isaia, Luigi Cioffi, Gaetano Magro, Crescenzo Marino, Mario Attrice, Immacolata Rispoli, Salvatore Sanges, Raffaele Barretta Francesco Montemurro e Marco Scaglione ritenuti tutti coinvolti negli affari della cosca che è capeggiata dai fratelli Marino. Gli altri indagati devono invece rispondere di spaccio e detenzione di droghe di ogni tipo. Manganiello e Imperatore, in particolare, le figure apicali del clan.

“I pentiti della malavita di Secondigliano scoperchiano un vaso di Pandora della criminalità che investe il clan Marino , ritenuto dagli inquirenti feroce e sanguinario. Solo la vedova del boss Marino ,con il quale ha passato 17 anni assieme da sposata fino alla sua morte ad opera di un clan rivale, Tina Rispoli, sembrava essere all’oscuro di queste terribili verità. Invece gli arresti di oggi, le indagini e le confessioni la smentiscono e confermano che le nostre battaglie e denunce erano giuste. Da anni sosteniamo il legame tra la vedova di camorra, Tina Rispoli, risposatasi con il neo melodico Tony Colombo, e il clan. Abbiamo denunciato più volte che i figli, a partire da Crescenzo Marino, erano totalmente coinvolti con la criminalità. Oggi si apre una grande pagina di verità che, auspico, sia di monito per molti: bisogna fermare la mitizzazione della criminalità che tenta di affermarsi mediaticamente anche tramite i social e alcuni programmi televisivi conniventi o collusi. Questa è la triste verità che va ben oltre le indagini e investe la nostra comunità e il ruolo dell’informazione e dell’intrattenimento televisivo. Ricordo ancora tutte le mezze verità e bugie raccontante in pubblico quando rendemmo noto (nessuno davvero lo sapeva?) che Tina Rispoli era la vedova di un sanguinario boss di camorra. I sorrisi e gli ammiccamenti di chi, avendo un’immagine pubblica, avrebbe dovuto praticare la necessaria cautela prima di dar voce a questi soggetti. Peraltro aspettiamo ancora i risultati dell’indagine sul matrimonio della vergogna che bloccò Napoli, celebrato pubblicamente sempre dalla stessa trasmissione televisiva. Noi continueremo a lottare contro la camorra e i suoi simboli. Sicuri che, prima o poi, la verità viene sempre a galla. Infine chiediamo ancora una volta di sapere grazie a quali proventi vive nel lusso sfrenato la vedova del defunto boss Gaetano Marino Tina Rispoli ”. Questo il commento del consigliere regionale di Europa Verde, Francesco Emilio Borrelli agli arresti disposti nei confronti del clan Marino.

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Auto in fiamme, muore una donna

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Tragico pomeriggio a Vado Ligure, in provincia di Savona, dove una donna è morta in circostanze misteriose a causa dell’incendio di un’auto vicino a un distributore di benzina lungo la via Aurelia. Gli eventi hanno destato preoccupazione e confusione nella comunità locale, poiché la dinamica di quanto accaduto rimane ancora avvolta nell’ombra.

Al momento, non è stata fornita alcuna chiarezza sulla natura dell’incidente. Le autorità locali stanno conducendo un’indagine approfondita per determinare se si sia trattato di un gesto deliberato o di un tragico incidente. Ciò che è certo è che la donna è stata trovata senza vita al di fuori del veicolo incendiato, a pochi passi dal distributore di benzina. La sua identità non è stata resa nota pubblicamente, in attesa di informare i familiari più stretti.

L’incidente ha richiamato prontamente l’intervento di diverse squadre di soccorso. I vigili del fuoco hanno lavorato incessantemente per domare le fiamme, mentre l’automedica del 118 ha tentato di prestare soccorso alla vittima. I carabinieri e i membri della Croce Rossa di Savona si sono mobilitati per garantire il controllo della situazione e fornire supporto alle indagini in corso.

 

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Last Banner, aumentano le condanne per gli ultrà della Juventus

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Sugli ultrà della Juventus la giustizia mette il carico da undici. Resta confermata l’ipotesi di associazione per delinquere, l’estorsione diventa ‘consumata’ e non solo più ‘tentata’, le condanne aumentano. Il processo d’appello per il caso Last Banner si chiude, a Torino, con una sentenza che vede Dino Mocciola, leader storico dei Drughi, passare da 4 anni e 10 mesi a 8 anni di carcere; per Salvatore Ceva, Sergio Genre, Umberto Toia e Giuseppe Franzo la pena raggiunge i 4 anni e 7 mesi, 4 anni e 6 mesi, 4 anni e 3 mesi, 3 anni e 11 mesi. A Franzo viene anche revocata la condizionale.

La Corte subalpina, secondo quanto si ricava dal dispositivo, ha accettato l’impostazione del pg Chiara Maina, che aveva chiesto più severità rispetto al giudizio di primo grado. Secondo le accuse, le intemperanze da stadio e gli scioperi del tifo furono, nel corso della stagione 2018-19, gli strumenti con cui le frange più estreme della curva fecero pressione sulla Juventusper non perdere agevolazioni e privilegi in materia di biglietti. Fino a quando la società non presentò la denuncia che innescò una lunga e articolata indagine della Digos. Già la sentenza del tribunale, pronunciata nell’ottobre del 2021, era stata definita di portata storica perché non era mai successo che a un gruppo ultras venisse incollata l’etichetta di associazione per delinquere. Quella di appello si è spinta anche oltre.

Alcune settimane fa le tesi degli inquirenti avevano superato un primo vaglio della Cassazione: i supremi giudici, al termine di uno dei filoni secondari di Last Banner, avevano confermato la condanna (due mesi e 20 giorni poi ridotti in appello) inflitta a 57enne militante dei Drughi chiamato a rispondere di violenza privata: in occasione di un paio di partite casalinghe della Juve, il tifoso delimitò con il nastro adesivo le zone degli spalti che gli ultrà volevano per loro e allontanò in malo modo gli spettatori ‘ordinari’ che cercavano un posto. Oggi il commento a caldo di Luigi Chiappero, l’avvocato che insieme alla collega Maria Turco ha patrocinato la Juventus come legale di parte civile, è che “il risultato, cui si è giunti con una azione congiunta della questura e della società, è anche il frutto dell’impegno profuso per aumentare la funzionalità degli stadi”. “Senza la complessa macchina organizzativa allestita in materia di sicurezza – spiega il penalista – non si sarebbe mai potuto conoscere nei dettagli ciò che accadeva nella curva”. Fra le parti civili c’era anche Alberto Pairetto, l’uomo della Juventus incaricato di tenere i rapporti con gli ultrà.

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Malore in caserma, muore vigile del fuoco

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Ha accusato un malore nella notte tra domenica e lunedì nella caserma dei vigili del fuoco del Lingotto a Torino ed è morto dopo circa un’ora all’ospedale delle Molinette, dove era stato ricoverato. L’uomo, Samuele Del Ministro, aveva 50 anni ed era originario di Pescia (Pistoia). In una nota i colleghi del comando vigili del fuoco di Pistoia ricordano come Del Ministro avesse iniziato il suo percorso nel corpo nazionale dei vigili del fuoco con il servizio di leva, per poi entrare in servizio permanente nel 2001, proprio al comando provinciale di Torino, da cui fu poi trasferito al comando di Pistoia.

Per circa vent’anni ha prestato servizio nella sede distaccata di Montecatini Terme (Pistoia), specializzandosi in tecniche speleo alpino fluviali e tecniche di primo soccorso sanitario. Ha partecipato a tante fasi emergenziali sul territorio nazionale: dal terremoto a L’Aquila, all’incidente della Costa Concordia all’Isola del Giglio, fino al terremoto nel centro Italia. “Un vigile sempre in prima linea – si legge ancora -, poi il passaggio di qualifica al ruolo di capo squadra con assegnazione al comando vigilfuoco di Torino e a breve sarebbe rientrato al comando provinciale di Pistoia. Del Ministro lascia la moglie e due figli”.

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