L’Ucraina guarda con preoccupazione al fianco bielorusso. Le forze armate di Kiev hanno denunciato un “massiccio attacco missilistico” lanciato dal territorio del Paese alleato della Russia, che ha colpito la regione settentrionale di Chernihiv. Proprio nel giorno in cui Alexander Lukashenko ha incontrato Vladimir Putin, che gli ha promesso i temibili Iskander, capaci di portate testate atomiche. Nel Donbass l’Armata ha preso il pieno controllo di Severodonetsk ed e’ entrata a Lysychank, l’ultimo avamposto ucraino del Lugansk. Kiev, tuttavia, ha assicurato una “svolta” ad agosto, che dara’ l’avvio alla riconquista di tutti i territori perduti. Venti razzi “sparati dal territorio della Bielorussia e dal cielo intorno alle 5 del mattino” hanno preso di mira il villaggio di Desna a Chernihiv, ha affermato all’inizio della giornata il comando nord dell’esercito ucraino. Aggiungendo che e’ stata colpita “un’infrastruttura”, ma senza segnalare vittime. Secondo l’intelligence sei velivoli russi sono entrati nello spazio aereo bielorusso ed hanno lanciato missili da crociera a circa 50 chilometri dal confine ucraino. Per gli 007 di Kiev non ci sono dubbi: “E’ il primo caso di attacco aereo contro l’Ucraina direttamente dal territorio della Bielorussia, ed e’ correlato agli sforzi del Cremlino per coinvolgerla in modo diretto nella guerra”. Mentre finora, almeno ufficialmente, Minsk aveva fornito a Mosca soltanto supporto logistico. L’attacco su Chernihiv, forse non a caso, e’ avvenuto poche ore prima del faccia faccia tra Lukashenko e Putin a San Pietroburgo, l’ennesimo nel corso della guerra. Lo zar ha promesso al suo piu’ stretto alleato europeo la fornitura di missili a corto raggio Iskander-M, tra i piu’ moderni del suo arsenale e capaci anche di trasportare testate atomiche. I Paesi europei e gli Usa – e’ la tesi di Putin – hanno “200 armi nucleari tattiche pronte al potenziale uso”. Se i membri della Nato compiono esercitazioni con aerei, “stanno pensando a qualcosa”, gli ha fatto eco Lukashenko. La pioggia di fuoco russa dal cielo, nel 122esimo giorno di conflitto, si e’ abbattuta su tutta l’Ucraina. Con raid anche nel nord e nell’ovest, nelle regioni di Kiev (dove e’ stato reimposto il coprifuoco), Sumy e Leopoli: 48 missili da crociera lanciati durante la notte, secondo Kiev. Mentre sul fronte orientale i russi hanno rivendicato di aver ucciso “fino a 80 mercenari polacchi” in un bombardamento con “armi di alta precisione”. Nell’epicentro del conflitto, il Lugansk, l’Armata ha compiuto ulteriori progressi. A Severodonetsk, dopo il ritiro delle truppe ucraine, il leader ceceno Ramzan Kadyrov che combatte al fianco di Mosca ha annunciato che e’ stata “liberata” anche la zona industriale e l’impianto chimico Azot, mentre gli 800 civili che si nascondevano all’interno sono stati “evacuati”. La citta’ e’ “totalmente occupata”, ha confermato alla tv il sindaco Oleksandre Striouk. La resa definitiva di Severodonetsk ha permesso all’esercito invasore di lanciare l’assalto a Lysychansk, dove sono iniziati i combattimenti per le strade. La conquista della citta’ sulla sponda opposta del fiume Donetsk significherebbe per i russi la totale vittoria nella regione. Obiettivo prioritario per Mosca, che al comando delle operazioni ha messo il generale Sergei Surovikin: un falco, gia’ alla guida delle truppe in Siria e accusato di brutalita’. A Kiev, nonostante le pesanti battute d’arresto nel Donbass, si continua comunque a professare ottimismo. La ritirata e’ stata “tattica per raggrupparci su nuove posizioni”, ha spiegato il capo dell’intelligence militare Kyrylo Budanov, registrando progressi nel sud, da Mykolaiv e Kherson. E soprattutto, ci sara’ una “svolta a partire da agosto”, ha annunciato. Contando probabilmente sull’arrivo di nuove armi occidentali e sulla fine dell’addestramento per utilizzare i sistemi di difesa piu’ moderni. “Riprenderemo il controllo dei nostri territori nel prossimo futuro e l’Ucraina tornera’ ai confini del ’91 (l’anno dell’indipendenza)”, e’ la sua promessa.