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Pronte le regole per il Recovery Fund: 60 progetti per fare ripartire l’Italia da asili a fibra

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Missioni, cluster e progetti. Cabina di regia, supermanager e squadra tecnica. Regole semplificate, appalti europei e monitoraggio. Il governo e’ pronto a svelare l’architettura di gestione e le regole d’ingaggio per il Recovery Plan, con l’aggiornamento delle linee guida che arrivera’ sul tavolo del Consiglio dei ministri lunedi’ mattina insieme alla struttura della governance dei 209 miliardi di fondi Ue in arrivo a partire dalla prossima primavera.

FONDI PER MACROAREE, DETTAGLI A INZIO 2021: Quello che sara’ inviato al Parlamento e a Bruxelles sara’ un corposo aggiornamento del piano suddiviso in 4 capitoli, dalla visione alle macroaree di intervento, alla governance fino alla valutazione degli impatti delle misure, anche rispetto agli obiettivi dell’Agenda 2030. Ci sara’ una ripartizione dei fondi per macroaree, cioe’ sui vari cluster che compongono le sei missioni gia’ individuate nelle linee guida, ma non ancora con i dettagli dei singoli progetti, i singoli finanziamenti e il calendario di realizzazione. Per il quadro piu’ puntuale ci sara’ tempo almeno fino a inizio anno, quando dovrebbe diventare operativo l’intero pacchetto Next Generation Eu, rallentato dai veti di Polonia e Ungheria. Il piano completo sara’ presentato infatti solo quando si potra’ chiedere formalmente il vaglio della commissione, che avra’ a disposizione fino a 2 mesi per fare le sue osservazioni. Poi tocchera’ all’Ecofin, che avra’ altre 4 settimane di tempo, per approvare il piano: per l’ok definitivo, e quindi per l’accesso al primo 10% di anticipo dei fondi possono passare quindi fino a 3 mesi.

PIRAMIDE GOVERNANCE, TASK FORCE CON 6 SUPERMANAGER: Per monitorare tutte le fasi di attuazione e superare gli ostacoli che storicamente hanno relegato l’Italia in fondo alle classifiche per capacita’ di utilizzo dei fondi Ue, il premier presentera’ una struttura di governance ad hoc. In cima alla piramide ci sara’ la cabina di regia politica a tre: oltre a Giuseppe Conte anche il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, mentre il ministro delle Politiche Ue Vincenzo Amendola fara’ da ‘ufficiale di raccordo tra Roma e Bruxelles. La piramide non piace a tutti gli alleati ma questa dovrebbe essere la scelta finale. Con un norma da inserire in manovra sara’ istituita anche una apposita struttura di missione, con 6 ‘supermanager’, uno per ogni macroarea, e una quindicina di tecnici per ciascunoa di queste aree. I progetti saranno affidati con bandi europei e con corsia veloce ma in caso di intoppi questi manager avranno poteri sostitutivi. Rispettare i tempi e’ infatti indispensabile per non rischiare di perdere i finanziamenti, che saranno accordati ogni 6 mesi. Anche in questo caso la Commissione avra’ 2 mesi per valutare lo ‘stato di avanzamento lavori’ e dare l’ok ai pagamenti. Possibile che qualche paese chieda ulteriori approfondimenti, ci sono altri tre mesi per le valutazioni ma nessun potere di veto.

I PROGETTI, DAGLI ASILI ALLA FIBRA: I progetti del piano italiano non dovrebbero superare la sessantina. Saranno suddivisi in 17 cluster che risponderanno alle 6 missioni, digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica, infrastrutture per la mobilita’, istruzione, formazione, ricerca e cultura, equita’ sociale di genere e territoriale e salute. Le prime due voci assorbiranno rispettivamente circa 40 e circa 80 miliardi – in tutto il 60% delle risorse. Di queste una parte e’ gia’ stata impegnata con il rafforzamento di Industria 4.0, quasi 24 miliardi in 5 anni che saranno attinti dalle ‘riserve’ di entrambe le missioni. Sotto il capitolo green ci saranno anche la decarbonizzazione dell’industria (a partire dall’ex Ilva) e lo sviluppo dell’idrogeno. E, sotto forte pressing dei partiti, probabilmente anche il rinnovo del superbonus al 110%. Pure il piano per la mobilita’ fara’ la sua parte per l’ambiente, con il rinnovo del parco dei mezzi pubblici. Un ulteriore 10% il premier ha poi fatto sapere che andra’ alla messa in sicurezza e al cablaggio di scuole e ospedali. Il completamento della rete in fibra ottica e lo sviluppo del 5G sono peraltro prerequisito per quella trasformazione digitale della pubblica amministrazione, e non solo, in cima ai progetti del governo, che passa anche dal piano cashless appena avviato. Della missione ‘Formazione’ fara’ parte anche il piano per i 750 mila posti in piu’ negli asili nido – che da solo potrebbe assorbire 2 miliardi. Mentre la sanita’ dovrebbe puntare tutto sul rafforzamento del digitale e delle cure domiciliari.

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Folla commossa a Santa Maria Maggiore per salutare Papa Francesco

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All’alba, una lunga coda si era già formata davanti alla Porta Santa della basilica di Santa Maria Maggiore, dove è sepolto Papa Francesco. Ad aprire i cancelli, alle 7 in punto, è stato il rettore della basilica, il cardinale Rolandas Makrickas, che con emozione e un sorriso ha accolto i primi fedeli. Un’affluenza straordinaria che testimonia l’enorme affetto verso il Pontefice che ha scelto come ultima dimora il cuore multietnico dell’Esquilino.

Trentamila fedeli in poche ore

Alle 14, i visitatori erano già 30mila, e si prevede che a fine giornata possano raddoppiare. Famiglie, religiosi, scout e cittadini da ogni parte del mondo hanno reso omaggio a Francesco, il Papa dei poveri e della semplicità. La gente dell’Esquilino si è stretta attorno alla basilica, orgogliosa di avere come “vicino di casa” un Pontefice amato universalmente.

Le testimonianze di una devozione senza confini

Tra i tanti fedeli, Maria arrivata da Agrigento ha sottolineato la semplicità della tomba, specchio dello stile di Francesco. Florentine, da Grenoble ma originaria del Benin, ha parlato di una “grande emozione”. Roberto, romano e ateo, ha ricordato una frase che lo aveva colpito: «È meglio vivere da ateo che vivere da cristiano e parlare male degli altri». Dalla Finlandia, Sinika ha definito Francesco “il miglior Papa che i poveri possano avere”, fiera di indossare una maglietta con il suo ritratto.

Il ricordo che si fa simbolo

Nel quartiere, il volto di Francesco campeggia tra le vetrine, mentre striscioni di ringraziamento spuntano sui palazzi. Nella basilica, intanto, le celebrazioni liturgiche si alternano alla lunga processione dei fedeli: messe solenni, canti e l’omaggio di oltre cento cardinali. I tempi di attesa sono lunghi, ma il desiderio di sostare anche solo pochi secondi davanti alla lapide di “Franciscus” è fortissimo.

Roma prepara un afflusso senza precedenti

La fila continuerà oggi fino alle 22 e riprenderà domani mattina. Il sindaco Roberto Gualtieri ha annunciato una pianificazione straordinaria per gestire l’enorme afflusso di pellegrini: «Mercoledì ci sarà una riunione in Prefettura per organizzare al meglio l’accoglienza». Intanto, la rosa bianca – fiore caro a Francesco per la sua devozione a Santa Teresina – è diventata il simbolo silenzioso di questo tributo d’amore.

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Referendum e regionali, la sfida delle opposizioni

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Per le opposizioni, le regionali saranno il “test prima delle politiche”. La definizione è del presidente Pd Stefano Bonaccini. La tornata d’autunno, quindi, come un esame di compattezza, come una prova di forza per vedere se nel 2027 il centrosinistra potrà evitare il Meloni bis. Al voto andranno: Marche, Veneto, Campania, Puglia, Toscana e Valle d’Aosta. Le prime due sono governate dal centrodestra, le altre dal centrosinistra. Qualche mese prima, l’8 e 9 giugno, ci sarà un altro esame: i cinque referendum su lavoro e cittadinanza. Le opposizioni si stanno spendendo anche per quelli, specie Pd, M5s e Avs, mentre i centristi sono meno partecipi. Già raggiungere il quorum del 50% dei votanti farebbe ben sperare il fronte dei sostenitori dei “sì”.

In vista delle regionali, per il momento il lavoro dei partiti d’opposizione è orientato soprattutto alla definizione delle coalizioni. L’obiettivo della segretaria Pd Elly Schlein è rodare lo schieramento, nell’auspicio che sia il più largo possibile e che si presenti nel maggior numero possibile di Regioni. Sui nomi dei candidati i giochi sono fatti solo nelle Marche, dove per la carica di governatore corre l’eurodeputato Pd ed ex sindaco di Pesaro Matteo Ricci: l’alleanza è in via di costruzione, ma c’è la speranza che alla fine possa comprendere sia il M5s sia i centristi. In Puglia dovrebbe essere in campo l’altro eurodeputato Pd ed ex sindaco di Bari Antonio Decaro. L’accoppiata Pd-M5s parte in discesa, visto che ha già fatto le prove con la giunta ora guidata da Michele Emiliano.

In Toscana, il trascorrere del tempo fa crescere le quotazioni di una ricandidatura del governatore uscente Eugenio Giani, del Pd, già alleato a Iv, che auspica di imbarcare anche M5s e Avs. Mentre Azione ha già dato il suo placet. Giochi aperti in Campania, dove Pd e M5s stanno lavorando al candidato, che potrebbe essere l’ex presidente della Camera Roberto Fico. In ballo c’è anche l’attuale vicepresidente di Montecitorio Sergio Costa.

Entrambi sono del M5s. Fico sembra favorito, anche se per adesso è “bloccato” dal limite dei due mandati: la Costituente del Movimento ha dato indicazione di togliere il vincolo, ma ancora devono essere definiti i criteri, che dovranno passare la vaglio del voto degli iscritti. Sembrava che la chiusura dell’iter potesse arrivare prima di Pasqua. I tempi, comunque, dovrebbero essere maturi. Resta in ogni caso da capire quali saranno le indicazioni del governatore uscente Vincenzo De Luca. Partita aperta in Veneto, dove il centrosinistra è alla ricerca del candidato, che potrebbe essere sostenuto sia da Pd sia dal M5s.

Dinamica a sé in Valle D’Aosta, dove il voto è sostanzialmente proporzionale: spetta poi agli eletti formare una maggioranza in consiglio regionale e individuare il governatore. La prima prova generale delle opposizioni, però, ci sarà fra un mese e mezzo, con i referendum sul lavoro promossi dalla Cgil, che sostanzialmente aboliscono il jobs act, e quello per rendere più facile l’acquisizione della cittadinanza promosso da un comitato con Più Europa. Pd e Avs hanno dato indicazione per cinque sì. Quattro sì per il M5s, che lascerà libertà di coscienza sulla cittadinanza. Per una volta, indicazioni analoghe da Azione e Iv: “sì” solo alla cittadinanza, “no” agli altri.

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‘Commemorazione di Gramsci, bandiere rosse vietate’

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“Bandiere rosse vietate alla commemorazione di Antonio Gramsci”. Lo sostiene Rifondazione comunista, in una nota firmata dal co-segretario della federazione romana del partito, Giovanni Barbera. Lo stop sarebbe stato dato dalla direzione del Cimitero Acattolico di Roma, dove riposano le spoglie di Gramsci.

“Durante la commemorazione dell’anniversario della morte di Antonio Gramsci – scrive Barbera – si è consumato un atto di censura senza precedenti. Per la prima volta, in decenni di celebrazioni, è stato impedito l’ingresso delle nostre bandiere rosse, che da sempre, nel rispetto della memoria storica, hanno accompagnato il ricordo di Gramsci”. La spiegazione del divieto, continua Barbera, offerta dalla direttrice del cimitero è stata che “il colore rosso sarebbe divisivo”.

Arrivando così a vietare “perfino l’uso di un semplice drappo rosso, senza scritte né simboli”. Alla cerimonia – hanno raccontato altri presenti – ha partecipato almeno un centinaio di persone. Fra loro molti esponenti politici, con delegazioni anche del Pd (composta da Cecilia D’Elia, Michele Fina, Roberto Morassut, Andrea Casu ed Eugenio Marino) e di Sinistra Italiana (guidata da Marilena Grassadonia). Una commemorazione “partecipata, più degli anni passati, e tranquilla – è stato il racconto – che si è chiusa con l’esecuzione di un brano musicale”.

Fra i rappresentanti delle altre forze politiche c’è chi ha confermato che è stato chiesto di non portare bandiere di partito nel cimitero, senza però che questo abbia sollevato particolari polemiche. Qualcuno aveva la bandiera della pace, mentre simboli e nomi delle forze politiche erano comunque presenti sugli omaggi lasciati sulla tomba di Gramsci: mazzi di fiori e corone. Dura, invece, Rifondazione comunista: “Negare la presenza dei nostri simboli alla commemorazione di Antonio Gramsci (uno dei più grandi pensatori del Novecento, fondatore del Partito Comunista d’Italia e martire del fascismo) nel giorno della sua morte, è un atto di ignominia che merita la più dura condanna”.

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