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Processo per Capitol Hill, Trump vuole rinviare al 2026

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Donald Trump punta a ben oltre il 2024 delle elezioni per l’avvio del processo sull’assalto al Congresso e i suoi tentativi di sovvertire il risultato delle elezioni del 2020. I legali dell’ex presidente propongono infatti la data dell’aprile del 2026 per il procedimento alla luce dell’eccezionalità del caso e della necessità di prepararsi a un processo senza precedenti. La richiesta arriva mentre il tycoon e il suo staff cercano di districarsi fra le varie incriminazioni ed è stata avviata un’indagine sulle minacce ai giurati della Georgia che hanno deciso di accusare formalmente l’ex presidente per le elezioni del 2020. Trump a sorpresa ha cancellato l’attesa conferenza stampa del 21 agosto, quella che – a suo avviso – avrebbe dovuto scagionarlo dalle accuse della Georgia, e si prepara a presentarsi al famigerato carcere ‘Rice Street’ delle contea di Fulton, ad Atlanta.

Una prigione salita alle cronache per la violenza e per le condizioni difficili in cui i carcerati vivono. Lo scorso mese lo sceriffo aveva parlato di “crisi umanitaria” nell’istituto dopo che il Dipartimento di Giustizia aveva aperto un’indagine su un detenuto morto coperto da cimici e pidocchi. Quando Trump si consegnerà non è ancora chiaro: le trattative fra i suoi legali e le autorità della Georgia sono in corso ma un accordo sui tempi e sui modi non è ancora stato raggiunto. In vista dell’appuntamento il tycoon aveva indetto una conferenza stampa per lunedì durante la quale avrebbe dovuto svelare le carte che lo avrebbero messo al riparo dalle accuse. Su consiglio dei legali, però, l’ex presidente ha cancellato l’evento: “Il rapporto sulle elezioni truccate e rubate in Georgia nel 2020 sarà presentato nella documentazione che depositeranno in tribunale”, ha scritto sul suo social Truth. Senza telecamere il 21 agosto, non è chiaro se Trump parteciperà o meno al dibattito fra i candidati repubblicani alla Casa Bianca in calendario il 23.

E’ probabile, riferiscono alcune fonti, che vi rinunci preferendo un evento ad hoc con il quale rubare spazio, attenzione e tempo ai rivali. Pur guardando al breve termine della prossima settimana, i suoi legali restano concentrati anche sull’incriminazione per l’assalto al Congresso. Il procuratore speciale Jack Smith ha chiesto un processo in tempi rapidi, con inizio il 2 gennaio 2024. Un’ipotesi a cui gli avvocati dell’ex presidente si oppongono fermamente in quanto tale velocità violerebbe i diritti costituzionali del loro assistito, oltre a rendere praticamente impossibile a loro di prepararsi per l’appuntamento. “Questo caso non è solo complesso e inusuale. E’ un territorio sconosciuto”, hanno scritto i legali del tycoon nelle 16 pagine depositate in tribunale per chiedere che il processo si tenga nel 2026, data in cui Trump potrebbe essere presidente americano nel caso in cui si aggiudicasse le elezioni del 2024.

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Zelensky: situazione difficile ma resistiamo nel Kursk

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“Il Comandante in Capo Oleksandr Syrskyi ha fornito un aggiornamento sulla situazione in prima linea. In molte direzioni la situazione rimane difficile”. Lo scrive Volodymyr Zelensky su X. “Solo a mezzogiorno, si sono già verificati quasi 70 attacchi russi. Gli scontri si concentrano nelle direzioni di Pokrovsk, Kramatorsk, Lyman e Kursk”. E “le nostre forze continuano le operazioni difensive in aree specifiche delle regioni di Kursk e Belgorod”, ha assicurato, dopo che ieri Mosca aveva annunciato la completa riconquista del Kursk. Zelensky ha chiesto una rinnovata pressione sulla Russia ad accettare la tregua proposta dagli Usa.

Secondo Zelensky “la situazione in prima linea e l’azione dell’esercito russo dimostrano che l’attuale pressione globale sulla Russia non è sufficiente a porre fine a questa guerra. Presto saranno passati cinquanta giorni da quando la Russia ha iniziato a ignorare la proposta degli Stati Uniti di un cessate il fuoco completo e incondizionato, una proposta che l’Ucraina aveva accettato l’11 marzo”. Per questo motivo, “è necessaria una pressione più tangibile sulla Russia per creare maggiori opportunità per una vera diplomazia”, ha avvertito, ringraziando “tutti coloro che sono al fianco dell’Ucraina”.

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Tragedia al festival Lapu Lapu a Vancouver: suv travolge la folla, morti e feriti

Durante il festival filippino Lapu Lapu a Vancouver, un suv ha investito la folla causando diversi morti e feriti. Arrestato il conducente. La città è sconvolta.

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Diverse persone sono morte e molte altre sono rimaste ferite durante il festival del “Giorno di Lapu Lapu” a Vancouver, nell’ovest del Canada, quando un suv ha investito la folla. La polizia locale ha confermato che il conducente è stato arrestato subito dopo l’incidente, avvenuto intorno alle 20 ora locale (le 5 del mattino in Italia).

Il cordoglio della città e della comunità filippina

La tragedia ha sconvolto l’intera città e, in particolare, la comunità filippina di Vancouver, che ogni anno organizza il festival in onore di Lapu Lapu, eroe della resistenza contro la colonizzazione spagnola nel XVI secolo. Il sindaco Ken Sim ha espresso il proprio dolore: «I nostri pensieri sono con tutte le persone colpite e con la comunità filippina di Vancouver in questo momento incredibilmente difficile», ha scritto su X.

Le drammatiche immagini dell’incidente

Secondo quanto riferito dalla polizia e riportato dalla Canadian Press, il suv ha travolto la folla all’incrocio tra East 41st Avenue e Fraser Street, nel quartiere di South Vancouver. I video e le immagini diffusi sui social mostrano scene drammatiche: corpi a terra, detriti lungo la strada e un suv nero gravemente danneggiato nella parte anteriore. Testimoni parlano di almeno sette persone rimaste immobili sull’asfalto.

Il dolore delle autorità

Anche il premier della Columbia Britannica, David Eby, ha commentato la tragedia: «Sono scioccato e con il cuore spezzato nell’apprendere delle vite perse e dei feriti al festival». La comunità è ora unita nel cordoglio, mentre proseguono le indagini per chiarire le cause dell’accaduto.

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Trump spinge per il cessate il fuoco in Ucraina: “Ora Putin deve aprire ai colloqui diretti”

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Donald Trump ha deciso di accelerare i tempi. Dopo mesi di logoramento sul fronte, ora il presidente americano punta a ottenere da Vladimir Putin un’apertura concreta ai colloqui diretti, oltre a una tregua immediata e “senza condizioni” che apra la strada ai negoziati di pace. A dirlo chiaramente è stato lo stesso Trump, mentre da Mosca il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato che la Russia è pronta a negoziare.

Il piano di Trump e la controproposta di Kiev

Mentre la Russia rivendica la completa riconquista della regione di Kursk, l’Ucraina propone come contromossa uno schieramento internazionale che impedisca futuri attacchi russi. Una misura di garanzia per evitare che la tregua si trasformi in una nuova aggressione. Nonostante le difficoltà militari, Volodymyr Zelensky sembra disposto a valutare un compromesso “dignitoso” per salvaguardare l’indipendenza ucraina dopo tre anni di guerra.

Il compromesso proposto da Kiev prevede:

  • La difesa della sovranità nazionale senza limitazioni sull’esercito.

  • L’utilizzo degli asset russi congelati in Occidente per il risarcimento dei danni di guerra.

L’ombra della resa dei conti e la pressione di Trump su Putin

Trump, incontrando Zelensky a Roma all’ombra della Cupola di San Pietro, ha fatto capire che il tempo stringe. Ammette apertamente il sospetto che Putin voglia “continuare la guerra” per logorare la situazione e far perdere tempo agli Stati Uniti. Una strategia che Trump non intende subire, rilanciando l’obiettivo di concludere la guerra nei primi 100 giorni della sua presidenza.

L’annuncio della riconquista russa della regione di Kursk, accompagnato dal primo riconoscimento ufficiale dell’uso di truppe nordcoreane da parte di Mosca, alimenta le preoccupazioni. Ma allo stesso tempo, la Russia continua a mostrare difficoltà economiche profonde nonostante il regime autarchico tenti di nascondere la crisi.

Il difficile equilibrio: salvare l’onore per tutti

Per Trump, per Putin e per Zelensky l’obiettivo è quello di poter dichiarare una vittoria:

  • Trump vuole essere il presidente che ha portato la pace.

  • Putin vuole presentarsi come il difensore della “Madre Russia” contro l’Occidente.

  • Zelensky vuole salvaguardare la sovranità e l’onore nazionale.

Il 9 maggio, data simbolica della vittoria sovietica sul nazismo, si avvicina. Putin punta a presentarsi come vincitore, ma senza un vero accordo, la guerra rischia di continuare nel logoramento reciproco.

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