Collegati con noi

Cronache

Primi 70 da Kabul in Italia, sollievo e angoscia

Pubblicato

del

Sollievo per essere arrivati sani e salvi dopo la fuga dal caos dell’aeroporto di Kabul. Amarezza e rabbia per aver lasciato un Afghanistan nelle mani dei Talebani. E angoscia per la sorte di chi e’ rimasto. Sentimenti contrastanti nel bagaglio dei 70 arrivati nel primo pomeriggio a Fiumicino sul Kc767 dell’Aeronautica Militare partito ieri sera dall’Hamid Karzai international airport. Tra di loro diplomatici, in testa l’ambasciatore Vittorio Sandalli, imprenditori e operatori italiani, giornalisti e 20 afghani (anche famiglie con bimbi) che hanno collaborato con il contingente e con la cooperazione italiana. Il ponte areo proseguira’ nei prossimi giorni, ma il piano di evacuazione messo a punto della Difesa deve fare i conti con la difficile situazione dello scalo della Capitale. Il premier Mario Draghi ha comunque assicurato l’impegno dell’Italia a “proteggere i cittadini afghani che hanno collaborato con la nostra missione”. Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini ha parlato di “impegno morale prima che politico” nei confronti di questi “amici dell’Italia”. Il piano curato dal Comando operativo di vertice interforze prevedeva gia’ per oggi il trasferimento di altre persone in Italia su voli commerciali, ma la chiusura dell’aeroporto civile non lo ha permesso. Domani era in programma un altro viaggio di un Kc767 dell’Aeronautica, ma anche questo e’ saltato per la mancanza di condizioni di sicurezza. Allo scalo di Kabul ieri e’ arrivata un’aliquota del Joint Force Headquarter (Jfhq), militari interforze altamente specializzati per dirigere e coordinare le operazioni di rientro. La Difesa assicura che il dispositivo rimarra’ operativo all’aeroporto “fino all’imbarco dell’ultimo collaboratore, fino a quando le condizioni di sicurezza lo consentiranno”. Saranno infine i militari gli ultimi a lasciare il Paese, a bordo di un C130 dell’Aeronautica. Se gli italiani da riportare in Patria sono ormai pochi (tutti coloro che avevano fatto richiesta sono stati accontentati), preoccupa invece il destino dei collaboratori afghani e delle loro famiglie rimasti nel loro Paese. Con quelli di oggi, a partire dallo scorso giugno, ne sono gia’ arrivati 250 con l’operazione Aquila, che e’ stata ribattezzata ‘Aquila Omnia’ per sottolineare la volonta’ che tutti possano giungere in Italia. Ne mancano ora all’appello circa 400. Si tratta di interpreti, autisti, baristi, personale vario che ha supportato il contingente italiano ad Herat ed i progetti di cooperazione in varie zone e che e’ ora nella ‘lista nera’ dei Talebani per aver collaborato con le forze occidentali. In tanti sono nella zona di Herat e le estreme difficolta’ di collegamenti con la Capitale rendono complicato il trasferimento. Ma il tempo stringe, come spiega a Fiumicino Arif Oryakhail, medico afghano che lavora con l’Agenzia italiana per la Cooperazione: “ci sentiamo traditi. Ho paura per chi ha lavorato con noi ed ora sta per morire. I Talebani li cercano casa per casa. Abbiamo lasciato migliaia di persone che rischiano la vita. La situazione e’ gravissima. Faccio appello alla comunita’ internazionale: li salvi”. Come i connazionali arrivati prima di loro, i venti afghani sono stati trasferiti nella Base logistico addestrativa dell’Esercito di Roccaraso. Ma tra i rientrati ci sono anche italiani. Come Pietro del Sette, che si occupa di cooperazione e sviluppo dell’agricoltura ed ha vissuto per 11 anni in Afghanistan. “Ho visto all’inizio – racconta – la speranza di un paese che poteva rifiorire, ora vediamo un Paese con il cuore in gola. La speranza – aggiunge – e’ che la componente dell’aeroporto militare riesca a portare a termine le operazioni di rimpatrio”. Un altro italiano esperto in logistica e lavoro, si limita a dire con la voce spezzata: “ho il cuore infranto”.

Advertisement

Cronache

Inail, non può accertare legame malattia-lavoro Franco Di Mare

Pubblicato

del

La pratica di malattia professionale per Franco Di Mare,” non è “bloccata dall’Inail”, come riferito in alcuni articoli: l’Istituto all’inizio di dicembre non ha potuto fare altro che prendere atto che si trattava di “persona non tutelata” ai sensi della normativa Inpgi”. Lo scrive l’Inail in una nota spiegando che “le malattie dei professionisti dell’informazione titolari di un rapporto di lavoro subordinato sono tutelate solo dall’inizio del 2024, dopo la fine del periodo transitorio di passaggio dalla tutela dell’Inpgi a quella dell’Istituto”.

”Per questo motivo l’Inail non è legittimato ad accertare il nesso causale tra la professione svolta dal giornalista e la patologia che ha contratto né a rilasciare una certificazione che attesti o meno questa correlazione”, spiega ancora l’istituto.

“Con riferimento a quanto riportato in alcuni articoli dedicati alla vicenda del giornalista Franco Di Mare, che ha fatto comprensibilmente scalpore perché coinvolge un professionista di riconosciuto valore colpito da un tumore a lunga latenza e particolarmente aggressivo come il mesotelioma pleurico, provocato dall’esposizione all’amianto, spiega l’Inail, occorre fare alcune precisazioni sul ruolo dell’Istituto. L’Istituto, si legge nella nota, è venuto a conoscenza del caso alla fine dello scorso mese di ottobre, durante il periodo transitorio di passaggio dalla tutela dell’Inpgi, l’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani, a quella dell’Inail.

Come stabilito dalla legge di bilancio 2022, fino al 31 dicembre 2023 l’assicurazione contro gli infortuni dei giornalisti professionisti, pubblicisti e praticanti titolari di un rapporto di lavoro subordinato di natura giornalistica ha continuato a essere gestita secondo le regole previste dalla normativa vigente presso l’Inpgi alla data del 30 giugno 2022, che non prevede la tutela dalle malattie professionali.

Dal primo gennaio 2024, invece, i giornalisti dipendenti sono tutelati dall’assicurazione obbligatoria Inail sia contro gli infortuni sul lavoro sia contro le malattie professionali manifestatesi a partire dalla stessa data. Per quanto riguarda nello specifico Franco Di Mare l’Istituto all’inizio di dicembre non ha potuto fare altro che prendere atto che si trattava di “persona non tutelata” ai sensi della normativa Inpgi. Per questo motivo l’Inail non è legittimato ad accertare il nesso causale tra la professione svolta dal giornalista e la patologia che ha contratto né a rilasciare una certificazione che attesti o meno questa correlazione”.

Continua a leggere

Cronache

Aggrediscono un uomo dopo una lite, arrestati due fratelli

Pubblicato

del

I carabinieri della compagnia di Cefalù hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Termini Imerese, su richiesta della procura, nei confronti di due fratelli di 39 e 35 anni, di origine balcanica, accusati di lesioni personali aggravate, violazione di domicilio e minaccia. Le indagini sono scattate dopo una lite tra i due indagati e un 40 enne loro connazionale in un bar a Campofelice di Roccella, scoppiata una sera ad inizio del mese di aprile. In poco tempo i militari sono riusciti a risalire agi autori del raid che dopo il diverbio hanno organizzato una spedizione punitiva contro la vittima. Gli indagati infatti, avrebbero rintracciato la vittima e l’avrebbero aggredita nel suo appartamento con calci e pugni davanti alla moglie e al figlio minore.

Continua a leggere

Cronache

G7: Scontri al corteo, polizia respinge gli antagonisti

Pubblicato

del

Serata di tensione, nel centro di Torino, per il corteo contro il G7 promosso dal centro sociale Askatasuna e dai collettivi studenteschi, nel primo giorno della riunione dei ministri dell’Ambiente alla Reggia di Venaria. La polizia ha usato prima gli scudi per respingere i manifestanti poi ha fatto ricorso a idranti e lacrimogeni, infine anche a qualche manganellata. I manifestanti, che volevano dirigersi verso gli alberghi che ospitano le delegazioni e Palazzo Madama, sede della serata di gala, hanno continuato a spostarsi nel centro cittadino cercando varchi, ma i cordoni di polizia hanno chiuso ogni possibile accesso. Dal corteo sono state lanciate a più riprese uova, fumogeni e qualche bottiglia contro le forze dell’ordine. Il primo momento caldo a poche decine di metri dalla partenza del corteo, da Palazzo Nuovo, la sede universitaria dove militanti dei centri sociali e dei collettivi studenteschi si erano riuniti in assemblea. La polizia ha subito fatto indietreggiare i manifestanti all’imbocco di via Po. Il corteo si è poi ricomposto e diretto verso altre zone del centro nel tentativo di avvicinarsi il più possibile alle zone transennate, dove si sono verificati altri momenti di tensione. Vicino al cinema Massimo alcuni antagonisti hanno lanciato tavolini di un dehors e sono stati fatti indietreggiare anche con qualche manganellata. Nel pomeriggio erano stati gli attivisti di Extinction Rebellion a prendersi la scena salendo a sorpresa sul tetto di un edificio in piazza Carlo Emanuele II, sede della facoltà di biologia, da dove hanno mostrato uno striscione con la scritta ‘The king is nake, G7 is a scam’ (Il re è nudo, il G7 è una presa in giro’.). Poi gli attivisti avevano bloccato una strada ballando al ritmo della musica techno: una cinquantina le persone identificate dalla Digos della questura di Torino che durante le perquisizioni ha sequestrato corde da arrampicata e coltellini modello svizzero.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto