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Cronache

Prato sotto shock, distretto tessile in ginocchio

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Almeno una vittima diretta, tanti rifugiati sui tetti o ai piani alti, una ventina di sfollati in una chiesa, l’ospedale allagato, fango ovunque. Decine di carcasse di auto trascinate via come proiettili resi impazziti dalla corrente limacciosa. E anche la forte rete di aziende del distretto tessile che accusa il colpo: Confindustria stima danni per “molte decine di milioni di euro” e ipotizza il ricorso alla cig se si stoppa la filiera. Le alluvioni hanno assediato Prato, hanno colpito intorno alla città. È lo choc di Prato e il sindaco Matteo Biffoni spiega che “sono caduti 155 millimetri di pioggia in poche ore, un evento che da quel che sappiamo non accadeva da almeno due secoli”. Prato era pronta all’emergenza, ha detto il sindaco, “l’allerta arancione era dato e anche quello giallo” ma, senza voler fare polemica, fa capire che non è bastato e che la prossima volta il metodo va migliorato. Intanto invita i concittadini a stare in casa e tenere libere le strade finchè il meteo resta minaccioso.

Sono centinaia e centinaia gli edifici danneggiati: case, negozi, botteghe, tante aziende. Saranno censite. I problemi non sono solo per le aziende allagate, come nelle zone industriali di Oste, Macrolotto e di Carmignanello, ma anche per quelle rimaste all’asciutto: se non ricevono dalle altre le lavorazioni per mandare avanti la propria produzione, si fermano. È la filiera, spezzettata in tante specialità, filatura, tessitura, rifinizione, tintoria, roccatura e altre ancora, tutti passaggi connessi: si blocca uno, non vanno avanti gli altri. Al Comune si temono conseguenze per i lavoratori e si studiano contromisure. Confindustria spiega pure che se ci sono danni ai macchinari o agli impianti, poi è difficile far ripartire l’azienda per la difficoltà di avere pezzi di ricambio insorta negli ultimi tempi. Gli argini sono stati sfondati dai torrenti in piena. Hanno retto quelli del Bisenzio, l’alveo più ampio, ma in ingresso a Prato il fiume ha scavalcato le sponde e inondato Santa Lucia, il quartiere dove fu bambino il calciatore Paolo Rossi.

A Vaiano, isolata, s’è dovuto fermare un treno con 200 persone. A Montemurlo il torrente Bagnolo, che davanti ha campagna aperta, è diventato tre volte più grande e si è portato via veicoli, arredi, cassonetti. Ha fatto anche una vittima diretta, inondando la casa. Il sindaco Simone Calamai ha chiesto l’Esercito. Si evacuano i fragili – una bimba col salvavita in blackout è stata ospitata nel salone della Misericordia -, si lotta per dare la corrente elettrica dove non c’è. Così per l’acqua potabile: dai rubinetti esce marrone, è entrata terra e non va bevuta. Le casse di espansione hanno funzionato, ma non bastano. Allagamenti a Casale, quartiere sud di Prato, poi la Piana di Pistoia, sulle colline medicee, dove a Seano c’è stata la prima esondazione all’ora di cena, sono serviti mezzi anfibi per arrivare alle case. Analoga ecatombe nella Piana verso Firenze. Gli elicotteri ispezionano lo stato delle acque e nella notte hanno fatto spola su Peretola per trasferire i malati negli ospedali. Su Prato la protezione civile ha distribuito 2.000 pasti a Galceti, dove si lamenta un disperso, Galcetello, Santa Lucia, Figline. Qui anche i ragazzini spalano con gli adulti il fango esondato dal torrente Bardena. A Oste il cibo viene issato dalla strada ai piani alti. Poi nel pomeriggio ripiove forte, dopo una giornata soleggiata.

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Cronache

Omicidio Santo Romano, 18 anni e 6 mesi al minorenne: applicata la pena massima prevista dalla legge

Omicidio di Santo Romano: il minorenne condannato a 18 anni e 6 mesi. Applicata la massima pena prevista dalla legge per un imputato minorenne. Chiarimenti sulla sentenza.

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Diciotto anni e sei mesi di reclusione. È questa la condanna inflitta in primo grado al ragazzo di 17 anni del quartiere napoletano di Barra, accusato dell’omicidio di Santo Romano (foto in evidenza), giovane promessa del calcio ucciso con un colpo di pistola nella notte tra il 1° e il 2 novembre 2024 a San Sebastiano al Vesuvio, al culmine di un alterco nato per una sneaker sporcata. Il processo si è svolto con rito abbreviato davanti al Tribunale per i Minorenni di Napoli.

Il giovane imputato era reo confesso. I filmati della videosorveglianza avevano immortalato la dinamica dei fatti: l’avvicinamento di Romano all’auto, una Smart intestata al padre del minorenne, un primo allontanamento e poi il ritorno, probabilmente per chiarire la situazione prima della tragedia.

Durante il procedimento, la difesa aveva chiesto una perizia psichiatrica per il ragazzo, ma la Corte ha respinto l’istanza.

Applicato il massimo della pena possibile per un minorenne

Va chiarito con precisione che il giudice ha applicato il massimo della pena prevista dall’ordinamento italiano per un imputato minorenne. Secondo la legge, l’ergastolo non è applicabile ai minorenni.

Per un omicidio consumato, la pena massima prevista è di 24 anni, ridotta obbligatoriamente di un terzo (come stabilito dal Codice di Procedura Penale) per effetto della scelta del rito abbreviato: si arriva così a 16 anni.

A questi, il giudice ha aggiunto altri 2 anni e 6 mesi per il reato di tentato omicidio collegato, applicando un aumento particolarmente significativo rispetto alla prassi.

Il risultato finale, 18 anni e 6 mesi di reclusione, rappresenta dunque la pena massima possibile secondo la legge vigente.

Contestazioni e reazioni

All’esterno del Tribunale, numerosi ragazzi con magliette e striscioni chiedevano “Giustizia per Santo”, insieme alla madre Mena De Mare e alla fidanzata Simona. Alla lettura della sentenza sono esplose le contestazioni dei familiari e degli amici della vittima, con grida di «Vergogna» e «Fate schifo».

Tuttavia, è importante sottolineare che ogni commento che denuncia la sentenza come troppo lieve o addirittura che invoca l’ergastolo per il minorenne si basa su errate interpretazioni della legge o, peggio, su strumentalizzazioni che rischiano di fomentare l’odio verso la magistratura, la quale ha semplicemente applicato correttamente la normativa vigente. E allora: vogliamo pene più severe per gli assassini? Servono norme approvate dal Parlamento (i giudici applicano le leggi, per fortuna non le fanno loro) che inaspriscono le pene per gli assassini.

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David Knezevich morto in carcere: era accusato dell’omicidio di Ana Maria Henao

David Knezevich, accusato della sparizione della ex moglie Ana Maria Henao, si è tolto la vita nel carcere di Miami. Resta il mistero sul corpo della donna scomparsa.

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David Knezevich, 37 anni, accusato del sequestro e dell’omicidio della ex moglie Ana Maria Henao, è stato trovato morto nella sua cella a Miami, in Florida. A confermare il decesso, avvenuto per suicidio secondo i media americani, è stato il suo avvocato. Knezevich era detenuto in attesa di giudizio, dopo essere stato arrestato a maggio 2024 per il presunto coinvolgimento nella misteriosa sparizione della milionaria, avvenuta a Madrid.

Il giallo internazionale e le ricerche nel Vicentino

La vicenda aveva assunto da subito i contorni di un intrigo internazionale, coinvolgendo Stati Uniti, Spagna, Serbia e Italia. L’Fbi aveva seguito le tracce del sospettato fino a Cogollo del Cengio, in provincia di Vicenza, dove si erano concentrate le ricerche del corpo di Ana Maria Henao. Gli inquirenti avevano individuato la zona grazie ai tracciamenti di un’auto noleggiata da Knezevich a Belgrado. Nonostante gli sforzi, le operazioni di perlustrazione non avevano portato al ritrovamento del cadavere.

La ricostruzione delle accuse

Secondo gli investigatori, il 29 gennaio 2024 Knezevich aveva noleggiato un’auto senza GPS a Belgrado, recandosi poi a Madrid. Dopo aver rubato una targa per camuffare il veicolo, sarebbe stato ripreso dalle telecamere mentre metteva fuori uso i sistemi di sorveglianza dell’appartamento di Ana Maria. In seguito sarebbe entrato nell’abitazione con una valigia per uscirne nove minuti dopo: l’ipotesi è che avesse nascosto il corpo della donna, minuta e dal fisico esile, nella stessa valigia.

Durante il rientro verso la Serbia, una sosta prolungata nei boschi vicentini aveva insospettito gli investigatori, che avevano concentrato lì le ricerche senza tuttavia trovare alcun risultato.

Le accuse e i procedimenti legali

Nonostante l’assenza del cadavere, nei confronti di Knezevich era stata formalizzata l’accusa federale di omicidio. Parallelamente, la famiglia di Ana Maria aveva intentato una causa civile per «morte ingiusta», trasferimenti fraudolenti e sofferenza estrema, coinvolgendo anche il fratello, la madre e un cugino dell’imprenditore serbo. Gli accusati erano sospettati di aver aiutato Knezevich nella copertura del delitto o nell’occultamento delle prove.

Con la morte di David Knezevich, il procedimento penale a suo carico si chiude definitivamente, ma restano aperte le indagini sugli eventuali complici. Il mistero della scomparsa di Ana Maria Henao, intanto, rimane senza una soluzione definitiva.

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Medvedev: Zelensky farà una triste fine, abbattere regime Kiev

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Il numero due del Consiglio di sicurezza russo, Dmitri Medvedev, ha dichiarato che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky “finirà nel modo più triste” e che le truppe russe devono concludere “con una vittoria” l’invasione dell’Ucraina e “distruggere” quello che lui, seguendo la definizione della propaganda del Cremlino, definisce “il regime neonazista di Kiev”. Lo riporta l’agenzia di stampa ufficiale russa Ria Novosti.

“Quando il capo di uno Stato, anche uno così particolare come l’Ucraina, e un tipo così patologico come questo personaggio, si vanta di queste cose, significa solo una cosa: che alla fine anche lui finirà nel modo più triste”, ha detto Medvedev, commentando la notizia, ripresa anche dalla Reuters, secondo cui Zelensky avrebbe elogiato l’intelligence ucraina per l’uccisione di alcuni alti ufficiali russi ma senza riferimenti a casi specifici.

“Innanzitutto, dobbiamo completare l’operazione militare speciale in Ucraina con una vittoria e dobbiamo distruggere il regime neonazista di Kiev, ma il regime, non lo Stato, il cui destino è una questione del futuro”, ha detto poi l’ex presidente russo usando la dicitura “operazione militare speciale” con cui il Cremlino indica l’aggressione militare contro l’Ucraina. La Russia di Putin ha invaso l’Ucraina sostenendo di volerla “denazificare”, ma la tesi di Mosca secondo cui il governo di Kiev sarebbe “neonazista” è considerata del tutto infondata dalla stragrande maggioranza degli analisti politici.

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