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Politica

Pochi medici nei presidi ospedalieri di periferia, Pellegrino (Iv): “Scongiurare rischio chiusura reparti”

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“La grave carenza di personale sanitario in determinati presidi ospedalieri situati nelle aree interne del territorio regionale mette a rischio chiusura alcuni reparti, privando numerose famiglie di determinati e indispensabili servizi sanitari. Il lungo commissariamento della Sanità in Campania ha bloccato le assunzioni del personale sanitario danneggiando inevitabilmente le strutture ospedaliere di periferia”. L’allarme è di Tommaso Pellegrino, Capogruppo di Italia Viva nel suo intervento durante il ‘Question time’ in Consiglio Regionale chiedendo, inoltre, “di valutare la possibilità di attribuire forme di incentivi al personale sanitario dei presidi ospedalieri di periferia, così come previsto per altre categorie come ad esempio, nel comparto della Giustizia, per i magistrati assegnati alle sedi disagiate o come, nell’ambito della Pubblica Istruzione, per il personale docente delle scuole primarie in servizio presso le scuole di Montagna”.

“La gestione delle attività ospedaliere nei presidi ospedalieri di periferia – ha precisato Pellegrino – già storicamente fonte di forti disagi a danno del diritto alla salute di un ampio bacino di cittadini, è stata aggravata dalla pandemia da Covid 19 incidendo sulla rilevante carenza di personale medico e rafforzando i pregiudizi rispetto alla garanzia delle prestazioni erogate da parte dei pochi medici presenti, sempre più in affanno, con il rischio di pericolose interruzioni dei servizi sanitari. Per sopperire a tali carenze si fa ricorso all’attività dell’A.L.P.I. (attività libero-professionale intramuraria); strumento palliativo che non solo comporta un aggravio di spese per il Servizio Sanitario Regionale ma che non risolve la problematica laddove il servizio prestato, singolo ed isolato, non garantisce la necessaria e opportuna continuità delle cure”, ha concluso il Consigliere Pellegrino, che ha espresso soddisfazione per la risposta dell’Assessore Marchiello, il quale, oltre a manifestare un’apertura rispetto all’avvio del processo di stabilizzazione del personale sanitario reclutato nella fase emergenziale attraverso la verifica dei professionisti in possesso dei requisiti, ha ribadito l’impegno della Regione Campania a rappresentare presso il Governo la criticità legata al personale negli ospedali delle aree interne al fine di valutare eventuali interventi legislativi da inserire nel contratto collettivo di lavoro del comparto sanitario.

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Politica

Sondaggio, Zaia il governatore più apprezzato: De Luca al quarto posto

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Luca Zaia, con un gradimento del 70%, è il governatore di Regione più apprezzato d’Italia. Lo afferma la classifica Human Index elaborata dall’istituto Emg. Dietro il presidente del Veneto, c’è il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, con il 63,7%, e quello del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga (63,6%). Nei primi cinque posti si trovano quindi il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, 56,6%, e quello della Toscana, Eugenio Giani (52,6%). L’indice è stato elaborato sulla base di 500 interviste realizzate da Emg, e un’analisi semantica effettuata da Hindex sulle conversazioni nei social network. Un gradimento, quello dei governatori nella popolazione italiana, sottolineano i ricercatori “sensibilmente più alto rispetto al gradimento dei ministri”.

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Cronache

Roberto Salis: Ilaria aiutata da campagna mediatica non silenzio

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Sarà pure servito il “lavoro in silenzio” per far tornare dopo 24 anni Chico Forti in Italia, per scontare la sua condanna per omicidio, ma per Ilaria Salis, che si trova da oltre quindici mesi in carcere a Budapest in detenzione preventiva, invece le cose sono migliorate con “la campagna mediatica”.

Roberto Salis è convinto di questo e continua a impegnarsi nella campagna elettorale per le europee dove sua figlia è candidata di Alleanza Verdi Sinistra. Non fa polemiche sul caso di Forti, ricevuto al suo arrivo dalla premier. Si limita a dire di fare “già fatica a seguire il caso” di Ilaria e non aver “seguito assolutamente quello di Chico Forti”. E però dà una indiretta risposta all’osservazione del ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ieri su Forti ha sottolineato che “si ottengono questi risultati quando si lavora in silenzio, senza fare polemiche”. “Il governo con noi ha avuto 11 mesi di profilo basso per fare tutto quello che era necessario e non è successo nulla. Io sono portato a pensare che le condizioni di Ilaria siano iniziate a migliorare nel momento in cui c’è stata una campagna mediatica intorno a lei” osserva prima di un incontro pubblico a Milano con Nicola Fratoianni e Carola Rackete, l’ambientalista comandante della Sea Watch che fu arrestata quando senza permesso attraccò per far scendere migranti salvati in mare a Lampedusa nel 2019, ora candidata alle Europee in Germania con Die Linke. “Tutte le richieste avanzate dal governo tramite l’ambasciata prima di questo sono state assolutamente non ascoltate” aggiunge. Ora invece è arrivato il via libera per i domiciliari a Budapest di Ilaria, che è accusata dell’aggressione a due estremisti di destra. La famiglia ha pagato i 16 milioni di fiorini (poco più di 40 mila euro) di cauzione ed ora attende di conoscere la data del suo trasferimento, che dovrebbe essere in settimana, mentre il 24 è fissata la nuova udienza del processo. Una volta ai domiciliari, poi, ci sarà da risolvere il problema “gravissimo” della sua incolumità viste le minacce dell’estrema destra dimostrate dall’immagine di Ilaria impiccata apparse su un muro di Budapest. Domani andrà ad incontrarla Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra “per darle appoggio e vicinanza da tutti noi”. Secondo Rackete, che parla di un “processo politico” senza prove, la trentanovenne dovrebbe essere “immediatamente rilasciata”. Con i domiciliari, avvisa il padre, “non cambia niente. Il processo ingiusto è ancora in corso, Ilaria rischia fino a 24 anni di carcere e il passaggio ai domiciliari peggiora la situazione perché un giorno in carcere vale un giorno, un giorno ai domiciliari vale un quinto di un giorno”. Lei dalla cella ha fatto sapere alla Stampa di non volersi sottrarre ma invece di volersi “difendere all’interno di un processo in cui siano garantiti i diritti fondamentali”. “La mia situazione giudiziaria – ha aggiunto – non può e non deve essere pregiudicata o aggravata dalle mie posizioni politiche”. La scelta di candidarsi è arrivata per la volontà di trasformare “la mia vicenda in qualcosa di costruttivo non solo per me – ha spiegato -. Vorrei potermi dedicare a una cosa che mi sta molto a cuore: la tutela dei diritti umani”. E quando uscirà dalla cella per prima cosa abbraccerà “finalmente le persone a cui voglio bene”.

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Politica

Da mini-condono a Salva multe, ecco i decreti in pole

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Tra il 22 e il 29 maggio, la date in cui dovrebbe riunirsi il Consiglio dei ministri, potrebbero vedere la luce almeno 5 provvedimenti, tutti piuttosto importanti per il governo anche alla luce delle prossime Europee. Tra i decreti annunciati ufficialmente c’è il cosiddetto ‘mini-condono’. Il progetto di legge, che il ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini preferisce chiamare il ‘Salva-Casa’, punta a sanare tutte le difformità di tipo formale che non corrispondo alla planimetria dell’immobile: dal muro spostato al soppalco o alla veranda. Ma anche la finestra che è di 30 centimetri più in basso o più in alto rispetto al disegno originario. Con questo dl si potrebbero sanare anche le varianti in corso d’opera che non erano state disciplinate prima del 1977.

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha poi promesso da tempo che si farà un decreto per ridurre i tempi delle liste di attesa nella Sanità. Ma questo, quasi sicuramente, non sarà all’attenzione dei ministri il 22 maggio perché sul tema, si spiega, sarebbe ancora in corso un confronto con le Regioni e si sarebbero ravvisati dei problemi di copertura. Tra gli altri provvedimenti in gestazione a Palazzo Chigi c’è quello fortemente voluto dal ministro per lo Sport, Andrea Abodi, per istituire l’Agenzia per lo sport professionistico. Un testo che gli enti di governo dello Sport, dalla Figc al Coni, starebbero guardando con una certa diffidenza e che potrebbe essere accorpato ad un altro decreto: quello di cui parla da giorni il ministero dell’Istruzione di Giuseppe Valditara in cui si affronterebbe, tra l’altro, anche il tema dei corsi di potenziamento per studenti stranieri.

E’ atteso inoltre anche un provvedimento ‘salva-infrazioni europee’. Per ora si tratta di un decreto ancora in stand-by perché sarebbe politicamente molto complicato varare questo testo senza risolvere prima il problema delle concessioni demaniali marittime. Un tema che ci vede in costante braccio di ferro con l’Europa. Più articolato il fronte della Giustizia dove, oltre ad un decreto sui giudici di pace, è in cantiere da tempo anche un disegno di legge costituzionale per la separazione delle carriere dei magistrati: cavallo di battaglia da sempre di Forza Italia. Il testo, che probabilmente potrebbe vedere la luce già nella riunione del 22 maggio, prevede, oltre a due distinti concorsi per giudici e Pm, anche l’istituzione di due diversi Consigli Superiori della Magistratura e la creazione dell’Alta Corte di giustizia per giudicare sulle toghe. A una delle due riunioni governative dovrebbe approdare anche un decreto legislativo attuativo della delega fiscale: quello che rivede le sanzioni tributarie, riducendole di un terzo ed eliminando quelle ‘maxi’ che arrivano fino al 240%. Chi commette violazioni fiscali pagherà al massimo il 125% di multa.

Le sanzioni amministrative verranno ridotte da un quinto a un terzo, avvicinandole ai parametri europei e introducendo un principio di maggiore proporzionalità. Sul fronte penale ci si allinea ai recenti indirizzi della giurisprudenza aiutando chi non può pagare per forza maggiore e decide di pagare rateizzando. Se, ad esempio, c’è la dichiarazione, la sanzione per l’omesso versamento dell’imposta viene ridotta al 25%. Pugno di ferro invece verso i comportamenti fraudolenti, anche sui bonus e sui crediti d’imposta. L’opposizione critica molto questo ‘sovraffollamento’ di ddl e decreti, parlando di ‘misure di propaganda elettorale’. Ma nel governo si fa notare che quelle del 22 e del 29 sono date obbligate, “non tanto per il voto” delle Europee, quanto perché se questi progetti di legge venissero approvati dopo l’appuntamento con le urne, magari a metà o fine maggio, poi scadrebbero a metà a agosto, quando i lavori parlamentari si presume che siano interrotti.

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