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Cronache

Pisani: non si muore solo di covid, denunce e azioni legali per difendere il diritto a tutte le cure in una sanità centrata solo sulla lotta al contagio

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L’emergenza Coronavirus in Italia ha fatto tante vittime ed è stato “ben pensato” di dedicarsi ESCLUSIVAMENTE alla cura di questa infezione a discapito di tutte le altre patologie e della tutela della salute pubblica, dimenticando migliaia di pazienti in cerca di cure ed assistenza.
Vista l’impossibilità/pericolo di cure ed accesso ad ambulatori strutture sanitarie “no covid” visto il caos, tramite i fac simile salva vita, diffidare subito e formalmente le istituzioni per ricevere assistenza sanitaria nel rispetto dei principi costituzionali e precostituirsi ogni prova per le conseguenti richieste risarcitorie e denunce penali.


In parole semplici sembra che si muoia solo di Coronavirus, sono state sospese tutte le attività ambulatoriali non urgenti (compreso gli screening oncologici) sia in forma pubblica che privata. Ci si rende conto dei danni alla salute che si creeranno? Quante diagnosi tumorali rimandate e quante altre morti evitabili si porteranno sulla coscienza? Per non parlare della sofferenza che stanno patendo tante persone che non possono essere operate come previsto e che dovranno essere inserite in ulteriori lunghe liste di attesa (sempre quando riapriranno i reparti). Tutta questa gestione è folle! Non si garantisce più alcuna assistenza sanitaria per i cittadini che hanno bisogno. E nei casi urgenti c’è addirittura il rischio di trovarsi in ambienti a rischio di contagio. Ci sono medici specialisti fermi da più di un mese che si ritrovano a coprire turni in ospedali senza pazienti, senza poter svolgere le propria professione mentre i cittadini aspettano che finisca questa emergenza per poter riavere il diritto di tutelare la propria salute. Sono tutti fermi come la società, ma la sanità NON può ne’ deve fermarsi: si tratta della salute e deve essere tutelata!

È senza senso la scelta di chiudere i reparti e vista la prevedibile lunga durata di questa infezione sarebbe logico riorganizzarsi bene. Bisogna dedicare uno numero preciso di ospedali per comuni e regione per la gestione unica del Coronavirus e lasciare le altre strutture libere di continuare a svolgere le normali attività di tutela di salute pubblica. I risvolti sarebbero solo positivi: si ridurrebbe il rischio di contagio tra gli operatori sanitari e tra i pazienti che affluiscono alle strutture non covid, si tornerebbe a curare chi ha delle necessità senza rimandare e rischiare di fare peggiorare delle situazioni che se curate in tempo non creerebbero danni, si eviterebbero diagnosi tardive di cancro ed altri gravi patologie mortali con possibilità di salvare vite umane, si eviterebbe di far soffrire tante persone in attesa di effettuare interventi che risolverebbero i sintomi dolorosi, etc.
Insomma bisogna far ripartire immediatamente l’assistenza sanitaria perché non si può pensare che si muore solo di Coronavirus perché purtroppo ci sono tante altra persone che soffrono a cui è stata tolta la possibilità di curarsi nonostante ci siano le risorse ( specialisti fermi e strutture chiuse).

*L’avvocato Angelo Pisani è anche presidente di NoiConsumatori 

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Maltrattamenti al nido, titolare condannata a 4 anni e mezzo

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L’ex titolare e maestra di un asilo nido (ora chiuso) di Bergamo è stata condannata oggi in promo grado in tribunale a quattro anni e 6 mesi per maltrattamenti nei confronti di quattro bambini che frequentavano la struttura. Alla donna sono state riconosciute le attenuanti generiche. Assolta invece, perché il fatto non costituisce reato, dalle stesse accuse mosse dalle famiglie di altri cinque bambini. L’indagine risale all’inizio del 2020, prima che l’asilo chiudesse per la pandemia da Covid-19 e dopo la segnalazione in questura di una mamma. Gli inquirenti erano riusciti a raccogliere, in cinque giorni, intercettazioni audio e video finite agli atti del processo. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni. I legali dell’imputata hanno annunciato ricorso in appello.

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Cronache

Strage di Monreale, ‘sono pentito. Mi hanno aggredito’

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Resta in carcere Salvatore Calvaruso, il 19enne dello Zen accusato della strage di Monreale per avere sparato, sabato notte, uccidendo Salvatore Turdo, Massimo Pirozzo e Andrea Miceli e ferendo altre due persone, tra cui un sedicenne. Il gip di Palermo ha convalidato il fermo del ragazzo, che ha confessato durante l’interrogatorio di garanzia, ma si è difeso sostenendo di avere solo tentato di salvarsi dall’aggressione delle vittime.

“Ricordo che sono caduto per terra e altre persone hanno cominciato ad aggredirmi con calci e pugni. Mi sono rialzato ed ho provato a scappare, cadendo di nuovo, mi sono alzato ancora una volta e sono salito sullo scooter per andare via ma sono stato aggredito di nuovo e sono caduto per terra con lo scooter quindi a quel punto, dal borsello di colore scuro che indossavo ho estratto una pistola semiautomatica che avevo rinvenuto qualche giorno prima per strada all’interno del mio quartiere, e ho cominciato a sparare all’indirizzo di questi 3/4 ragazzi che in quel momento mi stavano aggredendo” è la versione di Calvaruso al gip, che ne riporta la testimonianza nella misura cautelare.

E aggiunge: “Chiedo scusa a tutti i familiari per quello che è successo. Non sono in grado di dire quanti colpi ho esploso ma ho esaurito il caricatore, posso solo affermare che contestualmente ho sentito altri colpi di pistola ma non sono in grado di dire chi altro ha sparato”. Gli investigatori stanno stringendo il cerchio sugli altri giovani che erano con Calvaruso, grazie alle testimonianze e alle immagini dei sistemi di video-sorveglianza di pub e negozi. I carabinieri, coordinati dalla Procura, stanno cercando la pistola usata da Calvaruso e probabilmente una seconda arma da fuoco, considerato la quantità di colpi esplosi, almeno una ventina.

Uno dei testimoni della rissa, come riportata il provvedimento del gip, racconta: “Intorno a mezzanotte notavamo un gruppo di ragazzi, circa 9 a bordo di scooter. Credo fossero 5 scooter che a un certo punto decidevano di andare via. Uno di questi che si trovava a bordo di un Liberty bianco, per fare lo sborone all’improvviso accelerava a tutto gas rischiando di investire me e altri miei amici. Il mio amico Salvatore Turdo, immediatamente con tono acceso gli diceva perché non vai più piano? A questo punto il conducente del Liberty si posizionava proprio davanti a me e a Turdo. Infatti dopo aver messo il cavalletto allo scooter, scendeva e unitamente ad altri due ragazzi ci accerchiavano”.

A questo punto – ha raccontato il testimone – Andrea Miceli, altra vittima “ha deciso di avvicinarsi per calmare gli animi, ma gli è stato detto: ‘ma tu cu minchia sì'”. Miceli avrebbe risposto con le stesse parole e il ragazzo lo avrebbe colpito “ripetutamente al volto con il proprio casco vicino la banca”. “Immediatamente – ha proseguito – si scatenava una rissa. Finita la scazzottata, ho sentito esplodere dei colpi di arma da fuoco”. Stamattina è stata eseguita all’istituto di medicina legale del Policlinico l’autopsia sul corpo di Andrea Miceli, una delle tre vittime. Ieri i medici legali Stefania Zerbo, Tommaso D’Anna e Simona Pellerito hanno eseguito le autopsie sui corpi di Salvatore Turdo e Massimo Pirozzo: la prima vittima è stata raggiunta da due colpi, al torace e alla pancia; la seconda da un solo proiettile al collo; la terza al torace.

I corpi sono stati restituiti alle famiglie per i funerali che saranno celebrati il 2 maggio alle 10.30, nella Cattedrale di Monreale. Il Comune si è fatto carico delle esequie dei tre ragazzi “un gesto di vicinanza alle famiglie coinvolte da un così grave e inaspettato lutto”. Per quella giornata sarà lutto cittadino. E’ probabile che ad assistere alla celebrazione ci saranno centinaia di persone, la strage ha sconvolto la cittadina normanna che era addobbata a festa con le luminarie, perché si apprestava alla festa del Santissimo Crocifisso, la 399/ma edizione, che è stata annullata.

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Abusi su atlete minorenni, allenatore già sospeso in passato

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L’allenatore reatino di basket giovanile, agli arrestati domiciliari a Rieti con l’accusa di violenza sessuale continuata, per aver abusato di tre atlete minori, a ottobre 2024 era stato sospeso per tre mesi dalla giustizia sportiva per “comportamento offensivo nonché ispirato a discriminazione di genere nei confronti del secondo arbitro (una donna, ndr), durante e alla fine della gara”. Nel maggio, sempre del 2024, lo stesso tecnico, molto noto nel capoluogo sabino, era rimasto coinvolto e ferito in una rissa con alcuni tifosi scoppiata nel corso di un incontro di basket. L’allenatore, ora indagato per violenza sessuale continuata, dopo la denuncia di tre sue atlete, a marzo di quest’anno era stato sollevato “per motivi privati” da ogni incarico dalla società che lo aveva ingaggiato da anni.

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