Collegati con noi

Cronache

Piccole manovre per far digerire la Tav al M5S, Conte: fermarla costa più che completarla

Pubblicato

del

La Tav si fa, Toninelli se ne va, il M5S forse non esploderà se…

“Oggi bloccare la Tav costerebbe piu’ che completarla”. In una breve diretta, studiata a lungo e diffusa solo in serata, il premier Giuseppe Conte impone quella che, nel M5S, e’ una sorta di rivoluzione copernicana: il si’ alla Tav. Venerdi’, annuncia, l’Italia dira’ si’ ai fondi europei per un progetto che, il governo non puo’ fermare per un motivo semplice, scandito da Conte: un’alternativa al Tav non c’e’ e fermare la Torino-Lione non farebbe gli “interesse nazionali” perche’ costerebbe di piu’ agli italiani. E’ un fulmine a ciel sereno, quello che Conte lancia sull’universo M5S. Un fulmine che innesca l’ira dei tanti che hanno aderito al Movimento proprio per la sua battaglia dei No Tav. Un fulmine che rischia di far traballare seriamente anche il titolare del Mit Danilo Toninelli. Al Mit, dopo le parole di Conte, si ribadisce che Toninelli resta fortemente contrario all’opera ma, allo stesso tempo, trapela soddisfazione per l’attestazione fatta da Conte pubblicamente al lavoro del ministro sui fondi Ue. Lavoro, si sottolinea, che permettera’ un risparmio di 3 miliardi di euro per l’Italia, pronti per essere spesi in altri opere. Con l’uscita sul Tav il premier, assumendosene pienamente la responsabilita’ e allargando l’autonomia del suo ruolo dall’alleanza giallo-verde, elimina la piu’ grande delle mine che giacevano sotto il governo. Un esempio? Domani, al question time che vedra’ proprio Conte in Aula alla Camera, la Lega aveva pronta un’interrogazione sulla Tav. Interrogazione che chissa’ se la Lega confermera’.

Conte, di fatto, toglie dal campo uno degli incidenti piu’ probabili che Matteo Salvini avrebbe potuto cavalcare per scaricare sull’alleato la responsabilita’ della crisi. Non e’, quella del premier, una posizione di principio: Conte ribadisce di non aver cambiato idea rispetto alla conferenza stampa del 7 marzo in cui spiego’ che lui quell’opera non l’avrebbe mai fatta. “Ma non e’ stato questo governo a dire si’ al progetto”, ricorda Conte. E ora, con l’aumento dei fondi Ue fino al 55% “l’impatto finanziario per l’Italia e’ destinato a cambiare dopo l’apporto europeo e i costi che potrebbero ulteriormente ridursi in seguito all’interlocuzione con la Francia sulle nuove quote di finanziamento della tratta transfrontaliera”. Non solo. Bloccare la Tav per fare un progetto alternativo significherebbe farlo da soli. “Con Macron ho insisito a lungo sul piano B ma la Francia e’ contraria”, sottolinea Conte. E il premier da’ solo una chance, sconfitta in partenza visti i numeri in Aula, ai No Tav: “solo il Parlamento con una scelta unilaterale potrebbe decidere di non farla”. Salvini gioisce ma neppure questa volta risparmia una frecciata. “La Tav si fa, come giusto e come chiesto dalla Lega.

Peccato per il tempo perso”, sottolinea il leader leghista che domani ignorera’ plasticamente l’informativa del premier sulla Russia, avendo convocato allo stesso orario, le 16, il Comitato per l’ordine e per la sicurezza. Cio’ vuol dire, pero’, che Salvini non dovrebbe essere in Aula a parlare dai banchi della Lega subito dopo Conte, fatto quest’ultimo, che avrebbe rappresentato un plastico strappo dal premier.

Tav, Di Maio: rispetto Conte ma deciderà il Parlamento, per me opera è inutile

Certo, la pressione dei dirigenti leghisti su Salvini per rompere non e’ mai stata forte come in queste ore: e’ una pressione che coinvolge governatori, ministri, parlamentari. E si nutre, in questi giorni, dell’ira del Nord leghista sull’impasse sull’Autonomia, dossier che oggi ha visto saltare le due riunioni previste a Palazzo Chigi e che, plausibilmente, non sara’ neanche al prossimo Cdm. “Il silenzio di Palazzo Chigi preoccupa”, tuona Attilio Fontana. E qualcuno, nella Lega, da’ un’ultima chance alla rottura: che l’intervento di Conte sul caso fondi russi sia visto, magari anche strumentalmente, come una provocazione da Salvini, che a quel punto potrebbe strappare. Ma sono solo ipotesi. La decisione di Salvini, al momento, e’ quella di ieri. Con Luigi Di Maio che prova, con prudenza, a stanarlo: “mi auguro di poterlo incontrare, parlare a mezzo stampa non e’ mai utile”, chiosa il leader M5S.

Tav, tunnel della discordia lungo 57,5 chilometri

Advertisement

Cronache

‘Ndrangheta e droga, sospeso finanziere

Pubblicato

del

C’é anche un appartenente alla Guardia di finanza tra le 142 persone indagate nell’inchiesta “Recovery”, su ‘ndrangheta e traffico di sostanze stupefacenti a Cosenza, condotta dalla Dda di Catanzaro. Il finanziere coinvolto é E. D.. A suo carico é stata applicata la misura interdittiva della sospensione dal servizio . La gran parte delle persone coinvolte nell’operazione scaturita dall’inchiesta sono state condotte in carcere. Per 20 sono stati disposti gli arresti domiciliari e per altre 12 l’obbligo di dimora e di firma.

Ovviamente la sospensione del finanziere non è una sentenza di condanna ma una misura cautelare che nulla toglie alla presunzione innocenza.

Continua a leggere

Cronache

Intrighi e accuse di corruzione a Genova, Spinelli dice: pagavo tutti i partiti, Toti mi ha preso in giro

Pubblicato

del

Gli interrogatori di garanzia di Roberto Spinelli e di suo padre Aldo hanno rivelato dettagli intriganti su una storia di presunta corruzione che intreccia politica, affari familiari e lotta per il potere nelle dinamiche portuali di Genova. Durante gli interrogatori, che hanno durato poco più di un’ora ciascuno, si è delineata una difesa incentrata sulla vulnerabilità personale di Aldo Spinelli, nonostante l’apparenza di un uomo in salute e determinato all’età di 84 anni.

La vicenda giudiziaria ha preso una svolta significativa quando Aldo Spinelli ha accusato apertamente il governatore Giovanni Toti di averlo ingannato, affermando di essere stato “preso in giro” in relazione alla concessione demaniale del terminal Rinfuse, per il quale avrebbe pagato tangenti per ottenere favori. Questa concessione ha permesso alla sua azienda, Spinelli srl, di aumentare notevolmente il proprio valore di mercato.

Inoltre, Aldo ha messo in luce promesse non mantenute riguardanti la privatizzazione di un tratto di spiaggia a Varazze, una situazione complicata dalla direttiva europea Bolkestein sulla gestione delle coste, che ha impedito qualsiasi sviluppo immobiliare in quell’area. Questo ha sollevato questioni su come le politiche e le regolamentazioni possano influenzare significativamente gli investimenti e le decisioni aziendali.

I legami tra Aldo Spinelli e Paolo Signorini, ex presidente dell’Autorità portuale e unico detenuto in questa vicenda, emergono come particolarmente intensi. Spinelli sostiene di aver aiutato Signorini, considerato amico, in momenti di difficoltà economica, fino a pagare il catering per il matrimonio della figlia di Signorini, con un totale di regali e benefit promessi per quasi 400 mila euro.

Queste accuse si estendono oltre il contesto familiare, mostrando come Aldo Spinelli abbia cercato di mantenere un’influenza nel porto che ha plasmato gran parte della sua carriera e vita. L’imprenditore genovese afferma di aver finanziato legalmente diverse figure politiche, inclusa Emma Bonino, nonostante non la conoscesse personalmente, il che solleva domande sulla natura dei finanziamenti politici e delle relazioni imprenditoriali.

Roberto Spinelli, difeso anch’esso dall’avvocato Andrea Vernazza e coinvolto nelle vicende giudiziarie del padre, ha espresso rispetto e difesa nei confronti di Aldo, evidenziando come il padre sia stato “tirato per la giacchetta” da molti, inclusi Toti e Signorini, in un momento di particolare vulnerabilità emotiva dopo la morte della moglie.

Al termine dell’interrogatorio, Aldo Spinelli ha lasciato l’aula con un’energia inalterata, dichiarando di meritare la libertà e di non essere preoccupato per i futuri sviluppi dell’inchiesta. Questa affermazione sottolinea una fiducia forse incrollabile o una sfiducia nel sistema che lo ha visto protagonista per decenni.

Questo caso solleva questioni profonde sulla corruzione, la solitudine e la lotta per il potere in un contesto dove la legge e le relazioni personali si intrecciano in modi spesso indistinguibili, lasciando una scia di domande senza risposta sulla legalità e l’etica nelle più alte sfere del potere economico e politico italiano.

Continua a leggere

Cronache

Camorra e riciclaggio, sequestrata la pizzeria “dal Presidente” in via dei Tribunali a Napoli

Pubblicato

del

Anche la società che gestisce la notissima pizzeria del centro storico di Napoli “dal Presidente”, che si trova in via dei Tribunali, sarebbe riconducibile al clan Contini: è quanto emerge dalle indagini del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli che hanno portato all’arresto di cinque persone (tre in carcere e due ai domiciliari). La Dda partenopea (pm Alessandra Converso e Daniela Varone) contesta il trasferimento fraudolento di valori e autoriciclaggio, aggravato dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare la camorra. La pizzeria è stata sequestrata dai finanzieri insieme con altri beni.

La pizzeria “Dal presidente”, chiamata così perché aperta dal pizzaiolo che preparò la pizza all’allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, si trova in uno dei due decumani del capoluogo partenopeo, meta turistica tra le più frequentate in città. Il valore dei beni sequestrati oggi dai finanzieri ammonta a circa 3,5 milioni di euro. L’impresa di ristorazione sarebbe stata acquistata grazie all’apporto economico e alla “protezione” fornita da un esponente di spicco del clan, alla cui famiglia sarebbe stata destinata una parte dei relativi proventi anche dopo la sua detenzione conseguente a una condanna per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

Le risultanze investigative e dei social network avrebbero permesso di stabilire che la società era gestita, di fatto, dal cognato del detenuto, anch’egli gravato da numerosi precedenti penali, il quale si sarebbe poi affrancato dalla joint venture criminale avviando una nuova attività nel campo della vendita di prodotti da forno. Le indagini, corroborate dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, avrebbero consentito di appurare anche la fittizia intestazione di un’impresa individuale operante nel settore dei servizi turistici, che il precedente titolare sarebbe stato costretto a dismettere con minacce, percosse e intimidazioni, e di sette immobili di pregio siti nel capoluogo partenopeo. Gli indagati avrebbero reimpiegato nelle società di ristorazione e panificazione e nell’acquisto di beni immobili ben 412.435 euro versati in contanti con reiterate operazioni sui conti societari e personali. Il denaro è stato sequestrato oggi insieme con le quote delle società, l’impresa individuale e gli immobili intestati a prestanome: il valore complessivo è stato stimato in oltre 3,5 milioni di euro.

Come sempre facciamo, ribadiamo che tutte le persone citate in questo articolo e a vario titolo indagate perchè coinvolte nell’inchiesta sono da considerare innocenti, come prevede la nostra Costituzione.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto