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Economia

Piaggio Aerospace, la società leader nel settore aeronautico dice “siamo insolventi” e rischiano il fallimento, il Governo: troveremo una soluzione positiva per i lavoratori

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Il Consiglio di Amministrazione di Piaggio Aerospace ha “assunto la difficile decisione di presentare istanza al ministero per lo Sviluppo economico per accedere alla procedura di amministrazione straordinaria, considerato lo stato di insolvenza della società”. Questo è quanto scrive l’azienda in una nota. “Nonostante l’impegno e il duro lavoro di tutti i dipendenti di Piaggio Aerospace – si legge sempre nella nota – così come il significativo supporto finanziario sostenuto dal socio nel corso degli anni, le assunzioni fondamentali del piano di risanamento approvato nel 2017 non si sono concretizzate». Da qui l’epilogo: “La continua incertezza e le attuali condizioni di mercato fanno sì che la società non sia più finanziariamente sostenibile». Mubadala Investment Company, veicolo d’investimento del governo di Abu Dhabi, detiene il 100% del capitale di Piaggio Aerospace. Anche questa una stranezza che solo in Italia può capitare. E cioè che una azienda che ha interessi in settori strategici, come la difesa, sia al 100 per cento in mani straniere. Per quanto di un governo amico, in mani straniere. L’ annuncio arriva a due giorni da un vertice ministeriale nel quale il Governo aveva ribadito, ancora una volta, di ritenere l’azienda “un asset di importanza strategica per il Paese”. “Il Governo sta lavorando in questi giorni – aveva detto il vice capo gabinetto Giorgio Sorial – per conferire solidità di lungo periodo al piano industriale dell’azienda offrendo tutto il supporto possibile”. 

Il sostegno del Governo avrebbe dovuto concretizzarsi in una commessa per il drone P2HH, da tempo in discussione ma mai realmente attivata. Le reazioni del mondo sindacale che in questi anni ha consentito accordi assurdi sotto banco pur di salvare non posti di lavoro ma stipendi e prebende ad amici, oggi trova “che il Governo è inadeguato, inconsistente e soprattutto incapace di garantire gli impegni che si era preso solo due giorni fa”, è il commento di Andrea Pasa, segretario generale di Cgil Savona. Mentre il segretario generale nazionale di Fim Cisl, Marco Bentivogli, con un po’ più di reality politics parla di “emergenza alla quale va data risposta in tempi immediati. Chiediamo al Governo di identificare tutte le soluzioni possibili, anche attraverso l’ingresso nella società di partner industriali del settore e lo sblocco del finanziamento del progetto P2HH, considerando che erano e sono a rischio oltre 1.200 posti di lavoro in un territorio, il Savonese, già martoriato dalla crisi industriale degli ultimi anni e inserito tra le aree di crisi complessa e in una Regione colpita dalla tragedia del crollo del ponte Morandi solo pochi mesi fa”. Perchè il rischio è la perdita di centinaia di posti di lavoro. La risposta immediata, anche se solo interlocutoria arriva da una nota congiunta del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio. “Il Governo segue da vicino la vicenda della Piaggio Aerospace, azienda strategica e leader nel settore dell’innovazione. La nostra priorità è la tutela e la stabilizzazione di tutti i lavoratori. Convocheremo nelle prossime ore un tavolo al Ministero dello Sviluppo Economico. Siamo al lavoro per trovare rapidamente una soluzione positiva”.

 

 

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Françoise Bettencourt Meyers lascia il consiglio di L’Oréal

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Dopo quasi 30 anni, Françoise Bettencourt Meyers (foto Imagoeconomica) lascia il consiglio di amministrazione di L’Oréal, pur mantenendo la presidenza della holding familiare Tethys, primo azionista del gruppo. Al suo posto nel board entrerà un altro rappresentante di Tethys, mentre il ruolo di vicepresidente sarà assunto dal figlio Jean-Victor Meyers, 38 anni. Françoise Bettencourt Meyers, 71 anni, è l’unica erede diretta del fondatore di L’Oréal, Eugène Schueller.

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Cambio ai vertici di Engineering: Aldo Bisio nuovo amministratore delegato

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Cambio della guardia al vertice di Engineering, multinazionale specializzata nella trasformazione digitale. Maximo Ibarra (foto Imagoeconomica sotto) ha rassegnato le dimissioni da amministratore delegato con effetto immediato. Al suo posto, il consiglio di amministrazione della società – controllata dai fondi Bain e Renaissance – ha nominato Aldo Bisio (foto Imagoeconomica in evidenza), ex numero uno di Vodafone Italia dal 2014 al 2024.

MAXIMO IBARRA EX AD ENGINEERING

Prima della sua lunga esperienza in Vodafone, Bisio ha ricoperto incarichi di rilievo in Ariston Thermo e in McKinsey. Attualmente siede anche nel board di Coesia, produttore globale di soluzioni industriali per l’imballaggio.

Il bilancio della gestione Ibarra

Maximo Ibarra lascia Engineering dopo quasi quattro anni di gestione che hanno visto la società crescere significativamente: circa 14.000 dipendenti, oltre 80 sedi tra Europa, Stati Uniti e Sud America, con un fatturato che ha raggiunto quasi 1,8 miliardi di euro, generato da oltre 70 società controllate in 21 Paesi.

«Negli ultimi mesi ho maturato la volontà di prendermi del tempo per valutare nuovi progetti professionali», ha dichiarato Ibarra, aggiungendo che resterà disponibile fino al prossimo 1° settembre per garantire un efficace passaggio di consegne e che continuerà a essere investitore nella società.

La sfida per Bisio: crescita e nuove operazioni strategiche

Il presidente di Engineering, Gaetano Micciché, ha ringraziato Ibarra per il lavoro svolto ed espresso fiducia nella capacità di Bisio di guidare l’azienda verso una nuova fase di sviluppo e innovazione.

Tra i primi dossier sul tavolo del nuovo amministratore delegato c’è la valutazione sulla vendita di Municipia, società del gruppo attiva nei servizi ai Comuni. Engineering ha incaricato Klecha di esplorare il mercato alla ricerca di investitori interessati, con una valutazione che si aggira intorno ai 250 milioni di euro.

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Wsj, Trump verso un alleggerimento dei dazi sulle auto

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Donald Trump intende attenuare l’impatto dei dazi sulle auto prodotte all’estero, impedendo che si accumulino ad altre tariffe dazi da lui imposte e alleggerendo alcuni dazi sui componenti esteri utilizzati per la produzione di veicoli negli Usa. Lo scrive il Wall Street Journal citano una persona a conoscenza del dossier. In base a questa mossa, le case automobilistiche che pagano i dazi di settore non saranno soggette anche ad altri dazi, come quelli su acciaio e alluminio. La decisione sarebbe retroattiva, hanno affermato le fonti, il che significa che le case auto potrebbero essere rimborsate per tali tariffe già pagate.

Il dazio del 25% sulle auto finite prodotte all’estero è entrato in vigore all’inizio di questo mese. L’amministrazione Usa, sempre secondo il Wsj, modificherà anche i dazi sui ricambi delle auto estere – previsti al 25% e in vigore dal 3 maggio -, consentendo alle case automobilistiche di ottenere un rimborso per tali dazi fino a un importo pari al 3,75% del valore di un’auto prodotta negli Stati Uniti per un anno. Il rimborso scenderebbe al 2,75% del valore dell’auto nel secondo anno, per poi essere gradualmente eliminato del tutto. Si prevede che Trump adotti queste misure in vista di un viaggio in Michigan per un comizio alla periferia di Detroit martedì sera, in occasione dei suoi primi 100 giorni alla Casa Bianca. Le misure mirano a dare alle case automobilistiche il tempo di riportare le catene di approvvigionamento dei componenti negli Usa e rappresenterebbero probabilmente un significativo impulso per le case automobilistiche nel breve termine, ha affermato una fonte a conoscenza della decisione. Le case auto dovranno presentare domanda di rimborso al governo, ma non è immediatamente chiaro da dove arriveranno questi fondi.

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