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Cronache

Paura per Niki Lauda, ancora una volta ricoverato

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Niki Lauda e’ di nuovo ai box. A mettere in allarme il modo della F1 e dei tanti tifosi dell’ex ferrarista e oggi presidente non esecutivo della scuderia Mercedes e’ il quotidiano austriaco ‘Kronen Zeitung’ che ha fatto sapere che il quasi 70enne campione (compira’ gli anni il 22 febbraio) e tre volte iridato di Formula Uno e’ stato ricoverato nell’ospedale Allgemeinen Krankenhaus di Vienna per una grave forma di influenza contratta durante le feste, trascorse a Ibiza. La struttura e’ la stessa in cui, nell’agosto scorso, Lauda era stato sottoposto ad un trapianto di polmone e dove poi aveva trascorso una degenza di tre mesi. Una portavoce dell’ospedale ha detto all’Orf, emittente nazionale austriaca, che questo nuovo ricovero di Lauda durera’ “circa una settimana”, come dire che non dovrebbe essere nulla di preoccupante. Lauda si era appena ripreso dopo il trapianto di polmone la scorsa estate: era stato dimesso a fine ottobre e aveva passato le feste natalizie e di capodanno in famiglia, nella sua casa di Ibiza. Secondo la stampa austriaca, dopo l’influenza contratta i medici avrebbero consigliato all’ex pilota il ritorno in Austria e il ricovero per evitare di indebolire ulteriormente il suo sistema immunitario. Ora si tratta di attendere per capire se il fisico provato di Lauda sapra’ ancora una volta reagire. Sono passati 42 anni dal drammatico incidente del Nurburgring del 1976, quando la Ferrari del campione del mondo in carica, si incendio’ dopo un incidente. Un miracolo, che porta anche il nome dell’italiano Arturo Merzario – strappo’ il pilota di Maranello alla morte concedendogli di fatto tante altre chance – che ha saputo sfruttare appieno, in pista e non solo, vincendo altre gare e altri due titoli mondiali, ancora con la Ferrari nel 1977 e con la McLaren nel 1984. A quegli anni risale anche la rivalita’ con il velocissimo britannico James Hunt, che ha ispirato il film di Ron Howard “Rush”, del 2013, uno dei piu’ indovinati sul mondo della F1. Lasciata la carriera da pilota, Lauda ha sfruttato la sua passione per il volo diventando imprenditore del cielo e fondando ben due compagnie aeree. Nel frattempo, due matrimoni, cinque figli e una vita mai noiosa, col fisico che ogni tanto gli ricorda le antiche battaglie piu’ dei segni delle ustioni che mai ha voluto cancellare.

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Cronache

Auto in fiamme, muore una donna

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Tragico pomeriggio a Vado Ligure, in provincia di Savona, dove una donna è morta in circostanze misteriose a causa dell’incendio di un’auto vicino a un distributore di benzina lungo la via Aurelia. Gli eventi hanno destato preoccupazione e confusione nella comunità locale, poiché la dinamica di quanto accaduto rimane ancora avvolta nell’ombra.

Al momento, non è stata fornita alcuna chiarezza sulla natura dell’incidente. Le autorità locali stanno conducendo un’indagine approfondita per determinare se si sia trattato di un gesto deliberato o di un tragico incidente. Ciò che è certo è che la donna è stata trovata senza vita al di fuori del veicolo incendiato, a pochi passi dal distributore di benzina. La sua identità non è stata resa nota pubblicamente, in attesa di informare i familiari più stretti.

L’incidente ha richiamato prontamente l’intervento di diverse squadre di soccorso. I vigili del fuoco hanno lavorato incessantemente per domare le fiamme, mentre l’automedica del 118 ha tentato di prestare soccorso alla vittima. I carabinieri e i membri della Croce Rossa di Savona si sono mobilitati per garantire il controllo della situazione e fornire supporto alle indagini in corso.

 

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Cronache

Last Banner, aumentano le condanne per gli ultrà della Juventus

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Sugli ultrà della Juventus la giustizia mette il carico da undici. Resta confermata l’ipotesi di associazione per delinquere, l’estorsione diventa ‘consumata’ e non solo più ‘tentata’, le condanne aumentano. Il processo d’appello per il caso Last Banner si chiude, a Torino, con una sentenza che vede Dino Mocciola, leader storico dei Drughi, passare da 4 anni e 10 mesi a 8 anni di carcere; per Salvatore Ceva, Sergio Genre, Umberto Toia e Giuseppe Franzo la pena raggiunge i 4 anni e 7 mesi, 4 anni e 6 mesi, 4 anni e 3 mesi, 3 anni e 11 mesi. A Franzo viene anche revocata la condizionale.

La Corte subalpina, secondo quanto si ricava dal dispositivo, ha accettato l’impostazione del pg Chiara Maina, che aveva chiesto più severità rispetto al giudizio di primo grado. Secondo le accuse, le intemperanze da stadio e gli scioperi del tifo furono, nel corso della stagione 2018-19, gli strumenti con cui le frange più estreme della curva fecero pressione sulla Juventusper non perdere agevolazioni e privilegi in materia di biglietti. Fino a quando la società non presentò la denuncia che innescò una lunga e articolata indagine della Digos. Già la sentenza del tribunale, pronunciata nell’ottobre del 2021, era stata definita di portata storica perché non era mai successo che a un gruppo ultras venisse incollata l’etichetta di associazione per delinquere. Quella di appello si è spinta anche oltre.

Alcune settimane fa le tesi degli inquirenti avevano superato un primo vaglio della Cassazione: i supremi giudici, al termine di uno dei filoni secondari di Last Banner, avevano confermato la condanna (due mesi e 20 giorni poi ridotti in appello) inflitta a 57enne militante dei Drughi chiamato a rispondere di violenza privata: in occasione di un paio di partite casalinghe della Juve, il tifoso delimitò con il nastro adesivo le zone degli spalti che gli ultrà volevano per loro e allontanò in malo modo gli spettatori ‘ordinari’ che cercavano un posto. Oggi il commento a caldo di Luigi Chiappero, l’avvocato che insieme alla collega Maria Turco ha patrocinato la Juventus come legale di parte civile, è che “il risultato, cui si è giunti con una azione congiunta della questura e della società, è anche il frutto dell’impegno profuso per aumentare la funzionalità degli stadi”. “Senza la complessa macchina organizzativa allestita in materia di sicurezza – spiega il penalista – non si sarebbe mai potuto conoscere nei dettagli ciò che accadeva nella curva”. Fra le parti civili c’era anche Alberto Pairetto, l’uomo della Juventus incaricato di tenere i rapporti con gli ultrà.

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Malore in caserma, muore vigile del fuoco

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Ha accusato un malore nella notte tra domenica e lunedì nella caserma dei vigili del fuoco del Lingotto a Torino ed è morto dopo circa un’ora all’ospedale delle Molinette, dove era stato ricoverato. L’uomo, Samuele Del Ministro, aveva 50 anni ed era originario di Pescia (Pistoia). In una nota i colleghi del comando vigili del fuoco di Pistoia ricordano come Del Ministro avesse iniziato il suo percorso nel corpo nazionale dei vigili del fuoco con il servizio di leva, per poi entrare in servizio permanente nel 2001, proprio al comando provinciale di Torino, da cui fu poi trasferito al comando di Pistoia.

Per circa vent’anni ha prestato servizio nella sede distaccata di Montecatini Terme (Pistoia), specializzandosi in tecniche speleo alpino fluviali e tecniche di primo soccorso sanitario. Ha partecipato a tante fasi emergenziali sul territorio nazionale: dal terremoto a L’Aquila, all’incidente della Costa Concordia all’Isola del Giglio, fino al terremoto nel centro Italia. “Un vigile sempre in prima linea – si legge ancora -, poi il passaggio di qualifica al ruolo di capo squadra con assegnazione al comando vigilfuoco di Torino e a breve sarebbe rientrato al comando provinciale di Pistoia. Del Ministro lascia la moglie e due figli”.

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