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Cronache

Paragon,’i 90 casi notificati da Meta solo una frazione’

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Le 90 utenze in Europa (7 in Italia) cui Meta ha notificato di essere state bersaglio dello spyware di Paragon sono “probabilmente solo una frazione del numero totale di casi”. Ed in quelli emersi, “c’è un modello preoccupante e familiare”: si prendono di mira “gruppi per i diritti umani, critici del governo e giornalisti”. Lo evidenzia il rapporto pubblicato da The Citizen Lab, team dell’Università di Toronto che ha svolto analisi forensi sui telefoni del direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, del fondatore di Mediterranea Luca Casarini, dell’armatore Beppe Caccia e dell’attivista David Yambio. I mandanti rimangono avvolti nell’ombra, ma l’indagine prosegue.

“Adesso – attacca la ong – disponiamo del riconoscimento legale dello spionaggio ai nostri danni. Consegneremo tutto alle 5 procure che stanno indagando ed alla presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. Invieremo il report anche alla Corte penale internazionale: dietro questo caso c’è la situazione libica e i rapporti tra servizi segreti”. Paragon si difende parlando di “numerose inesattezze” nel rapporto e sottolineando il suo impegno a “mantenere la riservatezza” sulle operazioni dei propri clienti, assicurandosi “al contempo che siano agenzie opportunamente controllate”. Una sezione dello studio, chiamata ‘The italian connection’, dà conto dei risultati dell’analisi forense svolta sui cellulari di Cancellato, Caccia e Casarini, definito “amico personale di Papa Francesco”.

L’investigazione ha utilizzato Bigpretzel, uno strumento Android che identifica “in modo univoco le infezioni con Graphite. Abbiamo analizzato i dispositivi dei tre. In base alla notifica ricevuta da WhatsApp, riteniamo che tutti siano stati presi di mira dallo spyware Paragon”. Il telefonino di Caccia ha mostrato tracce in diverse occasioni tra il 22 dicembre 2024 ed il 31 gennaio 2025, mentre quello di Casarini in almeno una data, il 23 dicembre scorso. Ma l’attività di spionaggio potrebbe anche essere retrodatata. Non sono invece state trovate tracce nel dispositivo di Cancellato. Un’ulteriore possibile vittima dello spionaggio è David Yambio, fondatore dell’associazione Refugees in Libya, informato da Apple che il suo cellulare era stato infettato. Non è chiaro se si tratti di Paragon, l’accertamento sta proseguendo. Yambio ha avvisato la Corte penale internazionale – ha detto al Guardian – che il suo telefonino era controllato proprio mentre lui stava fornendo all’Aja informazioni riservate sulle vittime di tortura in Libia. Ed ha sollecitato i giudici a far fare un analisi sui propri telefonini.

L’opposizione attacca. Il rapporto, per Raffaella Paita (Iv) “è la conferma di una vicenda grave e di ampie proporzioni che esige un chiarimento a fondo del governo che ancora non è avvenuto”. Peppe De Cristofaro (Avs) lamenta che “questa vicenda gravissima rimane senza mandanti e, soprattutto, chiusa nelle stanze del Copasir dove tutto è coperto da segreto. E dove non sono rappresentate tutte le forze presenti in Parlamento”. Proprio il Copasir ieri ha ascoltato per tre ore in audizione i rappresentanti italiani di Meta, che hanno riferito i passi compiuti con l’allertamento dei target dello spyware, la chiusura del ‘buco’ che consentiva l’intrusione e la diffida a Paragon ad interrompere l’attività ritenuta illecita. Intanto, le procure di Palermo, Roma, Napoli, Bologna e Venezia – coordinate dalla Dna – proseguono le loro indagini in seguito agli esposti presentati dagli italiani spiati, tra i quali c’è anche il cappellano di Mediterranea, don Mattia Ferrari.

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Cronache

Blitz della Finanza a Pompei: sequestrati elicotteri usati per voli turistici senza autorizzazioni

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La Guardia di Finanza di Napoli ha eseguito un sequestro preventivo nei confronti di otto elicotteri riconducibili a quattro soggetti residenti a Pompei, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla procura di Torre Annunziata. Le indagini hanno rivelato che, fino a novembre 2024, gli indagati avrebbero svolto attività di air taxi e voli panoramici senza le necessarie autorizzazioni, configurando l’impiego abusivo di aeromobili a scopo di lucro.

Lanci di petali e voli tra ostacoli

Tra gli episodi più eclatanti finiti sotto la lente degli investigatori figura il lancio di petali di rose in volo dopo un matrimonio, un’attività non solo scenografica ma anche potenzialmente pericolosa. Gli elicotteri, secondo gli inquirenti, non risultavano sottoposti ad ispezioni periodiche e le procedure di manutenzione non rispettavano gli standard europei previsti per i mezzi adibiti a scopi commerciali.

Turisti con bagagli sui comandi di volo

Ancora più gravi le irregolarità riscontrate a bordo: in diversi casi i piloti avrebbero trasportato turisti con i bagagli appoggiati sui comandi di volo o non correttamente stivati. Inoltre, le aree di decollo e atterraggio erano spesso collocate in prossimità di ostacoli pericolosi, come scuole, ferrovie e tratte autostradali, con gravi rischi per la sicurezza pubblica.

Tre elicotteri già sequestrati

Le operazioni di sequestro sono ancora in corso. Al momento, sono tre gli elicotteri già posti sotto sequestro, mentre proseguono le attività di accertamento e perquisizione nei confronti degli indagati e delle società riconducibili a loro.

(La foto in evidenza ha solo uno scopo illustrativo ed è stata realizzata con sistemi di intelligenza artificiale)

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Cronache

Nuovo stop alla Funicolare Centrale, va sostituita di nuovo la fune: disagi per utenti e turisti

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Settembre 2022: Anm sostituisce la fune di trazione della funicolare Centrale, operazione che richiese la chiusura dell’impianto per un solo giorno. Il cavo, in acciaio, lungo 1,5 chilometri e del peso di 13 tonnellate, era stato installato nell’ambito della manutenzione straordinaria ventennale eseguita da Leitner. Tutto regolare, con un intervento rapido che sembrava garantire sicurezza e durata.

Un nuovo problema dopo due anni e mezzo

Sono passati poco più di due anni e mezzo e la funicolare ha nuovamente chiuso per motivi tecnici. Alle 7 del mattino, gli utenti hanno trovato le porte delle stazioni chiuse con un cartello che parlava di «verifiche tecniche inderogabili fino a cessate esigenze». Nessuna spiegazione precisa, né tempistiche sul ripristino. Chi si trovava all’Augusteo ha dovuto ripiegare sulla metropolitana, mentre altri hanno usato la funicolare di Chiaia o affrontato a piedi i 500 scalini del Petraio.

Il silenzio di Anm e la reazione della politica

Per ore, nessuna comunicazione ufficiale da Anm. Solo nel pomeriggio, intorno alle 16, è arrivata una nota: «Durante le operazioni di manutenzione ordinaria si è rilevata la necessità di approfondire alcuni aspetti tecnici dell’impianto». Non un cenno alla fune, elemento invece al centro del confronto con Ansfisa, l’agenzia del ministero dei Trasporti per la sicurezza degli impianti a fune.

La fune da sostituire: spunta un’anomalia

Secondo quanto trapelato da fonti sindacali, durante gli esami strumentali sono emerse possibili criticità nella fune installata nel 2022. Nessun rischio imminente, ma la decisione è stata quella di sostituirla per precauzione, forse anche sull’onda emotiva della recente tragedia della funivia del Faito. L’origine del deterioramento così rapido non è ancora chiara.

Riapertura prevista il 30 aprile

La funicolare resterà chiusa fino a mercoledì 30 aprile. Tempi lunghi, probabilmente legati all’arrivo del nuovo cavo da fuori Italia. Intanto, per alleviare i disagi, la funicolare di Montesanto prolungherà gli orari di esercizio: venerdì e sabato fino alle 2, domenica fino a mezzanotte e trenta.

Anche la Linea 6 in tilt

Nella stessa giornata, disagi anche sulla linea 6 della metropolitana, chiusa per oltre un’ora a causa di una verifica urgente al software di gestione.

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La rivoluzione di Eugenia Carfora, la preside che ha trasformato Caivano

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Nessun ragazzo è perduto. Il cambiamento è sempre possibile. Vietato arrendersi. Sono le tre regole non scritte che guidano da anni il lavoro instancabile di Eugenia Carfora (foto Imagoeconomica in evidenza), dirigente dell’Istituto superiore “Francesco Morano” di Caivano, nel cuore del Parco Verde, una delle realtà più difficili della provincia di Napoli. Da quando è arrivata, nel 2007, ha fatto della scuola un presidio di legalità, bellezza e speranza.

La sfida iniziata dai banchi

All’arrivo della preside, il “Morano” era una scuola dimenticata, con uscite di sicurezza ostruite, aule fatiscenti e strutture abbandonate. Eugenia Carfora ha ripulito muri e coscienze, ha coinvolto genitori, professori e studenti in una grande operazione di rigenerazione. Oggi l’istituto è un modello: ha una palestra funzionale, un orto per l’indirizzo agrario, laboratori moderni per informatica e meccatronica, una cucina per l’alberghiero. E soprattutto ha ritrovato la dignità.

Una serie tv per raccontare la sua storia

La sua vicenda sarà al centro di una serie tv Rai1 intitolata “La preside”, diretta da Luca Miniero e interpretata da Luisa Ranieri, che ha conosciuto personalmente la dirigente. «Non pensavo di dovermi esporre così per salvare un ragazzo o dire che la scuola è bella», ha commentato Carfora, commossa ma determinata. La fiction punta a raccontare la forza della scuola pubblica e il valore della cultura in territori difficili.

Una vocazione totale

Instancabile, sempre presente, la preside Carfora vive la scuola come una missione assoluta. «Sono malata di scuola», ammette. Anche a scapito della famiglia: «Ho un marito meraviglioso che è una mia vittima. Non sono stata una buona madre, ma i miei figli oggi sono come me». Non si è mai fermata davanti alle difficoltà: ha affrontato i pregiudizi, è andata a cercare i ragazzi casa per casa, ha sognato l’impossibile.

“Mi voglio spegnere tra i miei ragazzi”

«Mi offende sentir dire “poveri ragazzi” — spiega — perché in quell’espressione c’è già la resa. Io credo che ognuno di loro possa farcela». E quando pensa alla fine, confessa: «Non vorrei morire nel mio letto, ma fra i ragazzi, qui a scuola».

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