Un’orda di pretendenti, dichiarati o potenziali, inclusi i piu’ improbabili. S’ingrossa di giorno in giorno il campo dei partenti nella corsa per la successione a Boris Johnson come leader Tory – partito di maggioranza nel Parlamento britannico – e futuro primo ministro di Sua Maesta’, il numero 15 del lunghissimo regno della 96enne Elisabetta II da Winston Churchill in giu’. Ma ancor prima dello start ufficiale, atteso la settimana prossima, si sfila dal mucchio il favorito dei sondaggi quanto a popolarita’ odierna: il 52enne ministro della Difesa in carica, Ben Wallace, ex ufficiale di carriera nei ranghi delle Scots Guards e simbolo della linea dura di Londra sul sostegno militare all’Ucraina contro l’invasione russa. Fedelissimo di Johnson negli ultimi 3 anni, ma lontano sia dalle sue doti tribunizie sia dai suoi istrionismi piu’ controversi, Wallace – considerato affidabile e competente sui dossier della sicurezza, ma forse ancora dubbioso sul proprio carisma da leader – ha annunciato di non voler competere per Downing Street via Twitter. Ringraziando i molti colleghi e attivisti che lo avevano incoraggiato a farsi avanti, ma dicendosi “concentrato nel lavoro di mantenere sicuro questo grande Paese”. Un modo per candidarsi a restare semmai titolare della Difesa sotto qualunque futuro (o futura) premier, e garante della continuita’ sul fronte ucraino in seno alla Nato: a cominciare dall’addestramento di militari delle forze di Kiev sull’isola, nell’ambito di un nuovo programma da lui inaugurato giusto oggi. Il passo indietro del ‘soldato Wallace’ lascia spazio intanto nella partita per Number 10 a Rishi Sunak, 42enne ex banchiere e cancelliere dello Scacchiere di origini familiari indiane (miliardario per matrimonio) le cui dimissioni dal governo hanno segnato martedi’, assieme a quelle del ministro della Sanita’, Sajid Javid, un punto di non ritorno verso la caduta obtorto collo di BoJo. Emerso durante la pandemia da Covid come regista dello schema di mega sussidi pubblici e super cassa integrazione che in pieno lockdown e’ giunto a garantire un reddito di Stato a milioni e milioni di britannici (ma poi messosi di traverso alle promesse di nuove spese e tagli di tasse immediati sventolate da Johnson negli ultimi mesi), Sunak e’ tornato da ieri sera in testa nel borsino dei bookmaker dopo essere sceso in lizza formalmente con un programma (economico in primis) improntato a maggiore “serieta’” e prudenza rispetto alle “favole” recenti del suo ex boss. E sta cercando di convincere il veterano Javid a non fargli concorrenza. Ma non puo’ certo considerarsi ancora un vincitore annunciato in un panorama in cui agli outsider (il ministro dei Trasporti Grant Shapps; il presidente della commissione Esteri dei Comuni Tom Tugendhat; la attorney general Suella Braverman e la new entry Kemi Badenoch, ex viceministra di genitori nigeriani) dovrebbero aggiungersi colonnelli del johnsonismo di peso rimasti al momento a carte coperte come Nadhim Zahawi, ex rifugiato curdo-iracheno appena promosso cancelliere, o come la responsabile del Foreign Office, Liz Truss; oltre agli ex ministri Penny Mordaunt e Jeremy Hunt. Il tutto in un clima di caos e sospetto che il Comitato 1922, sinedrio Tory, cerchera’ di alleggerire lunedi’ provando a rendere piu’ spedito l’iter elettorale in modo da completare se possibile gli scrutini preliminari interni al gruppo parlamentare prima della pausa estiva che inizia il 22 luglio e lasciare in scena i soli due nomi piu’ suffragati da affidare ad agosto al ballottaggio finale tra gli iscritti: cosi’ da avere un nuovo primo ministro entro inizio settembre. Mentre da Downing Street una portavoce e’ stata costretta oggi a smentire categoricamente l’ultimo gossip di palazzo stando al quale BoJo – istigato nella narrativa di qualche tabloid da una non rassegnata first lady Carrie – avrebbe pensato di dimettersi a sorpresa lunedi’ anche da primo ministro (dopo avere rifiutato di farlo giovedi’) per tentare di ricandidarsi poi alla leadership con una rentre’e tanto clamorosa quanto inverosimile. Almeno per ora.