Collegati con noi

Sport

Open Australia, si parte da Djokovic: temo solo me stesso

Pubblicato

del

 Il tennis che conta e quindi gli Australian Open ripartono da Novak Djokovic, che messosi alle spalle i cattivi pensieri ai tempi del Covid, non vede l’ora si riaffermare la sua sovranità sul mondo della racchetta anche per il 2024 appena cominciato. Il serbo, che andrà a caccia del 25/o Slam in carriera, può eguagliare il record all-time detenuto da Margaret Smith Court di 11 Australian Open vinti. I rivali, però, non mancano.

Da Alcaraz a Medvedev, fino a Jannik Sinner che per la prima volta disputerà un Major da testa di serie numero 4. L’altoatesino guida la pattuglia azzurra che vede tra le fila anche Matteo Berrettini, al ritorno ufficiale nel circuito dopo quattro mesi di stop per infortunio, e subito alle prese con un match proibitivo ma tra i più interessanti in avvio torneo contro il forte greco n.7 Stefanos Tsitsipas. Quello che comincia domani contro Dino Prizmic sarà per Nole il 19mo Open d’Australia, ma nessuno trova il tempo di chiedergli conto del 18enne croato, ultimo vincitore junior del Roland Garros. Del resto, la vittoria numero 90 sui campi di Melbourne Park passa per le sue condizioni fisiche.

“Rispetto alla United Cup il polso va bene – rassicura Djokovic – sicuramente è un problema fisico molto minore rispetto a quello che ho subito qui in passato, sia nel ’21 che l’anno scorso. L’ostacolo più grande da superare? Sono innanzitutto io – assicura il campione serbo – Poi, certo, ci sono gli avversari, alcuni con maggiori e altri con minori chances di fare strada. È un tabellone a 128, è uno Slam. Sappiamo tutti cosa rappresentino gli Slam nel tennis”.

Dopo i fattacci di due anni fa, il 36enne di Belgrado ha avuto il tempo di fare pace con la dogana e con l’opinione pubblica australiana e di riconciliarsi anche con la città che ospita il torneo. “Non sono superstizioso – racconta Djokovic – ma quando sono qui mi piace visitare alcuni posti ai quali sono legati i miei ricordi più belli e fortunati. Non so se sia il segreto del mio successo, ma mi piace visitare il giardino botanico per riconnettermi con la natura. Poi quando posso mi concedo una passeggiata in spiaggia oppure nel quartiere di South Yarra, che è meno caotico del centro, più rilassato. Mi piace isolarmi per trovare un equilibrio rispetto alle tensioni e allo stress dei majors”.

Per quanto riguarda l’Italtennis sono sette i tennisti azzurri ammessi nel tabellone principale maschile degli Australian Open, di cui due teste di serie: Jannik Sinner e Lorenzo Musetti. Gli altri giocatori che saranno al via a Melbourne sono Matteo Arnaldi, Lorenzo Sonego, Matteo Berrettini, Flavio Cobolli e Giulio Zeppieri. Tra le donne, invece, al via ci saranno Jasmine Paolini, Martina Trevisan, Elisabetta Cocciaretto, Camila Giorgi, Lucia Bronzetti e Sara Errani. Per loro la prima a fare il tifo Tathiana Garbin, capitano della nazionale italiana femminile, che piano piano sta riprendendo la sua attività al Centro Tecnico di Formia dopo i due interventi affrontati per una rara forma di tumore, lo pseudomixoma peritonei.

“Giorgi ha potenzialità altissime, può battere chiunque ma arriva Melbourne con poche partite – assicura Garbin – Sono molto contenta di come Paolini si è espressa in United Cup: sono sicura che questo sarà un buon anno per lei. Bronzetti ha dimostrato che può giocarsela con quelle forti e che soprattutto non soffre quelle che spingono. Ma uno Slam è sempre uno Slam ed i primi turni sono sempre complicati”.

Advertisement

Sport

Marino: campionato squilibrato da anni, troppa disparità fatturati e ricavi

Pubblicato

del

“Il nostro campionato non è equilibrato da diversi anni, ci sono disparità di fatturati e ricavi, non è una questione di oggi. Però è stato un bel campionato per quanto riguarda lo spettacolo offerto dalle squadre e anche per certe novità tecnico-tattiche. L’Inter ha ripercorso il campionato del Napoli dell’anno scorso. A volte ci sono anche i demeriti che determinano certi divari in classifica. Demeriti di alcune squadre che dovevano fare e non hanno fatto”. Così ai microfoni di Radio Anch’io Sport su Rai Radio 1 Pierpaolo Marino, decano dei dirigenti sportivi italiani, sul campionato di Serie A ormai alle ultime curve, a quattro giornate dalla fine. Si dovrebbe tornare a un campionato a 18 squadre? “Ho fatto tanti anni con l’Avellino e con il Napoli con campionati a 16 squadre. Sia a 16 che a 18 squadre sono campionati che nella loro brevità non fanno emergere i reali valori tecnici. Una sconfitta determinava una classifica in maniera inappellabile. Sono contrario alla riduzione delle squadre. I format migliori sono la Premier e la Liga, tutti campionati a 20 squadre che non vanno a ridurre l’organico. A mio avviso, quello attuale è il format giusto”.

Continua a leggere

In Evidenza

Napoli bello, Roma fortunata: è pari al Maradona

Pubblicato

del

– Napoli e Roma si annullano nella sfida valevole per la 34 giornata di Serie A. Al Maradona finisce 2-2 una bella sfida, accesa ed emozionante soprattutto nella ripresa: apre Dybala su rigore, Olivera e Osimhen (altro rigore) la ribaltano, poi nel finale il prezioso ritorno al gol di Abraham permette ai giallorossi di tornare a casa con un punto abbastanza importante per la corsa alla Champions League. La squadra di De Rossi sale a 59 punti restando a -4 dal Bologna, ma vede accorciare l’Atalanta che ora e’ dietro di sole due lunghezze e con una gara da recuperare. Amaro in bocca invece per gli uomini di Calzona, che scivolano a -5 dal settimo posto della Lazio.

La prima nitida occasione del match capita al 6′ in favore dei giallorossi (sara’ l’unica del primo tempo), quando da corner del solito Dybala arriva una sponda area di Mancini che pesca Pellegrini, il cui colpo di testa termina di poco alto sopra la traversa. Dopo una prima parte di gara giocata a ritmi bassi da ambo le squadre, i partenopei provano a crescere dalla mezz’ora: Osimhen tenta da posizione defilata trovando la respinta di Svilar, graziato invece poco piu’ tardi da Anguissa che sbaglia tutto a tu per tu.

Al 40′ si fa vedere Kvaratskhelia con il suo classico destro a giro, deviato in tuffo ancora da un attento Svilar, mentre a pochi istanti dal riposo un colpo di testa di Di Lorenzo sfila di poco a lato. Nella ripresa il Napoli continua nella propria produzione offensiva, ma al 56′ e’ ancora decisivo un intervento di Svilar ad evitare il possibile vantaggio di Lobotka. Passano un paio di minuti e, dall’altra parte, e’ invece la Roma a trovare l’episodio per sbloccare: Azmoun va giu’ in area a contatto con Jesus, l’arbitro fischia il penalty e Dybala lo trasforma alla perfezione nell’1-0 ospite.

Gli azzurri non ci stanno e al 64′, grazie ad un pizzico di fortuna, la pareggiano con Olivera: l’esterno calcia di mancino da fuori area, Kristensen devia e di fatto mette fuori causa Svilar che stavolta non puo’ nulla. Il match prende ritmo e i partenopei in particolare ritrovano morale, sfiorando il vantaggio al 73′ con Osimhen, che svernicia Mancini in velocita’ ma trova un miracoloso Svilar davanti a se’. Nel finale succede di tutto: Osimhen porta avanti il Napoli grazie ad un calcio di rigore fischiato dopo un contatto tra Renato Sanches e Kvaratskhelia (decisivo intervento del Var), poi all’88’ la Roma trova il nuovo pari con un colpo di testa di Abraham, che segna dopo una sponda aerea da corner di Ndicka ed esulta dopo un altro intervento del Var (gol inizialmente annullato per offside).

Continua a leggere

Sport

30 anni senza Ayrton Senna, nel mondo saudade senza fine per un mito dell’automobilismo

Pubblicato

del

“Un giorno che non sarà mai dimenticato dai brasiliani” titolava ‘O Globo’. E non era per celebrare la vittoria in uno dei cinque mondiali conquistati dalla nazionale del paese dove il futebol’ è un’autentica religione. No, era riferito al prossimo 1 maggio, quando saranno 30 anni dalla scomparsa, quel tragico giorno del 1994 a Imola, di Ayrton Senna. Un idolo nel suo paese, ma una icona mondiale il cui mito vive anche nelle generazioni che i prodigi del pilota non hanno potuto ammirare. Per capire cosa significhi tuttora per i suoi connazionali il ‘tricampeao’ del mondo della formula uno, morto a soli 34 anni, basta andare al cimitero di Morumbi (il quartiere dell’alta borghesia di San Paolo, di cui Senna faceva parte) dove è sepolto.

Caro Ayrton, un libro di Anna Maria Chiariello a 25 anni dalla scomparsa del grande Senna

Lì, vicino alla lapide coperta dai fiori, c’è un albero che ‘custodisce’ le testimonianze lasciate dai visitatori in onore del loro idolo scomparso tragicamente e troppo presto, ci sono anche pezzi di carta con preghiere e invocazioni, quasi degli ex voto con scritto “proteggimi” o “fammi trovare un lavoro”. Proprio così, perché Senna per tanti è una divinità, e non è certo un’esagerazione il detto secondo cui non esiste brasiliano dai 40 anni in poi che non si ricordi cosa stesse facendo in quel momento, quando da Imola arrivò la terribile notizia. Ayrton Senna è un sentimento, non solo saudade ma fede, amore, qualcosa, anzi qualcuno, che non potrà mai essere dimenticato, e in Brasile ancora oggi le sue 161 gare disputate vengono analizzate una per una, per capire quale fosse il suo segreto, oltre al talento che Dio, nel quale Ayrton credeva fortemente, gli aveva donato.

Sono giorni che a Rio, San Paolo, Porto Alegre e in ogni altro angolo del Brasile si parla e si scrive di Senna, non solo dei 30 anni dalla sua morte, ma anche, è successo a marzo, dei 40 anni dal suo esordio in F1 con la Toleman, e subito “fu l’inizio di un amore – hanno scritto i giornali locali – e della sua consacrazione”. I grandi network nazionali hanno ricordato che Senna è stato il modello di Lewis Hamilton, sette volte campione del mondo, che non ha mai nascosto l’amore per il Brasile e per quel fenomenale campione di cui possiede un casco, mentre il fenomeno di oggi, Max Verstappen ha ricordato che “le vetture di allora erano molto differenti, e sono certo che se Senna corresse oggi guiderebbe in modo diverso. Ma vincerebbe ugualmente”.

Al Corinthians, squadra del cuore del pilota è stato chiesto, in vista del trentennale di Imola, per onorare le memoria del suo tifoso così speciale di riutilizzare la maglia di qualche stagione fa, quando al posto della scritta dello sponsor sul petto dei giocatori del ‘Timao’ era stato stampato l’autografo di Senna. Intanto alcuni facoltosi appassionati stanno partecipando all’asta per acquistare la Honda NSX che Ayrton utilizzava per spostarsi nei periodi che trascorreva in Portogallo.

Apparteneva ad una persona di nazionalità britannica, di cui non si è fatto il nome, che ora l’ha messa in vendita, al prezzo base di 500mila sterline, circa 580mila euro. In Brasile non se la vogliono far sfuggire, e sarà una sfida all’ultimo real. Intanto, e soprattutto, rimane quel volto che è anche su tanti murales, amato da tutti e sinonimo di 41 gran premi vinti e tre titoli mondiali. Una striscia che avrebbe potuto continuare chissà fino a quando, ma il destino ha deciso diversamente. Di sicuro Ayrton Senna continua a vincere nei cuori della gente.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto