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Cronache

Omicidio Serena Molliconi, 17 anni dopo una pista: forse uccisa in caserma ad Arce

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Chi ha ucciso Serena Mollicone? Quando sapremo la verità sull’assassinio di questa ragazza? Sono passati diciassette anni e la verità, pare, potrebbe arrivare finalmente. La ragazza sarebbe stata uccisa nella caserma dei carabinieri di Arce. È una supposizione, una ipotesi, suffragata da una perizia dei carabinieri del Ris consegnata alla Procura di Cassino. I tecnici dell’Arma hanno rinvenuto alcune tracce di legno e vernice sul nastro adesivo con cui la giovane venne imbavagliata e legata mani e piedi prima di essere abbandonata, senza vita, in un bosco. Il Ris sostiene che quelle polveri sono compatibili con alcuni ambienti della caserma dei carabinieri. Se così fosse il corpo di Serena viene dunque collocato, da morta, in caserma. E dunque l’ipotesi potrebbe essere  una aggressione, culminata con la morte della studentessa, avvenuta  in caserma.

La caserma dei carabinieri di Arce. Potrebbe essere stata ucciso in questa struttura dell’Arma Serena Molliconi

Ripetiamo, sono ipotesi. Confermate anche  da altre acquisizioni di indagine. Viene ripescata, oggi,  la dichiarazione di un brigadiere all’epoca dell’omicidio Mollicone in servizio nella caserma di Arte. Il brigadiere Santino Tuzi, che, nel 2008, poco prima di togliersi la vita in circostanze opache, non chiare anzi oggetto di indagine, dichiarò agli investigatori di aver visto Serena entrare in caserma il primo giugno 2001 intorno a mezzogiorno. Poi sparì questa ragazza e fu trovata cadavere due giorni dopo in uno boschetto. Altro elemento interessante per chiarire l’omicidio di Serena Mollicone  c’è la consulenza della professoressa Cristina Cattaneo. Il medico sostiene che la frattura sul cranio di Serena e il segno di effrazione su una porta di legno di un alloggio attiguo alla caserma, sono elementi compatibili. Che significa? Che la ragazza potrebbe essere stata sbattuta contro la porta nel corso di un litigio e che sarebbe morta in conseguenza di questa violenza. Ma chi l’ha spinta? O meglio chi ha ucciso Serena? E perchè? Non ci sono colpevoli, ma ci sono degli indagati accusati di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Sono l’ex comandante della stazione di Arce, il maresciallo Franco Mottola, il figlio Marco e la moglie Anna. Il luogotenente Vincenzo Quatrale è indagato per concorso morale nell’omicidio e per istigazione al suicidio del brigadiere Tuzi, mentre l’appuntato Francesco Suprano per favoreggiamento.
Le indagini dei carabinieri di Frosinone, agli ordini del colonnello Fabio Cagnazzo, sono in dirittura di arrivo. Entro la metà di ottobre il sostituto procuratore Beatrice Siravo dovrebbe avere tutti gli elementi per chiudere il quadro.

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Mozzarella di bufala, quanti errori nel consumo: italiani solo quarti tra i più attenti in Europa

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Si avvicina la bella stagione, e con essa anche le gite fuori porta del Primo Maggio, spesso celebrate con un picnic all’aria aperta. Ma c’è un dato sorprendente che riguarda uno dei simboli della gastronomia italiana: il 68% dei consumatori commette errori nel consumare la Mozzarella di Bufala Campana Dop. Lo rivela un’indagine realizzata da Fattorie Garofalo, primo produttore mondiale del celebre latticino, su un campione di 1.200 consumatori europei nei principali aeroporti e stazioni italiane.

Tra gli errori più comuni, tagliare la mozzarella a fette come fosse un formaggio qualsiasi, gesto che compromette l’equilibrio tra la sapidità della crosta esterna e la dolcezza del cuore. Altri sbagli diffusi? Consumare il prodotto appena tirato fuori dal frigorifero, senza lasciarlo tornare a temperatura ambiente, oppure immergerlo in acqua del rubinetto, alterandone salinità e struttura.

Anche negli abbinamenti si notano cadute di stile gastronomico: vini troppo tannici o pane troppo saporito, che sovrastano la delicatezza della mozzarella. C’è poi chi esagera con condimenti, erbe e spezie, snaturando la semplicità e purezza che rendono unica la Bufala Campana Dop.

Secondo Fattorie Garofalo, l’ideale sarebbe consumarla con le mani, e se proprio è necessario tagliarla, usare coltelli in ceramica a lama liscia per non strapparla e rispettarne la fibra naturale.

L’indagine, realizzata in vista della partecipazione alla fiera TuttoFood 2025 (in programma dal 5 all’8 maggio a Milano), ha anche stilato la classifica dei popoli europei più attenti al consumo corretto della mozzarella:

  1. Tedeschi – meticolosi e informati

  2. Spagnoli – attenti alla temperatura e sobri negli abbinamenti

  3. Francesi – abili nell’inserirla in piatti freddi e raffinati

  4. Italiani – penalizzati da superficialità e disattenzione

  5. Belgi – ancora inesperti ma in crescita

Un dato che fa riflettere: gli italiani, patria della mozzarella di bufala, non brillano nella corretta valorizzazione del proprio prodotto d’eccellenza, dando per scontato ciò che richiede invece attenzione e rispetto.

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La scelta di Becciu: io innocente ma non sarò in conclave

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Il cardinale Angelo Becciu il prossimo 7 maggio non entrerà in conclave. La sua comunicazione ufficiale, dopo le indiscrezioni della giornata di ieri, è arrivata questa mattina: “Avendo a cuore il bene della Chiesa, che ho servito e continuerò a servire con fedeltà e amore, nonché per contribuire alla comunione e alla serenità del conclave, ho deciso di obbedire come ho sempre fatto alla volontà di Papa Francesco di non entrare in conclave pur rimanendo convinto della mia innocenza”. Poche righe per ribadire la sua posizione, ovvero che è innocente, ma anche per fare quel passo indietro che non solo i suoi avversari, ma all’ultimo momento anche i cardinali a lui più vicini, gli avevano chiesto, per evitare voti e spaccature. Secondo quanto si apprende la decisione è rimasta aperta fino alla tarda serata di ieri. Poi il cardinale ha deciso di mettere lui stesso fine alla vicenda conclave.

Questo non chiude tuttavia lo strascico di polemiche e indiscrezioni che ha sempre accompagnato la vicenda giudiziaria del cardinale sardo. Il programma le Iene di Mediaset in scaletta ha un audio teso a dimostrare il “complotto”, come lo definisce il fratello Mario che rilancia sui suoi profili social l’annuncio della nuova puntata. Ed è questa solo la prima uscita, a poche ore dall’annuncio dello stesso cardinale sulla sua non partecipazione al conclave. Già il quotidiano Il Domani aveva pubblicato le chat, che erano state omissate dai magistrati vaticani, tra la lobbista Francesca Immacolata Chaouqui e la sodale di mons. Alberto Perlasca, Genoveffa Ciferri, nelle quali Chaouqui anticipava i dettagli dell’inchiesta e degli interrogatori.

Era metà aprile e Becciu commentava: “Sin dal primo momento ho parlato di una macchinazione ai miei danni: un’indagine costruita a tavolino su falsità, che cinque anni fa ha ingiustamente devastato la mia vita e mi ha esposto a una gogna di proporzioni mondiali. Ora, finalmente, spero che il tempo dell’inganno sia giunto al termine”. Questa sera a Le Iene anche audio inediti sempre nel filone, spinto dai legali del cardinale, che vuole dimostrare che il maxi-processo sulla gestione dei fondi della Santa Sede era inquinato dall’inizio. Ma il Papa nei giorni del ricovero al Gemelli comunque aveva deciso che il cardinale Becciu non doveva entrare in conclave e aveva siglato con un ‘F’ la disposizione in tal senso, mostrata in questi giorni al cardinale da Pietro Parolin. Becciu per tutto il pomeriggio di ieri sarebbe stato chiuso con i suoi avvocati che, secondo quanto si apprende, ponevano dubbi sul fatto che quell’appunto del Papa bastasse sotto il profilo del diritto canonico a tenere Becciu fuori dall’elezione del nuovo Papa. Poi è prevalsa la decisione di farsi da parte, comunicata ufficialmente appunto stamattina, anche perché gli stessi cardinali più vicini lo avrebbero consigliato in questo senso

. Il voto rischiava di spaccare il collegio prima ancora di entrare nella Sistina per il conclave. Questa mattina, all’ingresso della congregazione generale, trapelava una certa insofferenza da parte dei cardinali per il perdurare di questa situazione. “Dovete chiedere a lui”, ha risposto il cardinale argentino Angel Sixto Rossi, ai giornalisti che chiedevano lumi sul caso, considerato che in quel momento non era arrivata ancora una nota ufficiale. “Di Becciu non possiamo parlare”, diceva il cardinale di Baghdad, Raphael Sako. Mentre il cardinale austriaco Cristoph Schoenborn dribblava i cronisti con una battuta: “Avete visto che bel tempo c’è oggi?”.

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Omicidio di Santo Romano: rabbia, dolore e minacce dei familiari della vittima

Omicidio di Santo Romano: il minorenne condannato a 18 anni e 8 mesi. Rabbia dei familiari, ma la legge non consente pene più elevate. Accertata la piena responsabilità.

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Diciotto anni e otto mesi di reclusione: è la condanna inflitta dal Tribunale per i Minorenni di Napoli al 17enne accusato dell’omicidio di Santo Romano, avvenuto nella notte tra l’1 e il 2 novembre 2024 a San Sebastiano al Vesuvio.

Una sentenza che ha suscitato fortissime reazioni da parte della famiglia e degli amici della vittima. Il fratello di Santo, Tony, in evidente stato di agitazione emotiva, ha urlato contro l’imputato e i suoi familiari:
«Ti uccido, ti spezzo a te e la famiglia tua… hai la data di morte segnata… ti devo decapitare», tra tensioni sia in aula che all’esterno del Tribunale.

La madre di Santo, Filomena De Mare, ha duramente contestato la decisione:
«Diciotto anni e otto mesi per un ragazzo con tantissimi precedenti e altri processi alle spalle. Mio figlio ha perso tutta la vita: è una vergogna, il pm e il giudice sono una vergogna».

Anche Simona, la fidanzata di Santo, ha espresso la sua amarezza:
«Vergognoso. Cosa ho insegnato a mio figlio venendo qui? Pensavo che chi sbaglia paga, invece no. Se lasciamo fuori individui del genere, il danno continuerà. Noi non abbandoniamo la nostra battaglia».
Mariarca, zia della vittima, ha aggiunto:
«Siamo in una guerra: non sotto le bombe, ma davanti a pistole e coltelli».

La precisazione sulla pena inflitta: è il massimo previsto dalla legge

Va ribadito con fermezza che il Tribunale ha applicato la massima pena consentita dalle norme vigenti.

In Italia, l’ergastolo non è previsto per i minorenni. La pena massima per l’omicidio è di 24 anni, ridotta obbligatoriamente di un terzo per effetto del rito abbreviato scelto dall’imputato (che vincola il giudice), arrivando a 16 anni. A questi sono stati aggiunti 2 anni e 8 mesi per il reato di tentato omicidio, un aumento particolarmente elevato. Il totale di 18 anni e 8 mesi rappresenta il massimo della pena applicabile.

Qualsiasi accusa di “pena troppo bassa” o “ingiustizia” non corrisponde alla realtà giuridica, e rischia di fomentare un sentimento di odio verso la magistratura che ha semplicemente rispettato e applicato la legge.

Le parole degli avvocati: giusta la condanna, accertata la verità

Massimo De Marco, avvocato della famiglia di Santo Romano insieme a Marco De Scisciolo, ha commentato:
«È un omicidio senza alcun senso. È stata accertata, senza ombra di dubbio, la responsabilità dell’imputato. Purtroppo la legislazione minorile prevede pene contenute. Però c’è soddisfazione perché l’impianto accusatorio è stato confermato pienamente e sono stati riconosciuti i futili motivi. Leggeremo le motivazioni, ma è stata una sentenza giusta e importante».

De Marco ha sottolineato:
«Qualsiasi pena non sarebbe mai un vero risarcimento per la perdita di una vita umana».

La Procura aveva chiesto 17 anni di reclusione: la condanna a 18 anni e 8 mesi supera dunque anche la richiesta del pubblico ministero. Le motivazioni della sentenza saranno rese note entro 70 giorni.

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