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Cronache

Oca vince Palio mozzafiato. Sindaco, ‘Non è per turisti’

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Palio dell’Assunta mozzafiato e ricco di colpi scena, con una mossa durata mezz’ora e battagliata tra i canapi da sei contrade nemiche su dieci e da cui alla fine dei tre giri è emerso un solo protagonista, il cavallo Zio Frac, che ha vinto senza fantino, che era caduto. Il castrone baio di 8 anni ha trionfato ‘scosso’ sul tufo di Piazza del Campo riportando la vittoria alla contrada dell’Oca dopo 10 anni e aggiudicandosi il Drappellone realizzato da Marco Lodola. Una corsa, quella di questo pomeriggio, non adatta ai deboli di cuore e anticipata da schermaglie e polemiche sulla natura di questa manifestazione e sul suo futuro.

“Il Palio non è un’attrazione turistica e non voglio che lo diventi”, ha detto il sindaco Nicoletta Fabio nella tradizionale conferenza stampa che precede la Carriera. “Ad oggi non è un’attrazione turistica, inoltre il turista frettoloso non fa bene alla città”, ha ribadito con parole che non possono essere passate inascoltate al ministro del Turismo Daniela Santanché la quale era per la prima volta, ospite proprio del Comune, al Palio di Siena, cui ha assistito dalle trifore di Palazzo Pubblico. Santanchè alla vigilia aveva detto che il Palio “fa bene al turismo” dando la sensazione di trascurare l’identità storica e tradizionale della corsa. E Fabio ha puntualizzato cosa è a Siena il Palio. Non solo: sull’ipotesi che il Comune possa richiedere di inserire il Palio nella lista dei Patrimoni immateriali dell’umanità Unesco, Nicoletta Fabio ha detto: “Ci sono i pro e contro come in tutte le cose, gli attori principali sono le Contrade, è da loro che dovrebbe partire, se ci dovesse essere, questa esigenza. Ma io non avrei questa intenzione al momento”.

Non è dello stesso parere il presidente della Toscana Eugenio Giani che oggi, in una nota ufficiale, ha rilanciato: “Occorre riprendere l’iniziativa insieme al Comune e al Magistrato delle Contrade per il riconoscimento del Palio quale patrimonio culturale immateriale Unesco. Lo merita Siena, lo meritano i suoi profondi valori identitari”. Alla mossa, dopo 30 minuti di battaglia fra le contrade rivali, è scattata in prima posizione la contrada della Giraffa che però è incappata nella caduta del fantino Giovanni Atzeni detto Tittia alla prima curva di San Martino. E’ andata in testa la Pantera con l’esperto Jonathan Bartoletti detto Scompiglio sul castrone Anda e Bola. Alla stessa prima curva di San Martino è caduto anche il fantino dell’Oca Carlo Sanna detto Brigante ma Zio Frac ha continuato la corsa. La Pantera aveva un buon margine di vantaggio ma all’ultima svolta di San Martino il cavallo è scivolato, complice la perdita del ferro di uno zoccolo posteriore. A questo punto Zio Frac ‘scosso’ è andato al comando e vani sono stati i tentativi di rimonta della rivale Torre che ha tentato di ostacolarlo. Per Zio Frac è la seconda vittoria in quattro Palii corsi; seconda vittoria anche per il fantino Brigante su 14 Palii corsi. A causa delle cadute i due cavalli, Abbasatesa della Giraffa e Antine Day dell’Istrice hanno riportato infortuni e “sono stati prontamente trasportati alla clinica veterinaria il Ceppo – spiega il Comune – per accertamenti diagnostici e gli interventi che saranno necessari”.

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A New York si commemorano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

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Una giornata speciale per i ragazzi delle medie e delle superiori per commemorare due simboli della lotta alla mafia: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nel triste anniversario della Strage di Capaci. L’appuntamento si è svolto presso la Scuola d’Italia di New York Guglielmo Marconi, guidata da Michael Cascianelli. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non sono solamente nomi nella storia italiana, ma incarnano valori di coraggio, integrità e impegno civico. Per far comprendere appieno il significato di queste figure agli studenti della Scuola d’Italia Guglielmo Marconi, è stato organizzato un incontro con due esperti del campo: il Professore Antonio Nicaso e il Professore Rosario G. Scalia.

Il Professore Nicaso, storico delle mafie e autore di varie opere sull’argomento, ha condiviso con gli studenti la sua vasta esperienza e aneddoti privati, invitandoli a guardare al futuro con ambizioni elevate e a non scendere mai a compromessi di fronte alle mafie. L’incontro è stato condotto dal Professore Scalia, professore del dipartimento di Italiano alla Rutgers – State University of New Jersey, che ha moderato l’evento e ha portato anche una testimonianza personale, ricordando la sua infanzia a Catania e l’ombra costante della mafia che aleggiava sulla città. Ha evidenziato come frasi dette dai genitori come “stai tranquillo che i mafiosi si uccidono solo tra loro” per tranquillizzare i propri figli, o “ci si uccide solo al sud” o “solo in Italia” abbiano contribuito a creare una distanza emotiva e fisica dalle persone nei confronti della mafia. Ha invitato gli studenti a non voltare le spalle alla realtà, ma ad affrontarla con coraggio e determinazione, senza mai fare un passo indietro.

L’incontro, coordinato dalla Professoressa Cristiana Grassi, ha suscitato grande interesse e partecipazione da parte degli studenti, dimostrando l’importanza di educare le giovani menti alla consapevolezza civica e alla lotta contro ogni forma di criminalità. La morte di Falcone e Borsellino ha avuto un impatto profondo non solo in Italia, ma anche oltre confine. Negli Stati Uniti, Giovanni Falcone è ricordato come un eroe, anche dall’FBI. Una statua eretta a Quantico, sede dell’FBI, testimonia il rispetto e l’ammirazione che gli americani nutrono per il giudice italiano. La relazione tra Stati Uniti e Falcone si consolidò durante il celebre caso “Pizza Connection” durante gli anni del Maxiprocesso di Palermo. Oggi, la collaborazione tra Italia e Stati Uniti nel campo della lotta alla criminalità organizzata prosegue su queste solide basi, dimostrando che l’eredità di Falcone e Borsellino continua a essere una fonte di ispirazione nel cammino verso una giustizia globale e una cooperazione internazionale più stretta.

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Carabinieri: prima confisca e conversione in euro di monete digitali sottratte a napoletani

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La Sezione Criptovalute del Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria ha completato con successo la prima operazione di conversione in euro di beni confiscati in monete digitali. L’attività è conseguente al sequestro di Bitcoin e Monero, per un controvalore di circa 11mila euro, avvenuto a gennaio 2023, quando la Prima Sezione Operativa di Roma e la Sezione Criptovalute hanno eseguito otto misure cautelari nei confronti di individui, tutti residenti a Napoli, sospettati di appartenere ad un gruppo criminale dedito alla contraffazione valutaria. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli e condotte con la collaborazione di Eurojust ed Europol, fanno parte di un ampio contesto investigativo iniziato nel 2018, mirato a smantellare una rete di distribuzione di banconote contraffatte attraverso il Darkweb, canali Telegram e il trasferimento di criptovalute come Bitcoin e Monero su wallet dedicati. Lo rende noto un comunicato dell’Arma.

“Nel corso delle operazioni le criptovalute sequestrate – in particolare Monero e Bitcoin, spiega la nota – erano state trasferite dalla Sezione Criptovalute su portafogli dedicati, attraverso l’uso di tecniche e software sviluppati direttamente dal Reparto Specializzato dell’Arma che consentono la creazione dei wallet garantendo, oltre ad una elevata sicurezza, anche una gestione particolare delle chiavi private e/o seed phrase. L’approccio utilizzato dalla Sezione Criptovalute assicura che nessun singolo operatore possieda la conoscenza completa della chiave privata, eliminando così un punto critico di vulnerabilità e aumentando significativamente la protezione contro gli attacchi informatici”.

“Le criptovalute, oggetto di sequestro, sono state confiscate con decreto emesso dall’Autorità Giudiziaria di Napoli la quale – prosegue la nota – ha disposto la conversione e il trasferimento al Fondo Unico di Giustizia. Pertanto, i Carabinieri della Sezione Criptovalute unitamente a personale dell’Exchange italiano Young Platform nominato appositamente ausiliario di polizia giudiziaria per procedere alla conversione, hanno provveduto al trasferimento e cambio in euro per il successivo deposito al Fug delle somme oggetto della confisca”. “La peculiarità di questa operazione non risiede solo nel suo successo e nella sua natura pionieristica, ma anche nel modo in cui dimostra l’efficacia dell’Arma dei Carabinieri nello svolgere operazioni altamente specializzate anche con le nuove tecnologie finanziarie. L’Arma dei Carabinieri, sempre attenta e vigile nelle indagini sul sensibile tema del Cybercrime, ha svolto recentemente il primo corso di perquisizione e sequestri di valute digitali presso l’Istituto Superiore Tecniche Investigative di Velletri, con il quale ha formato 25 operatori già specializzati in indagini telematiche”, conclude la nota.

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Reddito cittadinanza, presi altri 63 beneficiari e denunciati per truffa

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Sono 63 le persone che in provincia di Foggia sono state denunciate per aver indebitamente conseguito il reddito di cittadinanza, per un ammontare complessivo di 691 mila euro. Tra quelle individuate dai finanzieri del comando provinciale di Foggia negli ultimi due mesi ci sono i componenti di un intero nucleo familiare, che vive sul Gargano, e che avrebbero presentato istanze per ottenere il reddito di cittadinanza, allegando una dichiarazione sostitutiva mancante dell’indicazione dell’esatta composizione del nucleo familiare, che ha consentito loro di ricevere indebitamente oltre 21.400 euro. I controlli hanno interessato tutto il territorio provinciale, in particolare Cerignola, San Severo, Vieste e San Nicandro Garganico. I 63 beneficiari sono stati segnalati alla direzione provinciale Inps per la sospensione del sussidio. Numerose le irregolarita’ riscontrate dalle Fiamme gialle: dalla mancanza del requisito della residenza effettiva nel territorio nazionale alle mendaci dichiarazioni inerenti alla composizione del nucleo familiare, dall’omessa dichiarazione dello svolgimento di attivita’ lavorative, in diversi casi anche esercitate in nero, alla perdita del diritto al beneficio in conseguenza dello stato di detenzione.

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