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Niente rubli russi alla Lega, bisogna parlare della crisi di Governo minacciata da Salvini

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Questa volta sembra qualcosa in più di una minaccia di crisi di governo. Matteo Salvini alza la voce. Vuole imporre il decreto sicurezza bis senza alcuna discussione. Vorrebbe un atto di accettazione fideistica da parte del M5S. Una sorta di prendere o lasciare. Come ha fatto spesso in questi mesi di Governo. Mai, hanno fatto notare quelli del M5s, lo aveva fatto in maniera così netta. “O passano tutti gli emendamenti al decreto sicurezza bis o non si va avanti”, è il ragionamento-imposizione del ministro dell’Interno, in una conferenza stampa al Viminale in cui si mostra irritato. Però, questa volta, pare che i pentastellati non siano tanto preoccupati. Anzi più di uno di loro sostiene che è una mossa dello stratega della comunicazione di Salvini, Luca Morisi, che per coprire mediaticamente (si intende) la questione seria “dei fondi oscuri russi” che sembrano emergere dal caso Savoini, obbliga i media meno sensibili al richiamo leghista a parlare di altro. In questo caso, l’invito è a parlare della crisi di Governo. E allora interviene il premier. “Non si sta rompendo nulla nel governo”, assicura da Milano Giuseppe Conte, che riconduce tutto a una “normale dialettica parlamentare” e a “valutazioni tecniche”. Si va avanti e si va avanti anche bene, assicura: “Lo spread è al minimo da maggio 2018 e confidiamo che scenda ancora di più”. Insomma, abbastanza per dire “tutto bene”. E invece quando tutto va bene, a Salvini non sta bene. Anche sull’autonomia, su cui giovedì si è consumato l’ennesimo strappo, Conte è convinto di arrivare fino in fondo, tenendo fermi alcuni paletti come la possibilità per il Parlamento di proporre modifiche alle intese regionali. Un nuovo tavolo non è ancora fissato ma la prossima settimana si dovrebbe riconvocare. Quello che va in scena sul decreto sicurezza è uno scontro tesissimo che si consuma e si risolve in poche ore. Salvini pretende che vengano ammessi tutti gli emendamenti leghisti al decreto sicurezza su straordinari, buoni pasto, divise di Polizia e Vigili del fuoco. “La verità”, ribatte Di Maio, è che quegli emendamenti erano firmati anche dai Cinque stelle: “Non cerchi pretesti per far cadere il governo”. Si sta già lavorando per risolvere la situazione, mentre Salvini minaccia la crisi di governo, assicura anche Riccardo Fraccaro. E il vicepremier M5s annuncia, come atto di sfida a Salvini, che convocherà sindacati di polizia per raccontargli che il loro ministro fa solo “propaganda”. Sul blog pentastellato ricollegano le minacce alle “difficoltà” di Salvini per i presunti fondi russi alla Lega. È l’ora di pranzo quando Roberto Fico, dopo aver esaminato i ricorsi leghisti, dichiara ammissibili alcuni emendamenti che erano stati esclusi. Poi a Salvini che da quarantotto ore lo attacca ricorda che “il Parlamento è libero da ogni pressione”. Sul decreto sicurezza bis, aggiunge, “siamo intervenuti per ovviare alle amnesie del ministro dell’Interno che si era dimenticato di prefetti, polizia e vigili del fuoco quando ha scritto il decreto sicurezza”. Il leader leghista non replica e grida “vittoria”. Lo scontro rientra, il dl sicurezza – assicura il sottosegretario Nicola Molteni – sarà legge “entro l’estate”. “Il governo non rischia”, sentenzia Giancarlo Giorgetti. Ma la tensione non cala. A tenerla alta ci pensa lo stesso Salvini, che a freddo attacca Chiara Appendino e cita i “no” di Torino alle Olimpiadi, alla Tav, al Salone dell’auto, come esempi dei fallimenti della politica M5s. Il leader, assicurano da via Bellerio, era l’unico argine alla caduta del governo, ora non più. “Solo lui nella Lega non voleva andare al voto ma ora è stanco dei continui attacchi e dello stallo, inizia a cambiare idea. Sbagliano i Cinque stelle a pensare che il suo sia un bluff. Magari non subito, ma la rottura è un rischio reale”. Dalla visuale M5s però la storia è tutt’altra. La Lega, è il ragionamento, è in difficoltà e non può permettersi di tornare a votare con il rischio che il caso Savoini si allarghi ancora. Di più: Salvini rischia di perdere anche la partita europea del commissario. Se il “cordone sanitario” anti-sovranista a Bruxelles terrà, anche Giancarlo Giorgetti – il nome più accreditato, qualora dovesse concretizzarsi l’accordo su un portafoglio pesante – rischierebbe di non passare. E allora si aprirebbe la strada – ma dalla Lega negano con forza – a un profilo più tecnico. Si vedrà. Di sicuro M5s sta provando a riguadagnare terreno nei rapporti di forza nel governo. Lo si noterà – assicurano i pentastellati – sempre più.

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Politica

Stretta di FdI sui ballottaggi. La Lega punta sui salari

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Il centrodestra torna alla carica sulla battaglia per cancellare i ballottaggi dei sindaci delle grandi città (con più di 15 mila abitanti). Fallito il blitz di un mese fa al Senato, in forma di emendamento al decreto Elezioni, ci riprova con l’iter più tradizionale di un disegno di legge ad hoc, identico a quello. Martedì partirà l’esame in Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama, forte anche della spinta di Fratelli d’Italia che guida la Commissione con il meloniano Alberto Balboni, che è anche relatore del provvedimento. Stesso ruolo che ha per il ddl per aumentare il numero di assessori e consiglieri regionali e di quello costituzionale per allungare a 90 i giorni per la conversione in legge dei decreti (oggi sono 60).

Insomma, la strategia è tracciata. Sui sindaci, dopo le polemiche innescate a inizio aprile dall’emendamento anti ballottaggi che la maggioranza presentò e ritirò subito dopo, per evitare la figuraccia di non essere ammesso (per scarsa attinenza al decreto Elezioni, dedicato alle prossime Amministrative e ai referendum), ora si cambia strada. Ma la meta è decisa, assicurano soprattutto i Fratelli d’Italia. Sottoscritto da tutti i capigruppo di maggioranza, il disegno di legge punta a dire addio al doppio turno che quasi mai ha portato fortuna ai propri candidati e chiede di eleggere al primo turno il candidato sindaco che abbia avuto almeno il 40% dei consensi, oltre a prevedere un premio alla lista o al gruppo di liste collegate a quel candidato. Obiettivo: blindarsi sempre più sui territori, approfittando del buon vento di oggi.

Occasione ancor più allettante per un partito come quello della premier Meloni, che vanta consensi alti, ma viene spesso additato per avere pochi dirigenti e amministratori. Una sfida condivisa dagli alleati. Compresi i leghisti, protagonisti spesso di distinguo, nella coalizione, come ad esempio sul riarmo europeo. Una questione che continua a dividere i tre partiti e che giovedì sarà sul tavolo del Consiglio supremo di difesa, convocato dal Quirinale. Nel breve, la Lega si concentra sui temi economici e scommette sui salari. Nell’aria da giorni, è il leghista Claudio Durigon, nella veste di sottosegretario al Lavoro, a spiegare al Corriere i dettagli della proposta di legge targata Lega che a breve sarà in Parlamento. Il partito di Matteo Salvini lancia il pressing, anche rispetto agli alleati, per garantire stipendi realmente adeguati all’inflazione crescente.

L’escamotage è quello di anticipare in busta paga i soldi in più che normalmente derivano dal rinnovo contrattuale e spesso in ritardo di anni. E sui costi della misura, Durigon replica: “I soldi li stiamo valutando. Troveremo soluzioni”. Parole su cui FdI glissa, pur condividendo la lotta. Fredda e più scettica Forza Italia. In primis, sulle coperture. Secondo i vertici economici di FI, la novità potrebbe costare almeno un miliardo e forse più. Inoltre, non convince il tema delle contrattazioni: da un lato si vorrebbe rafforzare la contrattazione e delegarla ai territori e dall’altro introdurre meccanismi centralizzati, è la critica degli azzurri. Alessandro Cattaneo, responsabile Dipartimenti di FI, chiama in causa il ministro dell’Economia: “Giorgetti dovrà esprimersi perché bisogna stimare quanto sia oneroso intervenire”. Parallelamente FI annuncia la prossima battaglia contro le morti e gli infortuni sul lavoro. Un ddl sarà presentato “prima dell’estate”, garantisce il viceministro alla Giustizia e forzista Francesco Paolo Sisto. (

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Mattarella convoca il Consiglio Supremo di Difesa giovedì 8 maggio

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Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha convocato il Consiglio Supremo di Difesa al Palazzo del Quirinale per giovedì 8 maggio 2025 alle ore 17. Lo comunica la Presidenza della Repubblica.”L’ordine del giorno prevede le “valutazioni sul Libro bianco della difesa europea, sulle infrastrutture strategiche nazionali, sull’adeguamento dello strumento militare e le prospettive per l’industria della difesa italiana”. Inoltre, il Consiglio esaminerà “l’evoluzione nelle principali aree di crisi con particolare riferimento ai conflitti in Ucraina e Medio Oriente ed alle iniziative di pace in ambito internazionale ed europeo”.

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Interrogazione parlamentare di Fratoianni: carabiniere denuncia chi canta Bella ciao

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“Chissà se il maresciallo dei carabinieri che ha denunciato, a Mottola in provincia di Taranto, 10 cittadini accusati di aver voluto cantare ‘Bella Ciao’ e ‘Fischia il Vento’ durante le celebrazioni del 25 aprile, sa che per liberare l’Italia dai nazisti e dai loro servi fascisti l’Arma dei Carabinieri ha perso quasi 3mila uomini. E chissà se ha compreso le parole utilizzate dall’attuale comandante generale che solo pochi mesi fa ricordando il sacrificio di Salvo D’Acquisto lo ha definito ‘un esempio luminoso di coraggio, abnegazione e amore per il prossimo, che supera i confini del tempo: un modello di riferimento per tutti i Carabinieri e per le future generazioni’. Evidentemente non lo sa o meglio non intende riconoscerlo”.

Lo afferma Nicola Fratoianni di Avs in una nota. “Non comprendiamo ad esempio – prosegue il leader di SI – perché i suoi superiori non siano ancora intervenuti per sospenderlo dal servizio. La denuncia di cui si è fatto promotore è assolutamente inaccettabile e in contrasto con i valori costituzionali”. “È per questo che in attesa di conoscere i provvedimenti che intende assumere il Comando Generale, presenteremo un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno – conclude Fratoianni – su questa vicenda surreale e nello stesso tempo gravissima”.

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