Un asse Napoli-Bologna per lo sviluppo della nautica, in particolare di un segmento specifico, quello delle imbarcazioni fra i 5 e i 18 metri: la nautica vera, quella più accessibile per le tasche degli italiani. È questo l’obiettivo del Salone Nautico di Bologna che si terrà dal 17 al 25 ottobre con l’organizzazione della SNIDI, Saloni Nautici Internazionali d’Italia che porterà al nord l’esperienza maturata con il Nautic Sud di Napoli.
Sono oltre 40 gli espositori, più di 130 imbarcazioni fra yacht, motoscafi, gozzi e gommoni, su ben 24.800 metri quadri di superficie: in totale ci saranno oltre 00 marchi al salone di Bologna in rappresentanza di una produzione che vede impegnate aziende di 10 regioni italiane e di 2 Paesi stranieri. Niente male per una prima edizione.
“La scelta di Bologna, quale sede del Salone, dice Gennaro Amato, presidente di SNIDI indica una valutazione strategica poiché il capoluogo emiliano è baricentrico tra la Riviera adriatica e quella tirrenica, ma allo stesso tempo è sede di un quartiere fieristico, quello di Bologna Fiere, di altissimo prestigio e snodo nevralgico del transito autostradale e ferroviario italiano. Sono questi gli aspetti tecnici, da noi valutati, per la realizzazione di un salone nautico che intende favorire il mercato dell’intera filiera e l’accesso del pubblico, italiano ed estero, che hanno consentito di superare l’impasse di scegliere come sede una città dove il mare non è presente”.
Gennaro Amato Presidente Salone Nautico Bologna
Numerose le novità, alcune in anteprima internazionale, che saranno presenti all’esposizione della prima edizione del SNB. La partecipazione del cantiere cinese c per la prima volta in Italia, indica l’interesse internazionale per la piazza emiliana, ma anche le esclusive dei produttori italiani sottolineano l’attenzione a questa nuova fiera, come: i campani Collin’s Marine che presenteranno in anteprima il gommone Panamera PY95, Italiamarine con il nuovo 31 Cabin ed un’altra sorpresa in definizione, i siciliani di Marine Site con le due barche 19XL e 19XL Fischer, i romagnoli dell’azienda Mitek con la gamma di motori elettrici e l’anteprima del nuovo outboard, per non dimenticare i lombardi di PMB che nei servizi presentano l’assoluta novità del martinetto radiocomandato Formula 1 T30.
“Una filiera che intendiamo ampliare ed indirizzare -spiega Gennaro Amato- sempre più verso il rispetto dell’ambiente e l’amore per il mare: il nostro Oro Blu, visto gli oltre 8.000 chilometri di coste italiane e il valore aggiunto del turismo nautico che, per indotto, vale diversi miliardi di euro e diversi punti del PIL nazionale.
Per questo motivo posso affermare che sin dalla prossima edizione la nostra attenzione sarà rivolta alle imbarcazioni a vela ed a quelle aziende impegnate nelle realizzazioni di barche, motori e accessori con tecnologie che riducono le immissioni nocive in atmosfera di CO2 e che tengono conto del rispetto dell’ambiente”.
Il Salone Nautico di Bologna, affiancato e sostenuto dagli enti istituzionali Regione Emilia Romagna e Comune di Bologna, e realizzato in collaborazione con BolognaFiere, sarà aperto il giorno 17 ottobre con un convegno inaugurale al quale prenderanno parte alte cariche del Governo. Nei giorni conclusivi si svolgerà, venerdì 23, l’assegnazione dei Blu Award, i riconoscimenti assegnati alle persone e aziende che hanno contribuito alla promozione del “pianeta mare” in tutte le due declinazioni.
L’accesso al Salone nautico di Bologna, dal 17 al 25 ottobre, è previsto tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.30 con accesso dal varco Costituzione. Nel rispetto delle misure del protocollo anti Covid, per le esposizioni fieristiche, l’acquisto del titolo d’ingresso si effettua online sul sito salonenauticobologna.it al costo di 10 euro, mentre alle casse il ticket costerà 12 euro.
Da lunedì i soci di Banco Bpm potranno aderire all’offerta di Unicredit ma in questo momento tutti si chiedono se conviene, gli azionisti di Piazza Meda, la Borsa e lo stesso Andrea Orcel, il ceo di Piazza Gae Aulenti. Agli azionisti converrebbe vendere sul mercato. Per ciascuna azione di Bpm consegnata, che nell’ultima seduta di Borsa valeva 9,74 euro consegnata, si ricevono 0,175 azioni UniCredit (che venerdì valevano 50,87 euro), uno sconto che va oltre l’8 per cento. Improbabile un rialzo di prezzo ora che Unicredit deve fare i conti con i paletti imposti dal governo e con l’acquisizione di Anima che senza il Danish Compromise – una normativa europea che consente alle banche di acquisire assicurazioni con un minor assorbimento di capitale – pesa sull’indice patrimoniale di Banco Bpm e la rende meno attraente. L’offerta però resterà aperta fino al 23 giugno e nel frattempo Unicredit cerca un dialogo con il governo.
Le prescrizioni, tra cui il mantenimento del rapporto prestiti/depositi in Italia, le filiali di Banco Bpm in Lombardia e l’uscita dalla Russia entro il gennaio 2026, hanno un impatto che gli analisti di Jp Morgan hanno provato a calcolare: cento milioni di minori sinergie sui ricavi derivanti dalla stabilità del rapporto prestiti/depositi; 47 punti base di impatto CET1 derivante dall’uscita dalla Russia equivalente a 1,4 miliardi di capitale; 300 milioni di minori sinergie sui costi su un totale di 0,9 miliardi di euro. E in caso di inadempimento o violazione delle prescrizioni, secondo indiscrezioni, rischierebbe una multa compresa tra 300 milioni e 20 miliardi di euro. La normativa stabilisce infatti che la sanzione amministrativa possa arrivare fino al doppio del valore dell’operazione, e non sia inferiore all’1% del fatturato cumulato dell’ultimo esercizio approvato. Mentre Orcel si interroga se ne valga la pena, le tecnicalità vengono portate avanti e dopo una lunga istruttoria il 24 aprile è stato notificato alla DG Competition l’operazione di fusione e una risposta è attesa entro il 4 giugno.
“Data la forte complementarietà, presumiamo che non vi sia alcun piano di riduzione degli sportelli di in Lombardia”, sottolineano gli analisti di Jp Morgan, ricordando che Banco Bpm ha una quota di mercato del 13% contro il 6% di Unicredit. Resta in ogni caso sotto la soglia del 25% richiesta dall’Antitrust europeo. Il gruppo combinato avrebbe quote di mercato in eccesso solo in Sicilia (27%); raggiungerebbe il 24% in Val d’Aosta e Molise, il 23% in Piemonte, il 21% in Veneto e Lazio. La via del dialogo va percorsa, anche se il ministro Giancarlo Giorgetti tiene il punto e, a margine dei lavori del Fmi, non mostra segni di ammorbidimento. “Il governo deve valutare l’interesse nazionale, che non sono le competenze della Bce o della dg competition, è l’interesse nazionale. Qui (negli Usa ndr) ho capito che l’interesse nazionale risponde ad un concetto abbastanza virile anche in materia economica. In Italia abbiamo un concetto di interesse nazionale un po’ più lasco. Io li invidio gli americani”, ha chiosato.
Con il 52,38% dei voti, l’assemblea dei soci di Generali ha scelto la lista di Mediobanca, confermando per il prossimo triennio Philippe Donnet(foto Imagoeconomica in evidenza) nel ruolo di amministratore delegato e Andrea Sironi come presidente. Una decisione che riafferma la linea della continuità e della stabilità nella governance della storica compagnia assicurativa triestina.
Affluenza e composizione del voto
L’assemblea, che ha registrato un’affluenza del 68,7%, è tornata in presenza per la prima volta dal 2019, riunendo oltre 450 azionisti presso il Generali Convention Center. A pesare sul risultato finale sono stati in particolare i voti degli istituzionali (circa il 17,5%) e un sorprendente apporto del retail (5%), mai così attivo. Anche la Cassa forense, con il suo 1,2%, ha votato a favore della lista Mediobanca.
Risultato del gruppo Caltagirone e confronto con il 2022
La lista Caltagirone ha ottenuto il 36,8% del capitale votante, confermando il ruolo di minoranza forte, ma non sufficiente a ribaltare gli equilibri. I fondi Assogestioni, con il 3,67%, non superano la soglia del 5% e quindi restano fuori dal consiglio. Il confronto con il 2022 mostra un equilibrio sostanzialmente stabile: allora Mediobanca aveva ottenuto il 56%, Caltagirone il 41%.
Il nuovo consiglio d’amministrazione
Il nuovo board sarà composto da 13 membri, con una struttura molto simile a quella uscente. Oltre a Donnet e Sironi, confermati nomi come Clemente Rebecchini, Luisa Torchia, Lorenzo Pellicioli, Antonella Mei-Pochtler, Alessia Falsarone. Tra le novità, Patricia Estany Puig e Fabrizio Palermo, ex ceo di Cdp e attuale ad di Acea.
Il ruolo di Unicredit, Delfin e gli altri azionisti
A sostenere Caltagirone si è aggiunta Unicredit, con il 6,5% su un portafoglio totale del 6,7%. Al suo fianco anche Delfin(9,9%) e probabilmente la Fondazione Crt (quasi 2%). Assente invece dai voti sulle liste Edizione della famiglia Benetton (4,83%), che ha scelto di astenersi, pur votando su altri punti all’ordine del giorno.
Donnet: «Ha vinto Generali»
«Oggi ha vinto Generali», ha dichiarato Donnet. «Il mercato si è espresso chiaramente: questa era la scelta per il futuro della compagnia come public company indipendente». Il presidente Sironi ha parlato di un consiglio «che ha lavorato con rispetto e responsabilità» e che continuerà a farlo anche nel prossimo mandato.
Alphabet archivia il primo trimestre sopra le attese degli analisti e avanza a Wall Street dove, nelle contrattazioni after hours, arriva a guadagnare oltre il 5%. L’utile netto è balzato del 46% a 34,5 miliardi di dollari rispetto ai 23,7 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno. I ricavi sono saliti del 12% a 90,23 miliardi.
A spingere le attività core di ricerca e pubblicità di Google, i cui ricavi sono saliti del 10% a 50,7 miliardi, sopra le previsioni del mercato che scommetteva su un aumento più contento dell’8%. La divisione di cloud computing ha sperimentato un aumento dei ricavi del 28% a 12,3 miliardi, confermando la sostenuta domanda per i suoi data center e i servizi di network per il boom dell’IA. “La ricerca ha proseguito una crescita forte”, ha detto l’amministratore delegato Sundar Pichai, mettendo in evidenza la “rapida” crescita del cloud.
Le spese di capitale nei primi tre mesi sono balzate a 17,2 miliardi, leggermente sopra le previsioni di 17,1 miliardi. I risultati trimestrali sono stati accompagnati dall’annuncio di un piano di buyback da 70 miliardi di dollari e un aumento del dividendo trimestrale del 5% a 21 centesimi per azione. Google è il secondo colosso di Big Tech ad annunciare la trimestrale da quando è iniziata la guerra commerciale avviata da Donald Trump. Tesla nei giorni scorsi ha messo in guardia sull’impatto dei dazi sulle sue attività di batterie, che dipendono dai componenti dalla Cina.