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Napoli, mercato deludente e tanti dubbi: De Laurentiis criticato dai tifosi

Il Napoli cede Kvaratskhelia al PSG per 75 milioni, ma non trova un sostituto all’altezza. Dopo vari tentativi falliti, arriva Okafor in prestito dal Milan, scartato dal Lipsia. Critiche e delusione tra i tifosi, Conte attende risposte.

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Un addio eccellente, tanti tentativi falliti e un colpo di ripiego che non scalda la piazza. È il bilancio del mercato invernale del Napoli capolista della Serie A, che ha visto partire Khvicha Kvaratskhelia in direzione Paris Saint-Germain per 75 milioni di euro, senza riuscire a trovare un sostituto all’altezza. Alla fine, dopo diversi tentativi sfumati, il club ha puntato su Noah Okafor, arrivato in prestito dal Milan dopo che il Lipsia aveva rinunciato al suo acquisto per un problema fisico riscontrato durante le visite mediche.

L’accoglienza per lo svizzero non è stata certo calorosa: nessun tifoso ad attenderlo a Capodichino, critiche e insulti al post con cui Aurelio De Laurentiis ha annunciato l’operazione. Dai commenti sui social emergono rabbia e delusione: si va dal “sei vergognoso” al più sprezzante “ridicolo”, anche se qualcuno difende il valore dell’ex Milan.

L’addio di Kvaratskhelia e i fallimenti sul mercato

Tutto ha avuto inizio il 14 gennaio, quando Kvaratskhelia ha ufficializzato il suo passaggio al PSG. Il georgiano, nonostante l’ottima stagione degli azzurri, ha preferito lasciare Napoli, una decisione che il club ha accettato con l’idea di reinvestire subito una parte della cifra incassata per un esterno di alto livello. De Laurentiis ha messo a disposizione del direttore sportivo Giovanni Manna circa 50 milioni di euro, ma il mercato di gennaio si è rivelato più complicato del previsto.

La prima scelta è stata Alejandro Garnacho, talento argentino del Manchester United, ma il club inglese non ha accettato offerte inferiori ai 70 milioni di euro, cifra considerata troppo alta dal Napoli. Scartata questa pista, l’attenzione si è spostata su Karim Adeyemi, 23enne tedesco di origine nigeriana del Borussia Dortmund, che però ha deciso di rimanere in Germania. Ultimo tentativo con Allan Saint-Maximin, in prestito al Fenerbahçe dall’Al Ahly, ma problemi burocratici e la scadenza del mercato hanno impedito il trasferimento.

L’arrivo di Okafor e i dubbi dei tifosi

Con il tempo ormai scaduto, il Napoli ha virato su Okafor, esterno svizzero che il Milan aveva già ceduto al Lipsia prima che il club tedesco annullasse l’acquisto per problemi fisici. L’ex Salisburgo arriva con l’obiettivo di convincere Antonio Conte e guadagnarsi spazio sulla fascia sinistra, ma anche come alternativa a Matteo Politano sulla destra. Le perplessità restano, soprattutto tra i tifosi, ma il verdetto finale spetterà al campo.

Nessun rinforzo in difesa, si punta all’estate

Oltre all’attacco, il Napoli ha cercato un innesto per la difesa, provando a portare a casa Pietro Comuzzo, giovane talento della Fiorentina, con un’offerta da 30 milioni di euro, ritenuta però insufficiente dai viola, che ne chiedevano almeno 40.

Ora l’attenzione si sposta sul mercato estivo, quando De Laurentiis avrà una dote importante da reinvestire: ai 75 milioni incassati per Kvaratskhelia, si aggiungeranno quelli derivanti dalla cessione ormai quasi certa di Victor Osimhen, per cui il club prevede un introito di almeno 75 milioni di euro. Con la qualificazione alla prossima Champions League praticamente certa, il Napoli potrà contare su risorse importanti per puntare a nuovi obiettivi.

Conte attende risposte: il bilancio del mercato invernale

Nonostante il primo posto in classifica e i 14 punti di vantaggio sulla Juventus, quinta in classifica, Antonio Conte si aspettava di più dal mercato di gennaio. Lo aveva detto chiaramente prima di Roma-Napoli:

“Spero che questo mercato mi restituisca una situazione dello stesso livello precedente. Abbiamo perso un campione come Kvaratskhelia e ad oggi non è stato sostituito.”

A spiegare le strategie del club sarà Giovanni Manna, che domani terrà una conferenza stampa per tracciare il bilancio delle operazioni. Il mercato invernale si è chiuso senza un colpo da Scudetto, ma il Napoli guarda avanti, con la speranza di consolidare il primato e programmare un’estate da protagonista.

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Sci, muore la giovane promessa francese Margot Simond: aveva 18 anni

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Tragedia in Val d’Isère durante un allenamento. La procura di Albertville apre un’indagine Una nuova tragedia ha sconvolto il mondo dello sci internazionale: Margot Simond, 18 anni, giovane talento della nazionale francese, è morta ieri in allenamento sulla pista di Val d’Isère, in Savoia. La ragazza, campionessa francese Under 18 di slalom, è caduta rovinosamente durante un esercizio ad alta velocità. I soccorsi sono stati immediati, ma ogni tentativo di rianimarla è stato inutile.

L’incidente durante la preparazione al trofeo Red Bull

Margot si stava preparando per il trofeo “Red Bull Alpine Park”, organizzato con la collaborazione del campione di slalom Clément Noël. La sciatrice, associata allo Ski Club di Les Saisies e originaria di Aillons Margeriaz, era una delle atlete più promettenti del panorama francese. Nel marzo scorso aveva vinto il titolo nazionale giovanile nello slalom a Les Menuires, e in stagione aveva già debuttato in Coppa Europa e preso parte ai Mondiali Juniores a Tarvisio, classificandosi al ventesimo posto.

Secondo quanto riportato da L’Équipe, la caduta è avvenuta poco dopo un tratto di zig-zag tra le porte, attorno alle ore 13. Il medico di pista è intervenuto immediatamente, ma ha confermato: «Non è stato possibile rianimarla».

Indaga la procura di Albertville

La dinamica dell’incidente è ora al vaglio della procura di Albertville, che ha aperto un’indagine per accertare le cause della morte. La comunità sportiva francese è sotto choc. «I nostri pensieri sono con la Francia e con tutta la comunità dello sci sconvolta per la perdita di Margot», ha scritto in un messaggio la Federazione francese di sci.

Una stagione nera per lo sci internazionale

La morte di Margot arriva pochi mesi dopo quella di Matilde Lorenzi, 20enne azzurra caduta durante un allenamento in Val Senales lo scorso ottobre. E tra questi due tragici eventi, lo sci piange anche Marco Degli Uomini, promessa 18enne del SuperG italiano, morto lo scorso 10 marzo sullo Zoncolan dopo un salto di 40 metri.

Tre lutti in meno di sei mesi che riaccendono i riflettori sulla sicurezza degli allenamenti e delle piste. Intanto, il mondo dello sport piange un’altra giovane vita spezzata troppo presto.

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Lecce, il fisioterapista Graziano Fiorita muore in ritiro prima del match con Atalanta: gara rinviata

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Un risveglio drammatico per tutto il mondo giallorosso. L’US Lecce piange la scomparsa improvvisa di Graziano Fiorita, storico massofisioterapista della squadra, scomparso a soli 47 anni. A comunicarlo è stata la stessa società salentina con una nota ufficiale intrisa di dolore: «L’Us Lecce, profondamente sconvolta, comunica che è venuto a mancare improvvisamente Graziano Fiorita».

La tragedia si è consumata nella camera d’albergo di Coccaglio, in provincia di Brescia, sede del ritiro scelto dal Lecce per preparare la sfida di campionato contro l’Atalanta, poi rinviata a domenica alle 20.45. Non vedendolo arrivare al consueto appuntamento mattutino, i membri dello staff hanno cercato Fiorita, trovandolo senza vita nella sua stanza.

Professionista stimato e figura storica del club, Graziano era legato al Lecce da oltre vent’anni, seguendo le orme del padre Fernando, anch’egli fisioterapista e scomparso due anni fa. Lascia la moglie Azzurra e i figli Carolina, Davide, Nicolò e Riccardo, oltre alla madre Francesca e a una comunità intera che oggi si stringe attorno alla sua famiglia.

«In questo momento di dolore profondo e di totale incredulità – prosegue la nota del Lecce – il club può solo stringersi intorno alla sua famiglia».

Anche l’Atalanta ha voluto esprimere il proprio cordoglio con una nota ufficiale. Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis e Antonio Conte, tecnico partenopeo e leccese di nascita, hanno inviato messaggi di vicinanza e solidarietà alla famiglia Fiorita e al club.

Graziano Fiorita resterà per sempre nel cuore di chi ha condiviso con lui la passione per il calcio, il lavoro dietro le quinte, la dedizione silenziosa e costante a una maglia che amava come una seconda pelle.

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Coppa Italia: Il Bologna torna in finale dopo 51 anni

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A 51 anni di distanza dall’ultima volta, il Bologna torna in finale di Coppa Italia: Fabbian e Dallinga aprono e chiudono la sfida che vede i rossoblù piegare l’Empoli anche al ritorno, dopo il 3-0 del Castellani, confermando il Dall’Ara un fortino inespugnabile: Kovalenko non basta ai toscani. Vincenzo Italiano e i suoi ragazzi scrivono una pagina di storia del club rossoblù, pagina che il tecnico già conosce essendo alla seconda finale negli ultimi 4 anni, dopo quella disputata e persa con la Fiorentina. Dopo le finali perse di Coppa Italia e Conference (2) con la viola, il tecnico avrà la possibilità di regalare e regalarsi un epilogo diverso e voltare pagina il 14 maggio a Roma, contro il Milan, in un match che metterà in palio un posto in Europa League. Nell’attesa, il Bologna corre anche e nuovamente per la Champions.

Italiano, però preferisce non badarci e non si fida neppure dei tre gol di vantaggio e dello 0-3 con cui i rossoblù avevano espugnato Empoli nella semifinale di andata. Il tecnico opta per un turn over ragionato, ma conferna la spina dorsale della sua squadra con Beukema e Lucumi al centro della difesa, Freuler in mediana e Dallinga di punta, con Orsolini, Cambiaghi e Fabbian a sostegno. E’ Bologna vero contro un Empoli rimaneggiato, con un D’Avesa che offre spazio a giocatori reduci da infortunio e in cerca di condizione, risparmiando titolari per il campionato e la Fiorentina. E allora i rossoblù possono mettere in chiaro le cose fin dal principio: passano al 7′, con Moro che offre a Fabbian il cross dell’1-0. Terza rete dell’ex Inter all’Empoli e quarta stagionale, che arriva dopo un inizio arrembante che vede Dallinga sprecare sotto porta e pure Lykogiannis chiamare Seghetti all’intervento, ma pure Marianucci recuperare in extremis su Dallinga.

Dopo un quarto d’ora di spinta e il vantaggio, il Bologna amministra i ritmi e l’Empoli trova campo e capacità di reagire con l’esuberanza di Sambia e Solbakken. Il primo inventa, Konate rifinisce, Solbakken si presenta tre volte a tu per tu con Ravaglia: la prima spara fuori, la seconda debolmente, la terza chiama il portiere rossoblù alla grande parata che trova Kovalenko pronto al tap in vincente: è 1-1 al 32′. A inizio ripresa arrivano i cambi su ambo i fronti, con i tecnici che dimostrano di ragionare anche in chiave campionato. Il Bologna riprende campo e ritmo e sfiora il nuovo vantaggio Cambiaghi e Fabbian. Dominguez, Dallinga e Moro si divorano tre occasionissime per la vittoria tra il ventesimo e il 37′ e il successo è nell’aria. Lo firma Dallinga con un colpo di testa a tre minuti dal triplice fischio, su cross di Lykogiannis. Il Bologna si giocherà un trofeo 51 anni dopo l’ultima vittoria.

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