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Napoli, emergenza infortuni: la “maledizione muscolare” colpisce ancora

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La sfortuna sembra essersi accanita sul Napoli di Antonio Conte, con una serie di infortuni muscolari che stanno mettendo a dura prova la squadra. L’ultimo a fermarsi è stato Pasquale Mazzocchi, che ha riportato una lesione al soleo della gamba destra, allungando la lista degli indisponibili. Quattro infortuni muscolari in un mese, una statistica che seppur inferiore rispetto ad altri club, pesa enormemente su una rosa già ridotta.

La fascia sinistra nel mirino degli infortuni

Curiosamente, la maggior parte degli infortunati è concentrata sulla fascia sinistra, con diversi elementi colpiti da problemi fisici. Fortunatamente, Spinazzola ha recuperato e potrebbe partire titolare contro il Como, mentre Olivera rientrerà almeno in panchina. Mazzocchi, in ogni caso, non sarebbe partito dal primo minuto, ma il suo stop lo terrà fuori per circa un mese, con un possibile rientro contro il Venezia o dopo la pausa per le nazionali.

Antonio Conte, da sempre abituato a gestire le emergenze, non fa drammi, né cerca alibi. Tuttavia, è evidente che questa serie di stop impatta sulle scelte tecniche e obbliga il tecnico a gestire con grande attenzione le rotazioni.

Un problema comune, ma al Napoli pesa di più

Se si guardano i numeri complessivi degli infortuni in Serie A, il Napoli è tra le squadre meno colpite. L’Inter ha dovuto fare i conti con 35 stop dall’inizio della stagione, la Juventus con 19, mentre l’Atalanta, solo nella trasferta di Bruges, aveva fuori Scalvini, Kossounou, Maldini, Scamacca e Hien.

Eppure, nel Napoli la situazione sembra più pesante, perché la rosa è meno ampia e ogni assenza viene amplificata. Inoltre, alcuni segnali indicano che Conte potrebbe aver percepito la necessità di far rifiatare i suoi uomini: dopo la vittoria contro la Juventus ha concesso tre giorni di riposo, dopo il pareggio contro la Lazio ne ha dati due.

Un Napoli che non cambia modulo

Nonostante le defezioni, Conte non cambierà il modulo per la sfida contro il Como. Il 3-5-2 resta il sistema di riferimento, anche perché la priorità è massimizzare la qualità offensiva. Raspadori continuerà a giocare dietro Lukaku, ruolo che gli garantisce maggiore libertà di movimento e che ha già dato risultati contro la Lazio.

In difesa tornerà la solita linea a tre, con Di Lorenzo e Buongiorno nei ruoli di “braccetti” e Rrahmani al centro. Sulle fasce, Politano e Spinazzola avranno il compito di garantire ampiezza e spinta.

Parola ai protagonisti: Di Lorenzo e Buongiorno caricano il gruppo

Nonostante le difficoltà, il gruppo azzurro non perde la determinazione. Il capitano Giovanni Di Lorenzo, intervistato da DAZN, ha parlato della voglia di riscatto del Napoli:

“Vogliamo restare in alto, è la stagione della nostra rivalsa. Conte ci ha trasmesso la sua determinazione fin dal primo giorno. Napoli ci dà una spinta incredibile e dobbiamo sfruttare questo entusiasmo.”

Anche Buongiorno, ai microfoni di Sky Sport, ha sottolineato come la squadra debba essere pronta a cambiare atteggiamento e modulo se necessario:

“Ero abituato a giocare molto a uomo, ma con Conte ho ripreso i movimenti della linea difensiva. Dobbiamo essere pronti a variare sistema in base alle necessità.”

Verso Como-Napoli: una mezza rivoluzione rispetto all’Olimpico

Se il modulo resterà invariato, rispetto alla sfida contro la Lazio ci saranno comunque delle novità nell’undici titolare. Tornano dal primo minuto Spinazzola e Politano sulle fasce, mentre Anguissa sarà confermato a centrocampononostante la diffida. Billing dovrà ancora aspettare il suo momento.

La difesa vedrà il rientro dal primo minuto di Buongiorno e Di Lorenzo, schierati insieme a Rrahmani nella linea a tre. Una formazione solida, che dovrà cercare di superare le difficoltà degli ultimi giorni e riprendere la corsa verso gli obiettivi stagionali.

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Sci, muore la giovane promessa francese Margot Simond: aveva 18 anni

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Tragedia in Val d’Isère durante un allenamento. La procura di Albertville apre un’indagine Una nuova tragedia ha sconvolto il mondo dello sci internazionale: Margot Simond, 18 anni, giovane talento della nazionale francese, è morta ieri in allenamento sulla pista di Val d’Isère, in Savoia. La ragazza, campionessa francese Under 18 di slalom, è caduta rovinosamente durante un esercizio ad alta velocità. I soccorsi sono stati immediati, ma ogni tentativo di rianimarla è stato inutile.

L’incidente durante la preparazione al trofeo Red Bull

Margot si stava preparando per il trofeo “Red Bull Alpine Park”, organizzato con la collaborazione del campione di slalom Clément Noël. La sciatrice, associata allo Ski Club di Les Saisies e originaria di Aillons Margeriaz, era una delle atlete più promettenti del panorama francese. Nel marzo scorso aveva vinto il titolo nazionale giovanile nello slalom a Les Menuires, e in stagione aveva già debuttato in Coppa Europa e preso parte ai Mondiali Juniores a Tarvisio, classificandosi al ventesimo posto.

Secondo quanto riportato da L’Équipe, la caduta è avvenuta poco dopo un tratto di zig-zag tra le porte, attorno alle ore 13. Il medico di pista è intervenuto immediatamente, ma ha confermato: «Non è stato possibile rianimarla».

Indaga la procura di Albertville

La dinamica dell’incidente è ora al vaglio della procura di Albertville, che ha aperto un’indagine per accertare le cause della morte. La comunità sportiva francese è sotto choc. «I nostri pensieri sono con la Francia e con tutta la comunità dello sci sconvolta per la perdita di Margot», ha scritto in un messaggio la Federazione francese di sci.

Una stagione nera per lo sci internazionale

La morte di Margot arriva pochi mesi dopo quella di Matilde Lorenzi, 20enne azzurra caduta durante un allenamento in Val Senales lo scorso ottobre. E tra questi due tragici eventi, lo sci piange anche Marco Degli Uomini, promessa 18enne del SuperG italiano, morto lo scorso 10 marzo sullo Zoncolan dopo un salto di 40 metri.

Tre lutti in meno di sei mesi che riaccendono i riflettori sulla sicurezza degli allenamenti e delle piste. Intanto, il mondo dello sport piange un’altra giovane vita spezzata troppo presto.

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Lecce, il fisioterapista Graziano Fiorita muore in ritiro prima del match con Atalanta: gara rinviata

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Un risveglio drammatico per tutto il mondo giallorosso. L’US Lecce piange la scomparsa improvvisa di Graziano Fiorita, storico massofisioterapista della squadra, scomparso a soli 47 anni. A comunicarlo è stata la stessa società salentina con una nota ufficiale intrisa di dolore: «L’Us Lecce, profondamente sconvolta, comunica che è venuto a mancare improvvisamente Graziano Fiorita».

La tragedia si è consumata nella camera d’albergo di Coccaglio, in provincia di Brescia, sede del ritiro scelto dal Lecce per preparare la sfida di campionato contro l’Atalanta, poi rinviata a domenica alle 20.45. Non vedendolo arrivare al consueto appuntamento mattutino, i membri dello staff hanno cercato Fiorita, trovandolo senza vita nella sua stanza.

Professionista stimato e figura storica del club, Graziano era legato al Lecce da oltre vent’anni, seguendo le orme del padre Fernando, anch’egli fisioterapista e scomparso due anni fa. Lascia la moglie Azzurra e i figli Carolina, Davide, Nicolò e Riccardo, oltre alla madre Francesca e a una comunità intera che oggi si stringe attorno alla sua famiglia.

«In questo momento di dolore profondo e di totale incredulità – prosegue la nota del Lecce – il club può solo stringersi intorno alla sua famiglia».

Anche l’Atalanta ha voluto esprimere il proprio cordoglio con una nota ufficiale. Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis e Antonio Conte, tecnico partenopeo e leccese di nascita, hanno inviato messaggi di vicinanza e solidarietà alla famiglia Fiorita e al club.

Graziano Fiorita resterà per sempre nel cuore di chi ha condiviso con lui la passione per il calcio, il lavoro dietro le quinte, la dedizione silenziosa e costante a una maglia che amava come una seconda pelle.

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Coppa Italia: Il Bologna torna in finale dopo 51 anni

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A 51 anni di distanza dall’ultima volta, il Bologna torna in finale di Coppa Italia: Fabbian e Dallinga aprono e chiudono la sfida che vede i rossoblù piegare l’Empoli anche al ritorno, dopo il 3-0 del Castellani, confermando il Dall’Ara un fortino inespugnabile: Kovalenko non basta ai toscani. Vincenzo Italiano e i suoi ragazzi scrivono una pagina di storia del club rossoblù, pagina che il tecnico già conosce essendo alla seconda finale negli ultimi 4 anni, dopo quella disputata e persa con la Fiorentina. Dopo le finali perse di Coppa Italia e Conference (2) con la viola, il tecnico avrà la possibilità di regalare e regalarsi un epilogo diverso e voltare pagina il 14 maggio a Roma, contro il Milan, in un match che metterà in palio un posto in Europa League. Nell’attesa, il Bologna corre anche e nuovamente per la Champions.

Italiano, però preferisce non badarci e non si fida neppure dei tre gol di vantaggio e dello 0-3 con cui i rossoblù avevano espugnato Empoli nella semifinale di andata. Il tecnico opta per un turn over ragionato, ma conferna la spina dorsale della sua squadra con Beukema e Lucumi al centro della difesa, Freuler in mediana e Dallinga di punta, con Orsolini, Cambiaghi e Fabbian a sostegno. E’ Bologna vero contro un Empoli rimaneggiato, con un D’Avesa che offre spazio a giocatori reduci da infortunio e in cerca di condizione, risparmiando titolari per il campionato e la Fiorentina. E allora i rossoblù possono mettere in chiaro le cose fin dal principio: passano al 7′, con Moro che offre a Fabbian il cross dell’1-0. Terza rete dell’ex Inter all’Empoli e quarta stagionale, che arriva dopo un inizio arrembante che vede Dallinga sprecare sotto porta e pure Lykogiannis chiamare Seghetti all’intervento, ma pure Marianucci recuperare in extremis su Dallinga.

Dopo un quarto d’ora di spinta e il vantaggio, il Bologna amministra i ritmi e l’Empoli trova campo e capacità di reagire con l’esuberanza di Sambia e Solbakken. Il primo inventa, Konate rifinisce, Solbakken si presenta tre volte a tu per tu con Ravaglia: la prima spara fuori, la seconda debolmente, la terza chiama il portiere rossoblù alla grande parata che trova Kovalenko pronto al tap in vincente: è 1-1 al 32′. A inizio ripresa arrivano i cambi su ambo i fronti, con i tecnici che dimostrano di ragionare anche in chiave campionato. Il Bologna riprende campo e ritmo e sfiora il nuovo vantaggio Cambiaghi e Fabbian. Dominguez, Dallinga e Moro si divorano tre occasionissime per la vittoria tra il ventesimo e il 37′ e il successo è nell’aria. Lo firma Dallinga con un colpo di testa a tre minuti dal triplice fischio, su cross di Lykogiannis. Il Bologna si giocherà un trofeo 51 anni dopo l’ultima vittoria.

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