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Musk lascia il Doge, ‘missione conclusa’. Tesla brinda

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Era nell’aria da qualche settimana ma adesso c’è l’annuncio ufficiale. Da maggio Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo entrato a gamba tesa nell’amministrazione di Donald Trump, lascerà la guida del dipartimento creato su misura per lui e si concentrerà sulla Tesla, la sua prima creatura che ha avuto un crollo in borsa negli ultimi mesi. “Probabilmente il mese prossimo, il tempo che dedicherò al Doge diminuirà significativamente”, ha dichiarato il ‘first buddy’ in una conference call con gli azionisti. Da quando il suo fondatore è sceso in campo con il suo programma di mega tagli al governo ha scatenato proteste e ritorsioni in tutti gli Stati Uniti e la casa automobilistica ha registrato un calo del 20% nelle vendite di nel primo trimestre, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre gli utili sono scesi di oltre il 70%.

Alla notizia del passo indietro di Musk, Tesla è immediatamente salita del 3,94% nelle contrattazioni after hours a Wall Street e ha continuato ad avere un andamento positivo per tutta la giornata successiva. I dipendenti pubblici a tempo determinato, come Musk, possono di solito lavorare 130 giorni all’anno, periodo che per lui scadrà alla fine del mese prossimo. Tuttavia non è ancora chiaro quando si dimetterà definitivamente. Il miliardario, che ha sborsato oltre 270 milioni per la campagna di Trump ha spiegato che il lavoro del dipartimento per l’efficienza energetica è “quasi completo” ed ha assciurato che continuerà a lavorare con il team del Doge “per assicurarmi che sprechi e frodi non si verifichino più”. “Un giorno o due a settimana.

Finché il presidente lo vorrà”, ha precisato. Musk aveva promesso durante la campagna elettorale di tagliare “almeno” 2.000 miliardi di dollari dal bilancio federale annuale, ma secondo un indicatore di Brookings Institution la spesa pubblica complessiva nell’anno solare 2025 è leggermente superiore ai livelli del 2024, anche se l’effetto Doge è chiaramente visibile su agenzie più piccole come l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale. C’è anche da chiedersi, a questo punto, cosa accadrà al dipartimento che il patron di SpaceX ha modellato a sua immagine e somiglianza assumendo nerd giovanissimi e super intelligenti per cancellare migliaia di posti di lavoro e costi ritenuti superflui secondo i loro complicatissimi calcoli.

Non c’è solo crollo di Tesla dietro le ragioni del passo indietro di Musk. Secondo il Washington Post il miliardario è stanco di dover affrontare quella che considera una serie di attacchi sgradevoli e immorali da parte dei democratici e i dissapori con alcuni membri dell’amministrazione stanno diventando insostenibili. Lo scontro si è inasprito nelle ultime settimane soprattutto con il consigliere economico del presidente, Peter Navarro, l’architetto della politica dei dazi che alla lunga potrebbero danneggiare anche Tesla. Solo qualche settimana fa Musk lo ha definito “un idiota”, dopo che l’altro lo aveva liquidato come “un assemblatore di auto”, con pezzi che arrivano dal Giappone e dalla Cina, e non un produttore. E anche con lo stesso Donald negli ultimi tempi, Elon si è scontrato. Come quando ha cercato di convincerlo ad adottare una linea più morbida sulle tariffe comprese quelli contro la Cina.

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Trump affida il dialogo con Mosca al suo uomo di fiducia Witkoff, uno che fa affari con oligarchi russi

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Donald Trump ha estromesso Keith Kellogg dai contatti sulla guerra in Ucraina. Il generale, pur essendo l’inviato ufficiale della Casa Bianca, è stato considerato in conflitto d’interessi per via del lavoro della figlia, che collabora con un’agenzia impegnata a fornire farmaci a Kiev. La notizia, rilanciata dalla stampa russa e dai servizi d’intelligence di Mosca, ha spinto Trump a escluderlo dalle trattative.

Witkoff entra in scena senza incarichi ufficiali

Al suo posto, Trump ha affidato i contatti con il Cremlino a Steve Witkoff, immobiliarista newyorkese e suo collaboratore personale. Witkoff non ha alcuna esperienza diplomatica né una posizione formale all’interno delle istituzioni americane. Tuttavia, gode della fiducia diretta dell’ex presidente e sembra avere piena libertà d’azione nei rapporti con la Russia.

L’ombra dell’oligarca Blavatnik nei suoi affari

A rendere controversa la scelta di Witkoff è il suo socio d’affari, Leonard Blavatnik, miliardario nato a Odessa, naturalizzato americano e britannico, considerato uno degli oligarchi più influenti. Blavatnik è finito nella lista delle sanzioni dell’Ucraina per i suoi rapporti con l’economia russa. Con Witkoff ha gestito operazioni immobiliari per oltre un miliardo di dollari.

Gli affari miliardari costruiti nell’era post-sovietica

Blavatnik ha fatto fortuna negli anni delle privatizzazioni in Russia. Con Mikhail Fridman e Viktor Vekselberg ha acquisito la compagnia petrolifera TNK e, nel 2003, ha siglato una partnership con British Petroleum. L’operazione si è conclusa nel 2013 con la vendita a Rosneft per 56 miliardi di dollari, con l’appoggio politico del Cremlino.

Trump ignora i rischi e tira dritto

Nonostante la posizione ambigua di Blavatnik — che ha definito la guerra “inimmaginabile” senza mai accusare Putin — Trump continua a considerare valido il canale con Mosca tramite Witkoff. Le attività comuni tra i due sono proseguite anche dopo l’inizio della guerra in Ucraina, con un recente investimento da 85 milioni di dollari. Per Trump, nessun problema. O forse, proprio per questo, un vantaggio.

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Il deputato Chiquinho Brazão accusato dell’omicidio di Marielle perde il mandato

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La Camera dei deputati del Brasile ha dichiarato giovedì 24 aprile la perdita del mandato del deputato federale Chiquinho Brazão, uno dei rinviati a giudizio accusati di aver agito come mandante dell’omicidio della consigliera comunale Marielle Franco e del suo autista Anderson Gomes, nel 2018. Lo rende noto Agência Brasil. La decisione è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Camera ed è stata giustificata sulla base dell’articolo della Costituzione che determina la perdita del mandato del parlamentare che “non si presenti in ogni sessione legislativa a un terzo delle sessioni ordinarie della Camera”.

Brazão è stato arrestato nel marzo dello scorso anno ma ha lasciato il carcere all’inizio di aprile di quest’anno dopo che il giudice della Corte suprema brasiliana, Alexandre de Moraes, ha concesso gli arresti domiciliari all’oramai ex deputato. Nella sua decisione, Moraes ha concordato con il bollettino medico presentato dal carcere di Campo Grande dove era recluso secondo il quale, Brazão ha una “delicata condizione di salute” con “alta possibilità di soffrire un malore improvviso con elevato rischio di morte”.

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Lavrov, Trump ha ragione su direzione Russia-Usa su Ucraina

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“Donald Trump ha ragione ad affermare che Stati Uniti e Russia si stanno muovendo nella giusta direzione per quanto riguarda la risoluzione del conflitto ucraino”. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov in un’intervista alla Cbs, riporta la Tass. “Il presidente degli Stati Uniti crede, e ritengo a ragione, che ci stiamo muovendo nella giusta direzione. Le forze armate russe – ha detto ancora Lavrov – stanno conducendo attacchi in Ucraina solo contro obiettivi militari o siti utilizzati dall’esercito ucraino. Il presidente russo Vladimir Putin lo ha già ribadito in più occasioni”.

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